cari amici tanto gentile e tanto onesta pare una delle poesie più celebri di tutta la letteratura italiana, oltre che un sonetto iconico dello stil novo. È infatti contenuto nella Vita Nova, l'opera stil novistica di Dante, di cui vi ho già parlato nel video del quale state vedendo il link in alto. Lo andremo adesso a leggere e commentare, ma per poterlo comprendere a pieno voglio prima raccontarvi come e in che modo nacque in Dante l'ispirazione per compiere questa lirica. In realtà a raccontarcelo è lui stesso nella sezione in prosa che precede il sonetto, ricordate la vita nuova è un prosimetro e ogni lirica è preceduta e seguita da sezioni in prosa. Dunque immaginate Beatrice passeggiare per le vie di Firenze, il suo portamento, la sua persona, il suo aspetto, esprimono una tale grazia e lasciano immaginare virtù.
totalmente eccezionali che le persone che la incrociano abbassano lo sguardo per il senso di reverenza e non osano neanche rispondere al suo saluto. Sono anzi convinti che Beatrice non sia femmina ma uno degli bellissimi angeli del cielo. E questa donna angelo non mostra nessuna superbia di fronte all'adorazione delle genti, anzi procede coronata e vestita d'umiltà.
E il nostro poeta, felice e chissà, probabilmente anche fiero di amare una donna così fuori dal comune, decide di scrivere un sonetto per, come scrive sempre nella parte in prosa, ripigliare lo stilo della sua loda. E questo è appunto il senso del nostro sonetto, una lirica composta da Dante per celebrare. l'amata secondo quello che egli stesso chiama stilo della Lola. Primo verso della prima quartina, tanto gentile e tanto onesta pare. Limpido e chiaro si direbbe, sembra non ci sia nulla da commentare, in realtà non c'è una sola parola, almeno di quelle essenziali, che abbia mantenuto nell'italiano moderno il significato che aveva in italiano antico.
Attenziate quindi ad interpretarlo correttamente, a cominciare proprio da gentile, che non ha qui il significato che gli attribuiamo oggi di educato, garbato, ma significa nobile d'animo. Dunque nobiltà d'animo contrapposta a nobiltà di sangue. Vi ho già spiegato questo preciso punto.
concetto di gentilezza al termine del mio video sullo stil novo. Onesta, anche questo aggettivo non ha qui il significato odierno di persona interiormente leale, ma indica decoro esteriore. Troviamo spesso, ad esempio, nelle novelle di Boccaccio l'espressione onestà di costumi. Ecco, l'onestà indicava proprio un modo nobile e garbato di comportare.
portarsi, di presentarsi, di porsi. Pare, attenzione, qui ci cascano tutti, non assolutamente nel senso di sembra, ma in quello di appare, cioè si mostra, quindi in sostanza è. E del resto sarebbe stato poco carino da parte di Dante scrivere la donna mia sembra tanto gentile, perché la cosa poteva anche implicare sembra, ma non è. E invece in questo caso, senza dubbio... è.
Verso 2, la donna mia quand'ella altrui saluta, verso dunque ispirato al motivo cortese del saluto che così spesso incontriamo nella lirica trobadorica. Attenzione però qui Beatrice non saluta Dante ma altrui. Ricordate in questo momento della vita nuova Beatrice ha tolto il saluto al poeta.
Egli però è ugualmente felice e pieno di gioia nel constatare come la donna sua pare agli altri. E a proposito di donna, attenzione anche a questo vocabolo che ha qui il significato tecnico di signora. Donna mia, ma donna, mea domina, mia signora. Anche questo un topos e una formula di ascendenza tipicamente cortese. Cogne lingua deven tremando, muta, e gli occhi non l'ardiscon di guardare.
Ancora immagini tratte dal repertorio cortese e donni presenti nella lirica trobadorica, anche se, come stiamo per vedere, in Dante assumono una diversa connotazione. Abbiamo qui in particolare una traccia di quella che nella teoria dell'amor cortese viene definita fenomenologia dell'amore, cioè l'insieme degli effetti esteriori che vengono prodotti. nell'amato alla presenza dell'amata. Tremore, paura di guardare, incapacità di parlare.
