Abbiamo concluso la lezione su Crispi anticipando una serie di novità che abbiamo detto sarebbero emerse soprattutto nei primi anni del Novecento. Queste novità hanno un nome, un artefice che è quello di Giovanni Giolitti. Oggi vedremo questo quindicennio che porta l'Italia verso la prima guerra mondiale, un quindicennio veramente dominato da questo leader politico nel bene e nel male.
Mostreremo gli avanzamenti. ma anche le zone d'ombra di questa politica e perché questa politica in qualche modo ci ha portato anche proprio verso la prima guerra mondiale. Andiamo a cominciare.
Caffè, Batman, sempre presente, sempre attento, anche se non parliamo degli Stati Uniti, parliamo d'Italia, ma è sempre cultura. E andiamo a vedere questa politica giolittiana, questa età giolittiana come è stata appunto ripartizzata e ancora oggi viene chiamata dei libri di storia. Perché età giolittiana? Perché effettivamente, come vi dicevo, dal 1901, abbiamo detto, con i governi Zanardelli, fino... al 1914 sostanzialmente l'Italia è dominata da una figura che è appunto quella di Giolitti, non perché Giolitti sia sempre capo del governo, rimane capo del governo a lungo, però come vedremo la sua tattica spesso era anche quella di farsi momentaneamente da parte a volte, lasciare che andasse al governo per qualche mese qualcun altro, in modo da poter poi tornare poco dopo quando questo qualcun altro si fosse trovato in difficoltà e sempre si trovava in difficoltà, quindi sia quando era al governo sia quando era momentaneamente in disparte Giolitti dominava la scena ed effettivamente tutta la situazione parlamentare, forze sociali dell'Italia dell'epoca si dovette misurare in qualche modo con lui, quindi segnò sicuramente questi anni e li segnò soprattutto orientandosi nei primi anni di governo, direi su tre principali direttrici, la prima era quella del dialogo con i nuovi partiti di massa e in particolare quando dico nuovi partiti di massa intendo il partito socialista, che ne abbiamo detto è stato fondato negli anni 90 dell'Ottocento, nel 1892 ricorderete a Genova da Filippo Turati dopo un lungo lavorio eccetera e negli anni 90 è andato sedimentandosi, è andato aumentando i propri consensi nel paese.
Ora a inizio del Novecento inizia a presentarsi in Parlamento in maniera via via sempre più cospicua. e inizia a chiedere riforme, cambiamenti. I governi che avevano preceduto Giolitti, quelli di Crispi, di Rudini, di Pellù, avevano cercato lo scontro con questi nuovi partiti.
Giolitti tenta una politica completamente diversa, appunto apre un dialogo. Apre un dialogo che non vuol dire che il Partito Socialista diventa un alleato, né diventa un partito di governo, rimane continuamente all'opposizione nei governi di Giolitti, ma è un'opposizione molto blanda. Molto tenera potremmo anche dire, quasi in certe fasi addirittura può sembrare un appoggio esterno al governo. Perché?
Perché lo stesso Giolitti ha intenzione di raffreddare molto i toni, di calmare le acque, di ascoltare cose che il Partito Socialista ha da chiedere e in qualche misura darglielo, in modo che gli scioperi appunto si possano continuare ma in maniera meno dura, meno violenta. meno rischiosa anche per l'ordine costituito. Le altre due direttrici, questa è sicuramente la principale, ma le altre due direttrici verso cui si orientò la politica di Giolitti, soprattutto negli anni zero del novecento, fu da un lato il legarsi con la borghesia industriale, dall'altro le pratiche clientelare trasformiste. Spiego un attimo cosa intendo dire. Intanto dal punto di vista economico, sicuramente Giolitti cercò la non belligeranza, potremmo dire così, quel partito socialista cercò un'apertura di un canale di comunicazione, ma non si volle inimicare, anzi cercò di farsi amici i borghesi industriali del nord, cercò di appoggiarli anche nel loro sviluppo economico, abbiamo detto che questa borghesia industriale si sta facendo un po'la volta a largo, vuole crescere e Giolitti vuole essere il loro interlocutore principale.
Quindi il partito che ormai possiamo chiamare partito liberale di Giolitti effettivamente sposa questa linea in campo economico, un appoggio all'industria. nord. Però c'è anche appunto il rovescio della medaglia.
Se Giolitti riesce a fare da pacere in qualche misura tra operai e impenditori, non scontentando troppo negli uni negli altri, per garantirsi il potere ricorre a pratiche che già erano state messe in campo da De Pretis, ma che lui ulteriormente rafforza, non senza alimentare polemiche. Queste pratiche, come ve l'ho detto prima, vengono di solito chiamate pratiche clienti. clientelari e trasformisti. Il trasformismo vi ho già detto cos'è. In sostanza è andare dai partiti di opposizione cercando di convincere alcuni deputati di questi partiti di opposizione a lasciare il loro gruppo politico e passare ad appoggiare la maggioranza e il governo.
Spesso con promesse, a volte addirittura si sospetta con corruzione e cose di questo genere. Una pratica che garantisce che i partiti di opposizione garantisce, aveva garantito a De Pretis e garantisce ora a Giolitti di rimanere al governo effettivamente per molti anni. Quando la sua maggioranza sembra eroderci va a cercare qualche deputato volenteroso dei partiti di opposizione che lo possa aiutare e sostenere, quindi questo garantisce una duratura permanente al governo.
Dall'altro vi ho riparlato di pratiche clientelari, questa è una cosa importante. Soprattutto a sud... non tanto al nord dove questa pratica non si diffonde, ma al sud, Giolitti sembra avere un atteggiamento piuttosto spregiudicato e per garantirsi i voti che gli sono necessari per poi avere una maggioranza in Parlamento e governare tranquillamente, mette in piedi degli accordi che appunto sono le cosiddette clientele, accordi che non sconl... alcuni potentati locali per lo più. che non sono avvolti al bene del paese, ma sono avvolti esclusivamente al suo dominio, al suo potere.
Cosa vuol dire? Faccio degli esempi concreti per capire cosa vuol dire pratiche clientelari. Vuol dire ad esempio andare in un certo collegio, in una certa zona dove si deve eleggere un deputato e promettere posti di lavoro in cambio del voto. Una cosa che purtroppo nella storia italiana non è così infrequente. Ma che denota una cattiva politica ovviamente, perché il voto diventa quasi un voto di scambio, quasi un doubt, no, io ti prometto questo, tu in cambio mi dai quest'altro.
