Transcript for:
Exploring D'Annunzio's "Il Piacere"

[Musica] il terzo anello ad alta voce Piero Baldini legge il piacere di Gabriele D'Annunzio introduzione di Maurizio Cucchi [Musica] Il piacere è una delle opere più note e più lette e più celebri di Gabriele D'Annunzio ed è anche un'opera giovanile andiamo quindi un po' per ordine Gabriele D'Annunzio nasce nel 63 e comincia a pensare a questo libro in qualche modo già poco dopo i 20 anni e quindi ha una gestazione abbastanza lunga anche se poi verrà scritto molto rapidamente e per la precisione 3 luglio e il dicembre dell'88 però pur essendo un ragazzo insomma pur essendo un autore molto giovane D'Annunzio è già noto Anzi quasi celebre ha già pubblicato Terra Vergine nell'82 che sono a bozzetti veristi e ha pubblicato dei libri diversi come Primo Vere del 79 cantonovo dell'82 esatta a guttadauro dell'86 e già la bizzarria del nome ci introduce un po' nel carattere estetizzante del piacere nell'87 pubblicherà le leggi romane intanto nell'84 si era trasferito a Roma e lavora per la Tribuna di Roma per un giornale un periodico nel quale si occupava essenzialmente di cronaca mondana viene quindi a contatto con con l'ambiente anche altolocato romano con l'ambiente mondano di Roma conosce una giornalista che si chiama Olga ossani una giornalista napoletana che è in qualche modo il modello del personaggio femminile centrale del piacere e cioè di Elena In ogni caso solo verso la fine della seconda metà dell'88 comunque a 25 anni Gabriele D'Annunzio si accinge alla composizione di quest'opera che è anche abbastanza lunga e riesce a portarla a termine la mangia l'editore Treves il quale con qualche turbamento dato anche il carattere siamo in tempi molto diversi dai nostri sinceramente parlare di Scandalo per un'opera del genere oggi può far sorridere Ma allora non era così pubblica questo libro che esce Perciò il 14 maggio dell'89 e da subito successo quattro ristampe nel corso dell'anno e visto che oggi siamo abituati Purtroppo a badare più al numero delle copie vendute che alla qualità anche questo aspetto è piuttosto importante anche perché l'opera di D'Annunzio ha la qualità e piace all'interno di questo romanzo si notano alcuni aspetti molto chiari cioè intanto dei riferimenti culturali del riferimenti letterari piuttosto precisi il protagonista Andrea e Perelli è un design Center senza ironia ci sono poi altri riferimenti ai con cura Federica Mieli Insomma D'Annunzio è un gran letterato e si nutre molto bene e di letteratura per quanto riguarda la vicenda Beh non si può dire che esistano molte situazioni non si può dire che ci sia un grande abbondanza di azioni che ha un protagonista che questo giovane poeta anche incisore ci sono due donne soprattutto Elena e Maria e in realtà gli avvenimenti sono più interiori o più frivoli che non rilevanti dal punto di vista della narrativa per quanto riguarda i caratteristici Devo dire che questa è forse la cosa più importante perché nel libro si può rimanere ci si può rimanere si può rimanere ammaliati proprio da quel suo morbido fascino musicale cioè il fatto che sia stato scritto da un poeta si avverte benissimo c'è il controllo e la raffinatezza c'è anche Semmai qualche aspetto eccessivamente estetizzante che al gusto naturalmente del contemporaneo può turbare va anche detto e concludo prima di lasciarvi all'ascolto che D'Annunzio ritornò poi sull'opera fece dei rimaneggiamenti per l'edizione francese poi molto più avanti ancora di più per l'edizione nazionale delle sue opere del 19 28 l'anno moriva assai dolcemente il sole di San Silvestro spandeva non so che te por velato mollissimo Aureo quasi primaverile nel cielo di Roma tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di maggio sulla piazza Barberini sulla piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando e dalle due piazze il romolio confuso e continuo salendo alla Trinità dei Monti alla via Sistina giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari attenuato le stanze andava insiemendo a poco a poco del profumo che esalava nei vasi i fiori freschi le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levava in sottili da una specie di stelo dorato slargandosi inguita di un Giglio adamantino a similitudini di quelle che sorgono dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese nessun'altra forma di Coppa eguaglia in eleganza tal forma i fiori entro quella prigione di afana pion quasi spiritualizzarsi è meglio Dare immagine di una religiosa o amorosa offerta Andrea sperelli aspettava nelle sue stanze un amante tutte le cose attorno rivelavano infatti una speciale cura d'amore il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la piccola tavola del tè era pronta con tazze e sottocoppe e Maiolica di Castel durante ornate di storiette mitologiche da Luzio dolci antiche e forme di inimitabile Grazia ove sotto le figure Erano scritti in carattere corsivo a zaffara nera esametri d'Ovidio la luce entrava temperata dalle tende di broccatello rosso a melagrana ed argento Riccio a foglie e a Motti come il sole pomeridiano feriva i vetri la trama Fiorita delle tendine di pizzo si disegnava sul tappeto l'orologio della Trinità dei Monti suonò le tre e mezzo mancava mezz'ora Andrea sperelli si levò dal divano dove era disteso e andò ad aprire una delle finestre poi diede alcuni passi nell'appartamento poi aprì un libro nellasse qualche riga lo richiuse poi cercò intorno qualche cosa con lo sguardo dubitante l'ansia dell'aspettazione lo pungeva così acutamente che egli aveva bisogno di muoversi di operare di distrarre la pena interna con un atto materiale si Chinò verso il caminetto prese le molle per ravvivare il fuoco mise sul mucchio ardente un nuovo pezzo di ginepro e il mucchio crollò i carboni sfavillando rotolarono fin sulla lamina di metallo che proteggeva il tappeto la fiamma si divisa in tante piccole lingue azzurrognole che sparivano e riapparivano e Tizi fumigarono Allora sorse nello spirito dello spettante un ricordo proprio innanzi a quel caminetto Elena un tempo amava indugiare prima di rivestirsi Dopo un'ora di intimità Elena aveva molta arte nell'accumulare gran pezzi di legno sugli alari prendeva le molle pesanti con ambo le mani e rovesciava un po' indietro il capo ad evitare le faville e il suo corpo sul tappeto nell'alto un po' faticoso per i movimenti dei muscoli e per l'ondeggiare delle ombre pareva sorridere da tutte le giunture da tutte le pieghe da tutti i cavi soffusa di un pallore d'Ambra che richiamava al pensiero la Dana e del Correggio ed ella aveva appunto le estremità un po' correggesche le mani e di piedi piccoli e pieghevoli quasi direi arborei come nelle statue di Dafne in sul principio primissimo della metamorfosi favoreggiata appena Ella aveva compiuta l'opera le venne a conflagravano e rendevano un subito bagliore nella stanza quel caldo lume rossastro e il gelato crepuscolo entrante per vetri lottavano qualche tempo l'odore del Ginepro arsso dava al capo uno stordimento leggero Elena pareva presa da una specie di follia infantile alla vista della vampa Aveva l'abitudine un po' crudele di sfogliare sul tappeto tutti i fiori che erano i vasi alla fine di ogni convegno d'amore quando tornava nella stanza dopo essersi vestita mettendosi i guanti o chiudendo un fermaglio sorrideva in mezzo a quella devastazione e nulla eguagliava la grazia dell'atto che ogni volta e la faceva sollevando un poco la gonna ed avanzando prima un piede poi l'altro perché l'amante Chino legasse i nastri della Scarpa ancora disciolti il luogo non era quasi in nulla mutato da tutte le cose che Elena aveva guardato o toccate sorgevano i ricordi in folla e le immagini del tempo lontano rivivevano tutto molto ariamente Dopo circa due anni Elena stava per rivarcare quella soglia tra mezz'ora certo e la sarebbe venuta e la si sarebbe seduta in quella poltrona togliendosi il velo di sulla faccia un poco ansante come una volta ed avrebbe parlato tutte le cose avrebbero riunito la voce di lei forse anche il riso di lei dopo due anni [Musica] il giorno del gran Commiato fu appunto Il 25 di marzo del 1885 fuori della Porta Pia in una carrozza la data era rimasta Incancellabile nella memoria di Andrea egli Ora aspettando poteva evocare tutti gli avvenimenti di quel giorno con una lucidezza infallibile la visione del paesaggio Nomentano gli si apriva dinanzi ora in una luce ideale come uno di quei paesaggi sognati in cui le cose paiono essere visibili di lontano per un irradiamento che si prolunga dalle loro forme la carrozza chiusa scorreva con un rumore uguale al trotto le muraglie delle antiche ville patrizie passavano dinanzi agli sportelli biancastri quasi oscillanti con un movimento continuo e dolce di tratto in tratto si presentava un gran cancello di ferro attraverso il quale vedevasi un sentiero fiancheggiato di alti Bussi o inchiostro di verdura abitato da statue latine un lungo Portico vegetale dove qua e là raggi di sole ridevano pallidamente Elena taceva avvolta nell'ampio mantello di lontra con un velo sulla faccia con le mani chiuse nel camoscio e gli aspirava con delizia Il sottile odore di eliotropio esalante dalla pelliccia preziosa mentre sentiva contro il suo braccio la forma del braccio di lei ambedue si credevano lontani dagli altri soli ma d'improvviso passava la carrozza nera di un prelato o un Buttero a cavallo o una torma di Chierici violacei o una Mandra di bestiame a mezzo chilometro dal ponte e la disse scendiamo Nella campagna la luce fredda è chiara pareva un acqua sorgiva e con gli alberi al vento ondeggiavano pareva per un'illusione visuale che l'ondeggiamento si comunicasse a tutte le cose e la disse stringendosi a lui e vacillando sul terreno aspro Io parto stasera questa è l'ultima volta poi tacque poi di nuovo parlò a intervalli sulla necessità della partenza sulla necessità della rottura con un accento pieno di tristezza il vento Furioso le rapiva le parole di sole labbra e la seguitava e gli interruppe prendendole la mano e con le dita cercando tra i bottoni la carne del polso non più non più si avanzavano lottando contro le volate incalzanti ed egli presso alla donna in quella solitudine alta e grave si sentì d'improvviso entrar nell'anima come l'orgoglio di una vita più libera una sovrabbondanza di forze non partire non partire io ti voglio ancora sempre venuto il polso e insinua le dita nella manica tormentandole la pelle con un moto inquieto in cui era il desiderio di possessi maggiori e la divulse uno di quegli sguardi che lo ubriacavano come calici di vino il ponte era dappresso rossastro nell'illuminazione del Sole il fiume pareva immobile in metallico in tutta la lunghezza della sua sinuosità e Giunchi si incurvavano sulla riva e le acque urtavano leggermente alcune parti che infitte nella Creta per reggere forse le Lenze Allora egli cominciò ad incitarla con i ricordi le parlava dei primi giorni del ballo al Palazzo Farnese della caccia Nella campagna del Divino Amore degli incontri mattutini nella piazza di Spagna lungo le vetrine degli Orefici o per la via Sistina tranquilla e signorile Quando ella usciva dal Palazzo Barberini seguita dalle ciociare che le offrivano nei canestri le rose ti ricordi Ti ricordi e quella sera dei fiori in principio quando io vendi con tanti fiori tu eri solo accanto alla finestra leggeri ti ricordi Sì sì io entrai tutti volgesti appena tu mi accogliesti duramente che avevi io non so cosa hai il mazzo sopra il tavolino e aspettai tu incominciasti a parlare di cose inutili senza volontà e senza piacere io pensai scorato già Ella non mi ama più ma il profumo era grande tutta la stanza già ne era piena e io ti leggo ancora quando avverràsti con le due mani il mazzo e dentro ci affondasti tutta la faccia aspirando la faccia di sollevata pareva e sangue e gli occhi parevano alterati come da una specie di ebrietà disse Elena con la voce fievole China Sul parapetto incantata dal fascino delle acque correnti [Musica] poi sul divano Ti ricordi io ti ricoprivo il petto le braccia la faccia con i fiori opprimendoti tu risorgevi continuamente porgendo la bocca la gola le palpebre socchiuse tra la tua pelle le mie labbra sentivo le foglie fredde e molli se io ti baciavo il collo Tu rabbrividire in tutto il corpo e tendevi le mani per tenermi lontano o allora avevi la testa fondata nei cuscini il petto nascosto dalle Rose le braccia nude sino al gomito e nulla Era più Amoroso e più dolce che il piccolo tremito delle tue mani pallide sulle mie tempie ti ricordi e qui e li seguiva crescendo nella tenerezza inebriato delle sue parole e di quasi perdeva la coscienza di ciò che diceva Elena con le spalle volte alla luce andava si chinando allamante ambedue sentivano attraverso le vesti il contatto indeciso dei corpi sotto di loro le acque del fiume passavano lente e fredde alla vista e grandi Giunti sottili come capigliature Vi si incurvavano Dentro ad ogni soffio e fluttuavano largamente poi non parlarono più ma guardando si sentivano negli orecchi un rumore continuo che si prolungava indefinitamente portando Seco una parte dell'essere loro come se qualche cosa di sonoro sfuggisse dall'intimo del loro cervello e si spandesse adempire tutta la campagna circostante Elena sollevandosi disse andiamo o sete dove si può chiedere acqua si diressero Allora verso l'osteria romanesca passato il ponte alcuni carrettieri staccavano i giumenti imprecando ad alta voce come i due entrarono nella gente dell'Osteria non avvenne alcun moto di meraviglia tre o quattro uomini fedricitanti stavano intorno a un braciere quadrato taciturni e giallastri un bovaro di quel rosso sognavo in un angolo tenendo ancora fra i denti la pipa spenta due giovinastri scarni e biechi giocavano a carte fissandosi negli intervalli con uno sguardo pieno dardor bestiale e lo stesso una femmina pingue teneva tra le braccia un bambino cullandolo pesantemente mentre Elena vedeva l'acqua nel bicchiere di vetro la femmina le mostrava il bambino lamentandosi Guardate Signora mia Guardate signora mia tutte le membra della Povera creatura erano di una magrezza miserevole le labbra violacee Erano coperte di punti bianchicci l'interno della bocca era coperto come di grumi lattosi Pareva quasi che la vita fosse di già fuggita da quel piccolo corpo lasciando una materia su cui ora le muffe vegetavano la femmina singhiozzava Gli uomini febbricitanti guardavano con occhi pieni di un'immensa prostrazione venite venite il braccio dopo aver lasciato sul tavolo una moneta e la trasse fuori insieme tornarono verso il ponte il corso dell'aniene ora andava si accendendo ai fuochi del caso una linea scintillante attraversava l'arco E in lontananza le acque prendevano un color Bruno ma più lucido come se sopra di galleggiassero chiazze d'olio o di bitume la campagna occidentata simile ad un'immensità di rovine aveva una General tinta Violetta verso l'urbe il cielo cresceva il rossore Povera creatura mormorò Elena con un suono profondo di misericordia stringendosi al braccio di Andrea il vento imperversava una torma di cornacchie passò nell'aria accesa in alto schiamazzando Allora di improvviso una specie di esaltazione sentimentale prese l'anima di quei due in cospetto della solitudine pareva che qualche cosa di tragico e di eroico entrasse nella loro passione i culmini del sentimento fiammeggiarono sotto l'influenza del tramonto tumultuoso Elena si arrestò non posso più e la distanza la carrozza era ancora lontana Immobile nel punto dovessi l'aveva lasciata ancora un poco Elena ancora un poco poi Dio ti porti Andrea preso da un impeto lirico infrenabile si abbandonò alle parole perché la voleva partire perché la voleva spezzare l'incanto i loro destini ormai non erano legati per sempre egli aveva bisogno di lei per vivere degli occhi della Voce del pensiero di lei e gli era tutto penetrato da quell'amore aveva tutto il sangue alterato come da un veleno senza rimedio perché la voleva fuggire Egli si sarebbe avitecchiato a lei l'avrebbe prima soffocata sul suo petto no non poteva essere mai mai Elena ascoltava la testa bassa affaticata contro il vento Senza rispondere Dopo un poco e la sollevò il braccio per farcendo al Cocchiere di avanzarsi i cavalli scalpitarono fermatevi a Porta Pia gridò la signora salendo nella carrozza insieme alla amante e con un movimento solitario Si offese Al desiderio di lui che le baciò la bocca la fronte i capelli gli occhi da gola avidamente rapidamente senza più respirare Elena Elena un vivo bagliore rossastro entrò nella carrozza riflesso dalle case color di mattone si avvicinava nella strada il trottosonante di molti cavalli Elena piegandosi sulla spalla della amante con un'immensa dolcezza di sommissione e disse a Dio amore a Dio come Ella si sollevò a destra e a sinistra passarono a gran trotto 10 o 12 Cavalieri Scarlatti tornanti dalla caccia alla volpe uno il duca di Beffi passando rasente Si curvò in arcione per guardare nello sportello Andrea non parlo più egli sentiva ora tutto il suo essere mancare in un abbattimento infinito la puerile debolezza della sua natura se data la prima sollevazione di dava ora un bisogno di lacrime e gli avrebbe voluto piegarsi umiliarsi pregare muovere La pietà della donna con le lacrime aveva la sensazione confusa e ottusa di una vertigine e un freddo sottile gli assaliva la nuca gli penetrava la radice dei capelli a Dio ripete Elena sotto l'arco della Porta Pia la carrozza si fermava perché egli discendesse il momento si è approssimava l'orologio della Trinità dei Monti suonò le tre e tre quarti e gli pensò con una trepidazione profonda Fra pochi minuti Elena sarà qui quale atto io farò accogliendola quali parole io le dirò l'ansia e lui era verace e l'amore per quella donna era in lui rinato velocemente ma la espressione verbale e plastica dei sentimenti in lui era sempre così artificiosa così lontana dalla semplicità e dalla sincerità che egli ricorreva per abitudine alla preparazione anche nei più gravi con movimenti dell'animo cercò di immaginare la scena Compose alcune frasi scelse con gli occhi intorno Il luogo più propizio al colloquio poi anche si levò per vedere in uno specchio se il suo volto era pallido se rispondeva alla circostanza e il suo sguardo nello specchio si fermò alle tempie all'attaccatura dei capelli dove Elena allora voleva mettere un bacio delicato Apri le labbra per mirare la perfetta lucentezza dei denti e la freschezza delle gengive ricordando che un tempo ad Elena piaceva in lui soprattutto la bocca la sua Vanità di giovane viziato