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Regina Elisabetta I e il Teatro

Elisabetta I Tudor viene incoronata regina d'Inghilterra e d'Irlanda. Il suo regno avrà fine solo con la sua morte. L'età elisabettiana è il nome comunemente dato al periodo della storia inglese che cadde durante il regno di Elisabetta I, dal 1558 al 1603, fino alla morte del suo successore Giacomo I, nel 1625. In questo periodo l'Inghilterra visse un'intensa fase di sviluppo economico e culturale. Questa grande epoca fu idealizzata dalla storiografia come una sorta di età del loro. Gli studiosi più recenti però tendono a ridimensionare questa visione idilliaca, sottolineando la povertà della stragrande maggioranza della popolazione e le grandi tensioni interne al paese.

È tuttavia opinione generale degli storici che l'Italia sabbettiana consentì un periodo di relativa pace. La riduzione delle persecuzioni religiose portò ad una convivenza relativamente tranquilla. tra cattolici e protestanti, anche se l'ascesa al trono di Elisabetta si caratterizzò per un consolidamento dell'anglicanismo e per il distacco dall'orbita del papato, sancito definitivamente dalla sconfitta di Filippo II di Spagna.

Fu un periodo di grandi esplorazioni geografiche che determinarono un maggior benessere economico, lo sviluppo di una nuova classe mercantile e l'aumento degli scambi culturali con l'estero. Accrebbe sempre di più l'interesse verso le umane littere e quindi verso la patria dell'antichità, l'Italia. L'economia inglese, trenata dall'agricoltura, dall'allevamento e dalla fiorente produzione tessile, era in fase di espansione.

La popolazione crebbe e Londra si avviò a diventare una grande capitale europea, dove il teatro, ormai, dominava la vita culturale. Contemporaneamente al sorgere del Rinascimento in Italia, l'Europa si preparava ad accogliere nuove forme sceniche dello spettacolo, sacro e soprattutto profano. L'Inghilterra e la Spagna sono i paesi guida in cui il teatro si afferma nella sua forma più popolare, sicuramente diversa dalla natura aristocratica del teatro cinquecentesco italiano.

Se infatti nella costituzione dello spazio teatrale in Italia è decisiva la corte signorile o il gruppo aristocratico accademico, in Inghilterra è determinante la compagnia professionista, gli attori, i quali plasmano la compagnia professionista. lo spazio del teatro, facendo riferimento alle esigenze di un pubblico pagante e al rapporto della propria impresa con le condizioni legislative e sociali del paese. Tutto nei moderni edifici inglesi segnala la priorità delle... relazioni attore-spettatore.

Anche la conformazione del parco scenico stesso determina uno stretto contatto tra attori e pubblico. L'edificio teatrale italiano, invece, è il luogo della festa del principe. La scenografia è progettata in funzione del suo punto di vista privilegiato.

Playhouses è questo il termine che definisce i grandi edifici scenici all'aperto, di proprietà delle compagnie o degli impresari. Questi sono dei veri e propri luoghi di divertimento. ma soprattutto di riunione sociale. Il Teatro Elisabetiano conosce il suo momento di massima fioritura e vitalità tra il 1580 e il 1610. Per convenzione si fa coincidere la nascita del primo edificio teatrale d'Inghilterra con la data d'affitto del terreno su cui sarebbe esorto il The Theatre, il 13 maggio 1576. Ma facciamo un passo indietro. Prima di questo momento l'Inghilterra aveva conosciuto diverse tipologie di allestimento sacro, come i drammi ciclici, ovvero rappresentazioni più spettacolari e complesse rispetto ai drammi liturgici che avvenivano nelle chiese.

Ma cos'erano i drammi ciclici? Episodi all'interno di un ciclo di narrazione sulla storia di Cristo, sulle vite dei Santi o storie dei Testamenti. Erano organizzate dalle corporazioni di arte e mestieri, vale a dire gli artigiani di poteri della città. Avvenivano su carri.

denominati pigeons, ossia delle strutture e linee che sfilavano partendo in sequenza per le strade della città e si fermavano alla tappa successiva, ovvero davanti ai monumenti più importanti di funzione simbolica istituzionale. Questa figura dei vestiti sgargianti è proprio un giullare cantastorie. Le sue esibizioni erano essenziali per vivacizzare i banchetti di corte. Dame e signori assistevano ai veri e propri spettacoli di musica e di danza tra una portata e l'altra di un pasto.

Saranno proprio i giullari cantastorie, i modelli per le compagnie di attori che di lì a poco si formeranno e che faranno del teatro la loro unica risorsa di sostentamento economico. Dall'antico professionismo giullaresco nascono quindi le compagnie. Erano composte da una mezza dozzina di persone, tutti uomini, e solo dal 1660 in poi potranno unirvi si anche le donne. I primi luoghi delle rappresentazioni erano le piazze, si esibivano solitamente su parchi provvisori, fatte di pedane realzate, sostenute da botti e dietro le spalle dei tendaggi che formavano lo sfondo.

