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La Poetica della Lode Vita Nova

La poetica della lode è donne che avete intelletto d'amore. Ecco, la volta scorsa abbiamo visto la poetica del saluto, il primo step, il primo passo nella vita nuova. E'il saluto. Si tratta di una poetica, se vogliamo, tradizionale, nel senso che la ritrovavamo anche in altri autori della poesia precedente. Persino c'è il topos letterario della... della donna che mangia il cuore dell'amato, il cuore del poeta, che risale ai provenzali, dicevamo. Quindi qualcosa che comunque fa riferimento a quello che già era stato scritto dai poeti in precedenza. Ecco, oggi vedremo il secondo step della vita nuova o vita nova. Ah già, interessante anche la questione del titolo. Il titolo è in latino. Vita Nova è il titolo latino, ma poi sicuramente il testo è in volgare, e quindi compare la parola nuova anche nel testo di Dante, nel senso che anche i testi volgari di Dante hanno un titolo latino, ecco il motivo per cui il titolo è Vita Nova. Dicevamo che il secondo passo importantissimo è la poetica della Lode, che è quella che vedremo oggi. mentre invece il terzo è la morte, insomma, il terzo e ultimo passaggio che vedremo la prossima volta, la morte della gentilissima, la morte di Beatrice. Pensate che questi tre passaggi, addirittura, questi tre passaggi, volevo dire, in un certo senso riprendono tre passaggi della mistica medievale. È come se Dante avesse applicato la mistica medievale all'amore per la donna. Infatti, ad esempio, San Bonaventura da Bagnoregio, che è un grandissimo mistico, un frate, che prende come suo punto di riferimento il pensiero di Sant'Agostino, scrive l'Itinerarium Momentis Indeum. Ne abbiamo già parlato quando abbiamo fatto la prefazione alla Divina Commedia. questa di itinerarium mentis in deum che abbiamo applicato appunto alla Divina Commedia insieme con il grande critico Charles Singleton ebbene quando San Bonaventura scrive questo itinerarium mentis in deum dice che quando noi vogliamo amare Dio in un certo senso, cioè vogliamo conoscere Dio, vogliamo pregarlo per prima cosa dobbiamo e possiamo lodare Dio attraverso gli occhi per vestirci Per vestigia, attraverso le orme che Dio lascia sulla terra, quindi attraverso i segni che rappresentano la sua grandezza, la sua bellezza. E più o meno questo è il primo step anche per Dante, cioè noi amiamo la donna e riconosciamo la sua bellezza, attraverso lo sguardo, gli occhi, ricordate queste tematiche che sono ben presenti nei poeti precedenti. saluto, anche attraverso la gratificazione del saluto, la donna che corrisponde attraverso il saluto, dà un premio, abbiamo detto, all'amante che è fedele. Ebbene, adesso abbiamo il secondo passo, il secondo passaggio. Dice per esempio San Bonaventura nel suo itinerarium mentis in deum, che dobbiamo saper lodare Dio per imaginem, cioè attraverso l'immagine di Dio che è deum. dentro di noi, perché noi siamo fatti a immagine di Dio, e quindi dobbiamo interiorizzare questa esperienza mistica, intranossa. Ecco quello che corrisponde anche al secondo passaggio per Dante, cioè la poetica della lode, per cui se in un primo momento abbiamo comunque una gratificazione, per esempio la bellezza del creato ci gratifica, ci fa star bene, ci rasserena e ci dà un... segno della presenza di Dio. Il saluto della donna ci gratifica, ci fa star bene. In questo secondo passaggio invece avviene che noi ci ritiriamo in noi stessi, quindi non è più neanche necessario questo premio, questa corrispondenza, questa gratificazione. Lodiamo la donna di per sé senza che neanche lei ci saluti. Ecco il passaggio che faremo. Mentre invece vedremo la prossima volta il terzo e ultimo passaggio, il supranos, cioè l'estasi e la visione trascendente che noi abbiamo non solo nel testo di San Buonaventura ma l'avremo anche nell'ultimo. E'l'ultimissima parte della vita nuova, come prolusione a quello che verrà sviluppato, l'abbiamo già detto, con la visione trascendente della Divina Commedia. E'arrivato il secondo passaggio, quello della lode. In realtà non è che Dante ci arrivi