e determinato non trascurava mai nell'amore alcun effetto di Grazia o di forma egli sapeva dell'esercizio dell'amore trarre dalla sua bellezza il maggior possibile godimento questa felice attitudine del corpo e questa acuta ricerca del piacere appunto di cattivavano l'animo delle donne egli aveva in sé qualche cosa di Don Giovanni e di Cherubino sapeva essere l'uomo di una notte Erculea E l'amante timido Candido quasi verginale la ragione del suo potere stava in questo che nell'arte da maregli non aveva ripugnanza ad alcuna finzione ad alcuna falsità ad alcuna menzogna gran parte della sua forza era nell'ipocrisia quale atto io farò accogliendola quali parole io le dirò Egli si smarriva mentre i minuti fuggivano egli non sapeva già con quali disposizioni Elena sarebbe venuta l'aveva incontrata la mattina innanzi per la via dei Condotti mentre Ella guardava nelle vetrine era tornato a Roma da pochissimi giorni dopo una lunga assenza oscura l'incontro improvviso aveva dato ad ambedue una commozione viva ma la pubblicità della strada li aveva costretti ad un riserbo cortese cerimonioso quasi fritto egli le aveva detto con un'aria grave un po' triste guardandola negli occhi Ho tante cose da raccontarvi Elena venite da me domani nulla è mutato nel Buon Ritiro e l'aveva risposto semplicemente bene verrò aspettatevi Alle 4 circa ho anch'io qualche cosa da dirvi ora Lasciatemi e l'aveva accettato subito l'invito senza esitazione alcuna senza mettere Patti senza mostrarvi dare importanza alla cosa una tal prontezza aveva dapprima suscitato in Andrea non so quale preoccupazione vaga sarebbe la venuta come un'amica o come un amante sarebbe venuta a riallacciare l'amore o a rompere ogni speranza in quei due anni che era mai accaduto nell'animo di lei Andrea non sapeva ma gli durava ancora la sensazione avuta dallo sguardo di lei nella strada Quando egli era si è inchinato a salutarla era pur sempre il medesimo sguardo così dolce così profondo così lusinghevole tra i lunghissimi cigli mancavano due o tre minuti Allora l'ansia dell'aspettare crebbe a tal punto che egli credeva di soffocare andò alla finestra di nuovo e guardò verso le scale della Trinità Elena un tempo saliva per quelle scale ai convegni mettendo il piede sull'ultimo gradino si soffermava un istante si udiva il suo passo un po' tondeggiante risonare sul lastrico se la piazza era silenziosa l'orologio batte le 4 giungeva dalla Piazza di Spagna e dal Pincio il rumore delle vetture molta gente camminava sotto gli alberi dinanzi alla Villa Medici due donne stavano sul sedile di pietra sotto la chiesa a Guardia di alcuni bimbi che correvano intorno all'obelisco l'obelisco era tutto Roseo investito dal sole decrinante e segnava un'ombra lunga obliqua un po' turchina l'aria diveniva rigida come più si apprezzava il tramonto la città in fondo si tingeva d'oro contro un cielo pallidissimo sul quale già e Cipressi del Monte Mario si disegnava neri [Musica] Andrea penzò alla sensazione che Elena avrebbe avuta entrando Certo io la sarebbe stata vinta da quella dolcezza così piena di memorie avrebbe d'urto perduta ogni emozione della realtà del tempo avrebbe creduto di trovarsi ad uno dei convegni abituali di non aver mai interrotta quella pratica di volontà deve essere pur sempre la Elena di una volta se il teatro dell'amore era immutato perché sarebbe mutato l'amore Certo che l'avrebbe sentita la profonda seduzione delle cose una volta di lette Andrea vide nell'aspetto delle cose intorno riflessa l'ansietà sua e come il suo desiderio si spendeva inutilmente Nell'attesa e i suoi nervi si indebolivano così parve a lui che l'essenza direi quasi erotica delle cose anche vaporasse e si dissipasse inutilmente tutti quegli oggetti in mezzo ai quali gli aveva tante volte amato e goduto e sofferto avevano per lui acquistato qualche cosa della sua sensibilità non soltanto erano testimoni dei suoi amori dei suoi piaceri delle sue tristezze ma era partecipi nella sua memoria ciascuna forma ciascun colore armonizzava con un'immagine muliebre era una nota in un accordo di bellezza era un elemento in un'estasi di passione per la natura del suo gusto e li ricercava negli amori un Gaudio molteplice il complicato di letto di tutti i sensi l'alta commozione intellettuale gli abbandoni del sentimento gli impeti della brutalità E poiché egli ricercava con arte come un'estetico traeva naturalmente dal mondo delle cose molta parte della sua ebbrezza questo delicato istrione non comprendeva la commedia dell'amore senza gli scenari Perciò la sua casa era un perfettissimo teatro ed egli era una bellissima apparecchiatore ma nell'artificio quasi sempre egli metteva tutto sì vi spendeva la ricchezza del suo spirito largamente Vi si ubriava così che non di rado rimaneva ingannato dal suo stesso inganno e insidiato dalla sua stessa insidia ferito dalle sue stesse armi a simiglianza di un incantatore il quale fosse preso nel cerchio stesso del suo Incantesimo il fuoco nel camino crepitava e ciascuna delle sue fiamme era secondo l'immagine di Percy Shelley come una gemma disciolta in una luce sempre mobile pareva allamante che ogni forma che ogni colore che ogni profumo rendesse il più delicato fiore della sua essenza in quel attimo ed ella non veniva e della non veniva sorse Allora nella mente di lui per la prima volta il pensiero del marito Elena non era più libera aveva rinunziato alla bella Libertà della vedoanza passando in seconde nozze come un gentiluomo d'Inghilterra con un lord ampfriedfield alcuni mesi dopo l'improvvisa partenza da Roma Andrea Infatti si ricordava di aver visto l'annuncio del matrimonio in una cronaca mondana nell'ottobre del 1885 ed aver sentito fare sulla nuova Lady Helen It's Field un'infinità di commenti per tutte le villeggiature di quell'autunno Romano anche si ricordava di aver incontrato una decina di volte nel precedente inverno quel Lord Humphrey ai sabati della principessa Giustiniani Bandini e nelle vendite pubbliche era un uomo di 40 anni di una grandezza Cinerea calvo sulle tempie quasi e sangue con due occhi chiari ed acuti con una gran fronte sporgente solcata di vene o quale parte aveva quell'uomo nella vita di Elena da Quali legami Oltre che dalle nozze era Elena allegata a colui che quale trasformazione aveva operato in lei il contatto materiale e spirituale del marito Gli enigmi sostenuto un tratto nell'animo di Andrea Tu molto ariamente in mezzo al tumulto gli appartenente e precisa l'immagine del connubio fisico di quei due e il dolore fu così insopportabile che gli si levò col balzo istintivo di un uomo e quasi senta d'improvviso ferire in un membro Vitale attraverso una stanza uscì nell'anticamera origliò la porta che vi aveva lasciata socchiusa erano quasi le cinque meno un quarto [Musica] dopo un poco egli udì su per le scale un passo un fruscio di vesti un respiro affaticato certo una donna saliva tutto il sangue gli si mosse con talve emenza che snervato dalla lunga aspettazione e gli credeva di smarrire le forze e di cadere ma udì pure il suono del piede femminile sugli ultimi gradini Un respiro più lungo il passo sui pianerottolo sulla soglia Elena o Elena finalmente era in quelle parole così profonda l'espressione dell'angoscia dorata e alla donna apparve sulle labbra un indefinibile sorriso misto di misericordia e di piacere egli le prese la destra che era senza guanto traendola verso la stanza rilanciava ancora ma aveva per tutto il volto diffusa una lieve fiamma sotto il velo nero Perdonatemi Andrea ma non ha potuto liberarmi prima d'ora tanti visite tanti biglietti da restituire Sono giornate faticose Non ne posso più come fa caldo qui che profumo e la stava ancora in piedi nel mezzo della stanza un po' titubante e preoccupata sebbene parlasse rapida e leggera un mantello di panno carmelit con maniche nello stile dell'impero tagliate dall'alto in larghi sgonfi Spianate abbottonate al polso Con un immenso bavero di Volpe Azzurra per un'unica guarnitura le copriva tutta la persona senza toglierle la Grazia della stanchezza e la guardava Andrea Con gli occhi pieni di non so che sorriso Tremolo che mi velava la tuta indagine disse voi siete un poco mutato Non saprei dirvi In che avete ora nella bocca per esempio qualche cosa di Amaro che io non conosceva disse Queste parole con un tono di familiarità affettuosa la voce di lei risonando nella stanza dava ad Andrea un diletto così vivo che egli esclamò parlate Elena parlate ancora e la Rise e domandò perché e gli rispose prendendone la mano voi lo sapete e la ritrasse la mano e guardò il giovine fin Dentro gli occhi io non so più nulla voi siete Dunque mutata molto mutata già il sentimento di traivande 2 la risposta di Elena che arriva da un tratto il problema Andrea comprese e rapidamente ma precisamente per un fenomeno di intuizione non raro in certi spiriti esercitati all'analisi dell'essere interiore intravide l'attitudine morale della visitatrice e lo svolgimento della scena che doveva seguire egli però era già tutto invaso dalla Malia di quella donna come una volta Inoltre la curiosità lo pungeva forte disse non sedete Sì un momento là sulla poltrona Ah la mia poltrona e la stava per dire con un moto spontaneo poiché l'aveva riconosciuta Ma si trattenne Elena sedette posò sull'orlo della tavola da te il guanto destro e il porta biglietti che era una sottile guaina d'argento liscio con sopra incise due giarrettiere allacciate recanti un motto quindi si tolse il velo sollevando le braccia per sciogliere il nodo dietro la testa e l'atto elegante destò qualche onda lucida nel velluto le ascelle lungo le maniche lungo il busto poiché il calore del camino era soverchio e la si fece schermo con la mano nuda che si illuminò come un Alabastro Rosato gli anelli nel gesto scintillarono e la disse coprite il fuoco Vi prego brucia troppo non vi piace più la fiamma ed eravate un tempo una salamandra questo camino è memore non muovete le memorie e la interruppe coprite Dunque il fuoco e accendete un lume io farò il tè non volete togliervi il mantello No perché devo andare via presto già tardi ma soffocherete e la si levò con un piccolo atto di pazienza Aiutatemi allora Andrea sentì nel toglierle il mantello il profumo di lei non era più quello di una volta ma era Donata al bontà che gli giunse fino ai precordii avete un'altra profumo e gli disse con un accento singolare rispose la semplicemente Sì mi piace Andrea è ancora tenendo il mantello fra le mani a fondo il volto nella pelliccia che ornava il collo e che più quindi era profumata dal contatto della carne e dei capelli di lei poi chiese come si chiama e senza nome Il Crepuscolo moriva contro i vetri Andrea accese sui candelabri di ferro certe candele a torte di colore aranciato molto intenso poi trasse dinanzi al caminetto il parafuoco ambedue in quell'intervallo di silenzio erano nell'animo perplessi Elena non aveva la conoscenza esatta del momento nella Sicurezza di sé pur tentando uno sforzo non riusciva a riafferare il suo proposito a raccogliere le sue intenzioni a riprendere la sua volontà dinanzi a quell'uomo a cui un tempo l'aveva stretta una così alta passione e in quel luogo dove e l'aveva vissuto la sua più ardente vita sentiva poco a poco tutti i pensieri vacillari e risolversi dileguarsi Ormai il suo spirito stava per entrare in quello stato delizioso direi quasi di fluidità sentimentale in cui riceve ogni movimento ogni attitudine ogni forma dalle vicende esterne come un vapore aereo dalle mutazioni dell'atmosfera esitava prima di abbandonarvisi Andrea disse piano quasi umile va bene così e la gli sorride senza rispondere poiché quelle parole le avevano dato un diletto indefinibile quasi un tremolio di dolcezza a sommo del petto Andrea seduto dappresso la guardava con gli occhi un poco socchiusi bevendo per le pupille il fascino voluttuoso che nasceva da lei Era come se ogni moto di venisse per lui tangibile idealmente quale amante non ha provato questo inesprimibile gaudio in cui par quasi che la potenza sensitiva del tatto si affini così da averla sensazione senza la immediata materialità del contatto ambedue tacevano Elena si era abbandonata sul cuscino aspettava che l'acqua bollisse tutte le memorie dell'amor passato le risorgevano nello spirito ma senza chiarezza e le davano un'impressione incerta che la non sapeva se fosse un piacere o un dolore pareva Come quando da molti fiori estinti Le quali ciascuno ha perduto ogni singolarità di colori e di esclusivi nasce una comune esalazione in cui non è possibile riconoscere i diversi elementi pareva che la portasse in sé l'ultimo alito dei ricordi già aspirati l'ultima traccia delle Gioie già scomparse l'ultimo risentimento della felicità già morta qualche cosa di simile a un rapporto dubbio da cui emergessero immagini senza nome senza contorno e la non sapeva se fosse un piacere o un dolore ma ha poco a poco quella agitazione misteriosa quella inquietudine indefinibile aumentavano le gonfiavano il cuore di dolcezza e di amarezza i presentimenti oscuri turbamenti occulti i segreti rimpianti i timori superstiziosi le aspirazioni combattute e dolori soffocati i sogni travagliati i desideri non appagati tutti quei torbidi elementi che componevano l'interior vita di lei ora si rimescolavano tempestavano e la taceva tutta raccolta in sé mentre il suo cuore quasi traboccava e la godeva accomodarvi ancora col silenzio La commozione parlando e non l'avrebbe dispersa il vaso dell'acqua incominciò a levare il bollore pienamente Andrea sulla bassa sedia tenendo il gomito appoggiato al ginocchio e il mento nella Palma guardava ora la bella creatura con tale intensità che la pur non volgendosi sentiva sulla sua persona quella persistenza e ne aveva quasi un vago malessere fisico Andrea guardandola pensava io ho posseduta questa donna un giorno e gli ripeteva a se stesso l'affermazione per convincersi e faceva per convincerti uno sforzo mentale richiamava la memoria una qualche attitudine di lei nel piacere cercavo di rivederla tra le sue braccia la certezza del possesso gli sfuggiva Elena Gli pareva una donna nuova non mai goduta non mai stretta altri ora la possiede pensava Andrea guardandola altre mani la toccano altre labbra la baciano e mentre egli non giungeva a formarne la fantasia di margine dell'Unione di sé con lei vedeva nuovamente invece con implacabile precisione L'Altra Immagine è una smania invadeva di sapere di scoprire di interrogare acutissima come egli levava gli occhi Elena gli offerì la tazza fumante con un sorriso un poco velato dalla lacrima vide egli quel velo e innanzi a quelli inaspettato segno di tenerezza fu invaso da un tale impeto d'amore e di riconoscenza che posò la tazza Si inginocchiò prese la mano di Elena sopra vi mise la bocca Elena e Elena Le parlava A voce bassa in ginocchio Così da vicino che pareva volesse beverne l'alito l'ardore era sincero mentre le parole talvolta mentivano egli lamava l'aveva sempre amata non aveva mai mai mai potuto dimenticarla aveva sentito rincontrandola tutta la sua passione insorgere con tal violenza che ne aveva avuto quasi terrore una specie di terrore ansioso come se gli avesse intravisto in un lampo lo sconvolgimento di tutta la sua vita siete disse Elena con il volto atteggiato di dolore pallidissima Andrea seguitava sempre in ginocchio accendendosi nell'immaginazione del sentimento egli aveva sentito trascinar via da lei in quella fuga improvvisa la maggiore è migliore parte di sé dopo egli non sapeva dirle tutta la miseria dei suoi giorni l'angoscia dei suoi rimpianti la siedua implacabile divorante e sofferenza interiore la tristezza cresceva rompendo ogni dica egli ne era sopraffatto la tristezza era per lui in fondo a tutte le cose La fuga del tempo gli era un supplizio insopportabile non tanto e gli rimpiangeva i giorni felici quanto si doleva dei giorni che ora passavano inutilmente per la felicità Quelli almeno li avevano lasciato un ricordo Questi li lasciavano un rammarico profondo quasi un rimorso Andrea Mentiva Ma la sua eloquenza era così calda la sua voce era così penetrante Il Tocco delle sue mani era così Amoroso che Elena fu invasa da una infinita dolcezza ta ci e la disse Io non devo ascoltarti io non sono più tua io non potrò essere tua più mai Taci taci non ascoltami Non voglio Addio bisogna che vada a Dio Andrea è già tardi lasciami e la Sviluppò la mano della stretta del giovane e superando ogni interno languore fece atto di levarsi perché Dunque sei venuta chiese indico la voce un po' Roca impedendole quell'atto sebbene la violenza fosse lievissima e la corrugò i sopraccigli ed esitò prima di rispondere sono venuta e la rispose con una certa lentezza misurata guardando l'amante negli occhi son venuta perché tu mai chiamata per l'amore di una volta per il modo con cui quell'amore fu rotto per il lungo silenzio oscuro della lontananza io non avrei potuto senza durezza a riposare l'invito e poi io volevo dirti quel che ti ho detto che io non sono più tua che non potrò essere tua più mai voleva dirti questo lealmente per evitare a me a te qualunque inganno doloroso qualunque pericolo qualunque amarezza nell'avvenire ha inteso Andrea Chinò il capo quasi sulle ginocchia di lei in silenzio egli toccò i capelli col gesto un tempo familiare e poi seguito con una voce che mise lui un brivido in tutte le fibre e poi voleva dirti che io ti amo che io ti amo non meno di una volta che ancora tu sei l'anima dell'anima mia e che io voglio essere la tua sorella più cara la tua amica più dolce è inteso Andrea non si mosse e la prendendo le tempie di lui fra le sue mani gli sollevò la fronte lo costrinse a guardarla negli occhi a inteso ripete come una voce anche più tenera e più sommessa tu non mi amavi tu non mi ami dopo una lontananza così lunga piena di misteri muta e inesorabile dopo una così lunga attesa in cui ho conosciuto il fiore della mia vita a nutrire una tristezza che mera cara perché mi veniva da te dopo tanta felicità e dopo tanta sciagura Ecco tu rientri in un luogo vivo e mi dici Suavemente io non sono più tua addio tu non mi ami in grado in grado esclamò Elena ferita dalla voce quasi rosa del giovane che sai tu di quel che è accaduto di quel che io ho sofferto che sai io non so nulla io non voglio nulla sapere rispose Andrea duramente involgendola ad uno sguardo un po' torbido in fondo a cui traducevano i suoi desideri esasperati che fa a me la tua pietà di sorella Tu contro il tuo volere Me la offri guardandomi con occhi d'amante toccandomi con manici sicure Troppe volte ho veduto i