Io ti prometto magari una legge che chiude un occhio su certe cose che non funzionano qui, da cui tu trai vantaggio, in cambio tu mi porti i voti. Addirittura si sospetta, e ci sono forti accuse in questo senso, che Giolito e Sud entrino anche in contatto con la criminalità. e quindi che stringa accordi con alcune forme, bande, anche di criminalità organizzata, mafia o qualcosa del genere che anticipa la mafia, in modo da garantirsi voti in cambio di favore in qualche modo. Questo è clientelismo e questa è una cattiva politica ovviamente perché significa non farsi carico delle riforme che lì sarebbero necessarie, garantire che non si faranno queste riforme e quindi che si lasceranno intonsi, non toccati i privilegi di alcuni in cambio di voti.
Questo è appunto una delle importanti ombre del governo di Giolitti. Ovviamente questo premese a Giolitti, tutto questo, premese a Giolitti di stare al governo molto a lungo, ma gli attirò anche molte, molte critiche e molti oppositori. Giolitti fu. Un uomo molto pragmatico, capace di muoversi anche nei gangli del potere, di diciamo sistemare sempre tutto e rimanere sempre in sella anche quando si trovava in difficoltà per vari motivi e però finì per essere molto odiato anche quando vedremo l'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale. Vedremo che una buona parte della propaganda interventista se la prenderà proprio contro di lui.
Giulietti diventerà l'emblema dell'uomo un po'arraffone, che tarama nell'ombra, che fa accordi, sempre attento a pratiche furbe, dell'una mano lava l'altra e aiutiamoci a vicenda, è ben poco ardito, ben poco coraggioso anche nelle sue posizioni. Proprio perché Giolitti effettivamente bada più al mantenimento del potere, da un certo punto poi soprattutto, che a risolvere alcune questioni irrisolte che da lì in poi diventeranno sempre più pesanti nella storia d'Italia. E in effetti sia da sinistra che da destra arrivano anche molte critiche.
Vediamo da chi in particolare. Intanto un primo gruppo di nemici, diciamo così, di Giolitti, sono i cosiddetti massimalisti. Allora dovete sapere, e questa è una cosa che troveremo spesso nella storia da qui in poi, che i partiti socialisti, quello italiano ma in generale tutti i partiti socialisti europei, non erano un blocco unitario, cioè erano partiti che andavano ingrossandosi ma al loro interno avevano diverse anime, diverse correnti, diverse idee e diverse strategie.
Perché? Perché raggruppano tutte le forze di sinistra in questo momento i partiti socialisti, sia quelle più moderate sia quelle più estreme. In particolare, in molti partiti europei e quelli italiani, partiti socialisti europei e quelli italiani, non è esente da questo fenomeno, si vanno formando due principali correnti, che generalmente vengono chiamate corrente riformista e corrente massimalista. Anche in Italia questo avviene.
La corrente riformista è in genere quella più moderata, quella meno estremista, cioè quella che ritiene che sia lecito andare in Parlamento, farsi votare, farsi eleggere in Parlamento e poi cercare di contrattare coi governi delle riforme da cui il nome è riformisti. Cioè il Parlamento lottare per ottenere qualcosa, magari non tutto subito perché tutto subito non è possibile, ma un po'alla volta piccole riforme graduali che un po'alla volta furia di insistere e insistere nelle serie democratiche porteranno a un miglioramento delle condizioni della classe operaia. Questa è la linea dei riformisti. L'idere in Italia dei riformisti era Filippo Turati, quello che vi ho già presentato, il fondatore, il primo grande leader del Partito Socialista, era un riformista.
E effettivamente Turati e i riformisti sono disponibili a dialogare con Giolitti, fedeli alla loro idea che si debba discutere in Parlamento delle varie questioni sociali e si debba ottenere in Parlamento qualche riforma. Però Turati non ha in mano completamente la situazione, ha la maggioranza per il momento all'interno del Partito Socialista, ma ci sono anche altre anime, anime che non sono così d'accordo nello stringere accordi con Giolitti. In particolare l'anima massimalista è quella che ritiene che accorrarci con Giolitti sia un errore. Perché lo dicono?
E perché si chiamano massimalisti? Perché questi socialisti di sinistra, più radicali, ritengono che scendere in Parlamento, scendere a patti con la borghesia sia un errore. Giolitti è un borghese, è un rappresentante della borghesia, è il leader della borghesia. Scendere a patti con la borghesia sia un errore perché...
È un modo per, diciamo, accettare un programma minimo senza fare veramente dei cambiamenti radicali di cui ci sarebbe invece bisogno. Cioè loro dicono, guardate che i borghesi ci stanno fregando. Ci offrono un dialogo, ci offrono qualcosa, le briciole, perché così vogliono farci dimenticare quello a cui veramente avremmo diritto. Ci vogliono placare, ci vogliono ammorbidire, ci vogliono togliere questo spirito rivoluzionario che invece abbiamo. Noi non dobbiamo scendere a patti con loro, non dobbiamo accettare le loro lusinghe perché in questo modo ci fregano.
Dobbiamo invece cercare un programma che possa essere realizzato al massimo e non al minimo. I partiti socialisti sono marxisti cioè vogliono un cambiamento radicale della società. I riformisti dicono ci arriveremo un passo alla volta, i massimalisti dicono no, un passo alla volta vuol dire non arrivarci mai.
Dobbiamo puntare al programma massimo, questo è il nome massimalistico, cioè fare la rivoluzione. Generalmente questi socialisti massimalisti sono rivoluzionali. Ecco, loro sono un primo gruppo di grandi avversari di Giolitti, perché vero o no, in Giolitti il principale nemico, anzi Giolitti è più nemico ancora del re, perché mentre magari il re o le forze di destra sono generalmente nemiche dei socialisti, Giolitti è un nemico che sembra amico. che si nasconde e che in questo modo finisce per lusingare, come dicevo prima, e imbrogliare i socialisti stessi e così metterli in difficoltà. Questi sono, diciamo così, gli oppositori di sinistra, ma Giolitti ha degli nemici anche a destra del suo schieramento e in particolare sono i conservatori quelli che più si oppongono a queste mosse di Giolitti, quelli che vedono.
Come un errore scende la parte dei socialisti, c'è ancora chi in Parlamento vorrebbe ritornare ai discorsi di fine Ottocento, cioè a Diludini, a Crispi, a Pellù, al Torniamo allo Statuto. Chi in particolare? Sono due figure che emergono forti da questa destra del Parlamento e sono uno, Sidney Sonnino, che già all'epoca del Torniamo allo Statuto era stato uno dei principali deputati che avevano premuto su questa...