da solo, in un certo senso anche costretto dalla situazione, dalla condizione a non cercare più la gratificazione della donna, perché la donna gli rifiuta e saluto. Per quale motivo gli rifiuta e saluto? Ecco, diciamo che uno dei più importanti precetti dell'amore cortese era quello di tenere a notte la vita. E'nascosta l'identità dell'amata, ci vuol dire quindi che anche per discrezione, per mantenere una discrezione, per non infangare il nome dell'amata, eccetera, o volgalizzarlo, ecco, diciamo che il poeta, spesso anche i poeti provenzali, nascondevano l'identità dell'amata, tenevano nascosta l'identità dell'amata. E allora accade, per esempio, nel capitolo 5 della Vita Nova, che Dante si trova in chiesa, insomma. sui banchi di una chiesa e incrocia lo sguardo con un'altra donna e questa donna quindi diventa la donna dello schermo, deve fare quindi da schermo, quindi deve impedire agli altri, alle persone indiscrete, ai chiacchieroni eccetera, di far pensare a Dante come innamorato di Beatrice. Perché la gente pubblicamente deve sapere che lui invece è interessato, è innamorato. E'il fatto di un'altra donna. E questa è la prima donna dello schermo. Poi cosa avviene? Che la prima donna dello schermo deve lasciare la città, Dante allora ne cerca un'altra e si trova la seconda donna dello schermo di cui parla la vita nuova nei capitoli 10 e 11. La gente spalla, chiacchiera, chiacchiera sempre di più. Ora queste chiacchiere arrivano anche alle orecchie di Beatrice. tempo poteva essere contenta di non essere coinvolta in queste chiacchiere, poi però si risente un po', è un po'risentita nei confronti di Dante e quindi gli toglie il saluto. Ecco l'occasione che fa scattare questa straordinaria novità, la poetica della lode di Dante, che è una sorta di spiritualizzazione dell'amore. L'amore che diventa qualcosa di estremamente spirituale, una prospettiva religiosa all'interno della poesia d'amore, che è ciò che caratterizza lo stil novo, secondo Dante. Anzi lui conia proprio il termine di dolce stil novo in un canto del purgatorio che faremo l'anno prossimo, addirittura citando la poesia che oggi leggeremo, cioè citando donne che avete intelletto. Come dire che qui è iniziata la novità della poesia, appunto, del dolce stil nuovo, una poetica totalmente nuova, un nuovo pubblico perché prima lui rivolgeva le poesie, ad esempio quella che abbiamo letto la volta scorsa, abbiamo visto, era rivolta ai poeti, ai fedeli di amore, a ciascun'alma presa e gentilcore, appunto a tutti quelli che sono nobili e conquistati da amore. infatti dice poi hanno come signore amore oppure in altri casi, in altre poesie che noi non abbiamo letto Dante si rivolge proprio a Beatrice, fa delle poesie dedicandole a Beatrice adesso invece diventano suoi interlocutori e destinatari le donne che hanno esperienza e conoscenza di amore ma soprattutto è nuovo il tema, la materia dicevamo la poetica della la E'nuovo anche lo stile, un stile dolce perché ci sono poche inversioni, ad esempio, in figure retoriche, anche da un punto di vista sintattico, quindi si segue molto bene questa poesia, però è l'affermazione di un modello altamente intellettualizzato, quindi il momento assoluto, quasi religioso, di conoscenza. La presenza amorosa è caricata. di una responsabilità altissima per cui addirittura non è più neanche necessario il riconoscimento, il saluto della donna eccetera quindi la poesia di... diventa di per sé l'ode della donna. Le ragioni che spingono il poeta a lodare l'amata, le sue qualità intrinseche, la bellezza, la perfezione morale, e gli effetti provocati da lei sugli altri. Ad esempio, i cuori ignobili vengono mortificati, i cuori nobili invece ricevono dalla sua vista garanzia di vita eterna e gli stessi beati del cielo la reclamano in paradiso. Insomma, tutti i temi della lirica cortese precedente vengono rilanciati in una forma nuova, totalmente nuova, con riferimenti all'aspetto religioso. religioso trascendente, la natura angelica della donna, questo un pochettino l'avevamo visto anche con Guinizelli, però abbiamo proprio un salto anche in