tuoi occhi spegnersi nel Gaudio troppe volte le tue mani mi han sentito rabbrividire io ti desidero incitato dalle sue stesse parole e gliela strinse forte ai polsi ed apprezzò la sua faccia a quella di lei così che la ebbe in su la bocca il caldo alito Dio ti desidero come non mai seguito egli cercando di attirarla al suo bacio circondandole con un braccio il busto Ricordati ricordati Elena si levò respingendolo tremava tutta non voglio intendi e non intendeva si riavvicinava ancora con le braccia Tese per prenderla pallidissimo risolu to soffriresti tu gridò Ella con voce Un po' soffocata non potendo patire la violenza soffriresti tu di spartire con altri il mio corpo e l'aveva proferita quella domanda crudele senza pensare ora con gli occhi molto aperti guardava l'amante ansiosa e quasi sbigottita come chi per salvarsi abbia vibrato un colpo senza misurare la forza e tema di aver ferito troppo Nel profondo l'ardore di Andrea cadde d'un tratto e gli si dipinse sul volto un dolore così grave che la donna nette al cuore una fitta Andrea disse dopo un intervallo di silenzio a Dio in quella sola parola era L'amarezza di tutte le altre parole che gli aveva ricacciate indietro Elena rispose dolcemente a Dio Perdonami ambedue risentirono la necessità di chiudere per quella sera il colloquio per ilioso l'uno assunse una forma di cortesia esteriore quasi esagerata l'altra divenne anche più dolce quasi umile e l'agitava un tremito incessante prese Ella di sulla sedia il suo mantello Andrea l'aiutò con maniere e premurose come Ella non giungeva a mettere un braccio in una manica Andrea la guidò appena toccandola quindi le poste il cappello e il velo come fu pronta e la disse sarà molto tardi non molto saranno le sei forse io ho licenziato la mia carrozza e la soggiunse vi Sarei tanto grata se mi faceste prendere una vettura chiusa permettete che io vi lascio qui solo un momento il mio domestico è fuori e la sentì date voi stesso l'indirizzo al vettorino Vi prego albergo del Quirinale e gli uscì chiudendo dietro di sé la porta della stanza e la rimase sola rapidamente Volsi gli occhi intorno abbracciò con uno sguardo indefinibile tutta la stanza si fermò alle coppe dei fiori le pareti le sembravano più vaste la volta le sembrava più alta guardando e l'aveva la sensazione come di un principio di vertigine non avvertiva più il profumo Ma certo l'aria doveva essere ardente e grave Come in una serra l'immagine di Andrea Le appariva in una specie di balene intermittente le suonava negli orecchi qualche onda vaga della voce di lui stava in là per aver male pure che delizia chiudere gli occhi e Abbandonarsi a quell'angoore scuotendosi andò verso la finestra la free respirò il vento rianimata si volse di nuovo alla stanza tutte le cose intorno esalavano una melanconia indistinta che affluiva e si addensava al cuore della donna il peso cresceva su quel debole cuore divenivano pressione dura un affanno insopportabile Ella Aspetto seduta sul divano cercando di piegare la folle agitazione evitando di guardarsi nell'anima forzando la sua attenzione alle cose esteriori attirarono i suoi occhi le figure vitree del parafuoco appena illuminate dai Tizzoni se mi spenti più sopra sulla sporgenza del caminetto da una delle Coppe cadevano le foglie di una grande rosa bianca che si disfaceva poco a poco languida molle con qualche cosa di femminino direi quasi di carnale le foglie concave si posavano delicatamente sul marmo simili a falde di neve nella caduta quanto Allora pareva Suave alle dita quella neve odorante e la pensò tutto sfogliate le rose col spargevano i tappeti i divani le sedie ed El rideva felice in mezzo alla devastazione E l'amante felice Elena lì ai piedi ma udì fermarsi una carrozza dinanzi alla porta nella strada e si levò scuotendo la povera testa come per cacciar via quella specie di ottusità che la fasciava subito dopo rientrò Andrea anzante Perdonatemi disse ma non avendo trovato il portiere Sono sceso fino in piazza di Spagna la vettura è giù che aspetta Grazie fece Elena guardandolo Timidamente attraverso il velo nero egli era serio e pallido ma calmo moms arriverà forse domani soggiunse Ella con una voce tenue riscriverò un biglietto per dirvi quando potrò vederti Grazie fece Andrea a Dio Dunque e la ripresa tendendogli la mano volete che vi accompagni fin giù alla strada non c'è nessuno sì accompagnatemi e la guardava sia attorno un poco esitante Avete dimenticato nulla chiese Andrea e la guardò i fiori ma rispose Ah sì il porta biglietti Andrea Corsi a prenderlo sul tavolo del tè porgendolo a lei disse e Stranger ita no my dear Efrem Elena pronunciò questa risposta con la voce molto animata vivacemente poi in un tratto con un sorriso tra supplichevole lusinghevole misto di temenza e di tenerezza su cui tremolò l'orlo del velo che giungeva fino al labbro superiore lasciando tutta libera la bocca dirmi e rose Andrea andò ciascun vaso e tolse tutte le rose stringendole in un gran fascio che li a stento reggeva fra le mani alcune caddero Altre si sfogliarono erano per voi tutte e gli disse senza guardare la Mata ed Elena si volse per uscire col capo chino in silenzio seguita da lui sotto il grigio diluvio Democratico odierno che molte belle cose rare sommerge miseramente va anche a poco a poco scomparendo quella Special classe di Antica nobiltà Italica in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizione familiare detta cultura ed eleganza e di arte a questa classe Che Io chiamerei arcadica perché rese appunto il suo più alto splendore nell'amabile vita del XVIII secolo appartenevano gli sperelli l'urbanità latticismo l'amore delle delicatezze la predilezione per gli studi insoliti la curiosità estetica la mania archeologica la galanteria raffinata erano nella casa degli sporelli qualità ereditarie il conte Andrea sperelli Fieschi nugenta unico erede proseguiva la tradizione familiare e gli era in verità l'ideale al tipo del giovin Signore italiano nel XIX secolo illegittimo campione di una stirpe di gentiluomini e di artisti eleganti l'ultimo discendente di una razza intellettuale egli era per così dire tutto impregnato di arte la sua adolescenza nutrita di studi vari e profondi parte prodigiosa egli alternò fino a 20 anni le lunghe letture coi lunghi viaggi in compagnia del padre e poté compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna senza restrizioni e constrizioni di pedagoghi dal padre appunto ebbe il gusto delle cose d'arte il culto passionato della Bellezza il paradossale disprezzo dei pregiudizi lavidità del piacere questo padre cresciuto in mezzo agli estremi splendori della Corte borbonica sapeva largamente vivere aveva una scienza profonda della vita voluttuaria e insieme una certa inclinazione byroniana al Romanticismo fantastico lo stesso suo matrimonio era venuto in circostanze quasi tragiche dopo una furiosa passione quindi gli aveva turbata e travagliata in tutti i modi la pace coniugale Finalmente si era diviso dalla moglie ed aveva sempre tenuto Seco il figliolo viaggiando con lui per tutta l'Europa l'educazione di Andrea era Dunque per così dire viva cioè fatta non tanto sui libri quanto in cospetto delle realtà umane lo spirito di lui non era soltanto corrotto dall'alta cultura ma anche dall'esperimento e in lui la curiosità diveniva più acuta come più si allargava la conoscenza fin dal principio e gli fu prodigo di sé poiché la grande forza sensitiva un degli era dotato non si stancava mai di fornire tesori alle sue prodigalità ma l'espansione di quella sua forza era la distruzione in lui di un'altra forza della forza morale che il padre stesso non aveva ritegno a deprimere ed egli non si accorgeva che la sua vita era ridurzion progressiva delle sue facoltà delle sue speranze del suo piacere quasi una progressiva rinunzia e che il circolo gli si restringeva sempre più d'intorno inesorabilmente se ben con lentezza il padre gli aveva dato tra le altre questa massima fondamentale bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte Bisogna che la vita di un uomo di intelletto sia opera di lui la superiorità vera È tutta qui anche il padre ammoniva bisogna conservare ad ogni costo in piena la libertà fin nelle Brezza la regola dell'uomo di intelletto Eccola va bene non avere anche diceva il rimpianto e il vano pascolo di uno spirito disoccupato bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni ma queste massime volontarie che per l'ambiguità loro potevano anche essere interpretate come alti criteri morali cadevano appunto in una natura involontaria in un uomo Cioè la cui potenza volitiva era debolissima un altro seme Paterno aveva perfidamente fruttificato nell'animo di Andrea il seme del sofisma il sofismo diceva quelli incauto educatore è in fondo ad ogni piacere e ad ogni dolore umano acuire e moltiplicare i sofismi equivale Dunque ad acuire e moltiplicare il proprio piacere o il proprio dolore forse la scienza della vita sta nell'oscurare la verità la parola è una cosa profonda in cui per l'uomo di intelletto sono nascoste inesauribili ricchezze i greci artefici della parola sono Infatti i più squisiti goditori dell'antichità i sofisti fioriscono il maggior numero al secolo di Pericle al secolo gaudioso Un tal seme trovò nell'ingegno malsano del giovane un terreno propizio A poco a poco in Andrea la menzogna non tanto verso gli altri quanto verso se stesso divenne un abito così aderente alla coscienza che gli giunse a non poter mai essere interamente sincero e a non poter mai riprendere su se stesso il libero dominio dopo la morte immatura del Padre Andrea si trovò solo a 21 anno signore di una fortuna considerevole distaccato dalla madre in balia delle sue passioni e dei suoi gusti rimase quindici mesi in Inghilterra la madre passò in seconde nozze con un amante antico ed egli venne a Roma per predilezione Roma era il suo grande amore non l'aroma dei Cesari Ma la Roma dei Papi non la Roma degli archi delle Terme dei Fori Ma la Roma delle ville delle Fontane delle chiese e gli avrebbe dato tutto il Colosseo per la Villa Medici il campo vaccino per la piazza di Spagna L'Arco di Tito per la fontanella delle tartarughe la magnificenza principesca dei colonna dei Doria dei Barberini la treva assai più della rovinata grandiosità Imperiale e il suo gran sogno era di possedere un palazzo Incoronato da Michelangelo E istoriato dai Carracci come quello Farnese una galleria piena di Raffaelli di Tiziano di Domenichini come quella Borghese una villa come quella di Alessandro Albani dove i Bussi profondi Il granito rosso d'Oriente il marmo bianco di Luni le statue della Grecia le pitture del Rinascimento le memorie stesse del luogo componessero un incanto intorno a qualche suo superbo amore in casa della Marchesa d'ateleta sua cugina sopra un albo di confessioni mondane accanto alla domanda che vorreste Voi essere egli aveva scritto principe Romano giunto a Roma in souvenir di settembre del 1884 stabilì il suo Home nel palazzo Zuccari alla Trinità dei Monti su quel dilettosotepidario cattolico dove l'ombra dell'obelisco di Pio Sesto segna la fuga delle ore passò tutto il mese di ottobre fra le cure degli addobbi poi quando le stanze furono ornate e pronte ebbe nella nuova casa alcuni giorni di indicibile tristezza era un'estate di San Martino una primavera dei morti grave e soave in cui Roma adagiavasi tutta quanta d'oro come una città dell'estremo Oriente sotto un cielo quasi latteo di afano come i cieli che si specchiano nei mari australi quell'angore dell'aria e della luce ove tutte le cose parevano quasi perdere la loro realtà e divenire i materiali mettevano nel giovane una prostrazione infinita un senso inespremibile di scontento di sconforto di solitudine di vacuità di nostalgia il malessere vago proveniva forse anche dalla mutazione del clima delle abitudini degli usi l'anima converte in fenomeni psichici le impressioni dell'organismo maldefinite a quella guisa che il sogno trasforma secondo la sua natura gli incidenti del sonno certo egli ora entrava in un novello stadio avrebbe al film trovato la donna e l'opera capace di impadronirsi del suo cuore e di diventare il suo scopo non aveva dentro di sé la sicurezza della forza ma il presentimento della gloria o della felicità tutto penetrato è imbevuto di arte non aveva ancora prodotto nessuna opera notevole avido d'amore e di piacere non aveva ancora interamente amato ne aveva mai goduto ingenuamente torturato da un ideale non ne portava ancora ben distinta in cima dei pensieri l'immagine dal dolore per natura per educazione era vulnerabile in ogni parte accessibile al dolore in ogni parte nel tumulto delle inclinazioni contraddittorie e gli aveva smarrito ogni volontà ed ogni moralità la volontà dedicando aveva ceduto Lo scettro agli istinti il senso estetico aveva sostituito il senso morale ma codesto senso estetico appunto sottilissimo e potentissimo è sempre attivo di manteneva nello spirito un certo equilibrio così che si poteva dire che la sua vita fosse una continua lotta di forze contrarie chiusa nei limiti di un certo equilibrio gli uomini di intelletto educati al culto della Bellezza conservano sempre anche nelle peggiori depravazioni una specie di ordine la concezione della bellezza è dirò così l'asse del loro essere interiore intorno al quale tutte le loro passioni gravitano [Musica] incontrando La Duchessa di Scerni donna Elena Muti Andrea pensò Ecco la mia donna tutto il suo essere ebbe una sollevazione di gioia nel presentimento del possesso fu il primo incontro in casa della Marchesa d'atleta questa cugina di Andrea nel palazzo roccagiovine aveva saloni molto frequentati e la attraeva specialmente per la sua arguta giocondità per la Libertà dei suoi modi per il suo infaticabile sorriso il mercoledì di ogni settimana Andrea sperelli aveva un posto alla mensa della Duchessa un martedì sera in un palco del Teatro Valle La Marchesa gli aveva detto ridendo vada di non mancare Andrea domani abbiamo tra gli invitati una persona interessante Anzi fatale premunisciti però contro la Malia tu sei in un momento di debolezza egli le aveva risposto ridendo verrò inerme se non ti dispiace cugina anzi in abito di vittima È un abito di richiamo che porto da molte sere inutilmente Ahimè il sacrificio è prossimo cugino mio la vittima è pronta la sera seguente egli venne al palazzo Rocca giovine alcuni minuti prima dell'ora consueta avendo una Mirabile Gardenia all'occhiello e una inquietudine vaga in fondo all'anima Il suo Coupé si fermò innanzi alla porta perché l'androne era già occupato da un'altra carrozza le livree i cavalli tutta la cerimonia che accompagnava la discesa della signora avevano l'impronta della grande casata il conte intravide una figura alta e svelta una conciatura tempestata di Diamante un piccolo piede che si posò sul gradino poi come anche gli saliva la scala vide la dama alle spalle e la saliva dinanzi a lui lentamente mollemente con una specie di misura il mantello foderato di una pelliccia Nivea come la piuma dei Cigni non più retto dal fermaglio le si abbandonava intorno al busto lasciando scoperte le spalle le spalle emergevano pallide come l'avorio Polito divise da un solco morbido con le scapole che nel perdersi dentro i merletti del busto avevano Non so quale curva fuggevole quale dolce inclinazione di ali e su dalle spalle svolgeva sia agile tondo il collo e dalla nuca i capelli come ravvolti in una Spira piegavano al sommo della testa e vi formavano un nodo sotto il morso delle forcine gemmate nell'anticamera mentre il servo prendeva il mantello La dama gettò uno sguardo rapidissimo al giovane che entrava questi udì annunziare sua eccellenza La Duchessa di Scerni subito dopo il signor Conte sperelli Fieschi d'ugenta egli piacque che il suo nome fosse pronunziato accanto al nome di quella donna nel salone erano già il marchese e la marchesa d'ateleta Il barone e La Baronessa di Isola don Filippo del Monte il fuoco ardeva nel caminetto alcuni divani erano disposti nel raggio del calore quattro Muse dalle larghe foglie venate di sanguigno si protendevano sulle spalliere basse La Marchesa facendosi incontro ai due sopraggiunti disse con quel suo bel riso inestinguibile per la mabilità del caso non c'è più bisogno di presentazioni fra voi due cugino sperelli inchinatevi alla Divina Elena Andrea si inchinò profondamente la duchessa gli offrì la mano con un gesto di Grazia guardandolo negli occhi son molto lieta di vedervi i contente mi parlo tanto di voi a Lucerna l'estate scorsa un vostro amico Giulio musellaro ero confesso un po' curiosa Musella era anche mi diede a leggere la rarissima vostra favola di ermafrodito e mi regalò la vostra acqua forte del sonno una prova avanti lettera un tesoro Voi avete in me unammiratrice cordiale Ricordatevi che la parlava con qualche pausa Aveva la voce così insinuante che quasi dava la sensazione di una carezza carnale e aveva quello sguardo involontariamente Amoroso e voluttuoso che turba tutti gli uomini e ne accende di improvviso la brama il servo annunziò il cavaliere sacumi ed apparve l'ottavo ed ultimo commensale era un segretario della legazione giapponese piccolo di statura giallognolo con i pomelli sporgenti con gli occhi lunghi ed obliqui venati di sangue su cui le palpebre battevano di continuo [Musica] io vi ho accetto veduta un'altra volta non so più dove non so più quando ma vi ho certo veduta diceva Andrea Storelli alla duchessa ritto in piedi dinanzi a lei super le scale mentre vi guardavo salire nel fondo della mia memoria si risvegliava un ricordo indistinto qualche cosa che prendeva forma seguendo il ritmo di quel vostro salire come un'immagine nascente da un'aria di musica non son giunto ad aver Limpido il ricordo ma quando vi siete voltata Ho sentito che il vostro profilo aveva una non dubbia rispondenza con quella immagine non poteva essere una divinazione era dunque un oscuro fenomeno della memoria io vi ho certo veduta un'altra volta Chissà forse in un sogno Forse in una creazione d'arte forse anche in un diverso mondo e non esistenza anteriore pronunziando queste ultime frasi troppo sentimentali e chimeriche egli Rise apertamente come per prevenire un sorriso o incredulo o ironico della dama Elena invece rimase grave ascoltava Ella o pensava ad altro accettava Ella quella specie di discorsi o voleva con quella serietà a prendersi gioco di lui intendeva Ella di secondaria l'opera di seduzione iniziata da lui così sollecitamente o si chiudeva nella indifferenza e nel silenzio incurante era Ella Insomma una donna per lui