Linea che ancora insiste molto, lo vedremo perché Sonnino avrà un ruolo anche durante la prima guerra mondiale, diventerà ministro, ministro importante. E poi c'è, sempre a destra, anche un giornale che sta diventando il principale quotidiano italiano, che è il Corriere della Sera di Milano, diretto da un giornalista, anche lui di destra, Nemico Rigioritti, che si chiama Luigi Albertini, grande storico direttore del Corriere. che lancia una campagna di stampa molto dura contro Giolitti e quindi diventa un altro oppositore del sistema che invece Giolitti sta cercando di mettere in piedi. Infine ci sono altri due gruppi che vale la pena menzionare come nemici, come avversari di Giolitti. Il primo sono alcuni deputati e intellettuali meridionali, e direi anche meridionalisti, che attaccano Giolitti proprio perché Giolitti al sud, ha messo in piedi queste, come dicevo prima, pratiche clientelari, cioè sembra aver intessuto rapporti oscuri con alcuni gruppi malavitosi, con l'intento di garantirsi il potere e però anche di non intervenire più di tanto sul Sud.
Il principale leader di questi oppositori meridionali a Giolitti è Gaetano Salvemini, un intellettuale appunto del Sud Italia, che arriverà a definire Giolitti con un'espressione molto famosa. Ministro della Malavita, proprio per dire che è un capo del governo che per primo nella storia d'Italia ha rapporti oscuri con la Malavita. Questo è un primo gruppo, non fortissimo in Parlamento ma che inizia a farsi sentire. Un secondo gruppo invece è di persone esterne al Parlamento perché sono soprattutto intellettuali, artisti, letterati che, come dicevo prima, imputano a Giolitti un certo Un'eccessiva cautela, un'attenzione troppo esagerata al potere, agli accordi, uno scarso impeto, diciamola così.
Chi sono questi intellettuali che attaccano Gionitti, che vedono in lui? L'emblema della vecchia borghesia, del vecchio più che del nuovo, sono i futuristi da un lato e Gabriele D'Annunzio dall'altro. Li troveremo ancora questi, i futuristi che stanno nascendo in questi primi anni del Novecento, li studierete in storia dell'arte e anche in letteratura italiana, Marinetti e altri, che invece esaltano il dinamismo, il cambiamento, la lotta, l'ardimento. tutte qualità che Giolitti non ha, Giolitti è l'esatto opposto, è pragmatico, fa accordi sotto banco, è ben poco ardito, ben poco futurista.
L'altro è D'Annunzio, che è un poeta popolare, che sta diventando sempre più popolare, scrive sul Corriere della Sera tra l'altro, quindi trova spazio anche lì per attaccare Giolitti e un po'alla volta D'Annunzio inizia ad avere un ruolo sempre più sociale, sempre più... capace di smuovere delle masse di persone a scendere in piazza. Questa capacità emergerà soprattutto negli anni dieci e soprattutto quando si inizierà a discutere dell'eventuale entrata in guerra dell'Italia. Però queste sono altre forme di opposizione a Giolitti che iniziano un po'alla volta a cimentarsi. Comunque per tutti gli anni zero in realtà Giolitti governò abbastanza indisturbato, non ebbe grossi problemi.
E queste forme di opposizione rimasero piuttosto marginali, se non con qualche breve momento in cui scoppiavano, emergevano, ma poi ritornavano rapidamente da dove erano venute, potremmo dire. E in effetti in questi anni zero. Giuditti, con un potere abbastanza forte, riesce a varare anche molte riforme importanti, riforme anche sociali che hanno un effetto sul paese e che effettivamente accontentano l'ala riformista del Partito Socialista. Quali sono queste riforme? Ne cito alcune.
alcune tra le più importanti. Allora intanto, ecco la prima che in realtà non è del tutto riuscita è una legge del 1904 che è una legge speciale per l'industrializzazione e lo sviluppo economico del sud. Questo è un primo tentativo non particolarmente riuscito di investire al sud.
Meglio vanno le leggi che arrivano poco dopo. Ad esempio nel 1905 nazionalizza le ferrovie. Vi ricordate? Il problema della nazionalizzazione delle ferrovie era stato quello che aveva fatto cadere la destra storica nel 76, cioè 30 anni prima praticamente. Ora viene portato a compimento da Giolitti con lo scopo di poter offrire un servizio ferroviario a prezzi contenuti anche ai lavoratori e anche all'industria italiana.
Questo è il primo elemento. Il secondo elemento importante è che statalizza le assicurazioni sulla vita creando l'INA, l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Cioè offre di fatto assicurazione della vita garantita in qualche modo allo Stato a prezzi di favore e con i proventi di queste forme assicurative, tra l'altro, riesce a finanziare un aumento delle pensioni e delle assicurazioni di invalidità, in questo modo migliorando anche in maniera abbastanza forte le condizioni lavorative di vita degli operai, cosa che era richiesta da molto tempo.
dai partiti di sinistra e che effettivamente ha un certo successo. Ma la riforma più importante arrivò solo con gli anni dieci, con una certa lentezza, venne raggiunta nel 1912 ed era la riforma elettorale, nel senso che Giolitti di fatto, anche se non è completo e adesso vi spiego perché, varò il suffragio universale maschile. Abbiamo detto che un po'alla volta con i governi precedenti si era allargato il suffragio con De Pretis prima, con Crispi poi, ma Giolitti effettivamente toglie gli ultimi vincoli, sia al suffragio universale maschile, vi ho detto in età parziale, perché? Perché c'è un vincolo d'età relativamente alto, nel senso che la legge prevede che possono votare tutti i maschi adulti che abbiano compiuto 30 anni d'età oppure quelli che abbiano compiuto 21 anni d'età. e che abbiano o la licenza elementare, quindi aver completato il ciclo di studio di scuola elementare, oppure che abbiano prestato servizio militare.
Quindi se sono analfabeti in pratica e se non hanno fatto il militare devono aspettare 30 anni, se no possono votare già a 21 anni, che all'epoca era la maggiore età, non era 18 anni ma era 21. Quindi non è il soffraggio universale veramente completo perché c'è questo piccolo vincolo sull'istruzione, però di fatto. è praticamente il suffragio universale maschile. Nella storia viene ricordato il 1912, proprio come l'anno in cui fu introdotto il suffragio universale maschile in Italia.
Il corpo elettorale cresce notevolmente e arriva ormai a toccare 8 milioni di elettori. Si era partiti da 400 mila, poi 2 milioni, 3 milioni e mezzo, adesso siamo a 8 milioni di elettori, in pratica tutti mascheruti. È un bel cambiamento, è un cambiamento però foriero di novità anche dal punto di vista politico. Perché dico novità? Perché ovviamente aumentare il suffragio poteva essere molto rischioso, perché voleva dire portare al voto tutte quelle masse di contadini e di operai che fino a quel momento erano rimaste escluse dal voto.