un certo senso filosofico in questa poesia, la poesia che rappresenta, dicevamo, l'inizio, la prima poesia della poetica della Lode, poi ce ne sono altre che noi non leggeremo, ma questa, anche essendo la prima, è sicuramente la più significativa. Come spesso avviene? La poesia è anticipata da un commento e anche dopo, in questo capitolo 19, è fatto così, una parte in prosa che noi leggiamo la poesia e poi un'ulteriore parte in prosa che noi invece non leggiamo. Quindi iniziamo a leggere l'inizio del capitolo 19 della Vita Nova. chiaro molto, a me giunse tanta volontà di dire che io cominciai a pensare lo modo che io tenesse. Ecco, quindi abbiamo già detto che Dante ormai non ha più il saluto, non gode più del saluto di Beatrice e si trova a passeggiare, quindi passeggia attraverso uno cammino, quindi attraverso una strada, lungo la quale se ingia un orivo, cioè se scorreva un ruscello. molto chiaro, chiaro molto, quindi molto trasparente. A questo punto a me giunse la volontà di dire, insomma fu colto da un grande desiderio di esprimermi, è l'arrivo dell'ispirazione poetica e il poeta deve essere pronto a cogliere questo momento. Cominciai a pensarlo in modo che io tenesse, cioè la forma da utilizzare, in modo in cui potessi scrivere, potessi fare questo. E pensai che parlare di lei non si conosceva. convenia che io facesse se io non parlasse a donne in seconda persona. Per cui ho pensato, con intuizione e ispirazione poetica, di dedicare una poesia a Beatrice, ma avendo come destinatarie le donne in seconda persona. Non era opportuno che io parlassi di lei se non in questo modo. Ma non ad ogni donna, non a tutte le donne in generale. ma solamente a coloro che sono gentili e che non sono pur femmine, quindi quelle che sono dotate di sesso femminile e basta, ma quelle che sono dotate di intelligenza d'amore, quindi di conoscenza d'amore. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mossa. Ecco qui dobbiamo fare riferimento al verso del canto ventiquattresimo del Pentecostale. Purgatorio in cui dice quando amor mi spira noto, parlando con Bonaggiunta Orbicciani che trova lì nel Purgatorio, che ben ricorderete è un esponente della lirica cortese guittoniana, diciamo così, toscana, noi l'abbiamo chiamata così, abbiamo chiamata toscana, quel modo sicuro toscano di far poesia che aveva preceduto lo stil novo, bene lui dice a buona giunta Orbiciani che riconosce quindi conia il termine insomma di dolce stil nuovo riconosce che lui con donne che avete intelletto ad amore ha iniziato una poesia nuova lui dice che quando amor mi ispira noto è quello che ci sta dicendo anche in questo brano della vita nuova quindi quando io ho questa ispirazione subito metto per iscritto questa ispirazione che ho avuto e disse donne che avete intelletto letto d'amore Quindi ecco, un'esperienza bellissima qui del poeta, cioè quasi da sole vengono fuori queste parole e lui non deve far altro se non metterle sulla carta, mentre sta passeggiando. non è lì nel suo scrittorio, nel suo studio, mentre sta passeggiando gli vengono in mente queste parole. Poi non dovrà far altro se non completare questa ispirazione quando ritornerà a casa. Infatti poi dice, queste parole io ripuosi nella mia vita. E non aveva neanche niente su cui scrivere queste parole, però se le fissa nella mente devo ricordarmene, devo ricordarmene, fin tanto che arrivo a casa e poi finalmente posso metterle sulla carta. Con grande letizia, con grande gioia, l'abbiamo già visto, l'abbiamo già detto la volta scorsa che a differenza di Cavalcanti l'amore per la donna dà grande gioia e letizia, non tormento, angoscia, ma anche quando lei non ti saluta neanche, capite? hanno detto di lodarla, pensando di prenderle per mio cominciamento, queste parole devono essere l'inizio della mia nuova canzone, onde poi ritornato alla sopradetta cittade, ritornato a Firenze, per cui lui aveva fatto una piccola passeggiata, gita fuori porta, vicino al ruscelletto, pensando al quanti die, vuol dire quindi passati alcuni giorni, cioè riflettendoci comunque alcuni giorni, perché è vero che frutto di