espugnabile o no Andrea perplesso interrogava il mistero a quanti hanno l'abitudine della seduzione Specialmente ai temerari e nota questa perplessità che certe donne sollevano tacendo un servo aprì la grande porta che dava nella sala da pranzo la marchesa Vise il suo braccio sotto quello di don Filippo del monte e diede l'esempio gli altri seguirono andiamo disse Elena ad Andrea che ella gli si appoggiasse con un po' di abbandono non era un'illusione del suo desiderio forse egli pendeva Nel dubbio ma ad ogni attimo che passava si sentiva più a dentro conquistare dalla Maria dolcissima ad ogni attimo gli cresceva l'ansietà di penetrare l'animo della donna cugino qui disse donna Francesca assegnandogli il posto nella tavola Ovale e gli stava a fare il Barone di Isola e la Duchessa di Scerni avendo di fronte il cavaliere sacumi Il marchese e la marchesa occupavano i capi sulla mensa le porcellane le argenterie i cristalli i fiori scintillavano La Marchesa appunto in quell'inverno aveva introdotto la moda delle catene di fiori sospese dal un capo all'altro fra i grandi candelabri ed anche la moda dell'esilissimo vaso di Murano latteo e cangiante come l'opale con entro una solida Orchidea messo tra i vari bicchieri innanzi a ciascun convitato Fior diabolico disse Don Elena Muti prendendo il vaso di vetro e osservando da vicino l'orchidea sanguigne di forme Ella Aveva la voce così ricca di suono che anche le parole più volgari le frasi più comuni parevano prendere sulla sua bocca non so qual significato occulto non so qual misterioso accento E qual Grazia nuova alla guida medesima il refricio faceva d'oro quantunque cosa Gli toccasse con la mano fiore simbolico tra le vostre dita mormorò Andrea guardando la dama che in quella attitudine era sovrammirabile ma io preferisco le rose disse Elena posando l'orchidea con un atto di repulsione che faceva contrasto al suo precedente moto di curiosità poi si gettò nella conversazione generale donna Francesca parlava dell'ultimo ricevimento all'ambasciata d'Austria vedesti ma Dante kaen le chiese Elena aveva un abito di Tull giallo tempestato di non so quanti Colibrì con gli occhi di Rubino una magnifica Uccelliera danzante ed ella dopo le piccole maldicenze rideva di un riso cordiale che le dava un tremolio alla parte inferiore del mento e alle narici dinanzi a quella volubilità incomprensibile Andrea rimaneva ancor titubante quelle cose frivole e maligne uscivano dalle stesse labbra che allora allora pronunziando una frase semplicissima l'aveva inturbato fin nel profondo uscivano dalla stessa bocca che allora allora tacendo era gli parsa la bocca della medusa di Leonardo umano fiore dell'anima divinizzato dalla fiamma della passione e dall'angoscia della morte qual era dunque la vera essenza di quella creatura aveva Ella percezione coscienza della sua metamorfosi costante o era Ella impenetrabile anche a se stessa rimanendo fuori del proprio mistero quanto nelle sue espressioni e manifestazioni entrava d'artificio e quanto di spontaneità il bisogno di conoscere lo pungeva anche fra la delizia e lui e fusa dalla vicinanza della donna che gli incominciava ad amare la trista consuetudine dell'analisi vincitava pur sempre gli impediva pur sempre di obbligarsi Ma ogni tentativo era punito come la curiosità di psiche dall'allontanamento dell'amore dall'offuscamento dell'oggetto vagheggiato dalla cessazione del piacere non era meglio invece Abbandonarsi ingenuamente alla prima ineffabile dolcezza della morte nasceva egli vide Elena nell'atto di bagnare le labbra in un vino biondo come un miele liquido scelse fra i bicchieri quello ove il servo aveva versato un egual vino e bezze con Elena ambedue nel tempo medesimo posarono sulla tovaglia il cristallo la comunità dell'atto fece volgere l'una verso l'altro e lo sguardo lì accese tante tue più assai del Sorso [Musica] Elena tenendo il capo sollevato Anzi piegato indietro un poco guardava il giovane furtivamente di fra le palpebre socchiuse con uno di quegli indescrivibili sguardi della donna che paiono assorbire quasi direi vivere dall'uomo preferito tutto ciò che in lui è più Amabile più desiderabile più godibile tutto ciò che in lei addestrata quella istintiva esaltazione sessuale da cui al principio la passione i lunghissimi cigli velavano l'iride inclinata all'angolo dell'orbita e il bianco nuotava come in una luce liquida un po' Azzurra e un tremolio quasi impercettibile muoveva la palpebra inferiore pareva che il raggio dello sguardo andasse alla bocca di Andrea come alla cosa più dolce Elena era presa Infatti da quella bocca pura di forma accesa di colore gonfia di sensualità con un'espressione un po' crudele quando rimaneva serrata quella bocca giovanile ricordava per una singolar somiglianza Il Ritratto del gentiluomo Incognito che nella Galleria Borghese la profonda misteriosa opera d'arte in cui le immaginazioni affascinate credettero ravvisare la figura del Divino Cesare Borgia dipinta dal Divino Sanzio quando le labbra si aprivano al riso quelle espressioni fuggiva e i denti bianchi quadri eguali tratta di una straordinaria lucentezza illuminavano una bocca tutta fresca e Gioconda come quella di un fanciullo Appena Andrea si volse Elena ritrasse lo sguardo ma non così presto che il giovane non ne cogliesse il panino né di una gioia così forte che sentir salisse alle gote una fiaba e la mi vuole e la mi vuole pensò esultando nella certezza di aver già conquistata da rarissima creatura ed anche pensò è un piacere non mai provato Elena domandò mentre intorno la conversazione faceva si più viva resterete a Roma tutto l'inverno tutto l'inverno è oltre rispose Andrea a cui quella semplice domanda parve chiudere una promessa d'amore avete Dunque una casa casa Zuccari Domus Aurea alla Trinità dei Monti voi felice perché è felice perché voi abitate in un luogo che io prediligo verrà raccolta è vero come un'essenza in un vaso tutta la Sovrana dolcezza di Roma è vero tra l'obelisco della Trinità e la colonna della concezione è sospeso ex voto il mio cuore cattolico e pagano e la Rise di quella frase egli aveva pronto Un madrigale intorno al corso sospeso ma non lo proferì perché gli spiaceva di prolungare il dialogo su quel tono falso e leggero e di disperdere così l'intimo suo godimento qui e la rimase un poco pensosa poi di nuovo si gettò nella conversazione generale con una vivacità anche Maggiore profondendo i Motti e le Risa facendo scintillare i suoi denti le sue parole donna Francesca mordeva un poco la principessa di Ferentino non senza finezza accennando all'avventura lesbica di lei con Giovannella daddi A proposito la Ferentino annunzia per l'epifania un'altra fiera di beneficenza disse il Barone di Isola non ne sapete ancora nulla io sono patronessa rispose Elena Muti voi siete una patronessa preziosa fece don Filippo del Monte nella fiera di maggio ricevesse una nuvola d'oro alla fiera di maggio una follia esclamò La Marchesa d'atleta come i servi venivano scendono in ghiacciato di champagne Ella soggiunse ti ricordi Elena i nostri banchi erano vicini cinque Luigi per Sorso 5 Luigi per un morso si mise a gridare da un Filippo del Monte imitando per gioco la voce di un banditore Francesca Peccato che tu non ci fossi cugino mio per 5 Luigi avresti mangiato un frutto segnato prima dai miei denti e per altri 5 Luigi avresti bevuto champagne nel concavo delle mani di Elena che scandalo interruppe La Baronessa di Isola con una smorfietta d'orrore tu non vendevi le sigarette accese prima da te molto inumidite per un Luigi fece donna Francesca sempre ridendo e don Filippo io vidi qualcosa di meglio Leonetto Lanza ottenne Dalla contessa di Lucoli per non so quanto un sigaro d'avana che l'aveva tenuto sotto l'ascella ogni opera di carità È santa sentenziò La Marchesa io a furia di morsi nelle frutta misi insieme circa 200 Luigi e voi chiese Andrea starelli alla Muti sorridendo a malapena e voi con la vostra coppa carnale io 270 così motteggiavano tutti tranne il marchese questo Ateleta era un uomo già vecchio afflitto da una sordità incurabile ben incettato dipinto di un color biondastro Artefatto da capo a piedi pareva uno di quei personaggi finti che si vedono nei gabinetti di figure in cera ogni tanto quasi sempre male A proposito metteva fuori una specie di risolino secco che pareva lo stridore di una macchinetta arrugginita che egli avesse dentro il corpo ma a un certo punto il prezzo del Sorso arrivò a 10 Luigi capite soggiunse Elena e all'ultimo quel matto di Galeazzo secino rovina ad offrirmi un biglietto da 500 lire chiedendo in cambio io mi asciugassi le mani alla sua barba bionda accettaste chiese Andrea sperelli alla duchessa sacrificare le mie mani alla beneficenza e la rispose 25 Luigi di più egli rideva Ma in fondo a lui era una sofferenza confusa un tormento non venne definito che somigliava alla gelosia gli appariva ora all'improvviso quel non so che di eccessivo e quasi direi di cortigianesco onde in qualche momento offscavasi la gran maniera della gentildonna da certi suoni della voce e del riso la certi gesti da certe attitudini da certi sguardi e la esalava Forse involontariamente un fascino troppo afrodisiaco e la dispensava con troppa facilità il godimento visuale delle sue Grazie e tratto in tratto alla vista di tutti fosse involontariamente e l'aveva una movenza o una posa o un'espressione che nell'alcova avrebbe fatto tremare una amante ciascuno guardando la poteva rapirle una scintilla di piacere poteva involgerla di immaginazioni impure poteva indovinarne le carezze segrete e la pareva creata In verità soltanto ad esercitare l'amore e l'aria che la respirava era sempre accesa dai desideri sollevati intorno Quanti lampo seduta pensò Andrea quanti ricordi e la serba della carne e dell'anima il cuore gli si gonfiava come di un'onda amara in fondo a cui sempre bolliva quella sua tirannica intolleranza da ogni possesso imperfetto e non sapeva distogliere gli occhi dalle mani ed Elena in quelle mani incomparabili morbide e bianche ad una trasparenza ideale segnate ad una trama di vene Claudia Appena visibili in quelle Palme un poco incavate ombreggiate di rose ove un chiromante avrebbe trovato oscuri intrighi avevano bevuto dieci quindici venti uomini lunghi dopo l'altro apprezzo egli vedeva le teste di quegli uomini sconosciuti chinarsi e suggere il vino ma Galeazzo se cinaro era uno dei suoi amici bello e Gagliardo signore interiormente Barbato come un Lucio Vero Rivale temibile Allora sotto l'incitazione di quelle immagini la cupidigia gli crede così fiera e l'invase un impazienza così tormentosa che il termine del pranzo Gli pareva non giungesse più mai e io avrò da lei in questa sera medesima La promessa penso donna Francesca si levò tutti la imitarono Andrea offersi il braccio a Elena inchinandosi ed ella lo guardò senza sorridere mentre posava il braccio nudo su quello di lui lentamente le sue ultime parole erano state Gaie e leggere quello sguardo invece era così grave e profondo che il giovane si sentì prendere l'anima andate e la gli chiese andate domani sera al ballo dell'ambasciata di Francia e voi chiese a sua volta Andrea io sì Io sì sorrisero come due amanti e della soggiunse mentre sedeva sedete il divano era disposto dal caminetto lungo la coda del pianoforte che le pieghe ricche di una stoffa celavano in parte una gru di bronzo ha un'estremità reggeva nel becco levato un piatto sospeso a tre catenelle come quel Duna bilancia e il piatto conteneva un libro nuovo e una piccola sciabola giapponese un vakizashi Ornato di crisantemi d'argento nella guaina nella Guardia nell'elsa Elena prese il libro che era a metà intonso lesse il titolo poi lo ripose nel piatto che ondeggiò lasciamo la Catte come Ella D'Andrea si chinavano nel tempo medesimo per raccoglierla le loro mani si incontrarono e la rialzatasi esaminonda dell'arma curiosamente e la tenne Mentre Andrea Le parlava di quel nuovo libro di Romanzo e si insinuava in argomenti Generali d'amore e li guardò le braccia di Elena scoperte in sino alla spalla erano così perfette nella piccatura e nella forma che richiamavano la similitudine Fiorenzuola esca del verso antico di mano di buon maestro e tali dovevano essere quelle di Pallade quando era innanzi al Pastore le dita vagavano sulle cesellature dell'arma e lunghi e Lucenti parevano continuare la finezza delle gemme che distinguevano le dita voi Se non erro disse Andrea involgendo lei del suo sguardo come di una fiamma dovete avere il corpo della dama e del Correggio lo sento Anzi dovecco dalla forma delle vostre mani o sperelli Non immaginate voi dal fiore la intera figura della pianta voi siete Certo come la figlia da crisi che riceve la nuvola d'oro Non quella della fiera di maggio ibò Conoscete il quadro della Galleria Borghese lo conosco mi sono ingannato Basta sperelli ti prego perché e la ta cque ormai ambedue sentivano avvicinarsi il cerchio che doveva chiuderli e stringerli insieme rapidamente né l'una né l'altro avevano coscienza di quella rapidità dopo due o tre ore dal primo vedersi già all'una si dava all'altro in spirito e la scambievole dedizione pareva naturale Ella disse dopo un intervallo senza guardarlo siete molto giovane avete già molto amato egli rispose con un'altra domanda credete voi che ci sia più nobiltà di animo e di arte ad immaginare in una sola Unica donna tutto l'eterno femminile oppure che un uomo di spiriti sottili ed intensi debba percorrere tutte le labbra che passano come le note di un clavicembaloideale finché trovi loot gaudioso io non so E voi neanche io so risolvere il gran dubbio sentimentale ma per istinto ho percorso il clavicembalo e temo di aver trovato loot a giudicarne almeno dall'avvertimento interiore temete Jack Ranch egli parlava con naturalezza con linguaggio manierato quasi estenuando nell'artifizio delle parole La forza del suo sentimento ed Elena si sentiva dalla voce di lui prendere come in una rete e trarre fuori della vita che muovevasi attorno i saloni si popolavano lunghi strascichi Lucenti passavano sul tappeto purpureo Ford gusti con stellati di diamanti ricamati di perle avvivati di fiori emergevano le spalle nude le capigliature scintillavano quasi tutte di quei meravigliosi gioielli ereditari che fanno invidiata la nobiltà di Roma il gruppo maggiore è tutto composto di uomini stava presso il pianoforte intorno alla duchessa di Scerni che era silegata in piedi per tener testa quella specie d'assalto la Ferentino si avvicinò a salutare l'amica con un rimprovero perché non sei venuta oggi da Nenni Santa Marta ti aspettavamo ella era alta e magra con due strani occhi verdi che parevano lontani in fondo alle occhiaie Oscure vestiva di nero con una scollatura a punta sul petto e sulle spalle portava tra i capelli di un biondo cinereo una gran Mezzaluna di brillanti Massimiliano e agitava un gran ventaglio di piume rosse con gesti repentini niniva stasera da Madame Van Halen anch'io andrò più tardi per un poco disse ramuti la vedrò o ugenta fece la principessa volgendosi ad Andrea ricercavo per rammentarvi il vostro appuntamento domani e giovedì la vendita del Cardinale in rete comincia domani a mezzogiorno venite a prendermi all'una non mancherò principessa bisogna che io porti via quel cristallo di Rocca ad ogni costo avrete però qualche competitrice chi mia cugina e poi me disse la Muti che vedremo i cavalieri intorno chiedevano schiarimenti Una contesa di Dame del XIX secolo per un vaso di cristallo di rocca già appartenuto a Niccolò Niccoli sul calvaso e intagliato il troiano Anchise che scioglie un decalzare di Venere Afrodite annunzio solennemente Andrea sperelli lo spettacolo è dato per grazia Domani dopo la prima ora del pomeriggio nelle sale delle vendite pubbliche in via Sistina contendono la principessa di Fiorentina La Duchessa di Scerni La Marchesa da atleta tutti ridevano a quel bando il grimiti domandò sono io Tite le scommesse la facezia parve buona le scommesse incominciarono come dal gruppo partivano Risa e Motti A poco a poco altre Dame e altri gentiluomini si avvicinarono per prendere parte all'ilarità la notizia della contesa si spargeva rapidamente prendeva le proporzioni di un avvenimento mondano occupava tutti i belli spiriti datemi il braccio e facciamo un giro disse donna Elena Muti ad Andrea e la teneva il braccio destro abbandonato lungo la veste reggendo nella mano il ventaglio e i guanti non porgeva più la mano ai salutatori ai lusingatori né dava più Ascolta ad alcuno che avete ora le chiese Andrea nulla Bisogna che io vada dalla van-jouxelles conducetemi a salutare Francesca e poi accompagnatemi fin giù alla mia carrozza tornarono nel primo salone Luigi Gulli un giovane maestro venuto dalle Natali Calabria in cerca di fortuna nero e Crespo come un arabo eseguiva con molta anima la Sonata in do diesis minore di Ludovico Beethoven La Marchesa d'ateleta che era una sua protettrice stava in piedi accanto al pianoforte guardando la tastiera A poco a poco la musica grave Soave prendeva tutti quei leggeri spiriti nei suoi cerchi come un Gorgo tardo ma profondo Beethoven di se Elena con un accento quasi religioso arrestandosi e sciogliendo il suo braccio da quello di Andrea Ella così rimase ad ascoltare in piedi presso una delle banane tenendo proteso il braccio sinistro si metteva un guanto con estrema lentezza in quell'attitudine l'arco delle sue Reni appariva più svelto tutta la figura continuata dallo strascico appariva più alta ed eretta L'ombra della pianta velava e quasi direi spiritualizzava il pallone della carne Andrea la guardò e le vesti per lui si confusero con la persona e la sarà mia pensavo con una specie di verità poiché la musica Patetica gli aumentava le citamento e la vita verrà fra le sue braccia sul suo cuore Immagino di chinarsi e riposare la bocca sulla spalla di lei era fredda quella pelle di Asola che sembrava un latte tenorissimo attraversato da una luce d'oro ebbe un brivido sottile e socchiuse le palpebre come per prolungarlo e giungeva il profumo di lei una emanazione indefinibile fresca Ma pure vertiginosa come un vapore da romati tutto il suo essere insorgeva e Tendeva con i smisurata veemenza verso la stupenda creatura egli avrebbe voluto coinvolgerla attrarla entro di sé surgela beverla possederla in un qualche modo sovrumano quasi costretta dal soverchiante desiderio del giovine Elena si volse un poco e gli sorrise un sorriso così tenue direi quasi così immateriale che non parve espresso da un moto delle labbra si bene da una irradiazione dell'anima per le