E ovviamente se fai votare gli operai... e si fa votare i contadini, è prevedibile che almeno una parte di loro possa votare socialista, possa votare a sinistra. Questo è vero soprattutto per gli operai, forse meno per i contadini, perché i contadini per quanto nelle campagne ci fosse fermento, ci fossero molte leghe bracciantili, i contadini più poveri protestassero, i contadini subivano ancora fortissima l'influenza della Chiesa Cattolica e vediamo che questo sarà un elemento importante da sottolineare. Grazie per la visione!
ci vuole parecchio tempo perché Giolitti arrivasse a questa riforma proprio perché avrebbe potuto comportare un cambiamento degli equilibri ma prima di vedere cosa poi Giolitti tentò di mettere in campo dal 1912 in poi per arginare questa novità vediamo come si arrivò fin lì perché come vi dicevo Giolitti governò appoggiandosi alla riformista del Partito Socialista o quantomeno con un patto potremmo chiamarlo così, di non belligeranza, di tacito consenso, di tacito appoggio. Il Partito Socialista era sempre l'opposizione, però era molto morbido nei confronti del governo. Però, come vi dicevo, la situazione era abbastanza in divenire.
Ogni tanto gli oppositori riemergevano ed effettivamente un primo caso in cui gli oppositori riemergono si ha nel 1904, quando Giolitti è ancora nei primi anni di governo. Perché? Perché nel 1904 l'ala massimalista del Partito Socialista riesce brevemente a prendere la maggioranza all'interno del partito e prendere il potere, mettere in difficoltà Turati, mandarlo un po'all'opposizione interna del partito. E in questa breve fase i massimalisti riescono anche a convocare, a indire, meglio ancora, il primo sciopero generale d'Italia.
Un sciopero generale è uno sciopero che non riguarda solo un settore, il lavoratore sciopero che so. dei ferrotranvieri o degli operai metalmeccanici, ma di tutti i lavoratori. Cioè l'Italia si doveva fermare completamente.
Questo sciopero generale nel 1904, il primo nella storia italiana, viene gestito dal governo di Giolitti, viene gestito con la solita tattica. Cioè Giolitti decide di non intervenire, aveva dato già da tempo ordine ai prefetti, che sono i suoi rappresentanti nelle province, di lasciar fare. Se gli scioperi non hanno natura violenta, se non hanno una natura fortemente politica, lasciar correre e anche in questo caso, pur essendo un sciopero generale, quindi impegnativo, più difficile di gestire degli altri, Giolitti decide di stare a guardare, cosa che gli attira le ire di certi industriali che vorrebbero invece un pugno di ferro, ma che in realtà porta giovamento a Giolitti. Giolitti spesso usa questa tattica del non intervenire.
A volte, lo vedremo anche più avanti, in qualche guerra mondiale, stare a guardare porta più vantaggi che intervenire. E in effetti nelle elezioni successive Giolitti sarà il grande vantaggio perché questo sciopero preoccupa molto i moderati e quelli che magari in parte simpatizzavano anche un po'per i socialisti ma non erano del tutto convinti e che decidono di votare Giolitti piuttosto che votare i socialisti che stanno facendosi apparentemente più estremi ed estremisti. e Giolitti in effetti ottiene ottimi risultati elettorali. E d'altronde starà a guardare, si rivelò utile anche per Turatti, perché quando Giolitti non intervenne, fece sì che i sindacalisti e i socialisti che erano scesi in piazza in tutta Italia per protestare, non trovando opposizione, a un certo punto lo sciopero generale si esaurì un po'da sé.
Nel senso che... morì quasi, non si seppe che direzione dargli a tutta questa gente che era scesa in piazza. Si, si chiesero riforme, ma le riforme Giolitti già le stava dando in qualche modo.
Lo scopo dei massimalisti era quello di arrivare prima o poi a una rivoluzione, a un sindacalismo rivoluzionario, ma se non c'è qualcuno che ti mette il bastone tra le ruote è più difficile convincere la gente a protestare tanto a lungo e in maniera anche violenta e radicale ovviamente. Quindi la stessa ala massimalista paradossalmente si trovò in difficoltà per la buona riuscita dello sciopero generale e Duratti riuscì effettivamente in breve tempo a riprendere il controllo del partito, marginalizzando questa ala massimalista. Un po'alla volta anche lo stesso sindacato iniziò a ripensarsi, a rivedersi, perché anche il sindacato stesso non aveva saputo bene che direzione dare a questo shop. Come in parte vi avevo già detto, nacque la CGL, questo sindacato unitario, che però finì per essere dominato in questi anni dall'ala riformista, dai turatiani, dagli uomini di Turati, che anche lì, anche all'interno del sindacato, riuscirono a mettere un po'in disparte.
i cosiddetti sindacalisti rivoluzionari, quelli che invece volevano la vera e propria rivoluzione. Quindi alla fine questo sciopero generale, che doveva essere la vittoria dei massimalisti, si configurò come la loro sconfitta, non definitiva, perché i massimalisti provarono altre volte a riprendere la maggioranza interna del partito, a lottare, riuscirono in un altro paio di occasioni a scavalcare, scalzare Turati, però di fatto Turati alla fine riuscì sempre a riprendere in un certo senso le redini del Partito Socialista. Certo, il 1912 fu un anno abbastanza risvolta perché Giolitti approvò questo suffragio universale maschile, vedremo l'Italia era anche impegnata in una guerra di cui parleremo a breve, e proprio nel 1912 l'ala massimalista riprese di nuovo brevemente la guida del partito per l'ultima volta prima della guerra mondiale, di altri problemi, spellere l'ala di destra del partito, cioè quelli ancora più moderati dei riformisti, quelli che erano anche favorevoli a cercare un accordo vero e proprio con Giuritti a entrare al governo e furono cacciati dal partito due esponenti in particolare di quest'ala moderata che erano Bissolati, Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi, Bonomi ne parleremo ancora, ve lo cito proprio per questo perché è un nome che tornerà.
la lotta interna del partito è sempre viva, che le fazioni sono molte e che non è così infrequente anche cacciare dei compagni di partito giudicati troppo compromessi o da una parte o dall'altra. Quindi i socialisti crescono, i socialisti pur divisi si danno molto da fare e Giolitti cerca in qualche modo di fare i conti con loro, ma i socialisti come vi dicevo non sono l'unica forza che può preoccupare i governi liberali. che può preoccupare il re, non solo è l'unica forza che può diventare o essere una forza di massa, c'è anche il mondo cattolico.