questa notizia, frutto di un'ispirazione improvvisa, ma è pure una canzone molto elaborata. Certo che poi si raggiunge, attraverso questo labor lime, si raggiunge un risultato di grande limpidezza e anche semplicità, se vogliamo, ma dopo un lavoro, pensando al quanti die, proprio latinismo qui, al quanti die, cominciai una canzone con questo cominciamento, con quell'inizio di cui hai detto prima, intelletto d'amore, ordinata nel modo che si vedrà di sotto, in realtà noi non lo vedremo in modo di sotto perché non leggeremo la parte in prosa dopo la poesia, nella sua divisione vorrebbe dire quindi nella sua struttura, strutturata nel modo in cui si vedrà in seguito, parlando della suddivisione interna, è il commento dantesco che segue al testo. La canzone comincia, donne che avete, donne che avete intelletto d'amore, d'amore, io voglio con voi della mia donna dire, non perché io creda a sua laude finire, ma ragionare per risfogare la mente, quindi o voi donne che avete cognizione, intelletto, conoscete per esperienza e per la vostra capacità l'amore, io, io, voglio, voglio, con troncamento, voglio parlare con voi, a voi. della mia donna non perché io creda abbia la presunzione di finire, quindi di esaurire di completare le lodi di questa donna abbiamo già detto che questa è solo la prima delle poesie di lode poi ce ne saranno altre ma solamente ragionare, quindi parlare per sfogare la mente cioè per sfogare la mia interiorità per dar sfogo a ciò che ho dentro di me proprio Io dico che pensando il suo valore, amor si dolce mi si fa sentire, che se io allora non perdessi a dire, farei parlando innamorar la gente. Quindi io dico, intendo dire, che pensando, quindi considerando il suo valore, qua il verbo pensare è usato in senso, un valore transitivo, amor si dolce mi si fa sentire, l'amore si fa sentire in me, in maniera... Così dolce, l'aggettivo qui è un valore avverbiale, così dolcemente, e questo è tipico dello stilno. Si fa sentire così dolcemente che se io allora, quindi a quel punto, non perdessi il coraggio, l'ardire, con le mie parole, quindi parlando attraverso le mie parole, farei innamorare tutti, farei innamorare la gente. La tipica situazione dell'amante quando pensa alla parola. proprio amata quando si trova al suo cospetto, perde il coraggio, non riesce a parlare, non riesce a proferire verbo. L'esperienza erotica è presentata in termini estremizzati, qui abbiamo infatti la figura retorica dell'iperbole, quindi dell'esagerazione. Valore, in questi versi che abbiamo appena letto, io dico che pensando il suo valore è termine di un'esperienza della tradizione provenzionale che indica il complesso delle qualità interiori ed esteriori, secondo l'ideologia cortese, che ben conosciamo. E io non vo'parlarsi altamente che io divenisse per temenza vile. Voglio parlare in modo adeguato all'altezza del soggetto, il soggetto è la lode della donna, così da diventare vile, quindi insicuro per la paura, per temenza. Tratterò del suo stato gentile a rispetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con voi, che non è cosa da parlarne altrui. Ma tratterò della sua nobiltà, non ho nessuna intenzione quindi di abbassare in un certo senso il tono, di essere insicuro, vile, di aver paura. ma ha intenzione di trattare nobilmente, però in maniera tutto sommato leggera, leggermente, rispetto a lei, quindi a confronto di così grande altezza, di un argomento così sublime, donne e fanciulle, donne e donzelle, dice Dante, quindi per indicare anche fanciulle, però amorose, esperte. dato che non è argomento di cui parlare con altri, insomma l'altezza dell'oggetto da lodare trascende le possibilità espressive del poeta, che rinuncia a una rappresentazione adeguata e si accontenta di espressioni limitate leggermente rispetto al valore sublime della donna. E questa è la prima strofa. Sire, nel mondo si vede maraviglia nell'atto che procede d'un'anima che in finquassù risplende. Ecco, dicevamo che abbiamo avuto una specie di strofa introduttiva, adesso abbiamo la seconda strofa da dove emerge che la bellezza di Beatrice a quanto pare