labbra mentre gli occhi rimanevano tristi pur sempre e come smarriti nella lontananza di un sogno interiore era veramente gli occhi della notte così inviluppati d'ombra quali per una allegoria avrebberi forse Immaginati il Vinci dopo aver veduta in Milano Lucrezia Crivelli e Nell'attimo che durò il sorriso Andrea si sentì solo con lei in mezzo alla moltitudine un orgoglio enorme di gonfiava il cuore [Musica] così ebbe principio l'avventura di Andrea sperelli con donna Elena Muti il giorno dopo le sale delle vendite pubbliche in via Sistina Erano piene di gente elegante venuta per assistere all'Annunziata contesa quando Andrea sperelli entrò accompagnando la principessa di Ferentino ebbe un segreto tremito pensò sarà già venuta e i suoi occhi rapidamente la cercarono ella era già venuta Infatti sedeva innanzi al banco tra il cavaliere d'Avila don Filippo del Monte aveva posato sull'orlo del Banco i guanti e il manicotto di lontra da cui usciva fuori un mazzo di Violette teneva tra le dita un quadretto d'argento attribuito a Caradosso Foppa e lo osservava con molta attenzione gli oggetti passavano di mano in mano lungo il banco il peritone faceva le lodi ad alta voce le persone in piedi dietro la fila delle sedie si chinavano per guardare quindi incominciava l'incanto le cifre si Seguivano rapidamente ad ogni tratto il perito gridava si delibera si delibera qualche amatore incitato dal grido gettava una più alta cifra guardando gli avversari il perito gridava con alzato il martello Uno due tre e percuoteva il banco l'oggetto apparteneva all'ultimo offerente un mormorio si propagava intorno poi di nuovo accendevasi la gara il cavaliere Davila un gentiluomo napoletano che aveva forme gigantesche E maniere quasi femminile celebre raccoglitore conoscitore di Maioliche dava il suo giudizio su ciascun pezzo importante 3 veramente in quella vendita cardinalizia erano le cose superiori la storia di Narciso la tassa di cristallo di Rocca e un Elmo d'argento cesellato da Antonio del Pollaiolo che la signoria di Firenze donò al Conte di Urbino nel 1472 in ricompensa dei servigi da luiglesi nel tempo della presa di Volterra Ecco la principessa disse don Filippo del Monte alla muti la Muti si Revò per salutare l'amica vedrà sul campo esclamò la Ferentino di già e Francesca non è ancora giunta donna Elena forse la mano allo sperelli francamente come ad ognuno Egli si sentiva quella stretta di mano allontanare Elena gli parve fredda e grave tutti i suoi sogni saggiarono e precipitarono in un attimo i ricordi della Sera innanzi si confusero le speranze si estinsero che aveva Ella non era più la donna medesima vestiva una specie di lunga tunica di Londra e portava in capo una specie di tocco anche di Londra aveva nell'espressione del volto qualche cosa di aspro e quasi disprezzante c'è ancora tempo alla tazza e la disse la principessa e si rimise a sedere ogni oggetto passava per le sue mani un centauro intagliato in un sardonio opera assai Fina forse proveniente dal disperso museo di Lorenzo il Magnifico la tentò ed è la prese parte alla gara comunicava la sua offerta al perito A voce bassa senza levare gli occhi su di lui a un certo punto i competitori si arrestarono Ella ottenne la pietra a buon prezzo a questo eccellente visto Andrea sparelli che stava in piedi dietro la sedia di lei erano così trattenere un lieve sussulto prese il sardonio E lo diede a vedere levando la mano all'altezza della spalla senza voltarsi era veramente una assai bella cosa potrebbe essere il centauro che Donatello copiò soggiunse Andrea e nell'animo di lui insieme con l'ammirazione per la cosa bella sorse l'ammirazione per il nobile gusto della dama che ora la possedeva e l'hai Dunque in tutto una eletta penso quali piaceri può dare ella un amante raffinato colei si ingrandiva nella sua immaginazione ma ingrandendosi sfuggiva lì la gran sicurezza della Sera innanzi mutavasi di una specie di scoraggiamento e i dubbi primitivi risorgevano egli aveva troppo sognato nella notte a occhi aperti nuotando in una felicità senza fine mentre il ricordo di un gesto di un sorriso di un'area della testa ad una piega del vestito lo prendeva e l'allacciava come una rete ora tutto quel mondo immaginario crollava miseramente al contatto della realtà egli non aveva visto negli occhi di Elena il singolare saluto a cui aveva tanto pensato egli non era stato distinto da lei in mezzo agli altri con nessun segno perché si sentiva umiliato vi consiglio questo orologio gli disse Elena con uno sguardo di cui egli da prima non comprese la significazione era una piccola testa di morto scolpita nell'avorio con una straordinaria potenza di imitazione anatomica ciascuna mascella portava una fila di diamanti e due Rubini scintillavano in fondo alle occhiaie sulla fronte era inciso un motto Ruiz ora sono cipite un altro motto devi Ippolita il cranio si apriva come una scatola sebbene la commessura fosse quasi invisibile l'interior battito del congegno dava quel teschietto una inesprimibile apparenza di vita quel gioiello mortuario offerta di un'artefice misterioso alla sua donna aveva dovuto segnare le ore delle brezza e col suo simbolo ammonire gli spiriti amanti in verità non poteva il piacere desiderare un più squisito più eccitante misuratore del tempo Andrea pensò me lo consiglia Ella per noi e a quel pensiero tutte le speranze rinacquero e risorsero di tra le incertezza confusamente Egli si gettò nella gara con una specie di entusiasmo gli rispondevano due o tre competitori accaniti fra cui Giannetto rutolo che avendo per amante donna Ippolita Albonico era attratto dalle iscrizioni vivi e Polita poco dopo rimasero soli a contendere il rutolo e lo spelling le cifre salivano oltre il prezzo reale dell'oggetto mentre i periti sorridevano a un certo punto Giannetto rutolo non rispose più vinto dall'austinazione dell'avversario si delibera si delibera l'amante di donna Ippolita un poco pallido gridò un'ultima cifra lo sperelli aumentò si fu un momento di silenzio il perito guardava i due competitori quindi levò il martello con lentezza sempre guardando uno due tre la testa di morto Rimase al Conte Dugenta un mormorio si diffuse per la sala uno sprazzo di luce entrò per la vetrata e fece splendere i fondi auree dei trittici ravvivò la fronte dolente di una madonna Senese e il cappellino grigio della principessa di Fiorentina coperto di scaglie d'acciaio La Duchessa di Scerni si levò per andarsene a Dio sperelli disse a questa sera forse perché dite fosse mi sento tanto male che avete mai Ella senza rispondere si volse agli altri salutando Ma gli altri Seguivano il suo esempio uscivano insieme e il pensiero di non rivederla gli era insopportabile tutte le ore passate lontano da lei già gli pesavano e gli chiedeva se stesso la amo io Dunque già tanto il suo spirito pareva chiuso in un cerchio entro cui turbinavano confusamente tutti i fantasmi delle sensazioni avute nella presenza di quella donna mentre saliva le scale del palazzo Zuccari per rientrare nel suo appartamento gli valeva questo pensiero e la Certo sarebbe venuta là la via Sistina la via Gregoriana la Piazza della Trinità dei Monti Specialmente in certe ore erano quasi deserte la casa non era abitata da stranieri e lo avrebbe Dunque potuto avventurarsi senza timori Ma come attirarla la sua impazienza era tanta che gli avrebbe voluto poter dire verrà domani Ella è libera penso non la tiene la vigilanza di un marito nessuno può chiederle conto delle assenze anche lunghe anche insolite e dai padrona ad ogni suo atto sempre gli si presentarono allo spirito subitamente interi giorni e intere notti di volontà si guardò intorno nella stanza calda profonda segreta e quel lusso intenso e raffinato Tutto fatto di arte e Di piacque per lei quell'aria aspettava il suo respiro quei tappeti chiedevano ad essere premuti dal suo piede Quei cuscini volevano l'impronta del suo corpo e lamerà la mia casa penso la vera le cose che io amo il pensiero gli dava una indicibile dolcezza e Gli pareva che già un'anima nuova consapevole della imminente Gioia palpitasse sotto gli altri soffitti egli andò a vestirsi nella camera ottagonale che era in verità il più elegante è comodo spogliatoio desiderabile per un giovane signore moderno vestendosi aveva un'infinità di minute cure della sua persona sopra un gran sarcofago Romano trasformato con molto gusto in una tavola per abbigliamento erano disposti in ordine i fazzoletti di Battista i guanti da ballo i portafogli gli astucci delle sigarette le fiale delle essenze e 5 o 6 Gardenie fresche in piccoli vasi di porcellana Azzurra e gli scelse un fazzoletto con le cifre bianche e ci versò due o tre gocce di paurosa non prese alcuna Gardenia Perché l'avrebbe trovata alla mensa di casa Doria empi di sigarette rosse e un astuccio d'oro Martellato sottilissimo Ornato di uno Zaffiro sulla sporgenza della molla un po' curvo per aderire alla coscia nella tasca dei calzoni quindi uscì l'invito al Palazzo Farnese era per le 10 alle 10:30 Andrea si trovava già là aspettando molto le sale si riempivano rapidamente le danze incominciavano nella galleria D'Annibale Carracci le semidiequiriti lottavano di formosità con le ariadne con le galatee con le aurore con le Diane degli affreschi le coppie turbinando esalavano profumi le mani inguantate delle dame premevano la spalla dei Cavalieri le teste ingemmate si curvavano o sirgevano certe botte se mi aperte brillavano come La porpora certe spalle nude luccicavano sparse di un velo di umidore certi seni parevano irrompere dal busto sotto la veemenza dell'ansia Non ballate sperelli chiese Gabriella Barbarisi una fanciulla Bruna come l'oliva Speciosa Sì più tardi rispose Andrea più tardi la mazurka finiva il gruppo disperdevasi e la non viene Ella non viene l'inquietudine interiore gli cresceva così fieramente che gli pensò ad abbandonare le sale perché il contatto di quella folla era di insoffibile volgendosi vide apparire sull'ingresso della galleria La Duchessa di Scerni a braccio dell'ambasciatore di Francia In un attimo egli incontrò lo sguardo di lei e gli occhi di ambedue in Quell'attimo parvero mettersi penetrarsi beversi e la avanzava nella istoriata galleria del Caracci dove era minore la calca portando un lungo strascico di broccato bianco che La seguiva Come un'onda grave sul pavimento così bianca è semplice nel passare volgeva il capo e molti saluti mostrando un'aria di stanchezza sorridendo con un piccolo sforzo visibile che le increspava gli angoli della bocca mentre gli occhi sembrava più larghi sotto la fronte e sangue e la sa avanzava così fra gli omaggi avvolta dallo sguardo degli uomini all'estremità della galleria sionì ad un gruppo di Dame che parlavano vivamente agitando i ventagli sotto la pittura di Perseo e di fineo in pietrato era lì la Ferentino La Massa d'Albe e la marchesa d'abitosinki la dolcebuono Perché così tardi le chiese quest'ultima ho esitato molto prima di venire perché non mi sento bene infatti sei pallida giungevano dalle sale continue le prime note di un Valzer ungherese i cavalieri si presentarono Andrea poté finalmente o ferire il braccio ad Elena e trarre La seco aspettando che ho creduto di morire se voi non foste venuta Elena io vi avrei cercata ovunque Quando vi ho vista entrare Ho trattenuto a stento un grido Questa è la seconda sera che io vedo ma mi pare già di amarvi non so da che tempo il pensiero di voi unico incessante E ora la vita della mia vita egli preferiva le parole d'amore e sommessamente senza guardarla Tenendo gli occhi fissi dinanzi a sé ed ella le ascoltava nella stessa attitudine impassibile in vista quasi marmorea mi amerete voi chiese il giovane Ditemi che mi amerete e la rispose con lentezza sono venuta qui per voi soltanto Ditemi che mi amerete ripete il giovane sentendo tutto il sangue delle sue vene a fluire al cuore come un torrente di gioia e la rispose forse e lo guardò con lo sguardo medesimo che la sera innanzi era lui parso una divina promessa con quelli indefinibile sguardo che quasi dava alla carne la sensazione del tocco Amoroso ad una mano poi ambedue tacquero ed ascoltarono la sviluppante musica della danza che attratti a tratti facevasi Piana come un sussurro o levavasi come un turbine improvviso Elena dopo poco aveva lasciato il Palazzo Farnese quasi di nascosto senza prendere congedo né da Andrea né da alcun altro era Dunque rimasta al ballo appena mezz'ora l'amante l'aveva cercata per tutte le sale a lungo e invano la mattina seguente e gli mandò un servo al Palazzo Barberini per aver notizie di lei e seppe che ella stava male la sera andò di persona sperando di essere ricevuto ma una camionista gli disse che la signora soffriva molto e che non poteva veder nessuno il sabato verso le 5 del pomeriggio tornò sempre Sperando egli usciva dalla casa Zuccari a piedi era un tramonto pauonazzo e cinereo un po' lugubre che ha poco a poco si stendeva su Roma come un velario greve intorno alla Fontana della piazza Barberini i fanali gia ardevano con fiammelle pallidissime come Ceri intorno a un feretro e il tritone non gettava acqua forse per causa di un restauro di una pulitura venivano giù per la discesa carri tirati da due o tre cavalli messi in fila e tormed operai tornanti dalle opere nuove alcuni allacciati per le braccia si dondolavano cantando a squarciagola una canzone impudica e gli si fermò Per lasciarli passare due o tre di quelle figure rossastre vi è che gli rimasero impresse notò che è un carrettiere aveva una mano fasciata e le fasce macchiate di sangue anche notò un altro carrettiere in ginocchio sul carro che aveva la faccia livida e le occhiaie Cave la bocca contratta come un uomo atossicato le parole della canzone si mettevano ai grilli gutturali ai colpi delle fruste al rumore delle ruote al tintinnio dei sonagli alle ingiurie alle bestemmie alle aspre Risa La sua tristezza sacravò Egli si trovava in una disposizione di spirito strano la sensibilità dei suoi nervi era così acuta che ogni minima sensazione ha lui data dalle cose esteriori pareva una ferita profonda le nuvole del tramonto la forma del Tritone Cupa in un cerchio di fanali smorti quella discesa barbarica di uomini bestiali e di giumenti enormi quelle grida quelle canzoni quelle bestemmie esasperavano la sua tristezza di suscitavano nel cuore un Timor vago non so che presentimento tragico una carrozza chiusa usciva dal giardino e gli vide chinarsi al Cristallo un volto di donna in atto di saluto ma non lo riconobbe il palazzo levava si dinanzi a lui ampio come una reggia le vetrate del primo piano brillavano dei riflessi violacei sulla sommità indugiava un bagliore fievole dal vestibolo usciva un'altra carrozza chiusa Se potessi vederla e gli pensò soffermandosi rallentava il passo per prolungare l'incertezza e la speranza La carrozza si fermò e un signore mise il capo fuori dallo sportello chiamando Andrea era il duca di grimiti un parente vai dalla Scerni chiese colui con un sorriso fine sì rispose Andrea prendere notizie tu sai è malata Lo so vengo di là sta meglio riceve meno ma potrà forse Riceverete e i riferimenti si mise a ridere maliziosamente Tra il fumo della sua sigaretta non capisco fece Andrea serio vada si dice già che tu sia in favore l'ho saputo ieri sera in casa Pallavicini da una tua amica te lo giuro Andrea fece un atto di impazienza e si voltò per andarsene Andrea entrò sotto il portico in fondo a lui la vanità godeva di quella diceria già sorta egli ora si sentiva più sicuro più leggero quasi lieto pieno di un intimo compiacimento mentre saliva le scale e li cresceva la speranza giunto avanti alla porta aspettò per contenere l'ansia suono il servo lo riconobbe e disse subito se il signor Conte alla bontà da attendere un momento vado ad avvertire mademoiselle [Musica] Mademoiselle apparve dicendo la duchessa sta un po' meglio Credo che il signor Conte potrà passare un momento venga di Grazia con me giunta dinanzi a una porta che coprivano due bande di tappezzeria medicea orlate di velluto rosso e la si fermò dicendo entro prima io ad annunziarla attenda qui una voce di dentro la voce di Elena chiamò Cristina Andrea si sentì tremare le vene con tal Furia quel suono inaspettato che pensò Ecco ora vengo meno aveva come l'anti veggenza indistinta di una qualche felicità soprannaturale superante la sua aspettazione avanzante i suoi sogni soverchiante le sue forze e la granà oltre quella soglia ogni nozione della realtà fuggiva dal suo spirito Gli pareva ad avere un tempo pittoricamente o poeticamente immaginata una simile avventura d'amore in quello stesso modo con quello stesso apparato con quello stesso sfondo con quello stesso Mistero e un altro un suo personaggio immaginario non era l'eroe ora per uno strano fenomeno fantastico quella Ideal finzione d'arte confondevasi col caso reale ed egli provava un senso inespribile di smarrimento Mademoiselle uscì al fine tenendo sollevato con la mano il grave tessuto disse A voce bassa come un sorriso può entrare e si ritrasse Andrea entro ebbe da prima l'impressione di un'aria assai calda quasi soffocante sentì nell'aria lodor singolare del cloroformio scorse qualche cosa di rosso nell'ombra e Damasco rosso delle pareti con i raggi del letto udì la voce stanca di Elena che mormorava Vi ringrazio Andrea di essere venuto sto meglio un poco esitando poiché non vedeva distintamente le cose a quel lume fievole svansò fino a letto e la sorrideva col capo affondata sui guanciali supina nella mezza ombra Una immensa tenerezza invase il cuore del giovine quando la vide dappresso Elena trasse fuori una mano e gli era Tese con un gesto assai lento Egli si Chinò quasi in ginocchio contro la Proda del letto e si mise a coprire di baci rapidi e leggeri quella mano che ardeva quel polso che batteva forte Elena Elena mio amore Elena aveva chiuso gli occhi come per gustare più intimamente il Rivo di piacere che le saliva per il braccio e le si effondeva a sommo del petto e le si insinuava nelle fibre più segrete volgeva la mano sotto la bocca di lui per sentire i Vagi sulla Palma sul dorso tra le dita intorno al polso su tutte le vene in tutti i pori basta mormorò riaprendo gli occhi con la mano che le parve un po' intorpidita sfiorò i capelli ad Andrea in quella carezza così tenue era tanto abbandono che fu sull'anima di lui la foglia di rosa sul Calice colmo la passione tradotto li tremavano le labbra sotto l'onda confusa di parole che egli non conosceva che gli non proferiva aveva la sensazione violenta e Divina come Dona vita che si dilatasse oltre le sue