A metà del XVI secolo le compagnie itineranti giungono a Londra. Più precisamente nel Bankside, un quartiere malfamato, fuori dal controllo dell'autorità municipale. Si spostano quindi dalle piazze nei cortiti delle locande dotate di gallerie sovrapposte. Qui si tenevano gli spettacoli di fronte a un pubblico regolarmente pagante. Non ci volle molto nel capire che il teatro avrebbe potuto costituire una grande fonte di guadagno, ma solo gli imprenditori più coraggiosi riuscirono a portare avanti il proprio progetto aggirando le restrizioni correnti.

La regina aveva emanato nel 1572 The Act for the Punishment of Vagabonds, che consentiva alle compagnie di esibirsi solo dopo aver richiesto il permesso alla famiglia nobile loro garante. Tuttavia, i rapporti tra corte e comune di Londra si inaspriscono, al punto che il Consiglio emana il divieto di tenere spettacolo entro i confini della propria circoscrizione. Questo non ferma l'imprenditore capocomico James Barbage, che costruì il suo The Theatre proprio fuori dai confini settentrionali della City. nel sobborgo dello shoredict il the theatre è uno dei primi teatri all'aperto una play house che sorse come gli altri nelle periferie nord e sud di londra a differenza dei teatri privati al chiuso nel centro cittadino che ospitavano per il loro carattere erudito e umanistico le classi più abbienti e le autorità del posto è il 1597 il proprietario del terreno su cui è costruito il the theatre nega ai barbe e giri nuovo del contratto.

I figli, tra cui Richard, grande interprete shakesperiano, prendono in affitto un nuovo terreno del Bankside e con i legni del vecchio The Theatre costruiranno la Playhouse che passò alla storia per aver ospitato i drammi più celebri di Shakespeare, che era proprio membro azionario della compagnia di Bulbage, Chamberlain's Man. Il teatro in questione è il The Globe. La struttura in legno, chiamata anche The Wooden Oath, era ottogonale e presentava uno spazio aperto al centro per fare entrare la luce naturale. Il teatro poteva contenere fino a 3.200 persone e il prezzo d'ingresso era, nell'età elisabettiana, di un penny per i posti in piedi, al centro del teatro ridosso del palco, e di due penny per i posti a sedere nelle gallerie circolari. Gli spettacoli iniziavano di giorno e duravano fino a sere inoltrate, a volte si faceva uso di pericolosissime torce, causa purtroppo di frequenti incendi.

Lo spazio scenico era caratterizzato dallo stage, ovvero la piattaforma gettante, l'upper stage, una sorta di semplice balconata, l'inner stage, uno spazio interno utilizzato per il cambio di scena, e la capanna, per la conservazione degli oggetti utili allo spettacolo. Questo tipo di teatro ha una concezione metaforica dello spazio. La balconata, ad esempio, indicava una distanza dei personaggi che poteva essere geografica, ma anche morale. Insomma, la scena era unica per ogni tipo di rappresentazione e gli oggetti convenzionali, perché tutto è contenuto nelle battute, è affidato alla potenza dramaturgica del testo e all'abilità dell'attore.

Questo congegno è chiamato scenografia verbale, insomma comporta una sorta di patto tra l'attore, il testo dramaturgico e l'immaginazione dello spettatore. La figura del drammaturgo, come quella di Shakespeare, è fondamentale. Il drammaturgo non si lascia andare alle lucubrazioni mentali di un poeta, ma è un compositore perfettamente consapevole di quella che è la macchina teatrale. Costruisce le sue opere adatte e specifiche per una precisa compagnia e sulla base dei gusti e delle necessità di un pubblico eterogeneo. Si potrebbe dire, infatti, che ci troviamo di fronte al primo teatro nazional popolare della storia.

Shakespeare crea per il suo pubblico le storie più intriganti. L'azione si sposta dall'interno di un palazzo, all'esterno di un campo di battaglia, da un bosco al mare, da una nazione all'altra. Le scene sono animate da personaggi complessi, stratificati e profondamente umani.

I suoi sono drammi universali, che riflettono problematiche senza tempo. La parola è lo strumento di cui si serve per creare la magia. Essa, densa di riferimenti colti ma anche densa di inserti comici e grotteschi, evoca il luogo, il momento, la suggestione, lo stato d'animo che prendono forma sul palcoscenico, luogo del legame tra attori e spettatori, perché in fondo tutti si è dentro il grande gioco dello spettacolo.

Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini non solo altro che attori che entrano ed escono dalla scena. La vita e dimensione apparente, come il teatro, e Shakespeare questo lo sapeva bene.