La cosa fa il mondo cattolico in questo periodo? Abbiamo detto che a fine 800, in fondo, l'arerum novarum di Leone XIII aveva aperto a qualche barlume di cambiamento, a un allentamento del non expedit di Pio IX. Allentamento parziale però abbiamo detto no perché si invitava i cattolici a farsi sentire ma a livello sindacale non politico. E però alcuni preti dicono qua dobbiamo iniziare a muoverci anche noi, dobbiamo iniziare anche noi a difendere la popolazione, un certo gruppo di operai anche a volte o i braccianti nelle campagne, se no i socialisti ci rubano tutto.
Il campo, anche il mondo cattolico deve iniziare a farsi sentire perché ci sono delle ingiustizie, questa è l'idea. È un'idea che nasce dalla base cattolica, cioè nasce da alcuni preti che lavorano direttamente a stretto contatto con gli operai, con i braccianti, eccetera, non nasce nelle alte sfere. Il Vaticano, abbiamo detto già con l'opera dei congressi, è ancora fortemente ostile ad ogni iniziativa politica cattolica in Italia. Ed effettivamente questa diversità di opinione tra la base cattolica, cioè i preti, i parroci che vivono nel territorio, e le gerarchie emerge nei primi anni del Novecento, perché nel 1904 due sacerdoti, due preti, appunto di base, diciamo così, che si chiamano Romolo Murri e Luigi Sturzo, due sacerdoti, Don Romolo Murri e Don Luigi Sturzo, Decidono di fondare un movimento sindacale e però anche politico che prende il nome di democrazia cristiana perché l'idea è quella di iniziare a fare attività politica di stampo cattolico e cristiano improntata ai valori del cattolicesimo, soprattutto di un cattolicesimo sociale cioè attento alle condizioni di vita delle classi più umidi. Non è ancora un vero e proprio partito che poi si accadde, è un movimento diciamo, cioè è qualcosa in divenire, non si sa ancora bene cosa diverrà, però il Vaticano interviene subito.
Il Vaticano, poco dopo che inizia a muovere i primi passi di questo movimento, che ha un nome che tornerà nella storia italiana di democrazia cristiana, decide di intervenire facendo sciogliere con ordini perentori questo movimento e punendo anche due sacerdoti, addirittura Murri. Il leader in questo momento verrà a un certo punto sospeso ad i vini, cioè dovrà lasciare il sacerdozio, per volere delle gerarchie vaticane, segno che le aperture sono molto, molto parziali, soprattutto il Vaticano non vuole che siano dal basso queste aperture, eventualmente deve essere il Vaticano a concedere le mani dall'alto, non dal basso. Il Vaticano infatti di per sé non è completamente contrario a un superamento del non expedita, a un impegno dei cattolici, ma vuole concordarlo dall'alto.
E infatti Giolitti e il Vaticano iniziano in qualche modo a parlarsi, Giolitti e i Vescovi italiani iniziano in qualche modo a parlarsi, perché i Vescovi effettivamente anche loro sono preoccupati dell'avanzata del Partito Socialista e Giolitti si offre come un possibile... interlocutore. Queste trattative che iniziano a muoversi verso la fine del primo decennio del 1900 si concretizzano poi nel 1909 con la nascita della cosiddetta Unione Elettorale Italiana, che è un movimento, potremmo dirle così, non è un partito, è un movimento voluto dal Vaticano che sostanzialmente decide che...
Alcuni cattolici a titolo puramente personale si possano candidare per le elezioni politiche, magari proprio nelle liste del partito liberale di Isolitti. Si inizia a lavorare in questo senso, vedremo come questo si evolverà negli anni 10. Questo per quanto riguarda la politica interna, ma vediamo adesso la politica estera perché proprio nelle vicissitudini che riguardano L'Italia e il resto del mondo si consuma poi il cambiamento di prospettiva dei governi di Giolitti negli anni 10. Perché? Perché intanto, prima cosa da dire, già quando va il governo Giolitti inizia a lavorare per un riavvicinamento con la Francia.
Come vi avevo detto più volte, l'Italia quando si era formata dopo l'unità era stata per qualche anno l'alliato naturale della Francia. Con la Francia avevamo rapporti commerciali molto forti, la Francia ci aveva dato una mano almeno. All'inizio, nel processo di unificazione, insomma, la Francia era l'alleato ideale, anche perché l'Italia aveva le sue belle questioni aperte con l'impero austro-ungarico.
Poi la faccenda della Tunisia aveva rotto tutto, c'era stata anche la cosiddetta guerra doganale, ve ne avevo parlato, e dalle Franze, insomma, Francia era diventata improvvisamente un nemico, l'Italia era entrata addirittura nella tripice alleanza. Ora Giolitti si mette al lavoro, Giolitti e i suoi ministri si mettono al lavoro per... migliorare le cose. L'Italia rimane nella tipica alleanza, cioè rimane alleata di Germania e Asia, ma i rapporti con la Francia migliorano. I dati doganali vengono abbassati, un po'alla volta la situazione ritorna quasi alla normalità.
Tanto è vero che questo riavvicinamento con la Francia, pur non alterando le alleanze militari, permette all'Italia di trovare con la Francia proprio un accordo per l'Africa. Cioè ci sono ancora in Nordafrica dei paesi non... occupati da potenze europee.
E l'Italia e la Francia stavolta si accorrono, si erano litigate, la Tunisia, ma stavolta si accorrono. La Francia prenderà il Marocco, mentre l'Italia potrà mettere le mani sulla Libia. La questione del Marocco l'avevo già citata, perché poi tenterà anche la Germania di mettere i bastoni tra le ruote alla Francia, vabbè. Ma la Libia diventa l'obiettivo dei governi di Giulitti. Perché di colpo Giolitti inizia a guardare alla Libia dopo che per anni non gliene è fregato nulla di colonie e dopo che in fondo tutti i tentativi precedenti con la sinistra, con Crispi, erano stati veramente fallimentari?
Diciamo che Giolitti subisce in questo senso alcune importanti pressioni, cioè ci sono dei gruppi che iniziano a premere perché l'Italia si riaffacci verso l'Africa. Un primo gruppo... è quello dei nazionalisti. Proprio in questi anni, negli ultimi anni del primo decennio del Novecento, intorno al 1909-1910 poi in particolare, viene fondato un nuovo partito che si chiama Associazione Nazionalista Italiana, i cosiddetti nazionalisti, guidato da un giornalista che si chiamava Enrico Corredini, che inizia ad avere una certa influenza sull'opinione pubblica. L'Italiano non è un partito che prende tanti voti, però ha una certa influenza.