membra Che dolcezza È vero disse Elena sommessa ripetendo quel gesto blando è un brivido visibile le corse la persona attraverso le coperte pesanti poiché Andrea fece l'atto di prenderle di nuovo la mano e la pregavano così resta così mi piaci premendogli la tempia lo costrinse a posare il capo sulla sponda per modo che egli sentiva contro una guancia la forma del ginocchio di lei lo guardò quindi ella un poco pur sempre accarezzandogli i capelli e con una voce morente di Delizia mentre lei passava tra i cigli qualche cosa come un baleno bianco soggiunse allungando le parole Quanto mi piaci un inesprimibile allettamento voluttuoso era nell'apertura delle sue labbra quando pronunziava la prima sillaba di quel verbo così il liquido e sensuale in bocca una donna ancora mormorò l'amante coi sensi sanguivano di passione alla carezza delle dita alla lusinga della voce di lei ancora Dimmi parla mi piaci ripeteva Elena vedendo che gliela guardava fisso nelle labbra e forse conoscendo il fascino che la emanava con quella parola poi tacquero ambedue l'uno sentiva la presenza dell'altra fluire e nescersi nel suo sangue finché questo divenne la vita di lei e il sangue di lei la vita sua un silenzio profondo ingrandiva la stanza il crocifisso di Guido Reni faceva religiosa l'ombra dei cortinaggi il rumore dell'Urbe giungeva come il murmure di un frutto assai lontano Allora con un movimento repentino Elena si sollevò sul letto strinse fra le due palme il capo del giovine lattirò li alito sul volto il suo desiderio lo baciò ricatti gli Si offese dopo una invensa tristezza la invase la occupò l'oscura tristezza che è in fondo a tutte le felicità umane come alla Foce di tutti i fiumi e l'acqua amara e il giacendo teneva le mani fuori della coperta abbandonate lungo i fianchi le mani supine quasi morte agitate di tratto in tratto da un lieve sussulto e guardava Andrea con gli occhi bene aperti con uno sguardo continuo immobile intollerabile a una a una delle Lacrime incominciarono a sgorgare e scendevano per le gote a una a una silenziosamente Elena che hai Dimmi che hai le chiese l'amante prendendo dei polsi chinandosi a assurgerli dai cibi le lacrime e la stringeva forte i denti le labbra per contenere il singulto nulla lasciami Ti prego mi vedrai domani va la sua voce il suo gesto furono così supplichevoli che Andrea obbedì a Dio e gli disse e lavato in bocca teneramente provando il sapore delle stelle Salse bagnandosi di quel caldo pianto una felicità piena o briosa libera sempre Novella tenne ambedue dopo da allora la passione riavvolse e li fece incurante di tutto ciò che per ambedue non fosse un godimento immediato ambedue mirabilmente formati nello spirito e nel corpo all'esercizio di tutti i più alti i più rari diletti ricercavano Senza Tregua il sommo l'insuperabile l'inarrivabile e giungevano Così oltre che talvolta un'oscura inquietudine le prendeva pur nel colmo dell'oblio quasi una voce da ammonimento salisse dal fondo dell'esser loro ad avvertirli di un Ignoto castigo di un termine prossimo dalla stanchezza medesima il desiderio risorgeva più sottile più temerario più imprudente come più sinebriavano la chimera del loro cuore ingigantiva sagittava generava nuovi sogni parevano non trovar il riposo che nello sforzo come la fiamma non trova la vita che nella combustione talvolta una fonte di piacere inopinata aprivasi dentro di loro come balza ad un tratto una polla viva sotto le Calcagna di un uomo che vada alla Ventura per l'intrigo di un bosco ed essi di bevevano Senza Misura finché non l'avevano esausta talvolta l'anima sotto l'influsso dei desideri per un singolo al fenomeno di allucinazione produceva l'immagine ingannevole di un'esistenza più larga più libera più forte oltre adiacente ed essi Vi si immergevano vi godevano di respiravano come in una loro atmosfera Natale le finezze e le delicatezze del sentimento e dell'immaginazione succedevano agli eccessi della sensualità ambedue non avevano alcun ritegno alle moto e prodigalità della carne e dello Spirito provavano una gioia invincibile a lacerare tutti i veli a palesare tutti i segreti a violare tutti i misteri a possedersi fino al profondo a penetrarsi a mescolarsi a comporre un essere solo Che strano amore diceva Elena ricordando i primissimi giorni il suo male La Rapida dedizione e sarei grata a te la sera stessa che io ti vidi e la ne provava una specie di orgoglio e l'amante diceva quando udì quella sera annunziare il mio nome accanto al tuo sulla soglia Happy Non so perché la certezza che la mia vita era legata alla tua per sempre per essi Roma si illuminava di una voce Novella ovunque passavano lasciavano una memoria d'amore le chiese remote della ventina Santa Sabina Sulle belle colonne di marmo paritario il gentil Vergine di Santa Maria del Priorato il campanile di Santa Maria in cosmedin simile a un vivo stelo Roseo nell'azzurro conoscevano il loro amore Le Ville dei cardinali e dei Principi La Villa Pamphili che si riunirà nelle sue fonti e nel suo lago tutta graziata e molle La Villa Albani fredda e muta come un Chiostro Selva di marmi effigiati e museo di Bussi centenari e la Villa Medici che pare una foresta di smeraldo ramificante in una luce soprannaturale e la villa Ludovisi un po' selvaggia profumata di viole tutte le ville gentilizie sovrana gloria di Roma conoscevano il loro amore le gallerie dei quadri e delle statue la sala Borghesiana della Danae dinanzi a cui Elena sorrideva quasi rivelata e la sala Degli Specchi ove l'immagine di lei passava fare i putti di Ciro Ferri e le ghirlande di Mario dei fiori la camera dell'elio d'oro prodigiosamente animata dalla più forte palpitazione di vita che il Sanzio abbia saputo in comprendere nell'inerzia di una parete e l'appartamento dei Borgia come la grande fantasia del Pinturicchio si svolge in un miracoloso tessuto di storie di favole di sogni di capricci gli artifizi e di artigli la stanza di Galatea per ove si diffonde non so che pura freschezza e Che serenità irrestinguibile di luce e il gabinetto dell'armafrodito dove lo stupendo mostro nato dalla volontà di una Ninfa di un semidio stende la sua forma ambigua tra il rifulgere delle pietre Fini tutte le solitarie sedi della bellezza conoscevano il loro amore e la scala della Trinità glorificata dalla lenta ascensione del giorno era la scala della felicità per l'ascensione della Bellissima Elena Muti Elena spesso piaceva si risalire per quei gradini al Buon Ritiro del palazzo Zuccari saliva piano seguendo l'ombra ma l'anima sua correva rapida alla Cina ben molte gaudiose ore misurò il piccolo teschio d'Avorio dedicato aippolita che Elena talvolta accostava all'orecchio con un gesto infantile mentre premeva l'altra guancia sul petto dell'amante Per ascoltare insieme la fuga degli attimi e il battito di quel cuore Andrea le pareva sempre nuovo talvolta le rimaneva quasi attonita dinanzi all'iinfaticabile vitalità di quello spirito e di quel corpo talvolta le carezze di lui le strappavano un grido in cui esalavasi tutto il Terribile spasimo dell'essere sopraffatto dalla violenza della sensazione nei baci di Elena era in verità per l'amato l'elisir e sublimissimo di tutte le mescolanze Carnali quella pareva loro la più completa la più appagante credevano talvolta che il vivo fiore delle loro anime si disfacesse premuto dalle labbra spargendo un succo di Delizie per ogni vena in sino al cuore e talvolta avevano al cuore la sensazione illusoria come d'un frutto molle e roscido che vi si sciogliesse tanto era la congiunzione perfetta che l’una forma sembrava il Natural complemento dell'altra per prolungare il Sorso conteneva Nel respiro finché non si sentiva morire dal ambascia mentre le mani dell'una tremavano sulle tempie dell'altro smarritamente Un bacio li prostrava più di un amplesso distaccati si guardavano con gli occhi fluttuanti in una nebbia torpida ed ella diceva con la voce un po' Roca senza sorridere moriremo mi sembra diceva ad occhi chiusi che tutti i pori della mia pelle siano come un milione di piccole bocche anelanti alla tua spasimanti per essere elette invidiose l'una dell'altra egli Allora per equità si metteva a coprirla di baci rapidi e fitti trascorrendo tutto il bel corpo non Lasciando intatto alcun minimo spazio non allentando la sua opera mai è la rideva felice sentendosi cingere come una vesta invisibile rideva e Geneva folle sentendo la furia di lui imperversare rideva e piangeva perduta non potendo più reggere al divorante Ardore poi con uno sforzo repentino faceva prigione il collo di lui fra le sue braccia l'allacciava con i suoi capelli lotteneva tutto palpitante simile a una preda egli stanco era contento di cedere e di rimanere così preso in quei vincoli guardandolo e la esclamava come sei giovane come sei giovane la giovinezza è lui contro tutte le corruzioni contro tutte le dispersioni resisteva persisteva somiglianza di un metallo inalterabile di un aroma indistruttibile lo Splendor sincero della giovinezza era appunto la qualità sua più preziosa alla Gran fiamma della passione quanto in lui era più falso più attrito più arteficiato più vano si consumava come un rogo certi suoi abbandoni parevano di un fanciullo inconsapevole certe sue fantasie Erano piene di grazia di freschezza e di ardire queste Fallaci purificazioni ed elevazioni del sentimento avvenivano sempre nei languidi intervalli del piacere quando sul riposo della carne l'anima provava un bisogno Vago di idealità Allora anche risorgevano nel giovine le idealità dell'arte che li amava egli tu multuravano nell'intelletto tutte le forme un tempo cercate e contemplate chiedendo di uscire il pensiero di dar Gioia all'amante come un verso numeroso con una linea Nobile lo spinse all'opera egli Scrisse la Simona e fece le due acque forti dello Zodiaco e della tazza ad Alessandro e leggeva nell'esercizio dell'Arte gli strumenti difficili esatti perfetti incorruttibili la metrica e l'incisione e intendeva proseguire e rinnovare le forme tradizionali italiane con severità riallacciandosi ai poeti dello Stilnovo e ai pittori che precorrono il Rinascimento il suo spirito era essenzialmente formale più che il pensiero amava l'espressione i suoi saggi letterari erano esercizi giochi studi ricerche esperimenti tecnici curiosità [Musica] tra le cose più preziose possedute da Andrea sperelli era una coperta di seta Fina di un colore azzurro disfatto intorno a cui giravano i dodici segni dello Zodiaco in ricamo il sole trapunto d'oro occupava il centro del cerchio le figure degli animali disegnate con uno stile un po' arcaico che ricordava quello dei mosaici avevano uno splendore straordinario tutta quanta la stoffa pareva degna da mandare un talamo Imperiale Essa infatti proveniva dal corredo di Bianca Maria Sforza nipote di Ludovico il Moro la quale andò sposa l'imperatore Massimiliano la nudità di Elena non poteva In verità avere una più ricca mantatura talvolta Mentre Andrea stava nell'altra stanza e la si svestiva in furia si distendeva Nel letto sotto la coperta Mirabile e chiamava forte l'amante e da lui che accorreva e la dava immagine di una divinità avvolta in una zona di firmamento anche talvolta volendo andare innanzi al camino e la levava si dal letto traendo secola coperta freddolosa si stringeva addosso la seta con ambo le braccia E camminava a piedi nudi con passi brevi per non implicarsi nelle pieghe abbondanti il sole splendeva le sulla schiena attraverso i capelli disciolti lo scorpione le prendeva una mammella un gran Lembo zodiacale strisciava dietro di lei sul tappeto trasportando le rose Sella le aveva già Sparse Ma ella nei giorni appunto in cui Andrea Tendeva all'Opera di veniva triste e taciturno e sospirosa quasi l'occupazione interna angoscia aveva d'improvviso effusioni di tenerezza così struggenti viste di lacrime e di singhiozzi malfrenati che il giovane rimaneva attonito e sospetto senza comprendere una sera tornavano a cavallo dalla ventino giù per la via di Santa Sabina avendo ancora negli occhi la gran visione dei palazzi Imperiali incendiati Dal tramonto Rossi di fiamma tra I Cipressi nerastri che penetrava una polvere d'oro cavalcavano in silenzio poiché la tristezza di Elena era sì comunicata all'amante dinanzi a Santa Sabina questi fermò il Vaio dicendo Ti ricordi alcune galline che dettavano in pace fra i ciuffi d'erba si dispersero e latrati di famulus lo spiazzo invaso dalle gramigna era tranquillo e Modesto come il sagrato di un villaggio Ma i muri avevano quella luminosità singolare che riflettesi dagli edifici di Roma nell'ora di Tiziano Elena ha anche sostò come pare lontano quel giorno disse con un po' di tremito nella voce Andrea crede di sentire nella voce di lei il rimpianto che rimpiangeva ellamai il loro amore non vedeva dinanzi a sei giorni Anche più dolci La Primavera non teneva già a Roma egli perplesso quasi non l'ascoltava più i cavalli scendevano al passo l'uno al fianco dell'altro talvolta respirando forte dalle froge o accostando i musi come per confidarsi un segreto favoloso andava su e giù in Perpetua corsa ti ricordi seguitava Elena ti ricordi di quel frate che ci viene ad aprire quando suoniamo la campanella Sì sì come ci porta a stupefatto era piccolo piccolo senza barba Tutto rugoso ci lascio soli nell'atrio per andare a prendere le chiavi della chiesa e tu mi bacia ti ricordi Sì E tutti quei barili nell'atrio e quell'odore di vino mentre il frate Ci spiegava le storie intagliate nella porta di cipresso e poi la Madonna del Rosario Ti ricordi la spiegazione ti fece ridere ed io sentendoti ridere Non potevi frenarmi per il debbo tanto innanzi a quel poveretto che si confuse e non aprì più bocca neanche all'ultimo per dirti grazie dopo un intervallo e la riprese e a Sant'Alessio quando tu non volevi lasciarmi vedere la cupola per buco della serratura come ridendo anche la tacque di nuovo veniva su per la strada una compagnia ad uomini con una bara seguitata da una carrozza pubblica piena di parenti che piangevano il morto andava al cimitero degli israeliti era un funerale muto e freddo tutti quegli uomini dal naso adunco e dagli occhi Rapaci si somigliava tra loro come consanguinei affinché la compagnia passasse i due cavalli si divisero prendendo ciascuno un lato rasente il muro e gli amanti si guardarono al di sopra del morto sentendo crescere la tristezza quando si riaccostarono Andrea domandò Ma tu che hai a che pensi e la esitò prima di rispondere teneva gli occhi abbassati sul collo dell'animale accarezzandolo col pomo del frustino il risoluta e pallida pensi ripete il giovane e bene te lo dirò io parto mercoledì non so per quanto tempo fosse per molto per sempre Non so questo amore si rompe per colpa mia ma non mi chiedere come non mi chiedere perché non mi chiedere nulla di prego non potrai risponderti Andrea la guardò quasi incredulo la cosa Gli pareva così impossibile che non gli fece dolore tu dici per gioco è vero Elena e la scosse la testa negando poiché la sera chiusa la gola e Solitamente spinse al trotto il cavallo dietro di loro le campane di Santa Sabina di Santa Prisca cominciarono a suonare Nel crepuscolo e si trattavano in silenzio suscitando lieti Sotto gli archi sotto i templi nelle rovine solitarie e evacue lasciarono a sinistra San Giorgio in Velabro che aveva ancora un bagliore per meglio sui mattoni del campanile come nel giorno della felicità costeggiarono il foro romano il foro di Nerva già occupati da un'ombra azzurrognola simile a quella dei ghiacciai nella notte si fermarono all'arco dei Pantani dove li attendevano gli Staffieri e le carrozze appena fuor di Sella Elena Tese La mano da Andrea evitando di guardarlo negli occhi pareva Chella avesse gran fretta di allontanarsi Ebbene le chiese Andrea aiutando a montarne il legno a domani stasera no [Musica] il Commiato sulla via Nomentana quella di Under voluto da Elena non sciolse alcuno dei dubbi che Andrea aveva nell'animo quali era mai le cagioni occulte di quella partenza subitanea invano Egli cercava di penetrare il mistero i dubbi lo premevano la gelosia che dopo le prime apparite era si dileguata innanzi alla sidolo ardore di Elena risorgeva in lui destata dalle immaginazioni impure e il sospetto che un uomo potesse nascondersi in quello scuro intrico gli dava un tormento insopportabile talvolta contro la donna lontana l'invadeva una bassa ira un rancore pianta amarezza e quasi un bisogno di vendetta come se la lo avesse ingannato e tradito per Abbandonarsi a un altro amante anche talvolta credeva di non desiderarla più di non amarla più di non averla mai amata Ma quegli oblii non duravano La Primavera romana fioriva con inaudita Letizia la città di Travertino e di mattone sorbiva la luce come un avida Selva le fontane papali si levano in un cielo più di afano di una gemma la piazza di Spagna Odorava come un roseto e la Trinità dei Monti insieme alla scala popolata di Putti pareva un Duomo d'oro la sua avventura con Elena Muti era ormai notissima come O prima o poi o più o meno nella società elegante di Roma e in ogni altra società sono note tutte le avventure e tutte le frattes le precauzioni non valgono ciascuno Ivi è così buon conoscitore della mimica erotica che gli basta sorprendere un gesto o un'attitudine o uno sguardo per avere un sicuro indizio mentre gli amanti o Coloro che sono per divenir tali non sospettano un terribile segugio era per esempio don Filippo del Monte il commensale della Marchesa da atleta ma in verità Elena Muti non si preoccupava molto delle maldicenze mondane e in questa sua ultima passione è raggiunta a temerità quasi folli ordunque l'avventura aveva ad un tratto innalzato Andrea sperelli in cospetto delle dame ha un alto grado di potere un'aura di favore la volse e la sua fortuna in poco tempo divenne meravigliosa un fenomeno assai frequente Nelle società moderne è il contagio del desiderio un uomo che sia stato amato da una donna di pregi singolari eccita nelle altre l'immaginazione e ciascuna arde di possederlo per vanità E per curiosità a gara Il fascino di Don Giovanni è più nella sua fama che nella sua persona Inoltre giovava allo sperelli quel certo nome che gli aveva di artista misterioso ed erano rimasti celebri due sonetti scritti nell'albo della principessa di Fiorentina nei quali come in un dittico ambiguo e gli avevano dato una bocca diabolica e una bocca Angelica quella che perde le anime e quella che dice Ave Andrea sperelli non esitò un istante dinanzi alle lusinghe a quella specie di raccoglimento prodotto in lui dal dominio unico di Elena succedeva ora