6 milioni di anni fa, l'Africa. Le continue glaciazioni che colpiscono il pianeta hanno diviso il continente in due. Nella parte ovest, la foresta africana. Nella parte est, la savana, la cosiddetta Rift Valley, la culla della civiltà.
Qui il cibo sui alberi scarseggia. E le scimmie si stanno adattando al cambiamento climatico, prendendo una decisione che cambierà per sempre la storia dell'evoluzione umana. Scendere dagli alberi, alzarsi su due piedi e affrontare i pericoli della prateria alla ricerca di cibo. Nascono così le scimmie antropomorfe, con una caratteristica del tutto simile alla nostra.
Sono bipedi. Dopo oltre 3 milioni di anni, hanno imparato a camminare meglio, pur trovando ancora rifugio sugli alberi. Il loro cervello è diventato più grande. È il tempo dell'Australopiteco.
Che si tratti di un nostro antenato? Se provassimo a disegnare il nostro albero genealogico, ci renderemo conto che la nostra evoluzione non è lineare, ma a cespuglio. Ci sono una serie di diramazioni fra specie molto diverse fra loro, fino ad arrivare a un'epoca in cui la nostra evoluzione è molto più lineare.
al genere Homo, di cui facciamo parte e di cui siamo gli ultimi successori. Gli australopiteci si diffondono per tutta l'Africa, differenziandosi e formando una serie di sottospecie, ognuna con proprie caratteristiche. Ma in Africa la vita diventa sempre più difficile, l'aridità rende più esigue le risorse vegetali, gli ominidi devono trovare altre soluzioni per sopravvivere e sono proprio queste scelte a portare l'albero evolutivo a diramarsi ancora. I parantropi restano vegetariani e si estinguono dopo un milione e mezzo di anni senza lasciare discendenti. Altri ominidi, invece, si cibano delle carcasse degli animali uccisi dai grandi predatori.
Le proteine della carne trasformano ulteriormente il loro cervello, che raggiunge dimensioni considerevoli. È in grado di pensare, di adattarsi all'ambiente, di costruire e usare utensili, addirittura di maneggiare il fuoco. Siamo a due milioni e mezzo di anni fa.
Siamo all'alba di uno dei più grandi cambiamenti della storia del pianeta. Nasce il genere Homo. Il primo ominide di questa fortunata specie è l'Homo habilis.
Non avendo artigli o denti tipici dei grandi predatori, questi ominidi creano l'ascia bifacciale, una pietra tagliente con cui tagliare la carne e maciullare le ossa delle prede più velocemente. Cresce ulteriormente la massa cerebrale, cresce anche la loro interazione sociale. Questi adattamenti portano alla nascita di una nuova specie, l'Homo ergaster. Per la prima volta nella storia, dopo migliaia di anni trascorsi da preda, l'uomo diventa cacciatore. L'ergaster conquista anche un altro primato.
Si incammina al di fuori dell'Africa fino a raggiungere l'Asia. Qui è conosciuto con il nome di Homo erectus. Siamo a circa 200.000 anni fa.
Mentre l'Africa è arida, in Europa il clima è glaciale ed è molto duro per la sopravvivenza. Per questo, il corpo degli ominidi si è modificato per resistere alle gelide temperature. Nasce l'Homo di Neandertal. Molto evoluto, intelligente e con una struttura sociale molto complessa.
Grazie a queste caratteristiche, l'homo di Neandertal riesce a sopravvivere per millenni in terre estremamente inospitali, estinguendosi circa 30.000 anni fa. Intanto, in Africa, il genere homo si evolve ancora e si forma l'ultima specie di questa grande famiglia di hominidi. Ora sono in grado di cucire abiti, di dedicarsi all'arte, di praticare l'agricoltura adattando il paesaggio in cui vivono alle proprie esigenze.
Centomila anni fa questa specie parte dall'Africa per popolare il mondo intero, costruirà le città e arriverà fino alla Luna. È l'unica specie in grado di resistere alle insidie del tempo. E l'Homo Sapiens. Siamo noi.