non lascia indifferenti neanche nell'alto dei cieli. Infatti un angelo si lamenta. Il divino intelletto si lamenta con Dio, con l'intelligenza di Dio, e dice a Dio, Sire, quindi o re dell'universo, nel mondo si vede una maraviglia, quindi un miracolo nell'atto, un miracolo quindi comunque reale, incarnato in una persona che si manifesta, che procede da un'anima, quindi procede da Beatrice, procede da una donna, che è infinquassata. Quassù risplende, che addirittura risplende fin quassù in paradiso. Ecco, si rappresenta Dante, in questa seconda strofa, un immaginario dialogo fra un angelo e il Dio dei Cieli, addirittura. E poi, continuando, dice, lo cielo che non ave altro difetto che d'aver lei, al suo Signor la chiede, e ciascun santo ne grida mercede. Quindi, il cielo ha un solo limite. Il cielo non ha altra mancanza se non la mancanza sua, la mancanza di avere lei, cioè di avere Beatrice. La richiede al suo Signore, cioè lei richiede Beatrice al Signore del Paradiso, quindi a Dio. E ciascun santo grida, quindi implora, chiede con grande veemenza. La mercede, quindi la grazia, il premio di avere lei, di averne, quindi di avere lei. Sola pietà nostra parte difende, che parla Dio che di Madonna intende. Il cielo, i santi, gli angeli del paradiso, lo vorrebbero subito tra di loro, quindi vorrebbero subito che morisse. Però c'è qualcuno, per fortuna, che difende gli interessi degli uomini. E infatti dice che sola pietà, la sola misericordia di Dio personalizzata difende la nostra causa, la nostra parte, i nostri interessi di uomini mortali che lavoreremo ancora fra di noi. In quanto che Dio, riferendosi alla donna che di Madonna intende, dice così. E quindi dice in questo modo. eletti E'Dio addirittura che difende i nostri interessi e presso i beati riesce a convincerli che non è ancora il tempo che Beatrice salga presso di loro. E infatti dice, o miei eletti scelti... come beati i miei diletti, sofferite, quindi sopportate per un momento in pace, quindi sopportate serenamente, che ciò che desiderate che è vostro. La vostra speranza, Beatrice, sia per quanto mi fa piacere, che vostra spena sia quanto a me piace, per quanto a me Dio fa piacere, ancora lì che rimanga, quindi ancora lì, ve alcun che perder lei s'attende. Quindi che rimanga ancora sulla terra, là dove c'è qualcuno, alcun. che aspetta, attende di perderla con la morte, e quindi che non vuole perderla, e che dirà nello inferno, e che anche nell'inferno dirà «O malnati, io vidi la speranza dei beati, io ho visto colei che i beati desideravano avere consenso». Quindi, cari santi, cari anime sante, cari angeli, mettetevi un attimo il cuore in pace, perché è necessario che Beatrice rimanga ancora sulla terra, perché c'è qualcuno che poi andrà all'inferno o comunque dirà nell'inferno, o dannati, io ho visto la speranza dei beati, e quindi anche se sarà costretto per l'eternità a... a vedere solamente cose orribili, cose tremende, eccetera, comunque per un attimo sulla terra avrà sperimentato la salvezza eterna, dato che anche nell'inferno sarebbe vissuto con l'immagine di Beatrice nel cuore e quindi con la beatitudine almeno nel ricordo di lei. Pensate un po'di cosa è capace la bellezza di Beatrice, è capace di regalare. Un frammento di beatitudine e di speranza anche a quelli che poi dopo invece sono dannati in eterno. E questa è la seconda strofa. Madonna è disiata in sommo cielo. E l'abbiamo già visto anche nella strofa precedente. Nella terza strofa si continua a ribadire quello che abbiamo appena detto. Cioè che la mia donna, la signora del mio cuore, è desiderata, disiata in un certo momento. Insomma cielo, quindi nell'alto dei cieli, or voi di sua virtù farvi sapere. Ora io voglio, voi, e quindi c'è il verbo volere, voglio farvi sapere, voglio farvi sapere, insomma voglio informarvi della sua virtù, quindi del suo potere spirituale. Dico, qual vuol gentil donna a parere, vada con lei, che quando va per via gitta nei corvillani amor, nei corvillani amore. Amore è soggetto, un gelo, perché onne lor pensero a ghiaccia e pere. Ecco quindi la cosa straordinaria che