il dissolvimento non più tenute da Linee a fascia che le stringeva ad unità le sue forze tornavano al primitivo disordine non potendo più conformarsi adeguarsi assimilarsi a una superiore forma dominatrice l'anima sua Camaleonti camutabile fluida virtuale si trasformavasi di formava prendeva tutte le forme e gli passava dall'uno all'altro amore con incredibile leggerezza vagheggiava nel tempo medesimo diversi amori pessiva senza scrupolo una gran trama di Inganni definizioni di menzogne di insidie per raccogliere il maggior numero di prede l'abitudine Della falsità agli ottundeva la coscienza per la continua mancanza della riflessione egli diveniva poco a poco impenetrabile a se stesso rimaneva fuori del suo mistero A poco a poco e di quasi giungeva a non veder più la sua vita interiore sempre vivo spietatamente vivo Era in lui un istinto l'istinto del distacco da tutto ciò che la treeva senza a vincerlo e la volontà disutile come una spada di cattiva tempra Tendeva al fianco di un ebreo o di un inerte Andrea aveva parlato d'amore a donna bianca dolce buono La principio senza quasi pensarci Istintivamente attratto Forse per virtù di un indefinito riflesso che accolai veniva dall'essere amica di Elena donna bianca dolce Buono era l'ideal tipo della Bellezza Fiorentina Quale fu resa dal Ghirlandaio nel ritratto di Giovanna Tornabuoni che in Santa Maria Novella aveva un chiaro volto Ovale la fronte larga alta e candida la bocca mite il naso un poco rilevato gli occhi di quel color taneo scuro lodato dal Fiorenzuola prediligeva disporre i capelli con abbondanza sulle tempie fino a mezzo delle guance alla Foggia Antica venne conveniva il cognome poiché la portava nella vita mondana una montanativa una grande indulgenza una cortesia eguale per tutti è una parlatura melodiosa era Insomma una di quelle donne Amabili senza profondità né di spirito né di intelletto un poco indolenti che sembravano nate a vivere in piacevolezza e a cullarsi nei discreti amori come gli uccelli in sugli alberi fiorenti quando Udi le frasi di Andrea e la esclamò con un grazioso stupore dimenticate Elena così presto poi dopo alcuni giorni di graziosa esitazioni le piacque di cedere e non di rado e la parlava di Elena al giovane infedele senza gelosia candidamente Ma perché mai Sarà partita prima del solito quest'anno gli chiese una volta sorridendo io non so rispose Andrea senza poter nascondere un po' di impazienza e di amarezza tutto proprio è finito Bianca Vi prego parliamo di noi interruppe egli con voce alterata poiché quei discorsi lo turbavano e irritavano e la rimase un poco pensosa come se volesse sciogliere un enigma quindi sorrise scotendo la testa come se rinunziasse con una fugace ombra di malinconia sugli occhi così è l'amore e rese allamante le carezze Andrea possedendola possedeva in lei tutte le gentili donne fiorentine del Quattrocento alle quali cantava il Magnifico e si vede in ogni lato che il proverbio dice il vero che ciascun muta pensiero come l'occhio è separato vedesi cambiare amore come L'occhio sta dilunge così sta dilunge il core perché appresso un altro il punge col quale posto e si congiunge con piacere e con diletto allorché nell'estate ella era per partire disse prendendo congedo senza nascondere la sua commozione gentile Io so che quando ci rivedremo a voi non mi amerete più Così è l'amore ma ricordatevi di un'amica e donna bianca si dileguò e vennero altre talvolta in coppia ciascuno di questi amori portò a lui una degradazione Novella ciascuno gli inebriò di una cattiva ebrezza senza pagarlo ciascuno Gli insegnò una qualche particolarità e sottilità del Vizio a lui ancora ignota e gli aveva in sei germe di tutte le infezioni corrompendosi corrompeva e pervertimento dei sensi li faceva cercare rilevare nelle sue amanti quel che c'era in loro nel Nobile e me impuro una bassa curiosità lo spingeva a sceglierle donne che aveva un peggior fama un crudelgusto di contaminazione lo spingeva a sedurre le donne che avevano fama migliore tra le braccia dell’una Egli si ricordava di una carezza dell'altra di un modo di voluttà ha preso dall'altra talvolta e fu In specie quando la notizia delle seconde nozze di Elena mutili riaprì per qualche tempo la ferita piaceva si di sovrapporre alla nudità presente la evocata nudità di Elena e di Servirsi della forma reale come di un appoggio sul quale godere la forma ideale nutriva l'immagine con uno sforzo intenso finché l'immaginazione giungeva a possedere l'ombra quasi creata Pur tuttavia egli non aveva culto per le memorie dell'antica felicità talvolta anzi quelle gli davano un appiglio una qualunque avventura e il piccolo teschio d'Avorio appartenuto al cardinale in Right il gioiello mortuario insegnato del nome di una Ippolita oscura di suscitò Il Capriccio diventare donna Ippolita Albonico in una giornata di corse sulla tribuna Andrea sperelli voleva ottenere da donna Ippolita Albonico che l'andasse la dimane al palazzo Zuccari per prendere il misterioso avorio dedicato a lei Ella si schermiva ondeggiando fra la prudenza e la curiosità ad ogni frase del giovane un po' Ardita corrugava le sopracciglia mentre un sorriso involontario le sforzava la bocca e la sua testa sotto il cappello Ornato di piume bianche sul fondo dell'ombrellino Ornato di merletti Bianchi Era in un momento di singolare armonia tipi Ippolita Dunque venite Io vi aspetterò tutto il giorno Dalle due fino a sera va bene ma siete pazzo devi che tenete Io giuro alla maestra vostra di non toglierle neppure un guanto rimarrà seduta come un trono secondo il suo regalo costume e anche prendendo una tazza di tè potrà Non posare Lo scettro invisibile che porta sempre nella destra imperioso è concessa la grazia a questi patti no ma è la sorrideva perché compiacevasi di sentir rilevare quell'aspetto di legalità che era la sua gloria e Andrea asparelli continuava a tentarla Sempre in tono di scherzo o di preghiera unendo alla seduzione della sua voce uno sguardo continuo sottile penetrante quello sguardo indefinibile che sembrava svestire le donne vederle ignude attraverso le vesti toccarle sulla pelle viva Non voglio che mi guardiate così visse donna Ippolita quasi offesa con un lieve Rossore sulla tribuna era rimaste poche persone Signore e signori passeggiavano sull'erba lungo lo Steccato o circondavano il cavallo vittorioso o scommettevano coi pubblici scommettitori urlanti sotto l'incostanza del sole che appariva e spariva tra i molli arcipelaghi delle nuvole scendiamo e la soggiunse non accorgendosi degli occhi seguaci di Giannetto rutolo che stava appoggiato alla ringhiera della Scala quando per discendere passarono dinanzi a colui lo sperelli disse a Dio Marchese ha poi correremo il Ruotolo si inchinò profondamente a donna Ippolita e una subita fiamma di coloro la faccia era gli parso di sentire nel saluto del Conte una leggera irrisione rimase alla ringhiera seguendo sempre con gli occhi la coppia nel recinto visibilmente soffriva già netto rutolo fingendo di voler osservare i cavalli che entravano nella pista volse il binocolo sui due visibilmente gli tremavano le mani ogni sorriso ogni gesto ogni attitudine dei politali dava una croce dolore quando abbassò il binocolo e gli era assai smorto aveva sorpreso negli occhi della madre che si posavano sullo sperelli quello sguardo che gli va in conosceva poiché ne era stato un tempo illuminato di speranza gli parve che tutto rovinasse intorno a lui un lungo amore finiva troncato da quello sguardo irreparabilmente la tribuna si ripopolava rapidamente Giacché il segnale della terza corsa era prossimo le dame salivano in piedi sui sedili un mormorio correva lungo i gradi simili a un vento sopra un giardino in pendio la campanella squillò i cavalli partirono come un gruppo di saette correrò in Onor vostro donna Ippolita disse Andrea starelli allargonico prendendo congedo per andare a prepararsi alla seguente corsa che era di gentiluomini tivi Ippolita sempre e la gli strizza la mano forte per augurio non pensando che anche Giannetto ruto lo stava fra i contenitori quando vide poco oltre l'amante pallido scendere giù per la scala l'ingenua crudeltà dell'indifferenza le regnavano i belli occhi oscuri il vecchio Amore le cadeva dall'anima pari a una storia inerte per l'invasione del nuovo e la non apparteneva più a quell'uomo non gli era legata da nessun legame [Musica] il duca di Beffi e Paolo calligaro stavano sulla soglia già in assetto di corsa il piccolo caligaro imprecava la pioggia della notte che aveva reso pesante il terreno ora disse all'ospedale tu hai molte probabilità con meeting Giannetto rutolo lo dico il presagio Ed ebbe al cuore una fitta egli riponeva nella Vittoria una vaga speranza nella sua immaginazione vedeva gli effetti di una corsa vinta e di un duello fortunato contro il nemico spogliandosi ogni suo gesto tradiva la preoccupazione Ecco un uomo che prima di montare a cavallo vede aperta la sepoltura disse il duca di Beffi posando di una mano sulla spalla con un alto comico pecce omo novus Andrea sperelli il quale in tal momento aveva gli spiriti gay ruppe in uno di quei suoi Franchi scoppi di Risa che erano la più seducente effusione della sua giovinezza Perché ridete voi gli chiese il brutto lo pallidissimo fuori di sé fissandolo di sotto ai sopraccigli corrugati mi pare rispose lo sparelli senza turbarsi che voi mi parliate in un tono assai vivo caro Marchese Ebbene pensate del mio riso quel che più vi piace penso che è sciocco lo sparelli balzò in piedi fece un passo e levò contro Giannetto rutolo Il frustino Paolo caligaro giunse a trattenerli il braccio per prodigio altre parole irruppero sopravvenne Don Marcantonio spada o Dillo alterco e disse basta figlioli sapete ambedue quel che dovrete fare domani ora dovete correre intorno ai pubblici scommettitori perdeva la folla Michi in Vallejo il cavallo del Conte Ugento è Brummel il cavallo del marchese rutolo erano i favoriti venivano poi setlist del Duca di Beffi e carboniglia del Conte calligaro Andrea sperelli era calmo quasi allegro il sentimento della sua superiorità sull'avversario l'assicurava egli andò incontro al suo cavallo con il corpo alpitante come incontra un amico che gli portasse l’annunzio aspettato di una fortuna di palpò il muso con dolcezza e l'occhio dell'animale quell'occhiove brillava tutta la nobiltà della razza per una inestinguibile fiamma Li inebriò come lo sguardo magnetico di una donna la campanella di aver il segnale ma Brum l'aveva già preso lo slancio e la partenza Quindi non essendo stata contemporanea fu ritenuta non buona anche la seconda fu una falsa partenza per colpa di Brummel lottarelli e il duca di Beffi si sorrisero fuggevolmente la terza partenza fu valida Brummel subito si staccò dal gruppo radendo lo Steccato gli altri tre cavalli seguirono di pari per un tratto e saltarono la prima siepe felicemente poi la seconda ciascuno dei tre Cavalieri faceva un gioco diverso il duca di baffi cercava di mantenersi nel gruppo perché dinanzi agli ostacoli seterist fosse instigato dall'esempio il caligaro moderava la fuga di carboniglia a conservarle le forze per gli ultimi 500 metri Andrea sperelli aumentava gradatamente la velocità Volendo incalzare il suo nemico in prossimità dell'ostacolo più difficile il rutolo sentì dietro di sé il galoppo incalzante e fu preso da tale ansietà che non vide più nulla tutto alla vista gli si confuse come se gli fosse per perdere gli spiriti faceva uno sforzo immenso per tener piantati gli speroni nel ventre del cavallo e lo sbigottiva il pensiero che le forze lo abbandonassero aveva negli orecchi un rombo continuo e in mezzo al Ro prospettiva Il grido breve secco D'Andrea sperelli hop hop sensibilissimo alla voce più che ad ogni altra istigazione Ma lei ci lavorava l'intervallo di distanza non era più che a tre o quattro metri da Brummel stava per raggiungerlo per superarlo Oh un'altra barriera attraversava la pista il rutolo non La vide perché aveva smarrita ogni conoscenza conservando solo un Furioso estinto di aderire all'animale e di spingerlo innanzi alla Ventura per un bel salto ma non coadiuvato dal Cavaliere urssò le zampe posteriori e ricade dall'altra parte così male che il cavaliere perse l'estate Pur restando in sella seguitò Tuttavia a correre Andrea sperelli teneva ora il primo posto Giannetto rutulo senza aver recuperato le staffe veniva secondo incalzato da Paolo caligaro il duca di Belfiore avendo sofferto da Satana visto un rifiuto veniva ultimo passarono sotto le tribune in questo ordine udirono un clamore confuso che si dileguò sulle tribune tutti gli Anime stavano sospesi nell'attenzione ad ogni mutamento nell'ordine dei cavalli molte esclamazioni si levavano fra un lungo mormorio e le dame ne avevano un fremito sperargli è caduto ma non so a voce alta la contessa di Lucoli Brummel sebbene offeso le zampe posteriori faceva prodigi per virtù del suo sangue puro carboniglia infine spiegava tutta la sua velocità condotta con arte Mirabile dal suo cavaliere mancavano circa 800 metri alla meta lo spelling della Vittoria fuggirli ma raccolse tutti gli spiriti per gli afferrarla Teso sulle staffe curvo sulla criniera gettava di tratto in tratto quel grido breve esile penetrante che aveva tanto potere Sul Nobile animale mentre brumme le carboniglia affaticati dal terreno pesante perdevano vigore Ma lei ci aumentava la veemenza del suo slancio stava per riconquistare il suo posto già sfiorava la vittoria con la fiamma delle sue narici dopo l'ultimo ostacolo avendo superato Brummel raggiunge con la testa la spalla di carboniglia a circa 100 metri dalla meta radeva lo Steccato avanti avanti lasciando fra sé e La Morella del caligaro lo spazio di 10 lunghezze la campana squillò un applauso risonò per tutte le tribune come il crepitar sordo di una grandine un clamore si propagò nella folla sulla prateria inondata dal sole Andrea sperelli rientrando nel recinto pensava La fortuna è con me oggi sarà con me anche domani sentendo venire in sella Aura del Trionfo ebbe contro lo scuro pericolo quasi una sollevazione di ira avrebbe voluto affrontarlo subito in quello stesso giorno in quella stessa ora senza altro indugio per godere una duplice Vittoria e per mordere Quindi al frutto che gli offriva la mano di donna Ippolita poi avendo lasciato l'abito di corsa cercò di Ludovico Barbarisi e del Barone di Santa Margherita ambedue accettarono l'incarico di assisterlo nella questione col Marchese rutolo egli li pregò di sollecitare stabilite dentro questa sera Ogni cosa domani all'una dopo mezzogiorno io debbo essere già libero ma domattina Lasciatemi dormire almeno fino alle 9 Io pranzo dalla Fiorentina e passerò poi in casa Giustiniani e poi a tarda ora al circolo Sapete dove trovarmi Grazie e arrivederci amici per millanteria uscendo di casa Giustiniani Andrea Andò al circolo delle Cacce e si mise a giocare con gli Sportsman napoletani verso le due il Santa Margherita lo sorprese lo forzò ad abbandonare il tavolo e vuole ricondurlo a piedi fino al palazzo Zuccari erano nella piazza di Spagna La Barcaccia metteva un chioccoliio roco ed umile luccicando alla luna che vi si specchiava dall'alto della colonna Cattolica 4 o 5 vetture pubbliche stavano ferme in fila coi fanali accesi la via del Babbuino giungeva un tintinnio di sonagli e un rumor sordo di passi come ed un gregge in cammino a piedi la scala Il barone si accomiatò addio a domani verrò qualche minuto prima delle 9 con Ludovico tirerà i due colpi per scioglierti penseremo noi ad avvisare il medico va dormi profondo Andrea si mise su per la scala al primo ripiano si soffermò attirato dal tinte Nilo dei sonagli che si avvicinava veramente Egli si sentiva un po' stanco e anche un po' triste in fondo al cuore una specie di inquietudine l'invadeva non bene distinta vista di dubbio e discontento e i nervi troppo tesi in quella giornata violenta e torbida gli si rilassavano ora sotto la clemenza della notte primaverile perché senza passione per puro Capriccio per sola vanità per sola prepotenza era sì egli compiaciuto di sollevare un odio e di rendere dolorosa l'anima di un uomo il pensiero della terribile pena che certo doveva affliggere il suo nemico in una notte così dolce gli mosse quasi un senso di pietà l'immagine di Elena gli attraversò il cuore in un baleno di tornarono nella mente le angosce dorate un anno innanzi Quando egli l'aveva perduta e le gelosie le follere e gli sconforti inespribili anche Allora le notti erano chiare tranquille solcate di profumi e come gli pesavano aspiro l'aria però che salivano i fiati delle rose fiorite nei piccoli Giardini laterali e guardò giù nella piazza passare il gregge la folta lana biancastra delle pecore agglomerate procedeva con un fluttuamento continuo accavallandosi a similitudine di un'acqua fangosa che inondasse il lastrico qualche pelato Tremolo mettevasi al tintinnio altri pelati più sottili più timidi rispondevano I Butteri gettavano di tratto in tratto un grido e distendevano le aste cavalcando dietro e a fianchi la luna dava quel passaggio darmenti per mezzo alla Gran città addormentata non so che mistero quasi di cosa veduta in sogno riprese a salire lentamente sentii più grave nel salire la sua stanchezza i ginocchi che si piegavano gli lampeggiò d'improvviso il pensiero della morte Se io rimanessi ucciso Sì io ricevessi una cattiva ferita e l'avessi per tutta la vita un impedimento la sua avidità di vivere e di godere si sollevò contro quel pensiero lugubre egli disse a 6 medesimo bisogna vincere e vide tutti i vantaggi che gli avrebbe avuti Da quest'altra Vittoria il prestigio della sua fortuna la fama della sua prodezza i baci di donna Ippolita nuovi amori nuovi godimenti nuovi capricci Allora dominando ogni agitazione si mise a curare l'igiene della sua forza dormì fino a che non fu risvegliato dalla venuta dei due amici Roma splendeva del mattino di maggio abbracciata dal sole dopo un tratto di salita Apparve la città immensa Augusta Radiosa irrita di campanili di colonne e dobelischi Incoronata di Cupole e di rotonde nettamente intagliata come una propoli nel pieno azzurro erano nella Villa Sciarra già per metà disonorata dai fabbricatori di case nuove e passavano in un viale di laurea alti e snelli fra due spalliere di rose il Santa Margherita sporgendosi fuori dello sportello vide un'altra carrozza ferma sul piazzale dinanzi alla villa e chisse ci aspettano già guardò l'orologio mancavano dieci minuti Allora precisa fece fermare il legno e insieme col testimone col chirurgo si Diresse verso gli