ciao sono patrick seri e ogni martedì e venerdì alle 14 il pubblico un video sui promessi sposi oggi vediamo in cinque punti il capitolo 11 la prima cosa da dire riguarda la struttura del capitolo che risulta diviso in due parti la prima parte è costituita da un flashback con cui manzoni torna agli avvenimenti dalla notte del 10 novembre ossia a rapimento di lucia per poi passare a quelli della mattina successiva cioè alle trame di don rodrigo per fronteggiare la situazione la seconda parte invece è dedicata alla figura di renzo a partire dal capitolo 11 fino al capitolo 17 si apre inoltre una lunga parentesi narrativa dedicata esclusivamente alla figura di renzo solo a partire dal capitolo 18 ritorneranno in scena gli altri personaggi del romanzo fra le due parti si colloca una digressione in cui manzoni ricorrendo alla similitudine di un fanciullo che cerca di ricondurre al covili propri porcellini d'india spiega il suo modo di procedere nella narrazione la seconda cosa da dire riguarda la mediocrità e la piccolezza di don rodrigo e anche in questo capitolo si mostra un personaggio mediocre privo di carisma e addirittura in certi frangenti ridicolo infatti mentre attende i bravi di ritorno dal rapimento di lucia don rodrigo si lascia andare ad una sorta di monologo interiore in cui il lettore scopre che il tirannello addirittura paura delle conseguenze del gesto che ha ordinato in lui stesso di compiere infine la mattina successiva quando incontra il cugino attilio lo stesso cugino si prende gioco di don rodrigo dicendogli addirittura che lotta in don rodrigo una sorta di paura una sorta di timore nei confronti della giustizia sottolineano anche la gelosia carnale di don rodrigo nei confronti di lucia una gelosia che tende verso la morbosità nel momento in cui don rodrigo si affretta a spedire il griso a pescarenico perché non vuole non sopporta l'idea che i due sposi possano trascorrere la notte insieme la terza accusata dire riguarda il riso nei confronti del quale manzoni esercita una feroce ironia tale ironia è presente soprattutto nella scena in cui il griso inviato a monza ha paura della taglia che pende sulla sua testa e don rodrigo arriva addirittura a paragonarlo a un canda pagliaio cioè buono a fare la guardia ad essere feroce forte solo quando sa che alle proprie spalle c'è il padrone con tutta la famiglia una volta che il griso accettato di andare a monza manzoni lo paragona ad un lupo affamato che è costretto a scendere dalla montagna per cercare il cibo nell'esprimere questa similitudine manzoni città un verso del suo amico poeta tommaso grossi un verso tratto dal poema i lombardi alla prima crociata notiamo nel romanzo la frequenza di similitudini animalesche nei confronti del griso tra queste ricordiamo quella già incontrata nel capitolo 8 dove il griso che cerca di riportare alla calma e bravi all'interno della casa di lucia agnese viene paragonato ad un cane che cerca di ricondurre all'ordine una mandria di porci le similitudini animalesche sono particolarmente adatte ad un personaggio come il griso in quanto si tratta di una figura che è dominata dagli istinti più bassi quali la violenza la vita o la paura la quarta cosa da dire riguarda la prospettiva straniante di renzo renzo giunge a milano la 11 novembre 1628 quando nella città hanno inizio i tumulti popolari e gli assalti ai forni notiamo anche che questa occasione è citato per la prima volta nel romanzo il lazzaretto un luogo che avrà un'importanza centrale nel seguito della storia manzoni descrive la città di milano attraverso gli occhi di renzo ed adotta quindi una prospettiva straniante in quanto il ragazzo non riesce a capire la situazione che lo circonda scambia le lunghe strisce di farina per della neve mentre le pagnotte abbandonate sotto una colonna mi sembrano dei macigni e pensa alla fine di essere arrivato nel paese di cuccagna in quanto crede di essere circondato dall abbondanza e dalla ricchezza si tratta di un mondo alla rovescia in quanto renzo pensa che a milano all'interno delle mura di milano regni la ricchezza l'abbondanza mentre fuori nelle campagne ci sia la povertà è la carestia ma manzoni subito ci avvisa che quella di renzo è solo un'illusione in quanto è capitato a milano in un giorno speciale un giorno in cui le cappe si inchinavano ai farsetti ossia in cui immobili si sottomettevano ai popolani la mentalità con cui renzo affronta la situazione è quella di un inurbato in quanto prova una istintiva simpatia nei confronti di rivoltosi ma allo stesso tempo non è comprende ragioni e comportamenti renzo infine è un uomo del suo tempo che non si distacca di certo per acume dalla massa e anche a lui come i personaggi incontrati nel banchetto di don rodrigo sono sconosciute le leggi della domanda e dell'offerta e funzionamenti basilari dell'economia infatti anche renzo crede che fornai siano colpevoli di nascondere la farina per alzare i prezzi ed arricchirsi alle spalle della povera gente l'ultimo punto riguarda la posizione di manzoni nei confronti dalla rivolta e dei tumulti popolari giudicati dallo scrittore completamente inutili una posizione che si evince sia dalla prospettiva straniante di renzo con cui è descritta la situazione sia dal ritratto caricaturale che lo scrittore ci offre della famiglia di rivoltosi ovvero quei tre personaggi incontrati da renzo non appena è entrato a milano attenzione manzoni non è un difensore dei privilegi nobiliari o uno scrittore che disprezza le classi inferiori semplicemente non appoggia il popolo nel momento in cui questo si lascia guidare dagli istinti bestiali come la fame o il bisogno per manzoni infatti sostenitore di un riformismo illuminato il popolo è incapace di dare una direzione politica alle proprie azioni se hai domande ti aspetto sul gruppo facebook iscriviti al canale e noi ci vediamo al capitolo 12 in bocca al lupo