riesce a fare Beatrice, riesce anche nei cuori che sono di per sé villani, riesce anche a cambiare il loro cuore. Infatti dice, dico, affermo che chi vuole parere, chi vuole apparire, Qual vuol parere donna gentile? Quindi attenzione a che parere in Dante, spero lo sappiate, vuol dire apparire, non sembrare. Deve andare, vada con lei, la frequenti, frequenti Beatrice, cerchi di capire e di imparare, anche voi donne gentili cercate di imparare da lei la gentilezza, di apprendere da lei la gentilezza. Che quando va per via, dal momento che lei cammina, va per la strada, amore dicevamo che è soggetto, amore getta nei cuori non nobili, nei cuori villani, un gelo, un impedimento, per il quale, perché ogni loro pensiero diventa di ghiaccio, si paralizza. Ecco quel potere prodigioso della donna, una donna nobile, generosa. Grazie a tutti. i propri requisiti di elezione, di scelta, su chi la frequenta, su chi si trova insieme con lei. Qui interpretato in chiave di salvezza. Infatti poi dice, perché onne lor pensero a ghiaccia e pere, e qual soffrisse di starla a vedere, diverria nobil cosa. o si morria quindi riprendendo il discorso che stavamo facendo prima amore getta nei cuori un impedimento, un gelo per il quale gelo per il quale impedimento onne lor pensiero ogni loro pensiero diventa di ghiaccio, agghiaccia, si paralizza, e pere, e muore, e chiunque avesse la forza di starla a vedere diventerebbe di verria nobil cosa. Ecco, pensate, questi corvillani addirittura si tramutano in nobil cosa. O si morìa, quindi addirittura morrebbe di fronte a questo gelo che è un gelo che agghiaccia il cuore, nel senso che lo paralizza e fa morire il cuore villano. Per cui o uno si converte, quindi diventa nobile, oppure muore. E quando trova alcun che degno sia di veder lei, quei prova sua vertute che le agghiaccia il cuore. E quando Beatrice trova, incontra qualcuno che sia degno di vederla, abbiamo visto prima gli effetti della visione di Beatrice presso i cuori villani, che muoiono, oppure devono cambiare. Ma quando incontra qualcuno che sia degno di vederla, questi, quei, sperimentano, provano il valore, la virtù. Presenti già nel sonetto di Guinizelli, io voglio del vero la mia donna laudare. Quindi gli effetti della visione della donna. Dio ha concesso a Beatrice una grazia ancora più grande. Chiunque ha parlato con lei non può essere dannato, non può finire male. Ancora Dio per maggior grazia ha dato che non può mal finire chi l'ha parlato. Insomma chi conferisce? con lei non può essere dannato si ricordi anche quanto ha scritto Dante nel capitolo undicesimo della vita nuova la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso e si l'umilia con gli offesi obblia, tanto che insomma se uno anche ha ricevuto un'offesa, guardando Beatrice dimentica le offese che ha ricevuto cambia insomma la visione della donna cambia radicalmente che può Non può vederla, semplicemente chi la vede. Dice di lei, amor, cosa mortale come esser po'si adorna e si pura. A questo punto amore dice di lei, come può un essere mortale, poiché lei è una donna mortale, come può essere così bella e pura, così adorna e pura? Poi la riguarda, poi la guarda ancora più attentamente e fra se stesso giura che Dio ne intende. ha un colorito di perla, quindi un colorito bianco, un incarnato bianco, topos nella descrizione della donna, un colorito di perla in forma quale, nel modo in cui è giusto, convene, avere da parte di una donna, non fuori di misura, non al di là del dovuto, nella giusta misura, non in modo che sia un'attività. in modo eccessivo ella è quanto de ben può far natura insomma lei è il massimo di bene quanto de ben che la natura può realizzare il massimo che può realizzare la natura e quanto di meglio può fare la natura poi ancora dice per esempio di lei Bieltà si prova quindi la bellezza si giudica, la si può provare e la si può valutare sul suo esempio bisogna paragonarsi a lei la donna amata è bella La più bella di tutte. E diventa proprio un modello, un paradigma, un canone di bellezza. Per cui per capire quanto è bella una donna lo si può fare solo