Seconda quartina, ella si va sentendosi laudare benignamente d'umiltà vestuta. Ricordate il motivo ispiratore del sonetto? Beatrice passa per le vie tra ali di folla adorante, ma nonostante ciò rimane umile, d'umiltà vestuta.
Ecco, cominciano a profilarsi in questa seconda quartina le analogie di Beatrice con la figura di Cristo, che è un po'il significato di fondo del sonetto, come vi spiegherò al termine, cioè l'amore totalmente spiritualizzato e la lode di Madonna che diventa lode di Dio. Del resto tutti quelli che stiamo incontrando non sono forse tratti che ricordano la figura di Gesù nel Vangelo, l'accorrere delle folle, l'attirare il favore di tutti, il rimanere umili nonostante l'adorazione di cui si è circondati, l'effetto nobilitante che si produce nel cuore delle persone. E sembra confermarcelo anche Dante nei due versi successivi par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Vedete infatti un altro elemento, un altro motivo tipicamente evangelico, quello del miracolo.
E attenzione di nuovo a quel par che riprende il pare del primo verso e che anche in questo caso non significa sembra ma appunto cioè è una cosa venuta da cielo interno. Prima terzina, forse i versi meno insidiosi del sonetto, Beatrice si mostra così carica di bellezza, così piacente a chi la guarda, che trasmette attraverso gli occhi una tale dolcezza al cuore, comprensibile solo per diretta esperienza, cioè solo chi l'ha provato. lo può capire.
Anche qui forse l'avrete già riconosciuto, è presente un riferimento alla teoria cortese sull'origine del sentimento d'amore che era ritenuto nascere dallo sguardo, attraverso gli occhi passava al cuore, dove infine veniva elaborato. Ultima terzina, e par che della sua labbia si muova uno spirito soave pien d'amore. Ancora parole chiave che vanno correttamente interpretate. interpretate per la terza volta incontriamo par e ormai l'avrete riconosciuto e capito la labbia non sono le labbra ma è l'aspetto la fisionomia esteriore e lo spirito non è lo spirito ma è un sentimento un'emozione vitale che va dicendo all'anima sospira e anche quest'ultimo verso come tanti altri di questa poesia è anticipato nella parte in prosa che precede e Il sonetto di cui vi ho parlato all'inizio, in cui Dante scrive né alcuno era lo quale potesse mirare lei che nel principio non convenisse sospirare. Cioè non vi era nessuno che appena la guardasse non fosse costretto a sospirare per l'emozione.
E vi avevo promesso che vi avrei spiegato al termine di questo video il significato di fondo di questo sonetto, un sonetto di lode che... loda di Beatrice ma anche e soprattutto loda di Dio, che del resto è un po'la stessa cosa, come avrebbe scritto Dante stesso qualche anno dopo nell'Inferno, canto secondo. Beatrice, loda di Dio, vera. E infatti di fronte a studiosi che si arrovellano per stabilire chi fosse veramente la figura storica di Beatrice, altri giustamente dicono poco in più.
importa chi sia stata Beatrice nella storia, quello che conta è cosa rappresentò per Dante. E nell'immaginario dantesco Beatrice non è altro che la trasfigurazione di una figura religiosa. Beatrice Cristo, venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Beatrice Angelo, questa non è femmina, anzi è uno degli bellissimi angeli del cielo.
Beatrice Maria, ella coronata e vestita d'umiltà de Sandava, vi sto citando parti della sezione in prosa che precede il sonetto, chiarissima allusione quest'ultima alla Madonna che avanza incoronata come in processione. E con questa video lezione mi fermo qui, troverete però nel mio sito internet, il link è in descrizione, un breve articolo di approfondimento su un altro aspetto molto importante di questa lirica, cioè la predominanza, la prevalenza del senso della vista. E noi ci vediamo al prossimo sonetto, ciao!