In questo Corradini dice che l'Italia deve assumere un ruolo importante in Europa. Basta con questo Giolitti che bara solo ai piccoli progressi, vogliamo diventare un paese grande e importante. Dobbiamo anzi, dice proprio così Corradini, mettere da parte la lotta di classe, la lotta tra operai, imprenditori, tra contadini e proprietari terrieri, mettere da parte la lotta tra classe e invece...
creare una lotta tra nazioni perché dobbiamo agire tutti noi italiani uniti contro chi ci affama noi siamo una nazione proletaria userà proprio questa espressione che poi il fascismo farà sua molti anni dopo noi siamo una nazione proletaria che deve combattere contro le nazioni borghesi contro i padroni cioè la francia l'inghilterra la germania non direttamente magari ma rubando territorio in Africa facendoci anche noi all'Africa, dobbiamo anche noi diventare grandi anche se siamo una nazione proletaria, questa è l'idea. E effettivamente questi gruppi nazionalisti iniziano a premere, iniziano a crescere, avvengono una certa influenza sull'opinione pubblica e Giolitti a un certo punto deve anche ascoltarli. Infine c'erano altri due gruppi che spingevano per l'entrata in guerra.
Da un lato c'erano le banche, perché? Perché le banche italiane avevano iniziato ad investire molti soldi in Africa. anche per far concorrenza alle banche straniere. Abbiamo visto le altre volte, se vi ricordate, che per un certo periodo, fino a l'800, i grandi gruppi finanziari ed economici avevano investito in Europa, avevano fatto le reti ferroviarie, avevano acquisito le ferrovie, eccetera. Poi ad un certo punto, con il protenzionalismo, con la crisi, Il margine per investire ancora in Europa si era notevolmente ridotto e quindi si era tentato di investire altrove, in Africa ad esempio.
Ora, molte banche europee si erano buttate sull'Africa e le banche italiane, anche loro, si erano buttate in concorrenza con quelle francesi, tedesche, inglesi. Ovviamente questi investimenti poi erano, diciamo un po', lasciati a loro stessi, cioè c'era il rischio che i governi locali in Africa o altre potenze europee andassero a occupare quei territori e poi se arrivava la Francia per dire e c'erano banche italiane che hanno investito lì, le banche italiane venivano messe in secondo piano perché si tentavano di favorire le banche francesi e quindi quelle banche italiane che avevano investito in Africa in quei territori africani rischiavano di perdere i loro investimenti. Quindi quando le banche poi portavano capitali là, a un certo punto chiedevano che lo Stato intervenisse per proteggere questi capitali e effettivamente le banche italiane spingono perché l'Italia si affaccia di nuovo all'Africa e in particolare tra queste banche ce n'è una che è il Banco di Roma che è una banca che si permette di parlare dell'altro gruppo interessato all'intervento perché è una banca romana che curava una parte degli interessi economici del Vaticano e infatti proprio la Chiesa, sembra un po'farlo stare che la Chiesa appoggi una guerra però in questa fase La Chiesa Cattolica non è per nulla contraria a un intervento armato degli italiani in Africa, un po'perché è legata a questi ambienti, diciamo così, delle banche e un po'perché in fondo si sta sempre più avvicinando a Giolitti, vuole appoggiare Giolitti ma chiede anche qualcosa in cambio.
Insomma Giolitti, da una parte nazionalista e dall'altra delle banche, un po'anche la Chiesa Cattolica, a un certo punto si vede costretto, in realtà all'inizio un po'male in cuore perché lui dell'Africa interessa. pare abbastanza poco, ma si vede costretto a tentare anche lui l'impresa coloniale. Così nel settembre 1911 l'Italia dichiarò guerra all'impero ottomano, perché la Libia era ancora un possedimento dell'impero ottomano, con lo scopo di penesì la Libia ovviamente. L'opinione pubblica italiana accolse con grande favore questa impresa, proprio perché aveva premuto per molto tempo perché Jolittile la... la facesse partire ed effettivamente c'è grande entusiasmo.
Si pensa anche di poter vincere facilmente perché sì, l'Italia ha una potenza, possiamo dire, di serie B, però il suo esercito, rispetto all'esercito ottomano, pare molto meglio fornito ed effettivamente, inizialmente la guerra va bene per l'Italia, nel senso che la marina italiana conquista abbastanza facilmente le città libiche della costa. Però subito dopo questi primi successi nascono dei problemi, perché appena bisogna addentrarsi nel deserto, nella parte più interna della Libia, l'esercito italiano si trova in grandi difficoltà con le tribù berbere che popolano appunto la parte desertica della Libia. La situazione rischia di andare molto per le lunghe, perché certo l'Italia non è che perde, però non riesce ad avere la vittoria risolutiva, tant'è vero che... Giolitti e i suoi generali decidono di spostare il fronte dalla Libia alla Turchia direttamente, cioè con le navi italiane occupano il Dodecaneso, l'arcipelago diciamo di isole che si affaccia vicino alla Turchia e minacciano di puntare su Istanbul, la capitale dell'impero ottomano. A questo punto siamo però già al 1912, la guerra inizia nell'11 e finisce nel 12, L'impero ottomano cede, si firma una pace che è la pace di Lausanna, che stabilisce che la Libia diventa italiana e anche il Dodecaneso, queste isole, diventano italiane.
È una vittoria importante per Giolitti, la prima vera colonia di una certa consistenza italiana in Africa. Più che la guerra in sé, che ebbe un effetto parziale, conviene vedere quali furono le conseguenze di questa guerra. Intanto fu una guerra molto rispendiosa, l'Italia spese moltissimo per questa guerra senza ottenere grandi vantaggi perché di fatto la Libia era sostanzialmente deserto, non c'erano grandi materie prime, il petrolio c'era ma ancora non si era scoperto, insomma era sabbia per lo più e quindi fu un pessimo affare dal punto di vista puramente economico, certo i nazionalisti si entusiasmarono, ci fu un'ondata di voglia di guerra e di nazionalismo in Italia ma con poi esiti pratici molto molesti per questo Giolitti era attitubante nel senso che Giolitti del nazionalismo si interessava molto poco era molto più interessato agli esiti concreti gli esiti concreti furono minimi dal punto di vista economico e poi ci furono le conseguenze dal punto di vista politico perché come Come vi dicevo, il Partito Socialista si trovò in grande difficoltà davanti a questa guerra.
Come vi dicevo, i massimalisti riuscirono a prendere la maggioranza all'interno del partito e a cacciare l'ala di destra. Perché? Perché quest'ala di destra, oltre a avere l'accordo con Giuditti, aveva espresso anche parere favorevole alla guerra.