paragonandola a lei. Qui abbiamo sicuramente un topos della poesia provenzale, però poi abbiamo visto trasfigurato in chiave religiosa stilnovista. Degli occhi suoi come chella... qualcosa che Dante prende anche da cavalcanti, lo spirito animale, lo spirito naturale che abbiamo visto all'inizio della vita nuova, sono le teorie sugli spiriti che Dante prende un pochettino anche dall'averroismo, perché lo conosce l'averroismo, l'interpretazione filosofica di averroè dei testi. Però interpretata in un modo diverso da quello di Cavalcanti. Qua per esempio dice, dai suoi occhi escono spiriti infiammati d'amore che feron, i quali feriscono gli occhi a chiunque la guardi, a qualche guati in quel momento, e penetrano, passano in profondità. In modo che ciascuno raggiunge, ritrova il cuore. In modo che ciascun ritrova il cuore. Voi le vedete amor pinto nel viso, la ve non pote alcun mirarla fiso. Quindi voi vedete amore raffigurato, amore pinto, dipinto, nello sguardo di lei, laddove nessuno può guardarla fissamente. Il tema dell'amore personificato in entità spirituali, gli spiriti, che raggiunge il cuore del poeta passando attraverso gli occhi e provenendo dallo sguardo dell'amata, è ampiamente presente in Cavalcanti. Questi versi, questa parte della canzone di Dante, sembra proprio cavalcantiana. Infatti Cavalcanti aveva scritto, voi che per gli occhi mi passaste il cuore. Quindi è anche questo un topos tradizionale, ma tutto lo ritroviamo in una poesia che è nuova, molto innovativa, perché è la poesia della lode di Beatrice. Infatti è impossibile per l'amante fissare a lungo gli occhi dell'amata, ecco perché dice l'ave non pote alcun mirarla fisso. Quindi tradizionalmente l'innamoramento comincia negli occhi e poi passa. E qui abbiamo poi l'ultima parte della canzone, il congedo della canzone. Il congedo di ogni canzone è una parte in cui il poetà si rivolge alla canzone stessa. Questa tra l'altro è la prima canzone che noi leggiamo, parafrasiamo, eccetera. Sappiate che questa è una caratteristica di tutte le canzoni. L'ultima strofa contiene una specie di apostrofe alla canzone stessa. Grazie. E dice infatti Dante, canzone, io so che tu girai, io so che tu andrai, girai parlando, andrai parlando, insomma parlerai, dice con una perifrasi, a donne assai, a molte donne, perché sono molte le donne che hanno iniziato a parlare. ...telletto d'amore, quindi che hanno conoscenza ed esperienza d'amore. Quando io t'avrò avanzata, quando io t'avrò pubblicata, quando io t'avrò resa pubblica. Or t'ammonisco, si rivolge sempre alla canzone... Ora ti ammonisco, dato che io per chi ho allevato per figliola d'amor giovane e piana, dal momento che io ti ho costruita, allevata, qui è una specie di metafora. In senso che io sono come generatore di questa poesia, come espressione, per figliuola continuando la metafora di prima, io sono come il padre di questa canzone, come espressione giovane, nuova, rispettosa quindi, e diretta, piana d'amore. Ecco, dicevamo che questo è uno stile dolce, quindi è pieno di... Lo dice proprio anche programmaticamente qua Dante in questo aggettivo, giovane e piano, la canzone è giovane e piana quindi deve essere una canzone semplice. Che l'ave giugni tu diche pregando, quindi ti ammonisco, ti prego, ti imploro, che tu diche pregando, quindi di chiedere cortesamente. Lave giugni, la dove giungi, quindi dovunque tu giunga, ti chiedo, ti ammonisco di chiedere questa cosa qua. Insegnatemi gir, cara canzone, una volta che io ti avrò pubblicata vorrei che tu dicessi a chi ti ascolta, insegnatemi gir, quindi indicatemi la strada, insegnatemi ad andare. Che io sono mandata a... A quella di cui laude so adornata, poiché dal momento che io sono stata mandata, indirizzata, a colei, a quella, cioè a Beatrice, delle cui lodi sono abbellita. Si finge in quest'ultima strofa, che è la funzione di congedo, che l'identifica come un'altra. L'entità dell'amata, taciuta per necessità di cortesia, si è iscritta indissolubilmente nella canzone come implicita materia ed eventuale riuscita di essa. Ricordati, canzone, che queste parole che