Pensava, una parte dei socialisti, quelli più moderati, pensavano che questa guerra avrebbe giovato gli operai italiani, avrebbe dato agli operai italiani... una valvola di sfogo in Africa per poter arricchirsi e poter migliorare la loro condizione. Quindi c'erano anche favorevoli dei socialisti alla guerra, cosa strana perché i socialisti tendenzialmente dovrebbero essere pacifisti a livello internazionale. E questo fa sì che il Partito Socialista sposti il suo baricentro a sinistra e quindi che la La Massimalista rafforzi la sua posizione.
In quest'ala massimalista non vuole più accordi con Giolitti, vuole una lotta più dura contro Giolitti. Tra l'altro vi faccio notare una cosa, in quest'ala massimalista emerge proprio in questi anni, tra il 12 e il 13, un nuovo giovane leader, non è ancora il capo assoluto, non lo sarà mai nel Partito Socialista, ma è un giovane piuttosto intraprendente che si fa notare, che si chiama Benito Mussolini. È un socialista massimalista, quindi di quelli più radicali, di quelli rivoluzionari.
direttore dell'Avanti, che è il quotidiano ufficiale del Partito Socialista, quindi anche giornalista, che inizia a farci sentire e critica fortissimamente Giolitti. Si arriva così alle elezioni del 1913, che sono delle elezioni veramente spartiacque, perché ci sono talmente tante novità sul tavolo che potrebbe venire fuori qualcosa di nuovo. Quali sono le novità?
Ricapitoliamone. Allora, prima cosa, il Partito Socialista è spaccato. L'ala adesso che sembra avere il potere è l'ala massimalista, quella più radicale, sono stati espulsi quelli più moderati e quindi questo partito socialista, pur in difficoltà, minaccia guerra dura a Giolitti, sicuramente un'opposizione più forte.
spaccato in difficoltà, guerra dura, ma in più si sospetta dai socialisti un grande successo. Perché? Perché nel 1912 è stato approvato il soffraggio universale maschile, che dovrebbe portare al voto un sacco di operai e un sacco di contadini. Quindi, socialisti in difficoltà, divisi è, però potrebbero vincere le elezioni. Sono nemici giurati di Giolitti.
Dall'altro lato, la guerra di Libia ha portato a un raffortamento del nazionalismo in Italia. C'è questo nuovo partito di Corradini, dei nazionalisti, che spera di far benino, di far bene, e Giolitti rischia di perdere voti, quindi sia a sinistra, sia a destra. Perché sia i nazionalisti, sia i socialisti, sembrano avere un certo ascendente sulle masse, che Giolitti non ha. Giolitti è un uomo che sa gestire il potere a palazzo, ma difficilmente ha quella... appeal, diciamo così, da guidare un partito di massa.
Fonda, ormai è stato fondato, il partito liberale, ma è un partito che non è di massa, è un partito che interessa soprattutto ai notabili, agli alta borghesia, difficilmente alle frange più umili della popolazione. Sostanzialmente Giolitti teme di perdere, un po'tutti si aspettano che Giolitti perda le elezioni e quindi che finisca il suo decennio di governo, diciamo così, ma Giolitti è un asso nella manica. E questo ascio nella manica sono i cattolici.
Come vi ho detto già dal 1909, hanno iniziato a lavorare con questa Unione Elettorale Italiana. Ed effettivamente tra il 1912 e il 1913, nel 12 in particolare, e poi nel 13 ci sono le elezioni, sancisce un accordo con questa Unione Elettorale. Un accordo che passerà alla storia come Patto Gentiloni, dal nome del presidente di questa Unione Elettorale che si chiamava appunto gentiloni di cognome. Questo patto gentiloni cosa sancisce?
Cioè Giolitti dice ai cattolici, in pratica dice al Vaticano perché l'unione elettorale è appoggiata fortemente dal Vaticano e dal Papa che si chiama Pio X, dice ai cattolici io mi impegno a non toccare alcune leggi che se vanno al potere i socialisti sicuramente toccheranno. Mi impegno a proteggere la Chiesa Cattolica e le sue istituzioni in Italia. Ad esempio, mi impegno a non introdurre il divorzio, che era una cosa che temevano perché i socialisti volevano introdurre, e mi impegno a garantire una certa libertà alle scuole cattoliche anche dal punto di vista economico, cioè che l'insegnamento della religione cattolica diventerà un varicentro della scuola anche pubblica. E le scuole cattoliche potranno continuare a esistere anche con aiuti economici eventualmente da parte dello Stato.
Vi ricordate, vi ho già detto, che negli anni precedenti, nei decenni precedenti, c'erano state varie riforme della scuola che avevano creato una scuola elementare pubblica. Ma esistevano anche le scuole private, e le scuole private erano quasi tutte cattoliche in Italia, e lo sono ancora oggi spesso, no? Scuole elementari affidate a suore, affidate a ordini monastici, eccetera. Queste scuole private si trovavano in difficoltà anche per la concorrenza delle scuole pubbliche. Ecco, Giolitti rassicura il mondo cattolico che sì, ci saranno scuole pubbliche, ma A, in queste scuole pubbliche verrà insegnata anche la religione cattolica, e B, le scuole private potranno continuare a esistere anche con il sostegno dello Stato.
Insomma, Giolitti dice ai cattolici, calmi, vi proteggo io. Sostanzialmente questo è il senso. In cambio, però, voi mi date il vostro voto. Questo è quello che chiede Giolitti. Occhio che questa è una novità importante, perché per due motivi.
Primo motivo, il partito liberale tradizionalmente era anticlericale. Giolitti proveniva dalla sinistra storica, ormai queste distensioni di destra e sinistra sono superate, non esistono più. Ma sia la sinistra che la destra erano fortemente anticlericali. Se vi ricordate, al momento dell'unità... Da un lato c'era la destra di Cavour che in Piemonte aveva fatto tutte quelle leggi contro il clero e poi aveva fatto l'unità d'Italia incurante del no dei neo-welfi e del no del Papa.
Addirittura la destra storica aveva preso Roma. Era stata la destra storica a occupare Roma quando c'era Pio IX e a causare non-expedito. La sinistra... era ancora più radicale da questo punto di vista, era ancora più anticlericale, era influenzato un po'dal massimianesimo. Cioè, sia la sinistra storica che la destra storica ce l'avevano a morte col Papa, ce l'avevano a morte coi cattolici, o meglio, gli uomini di quei partiti erano cattolici personalmente, ma non volevano che la Chiesa Cattolica mettesse il becco nelle questioni di politica italiana.
Avevano, certo, varato la legge delle quarantigie, ma poca roba tutto sommato. Adesso Giolitti, che viene da quella storia e il suo partito, che è erede di quella storia, fa un patto con i cattolici dove contraddice ai propri ideali. I partiti liberali, ma in tutta Europa, sono partiti generalmente poco propensi ad accordi con la Chiesa. Se pensate, se tratto in filosofia, vi ricordate Locke, padre del liberalismo moderno? Locke cosa dice della Chiesa?
Le chiese hanno il diritto di esistenza a patto che stiano nel loro ambito, non si devono occupare di politica. Libera chiesa e libero Stato era stato uno dei motti del liberalismo italiano. Cioè cosa voleva dire? Lo Stato fa quello che vuole, la chiesa farà quello che vuole nei suoi ambiti, ma non si devono mescolare gli ambiti.
Ora Zolitti tradisce tutto questo sempre con i suoi accordi, in un certo senso, per garantirsi di rimanere al potere. Quindi questo è un primo elemento di grande novità, anche di contraddizione con la propria storia. L'altro elemento di grande novità è che i cattolici accettano.
La Chiesa Cattolica accetta di firmare il patto Gentiloni, anche se non viene poi firmato, è un patto informale, però di fatto c'è questo accordo. E Pio X, il Papa, lo accetta ben volentieri, tanto è vero che sostanzialmente non expedit viene abolito. Quindi i cattolici sono anzi invitati ad andare a votare e andare a votare il Partito Liberale, perché solo il Partito Liberale può frenare l'avanzata dei socialisti.
È chiaro che quei cattolici di base come Murri, come Sturz, che vi ho già citato, che hanno provato a creare un partito diverso, un po'di centro-sinistra, potremmo dire, vengono pesi contro piede da questo accordo. Non sono molto contenti perché è un accordo... che chiaramente non si schiera dalla parte degli operai e dei braccianti, ma si schiera dalla parte dei padroni, dei liberali, delle classi dominanti.
Però devono stare a guardare perché il Vaticano ha deciso così ed effettivamente il patto gentile ne viene siglato e si rivenerà vincente. In effetti le elezioni del 1913 furono un clamoroso successo di Giovanni Giolitti, che ottenne quasi il 50% dei voti col suo partito liberale e però grazie al sistema maggioritario ottenne la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. Il Partito Socialista fece flop, ottenne per carità un 17%, molto buono per l'epoca, però persi in molti collegi e quindi ottenne solo una cinquantina di deputati, non potendo minimamente scalfire il dominio di Giolitti. Quindi l'accordo con i cattolici era servito molto e consentì di vincere e ottenere e... e...
mantenere la maggioranza e rimandare ancora di più all'opposizione il Partito Socialista. Certo però gli equilibri stavano cambiando perché ormai se fino a quel momento Giolitti aveva governato quasi con l'appoggio delle sinistre o comunque con un governo di centro o di centro-sinistra addirittura in certe fasi perché aveva varato molte riforme, Adesso aveva perso tutto l'appoggio che poteva avere al centro e a sinistra e si era spostato a destra perché si era alleato con i cattolici più tradizionalisti, più conservatori e questa maggioranza che pure era molto solida nei numeri lo era meno nel programma perché anche Giolitti doveva un po'ripensarsi. Rimase al potere ancora qualche mese ma poco dopo, nel 1914, proprio per la fragilità di questa sua maggioranza decise di farsi da parte come aveva fatto varie volte precedentemente.
Come vi dicevo, quando si trovava in difficoltà, quando la sua maggioranza iniziava a sgretolarsi, Giolitti preferiva lasciare il governo, starsene un anno o due in disparte, sempre nella maggioranza, ma guardare da fuori i governi e aspettare che fallissero e riprendere il potere. Anche questa volta tenta di fare lo stesso, nel 14 lascia il governo, diventa nuovo primo ministro, capo del governo. Antonio Salandra che è un liberale conservatore, cioè uno un po'più a destra di Giolitti e con lo scopo però, Giolitti pensa che Salandra non durerà molto, con lo scopo di vederlo fallire.
Salandra in effetti entra subito in difficoltà perché già nel 1914 ci sono una serie di sollevazioni, di proteste molto dure nelle Marche di braccianti e di anarchici, si parla addirittura di una sorta di settimana rossa. nelle Marche perché per una settimana quelli che protestano, i sindacalisti, i socialisti locali rischiano di prendere il potere nella zona e Salandra risponde invece, rispetto a come avrebbe fatto Giolitti, sceglie una storia diversa, risponde con durezza proclamando lo stato d'asserio e mandando di nuovo l'esercito. Sembra che Salandra avrà difficoltà nel potere, Giolitti si frega già le mani, si sfrega le mani aspettando di poter tornare a Palazzo Chigi ma c'è un ma perché i conti di Giolitti saltano perché scoppia la prima guerra mondiale proprio nel 1914 questo scompaginerà tutto e cambierà molte carte in tabla ma di questo parleremo un po'più avanti quando sarà ora di vedere come l'Italia si comporterà davanti allo scenario internazionale di fatto l'età giolittiana però si esaurisce qui attenzione però Giolitti tornerà ancora al governo dopo la prima guerra mondiale per una brevissima stagione e ne parleremo ancora perché mostrerà ancora di essere un politico abile e capace, però sarà una parentesi diciamo, di fatto il 1914 segna la fine della grande stagione giolittiana con le sue luci e le sue ombre, luci perché effettivamente l'Italia a fare i passi avanti importanti dal punto di vista sociale, dal punto di vista legislativo, diventa un paese più moderno e questo è certo. Ottene anche la sua prima colonia importante, vince la sua prima guerra importante, insomma l'Italia supera alcune difficoltà grosse che si erano verificate nella fine dell'Ottocento, quindi Giolitti ha sicuramente dei grandi meriti. Ci sono anche delle ombre, abbiamo detto del trasformismo, il clientelismo, anche questo affarismo, questo sempre interesse a mantenere il potere, sempre e comunque.
tatticismo estremo che attiverà su Giolitti anche molte critiche. Questo è vero ed è un altro elemento da tenere in considerazione. Però la panoramica mi sembra abbastanza completa. In descrizione come al solito trovate gli argomenti di cui abbiamo parlato oggi e il link per ritrovarli all'interno del video. Sul libro trovate tutto quello che abbiamo detto e forse anche di più, quindi appoggiatevi anche al libro e studiate sia lì sia tramite il video.
se sono rubi io sono qui per chiarirli ci vediamo presto con nuovi video di nuove spiegazioni di storia o di filosofia, alla prossima! ho fatto tanto schifo? ho fatto pesare per io!
beh, stai buona che sto già registrando domani non punto nessuna sveglia, Mattia!