sono contenute sono rivolte a lei, sono rivolte a Beatrice. Questa è una canzone di cinque stanze, non abbiamo parlato dello schema metrico di questa canzone. di 14 versi, sappiamo che il numero 14 è un numero importante nella tradizione letteraria italiana, tant'è vero che i sonetti sono fatti di 14 versi, quindi 8 più 6, due quartine e due terzine. Tutti endecasillabi, mentre invece generalmente nelle canzoni gli endecasillabi si alternano ai settenari. Il lendeca sillabo è il verso dello stile tragico ed elevato. Dante sta facendo una canzone programmatica della sua poetica della lode, ecco perché deve usare questo stile così elevato. Il fronte della canzone è costituito da due quartine, quindi ogni strofo è come uno specie di sonetto che ha due quartine e due terzine, con uno schema A B B C, mentre poi dopo c'è la... con una rima della fronte che è una specie di chiave, e poi c'è la sirma che è composta da due terzine, C, D, D, C, E, E, per cui in ogni strofa ci sono solamente cinque rime che si trovano in ciascuna delle strofe. Ecco quindi anche per spiegarvi, dimostrarvi e testimoniarvi la ricercatezza comunque di questa canzone. Anche se appare così semplice, piano, vi assicuro che l'abbiamo scelto. E'una delle canzoni più semplici scritte da Dante o da altri poeti del 2300. Pure, ve l'ho detto, è molto elaborata nella sua composizione. Insegnatemi, Girchi, io son mandata a quella di cui laude e so adornata, e se non vuoli andarsi come vana, non restare ove sia gente villana. Si rivolge sempre alla canzone e dice, e se non vuoi muoverti, andare inutilmente. Così come una cosa è inutile, Non fermarti, non restare dove sia gente villana, dove c'è gente vile che non saprebbe indirizzare la canzone verso Beatrice, che non saprebbe capirla fino in fondo. Ingegnati se puoi d'esser palese solo con donne o con uomo cortese che ti merranno là per via tostana. Invece ingegnati, datti da fare, fai in modo se puoi. di rivelarti di essere palese solo a donne, solo con donne o chiunque altro, con uomo anche, anche la mia parziale rettifica di quanto aveva detto all'inizio della parola. Anche gli uomini possono leggere questa poesia, basta che siano uomini gentili. O a chiunque altro sia cortese, nobile, i quali ti merranno, ti meneranno, ti condurranno, quindi ti condurranno là, quindi da Beatrice, per via tosta, per via breve, per via immediata, per via più breve. E'possibile, i cuori gentili sì che ti condurranno immediatamente da Beatrice, mentre gli uomini villani non potranno capirti. Tu troverai amor con esso lei. Ecco qua ritroviamo quanto abbiamo visto nella prima poesia che abbiamo letto. I destinatari delle poesie di Dante sono quelli signoreggiati da amore. Tu troverai amor. Amore con esso lei, insieme con lei. Raccomandami a lui, raccomandami ad amore, come tu dei, meglio che puoi, come tu devi fare. La canzone infatti è figlia dell'amore. La meta finale, lo scopo della canzone è comunque Beatrice. Secondo una affermata tradizione precedente, tale conclusione valorizza però la specificità del prodotto del prodotto. Dato che il testo ha come esplicito destinatario interno le donne esperte d'amore. Ma poi, come ha spiegato, è importante che io sia mandata, che fra le tante donne che hanno intelletto d'amore, che io sia mandata, che io giunga a lei, a quella di cui l'aude so adornata. Quindi a colei delle cui l'aude sono adorne. cioè a Beatrice, alla quale il poeta invia la canzone. Poesia che rappresenta il nuovo modo di poetare. Come abbiamo visto, è una poesia a metafora tradizione, perché ritornano alcuni degli aspetti già presenti nella tradizione poetica precedente, ma c'è questo aspetto della poetica della Lode che è innovativo di Dante. Abbiamo già parlato anche dello stile, della dolcezza del dettato, i giochi fonici fra le rime. Quindi abbiamo detto che sono poche le rime e la novità dell'ispirazione che poi verrà riconosciuta nel purgatorio dove si riprenderà proprio anche l'inizio di questa poesia, Donne che avete intelletto da me. Buona giunta a Ruicciani. a Scuola con Gaudio all'indirizzo www.gaudio.org.news