avversari Andrea rimase nel viale ad attendere mentalmente si mise a svolgere alcune azioni di offesa e di difesa che gli intendeva eseguire con probabilità di esito ma lo distraevano i Vaghi miracoli della luce e dell'ombra per l'intrico De Lauri i suoi occhi erravano dietro le apparenze dei rami commossi dal vento mattutino mentre il suo animo meditava la ferita e gli alberi gentili come nelle amorose allegorie di Francesco Petrarca gli facevano sospiri insultato over regnava il pensiero del buon colpo sopraggiunse a chiamarlo il Barbarisi dicendo siamo pronti il custode ha aperto la villa abbiamo a disposizione le stanze terrene una gran comodità vieni a spogliarti quando lo starelli fu in assetto uscì col suo testimone e con i medici sul piazzale ancora una volta lo spettacolo di Roma tra le palme attrasse i suoi sguardi e gli diede un gran palpito l'impazienza l'invase e gli avrebbe voluto già trovarsi in guardia e udire il comando dell'attacco Gli pareva di averne il pugno il colpo decisivo la vittoria pronto gli chiese il Santa Margherita andando incontro Pronto il terreno scelto era a fianco della villa nell'ombra sparso Di Fina ghiaia e battuto Giannetto rutolo stava già all'altra estremità con Roberto castaldieri e Concato de Susa ciascuno aveva assunto un'aria grave quasi solenne i due avversari furono posti l'uno di fronte all'altro e si guardarono il Santa Margherita che aveva il comando del combattimento notò la camicia di Giannetto rutolo fortemente inamitata troppo salda con il colletto troppo alto e fece osservare la cosa Al casteldieri che era il secondo questi parlò al suo primo e lo sperelli vide il nemico accendersi di improvviso nel volto e con un gesto risoluto far l'atto di scamiciarsi egli con tranquillità fredda seguire l'esempio si rimboccò i pantaloni presi dalle mani del Santa Margherita il guanto la stringa e la spada si armò con molta cura e quindi agitò l'arma per accertarsi di averla bene impugnata in quel modo Il bicipite emerse visibilissimo rivelando il lungo esercizio del braccio e l'acquisito vigore quando i due stessero le spade per prendere la misura quella di Giannetto rutolo oscillava in un pugno convulso dopo l'ammonimento d'uso intorno alla lealtà Il barone di Santa Margherita comandò con una voce squillante e virile signori in guardia i due scesero in guardia nel tempo medesimo il rutolo battendo il piede Lo sperelli inarcandosi con leggerezza il rutolo era di statura mediocre assai smilzo tutto nervi con una faccia olivastra a cui davampiezza le punte dei baffi rilevate e la piccola barba acuta in sul mento alla maniera di Carlo i ritratti di vandic lottarelli era più alto più slanciato più composto bellissimo nell'attitudine fermo e tranquillo in un equilibrio di Grazia e di forza con in tutta la persona una sprezzatura di grande signore l'uno guardava l'altro entro gli occhi e ciascuno provava internamente un indefinibile brivido alla vista dell'altruicarne nuda contro cui apportavasi la lama sottile nel silenzio udivasi il mormorio fresco della Fontana misto al Fruscio del vento su per i rosai rampicanti ove le innumerevoli rose bianche e gialle tremolavano a loro comandò Il barone l'intorno il silenzio pareva più profondo tutti gli astanti avevano coscienza della volontà micidiale che animava quei due uomini e l'ansietà li teneva e li stringeva il pensiero di dover forse ricorrere a casa un morto o un morente il sole velato dalle pecorelle spandeva una luce quasi Lattea e le piante ossia il nostro dormivano il merlo fischiava ancora invisibile a loro il rutolo si precipitò sotto misura con due giri di spada e con una botta in seconda lottarelli parò e rispose facendo un passo indietro il rutulo è incalzava furioso con stoccate velocissime quasi tutte basse lo sperelli senza sconcentrarsi a quella Furia volendo evitare un incontro parava forte e rispondeva con tale acredine che ogni sua botta avrebbe potuto passar for fora il nemico la coscia del rutulo presso l'inguine sanguinava Alt tuonò il Santa Margherita quando se ne accorse ma in Quell'attimo Appunto Lo sperelli facendo una parata di quarta bassa e non trovando il ferro avversario riceve in pieno torace un colpo e cadde tramortito sulle braccia del Barbaresi ferita toracica al quarto spazio intercostale destro penetrante in cavità con lesione superficiale del polmone a Nunzio nella stanza con Debby osservato il chirurgo la convalescenza è una purificazione e un Rinascimento non mai il senso della vita e soave come dopo l'angoscia del male e non mai l'anima umana più inclina la bontà e alla Fede come dopo aver guardato negli abissi della morte comprende l'uomo nel guarire che il pensiero il desiderio la volontà la conoscenza della vita non solo la vita qualche cosa in lui più vigile del pensiero più continua del desiderio più potente della volontà più profonda anche della coscienza ed è la sostanza la natura dell'essere suo comprende egli che la sua vita reale è quella dirò così non vissuta da lui è il complesso delle sensazioni involontarie spontanee inconcenti istintive è l'attività armoniosa e misteriosa della vegetazione animale è l'impercettibile sviluppo di tutte le metamorfosi e di tutte le rinnovazioni quella vita appunto in lui compie i miracoli della convalescenza richiude le piaghe ripaga le perdite riallaccia le trame Infante rammenda i tessuti lacerati restaura i congegni degli organi rinfonde nelle vene la ricchezza del sangue riaannoda sugli occhi la benda dell'amore ri intrecciati intorno al capo la corona dei sogni riaccende nel cuore la fiamma della Speranza riapre le ali alle chimere della Fantasia dopo la mortale ferita dopo una specie di lunga e lenta agonia Andrea sperelli ora poco a poco rinasceva quasi con un altro corpo e con un altro spirito come un uomo nuovo come una creatura uscita da un fresco Bagnolo eteo immemore e vacua pareva di essere entrato in una forma più elementare il passato per la sua memoria aveva una sola lontananza come per la vista il cielo stellato è un campo eguale e diffuso sebbene gli astri sia in diversamente distanti i tumulti si pacificavano il fango scendeva al Limo l'anima faceva si Monda ed egli rientrava nel grembo della natura madre sentivasi da lei maternamente infondere la bontà e la forza ospitato da sua cugina nella villa di Schifanoia Andrea sperelli si riaffacciava all'esistenza in cospetto del mare poiché ancora in noi la natura simpatica persiste E poiché la nostra vecchia anima abbracciata dalla grande anima naturale palpita ancora talco il convalescente misurava il suo respiro sul largo e tranquillo respiro del mare ergeva il suo corpo a similitudine dei validi alberi serenava il suo pensiero alla serenità degli Orizzonti A poco a poco in questi Ozi intenti e raccolti il suo spirito si stendeva si svolgeva Si dispiegava si sollevava dolcemente come l'erba premuta in sui sentieri diveniva infine verace ingenuo originale libero aperto alla pura conoscenza disposto alla pura contemplazione il giovane disteso all'ombra o addossato a un tronco o seduto su una pietra credeva sentire in sé il medesimo scorrere il fiume del tempo con una specie di tranquillità catalettica credeva sentir vivere nel suo petto l'intero mondo con una specie di religiosa ebrietà credeva possederli infinito la vista a poco a poco mutava di sì in visione profonda e continua i rami degli alberi sul suo capo gli pareva sollevare il cielo ampliare l'azzurro risplendere come corone di immortali poeti ed egli contemplata ed ascoltava respirando col mare e con la terra Placido come un Dio dove era mai tutte le sue vanità e le sue crudeltà e i suoi artifici e le sue menzogne dove erano gli amori e gli inganni e disinganni e disgusti e le incurabili ripugnanze dopo il piacere Dove erano quegli immondi errati di amori che gli lasciavano nella bocca come la strana acidezza di un frutto tagliato con un coltello d'acciaio egli non si ricordava più di nulla il suo spirito aveva fatto una grande rinunziazione un altro principio di vita entrava in lui qualcuno entrava in lui segreto il quale sentiva la pace profondamente egli riposava poiché non desiderava più [Musica] Ma questo periodo di visioni di astrazioni di intuizioni di contemplazioni pure questa specie di misticismo buddistico è quasi direi cosmogonico fu brevissimo A poco a poco egli cominciò a riprendersi di se stesso a ritrovare il sentimento della sua persona a rientrare nella sua corporeità primitiva un giorno nell'ora Meridiana mentre la vita delle cose pareva sospesa il grande terribile silenzio gli lasciò veder dentro ad improvviso abissi vertiginosi bisogni inestinguibili indistruttibili ricordi cumuli di sofferenza e di rimpianto tutta la sua miseria di un tempo tutti i vestigi del suo vizio tutti gli avanzi delle sue passioni da quel giorno una malinconia patata ed è uguale Gli occupò l'anima ed egli vide in Ogni aspetto delle cose uno stato dell'anima sua il paesaggio divenne per lui un simbolo un emblema un segno una scorta che lo guidava attraverso il labirinto interiore segrete e affinità egli scopriva tra la vita apparente delle cose e l'intima vita dei suoi desideri e dei suoi ricordi chiare Marine di settembre il mare calmo innocente come un fanciullo addormentato si distendeva sotto un cielo Angelico di perla talvolta appariva Tutto verde Delfino e prezioso verde di una malachite e sopra le piccole Vele rosse somigliavano fiammelle erranti talvolta appariva tutto azzurro di un azzurro intenso quasi direi araldico solcato di vene d'oro come un Lapislazzuli e sopra Le Vele istoriate somigliavano una processione di stendardi e di gonfaloni e di palvesi cattolici anche talvolta prendeva un diffusore metallico un color pallido di argento misto del color Verdicchio di un limone maturo qualche cosa di indefinibilmente strano e delicato e sopra Le Vele erano Pie e di innumerevoli come le ali Dei Cherubini nei fondi delle Ancore giottesche e convalescente rinveniva sensazioni ubriate della puerizia quell'imprensioni di freschezza che danno al sangue puerile gli aliti del vento Salso quegli inesprimibili effetti che fanno le luci le ombre i colori gli odori delle acque sull'anima vergine il mare non soltanto era per lui una delizia degli occhi ma era una perenne onda di pace a cui si abbeveravano i suoi pensieri Una magica fonte di giovinezza in cui il suo corpo riprendeva la salute e il suo spirito la nobiltà l'immagine di Elena di risorse nella memoria altre immagini di donne si sovrapposero a quella si confusero con quella la dispersero si dispersero egli non riuscì a fermarne alcuna tutte parevano sorridere di un sorriso nemico del direguarsi e tutte nel dileguarsi parevano portar Seco qualche cosa di lui che cosa egli non sapeva un avvenimento invincibile loppresse lo gelo quasi un senso di ricchezza gli occhi li si riempirono di lacrime Una tragica ammonizione gli sono nel cuore troppo tardi la dolcezza recenti della Pace e della malinconia gli sembrarono già lontane di sembrarono un'illusione già fuggita quasi gli sembrarono essere state godute da un altro spirito nuovo straniero entrato in lui e poi scomparso gli sembrò che il suo vecchio spirito non potesse più ormai rinovelarsi nel risollevarsi tutte le ferite che egli senza ritegno aveva aperte nella dignità del suo essere interiore sanguinavano tutte le degradazioni che egli senza ripugnanza aveva inflitta la sua coscienza vennero fuori come macchie e si dilatarono come una lebbra tutte le violazioni che egli senza pudore aveva fatte alle sue idealità di suscitare un rimorso acuto disperato Terribile come se dentro di lui piangessero anime di sue figliole a cui egli padre avesse tolta la verginità mentre dormivano sognando egli aveva troppo mentito aveva troppo ingannato sarà troppo abbassato un ribrezzo di sei del suo vizio l'invase Vergogna Vergogna la disonante rottura Gli pareva indelebile le piaghe gli parevano inedibili Gli pareva che gli dovesse portarne la nausea per sempre per sempre come un supplizio senza termine vergogna piangeva fino sul davanzale abbandonato sotto il peso della sua miseria affranto come un uomo che non veda salvezza e non vedeva le stelle di scintillare a una a una sul suo povero capo nella sera profonda al nuovo giorno egli ebbe un grato risveglio uno di quei freschi e limpidi risvegli che ha soltanto l'adolescenza dalle sue primavere trionfanti il mattino era una meraviglia respirare il mattino era una beatitudine immensa tutte le cose vivevano nella felicità della luce i colli parevano avvolti in un velario di afano d'argento scossi da un agile fremito il mare pareva attraversato dal riviere di latte da fiumi di cristallo da Ruscelli di smeraldo da mille vene che formavano come il mobile intrico di un labirinto liquido un senso di Letizia nuziale e di Grazia religiosa emanava dalla Concordia del mare del cielo e della terra egli respirava guardava ascoltava un poco attonito nel sonno la sua febbre era guarita e gli aveva chiuso gli occhi nella notte cullato dal coro delle acque come da una voce amica e fedele chi si addormenta il suono di quella voce a un riposo pieno di riparatrice tranquillità neanche le parole della madre inducono un sonno Così puro così benefico al figliolo che soffre i versi della Chimera nel re di Cipro antichi versi quasi obbligati di ritornarono alla memoria gli suonarono come una lusinga vuoi tu pugnare uccidere veder fiumi di sangue grammocchi d'oro gregi de captive femmine schiavi altre altre prede vuoi tu far vivere un marmo ergere un tempio comporre un immortale inno vuoi modi giovine modi vuoi divinamente amare la chimera gli ripeteva nel suo segreto sonnessa con Oscure pause modi giovine modi vuoi divinamente amare egli un poco sorrise e pensò amare chi l'arte una donna quale donna Elena gli apparve lontana perduta morta non più sua le altre gli apparvero anche più lontane morte per sempre egli era libero Dunque perché mai avrebbe di nuovo seguita una ricerca inutile e persa era in fondo al suo cuore il desiderio di darsi liberamente e per riconoscenza a un essere più alto e più puro Ma dove era questo essere l'ideale avvelena ogni possesso imperfetto e nell'amore ogni possesso è imperfetto e ingannevole ogni piacere misto di tristezza ogni godimento è dimezzato ogni Gioia porta in sé un germe di sofferenza ogni abbandono porta in sé un germe di dubbio e i dubbi guastano contaminano corrompono tutti i diretti l'arte l'arte Ecco l'amante fedele Sempre giovine immortale Ecco la fonte della gioia pura vietata alle moltitudini concessa agli eletti Ecco il prezioso alimento che fa l'uomo simile a un Dio come aveva egli potuto vivere ad altre coppe dopo aver accostato le labbra a quel Luna come avevagli potuto ricercare altri Gaudi dopo aver gustato il supremo come il suo spirito aveva potuto accogliere altre agitazioni dopo aver sentito in sé l'indimenticabile tumulto dalla forza creatrice come le sue mani aveva un potuto oziare e la civile sui corpi delle femmine dopo aver sentito e rompere dalle dita una forma sostanziale come infine i suoi sensi aveva potuto indebolirsi e pervertirsi nella massa lussuria dopo essere stati illuminati da una sensibilità che coglieva nelle apparenze le linee invisibili percepiva l'impercettibile indovinava i pensieri nascosti della natura un improvviso entusiasmo invase Ma se la mia intelligenza fosse decaduta se la mia mano avesse perduta la prontezza Sì io non fossi più degno fu per convalescente una specie di panico e gli si strinse le tempie fra le palme rimase alcuni istanti sotto l'urto di quel pensiero spaventevole sotto l'orrore di quella minaccia come annientato meglio meglio morire non mai come in quel momento aveva sentito il divino pregio del dono non mai come in quel momento la scintilla gli era parsa sacra tutto il suo essere tremava con una strana violenza al solo dubbio che quel dono potesse struggersi e quella scintilla potesse spegnersi meglio morire le vuoi il capo scosse da sé ogni inerzia discesa nel parco camminò lentamente sotto gli alberi in un luogo favorito che era una specie di lupus minimo in signoria di un Erma quadri fronte intenta a Una quadruplice meditazione e gli sostò e si mise a sedere sull'erba con le spalle appoggiate alla base del simulacro con la faccia rivolta al mare i versi di salmace nella favola dermafrodito gli vennero alla memoria la sua anima si è tutta di una musica di rime e di sillabe ritmiche egli gioiva quella spontanea improvvisa agitazione poetica gli dava un esprimibile diretto La magia del verso i sociocò di nuovo lo spirito Andrea nel comporre studiava se il medesimo curiosamente non aveva fatto versi da gran tempo quell'intervallo d'ozio avevanociuto alla sua abilità tecnica Gli pareva che le rime uscenti a mano a mano dal suo cervello avessero un Satur nuovo la consonanza gli veniva spontanea senza che era cercasse dei pensieri gli nascevano limati così componeva o rapido orlento con un diretto non mai provato Quando egli ebbe condotti a termine quattro sonetti trasse un respiro e li recitò senza voce con una enfasi interiore quindi Scrisse I quattro sonetti sulla base quadrangolare dell'erba su ogni faccia uno in quest'ordine erba quadrata le tue quattro fonti sanno Mie novità meravigliose spirti cantando dalle sedie scuse partono del mio corleggeri e pronti il cornio prode tutte impure fonti terrò cacciò da sé tutt'altra cose impure tutte fiamme obbrobriose domò ruppe all'assedio tutti i ponti dirti cantando salgono ben Lodo io l'inno e inestinguibile possente del periglio di me mi prende un riso pallido Sì ma come un re io godo sentir nel cuore l'anima ridente mentre il già vinto male rimiro FISO l'anima ride di amor suoi lontani mentre fisarinro il mal già vinto che in quei di fuoco intrighi aveva mi spinto come in boschi nuditi da vulcani o nel Gran cerchio dei dolori umani entrano vizia in veste di Giacinto dietro lasciando il falso labirinto ove ribelli Lucia mostri Pagani non più sfinge con unghie auree e La Branca non Gorgone la fa pietra restare non sirena per lunga oderi incanta alta in sommo del cerchio una assai Bianca donna con atto di comunicare che erano fra le Pura Vita l'ostia Santa Ella fuor delle insidie e Ford danni sta a pacata e forte come colei che può fino alla morte sapere il male senza quel soffrire o voi che fate tutti i venti a ulire che avete in signoria tutte le porte Io metto a vostri piedi la mia sorte Madonna nel vogliate consentire folgora nella pura mano vostra quell'ostia desiderata come un sole non vedrò Dunque il gesto che consente ed ella che è benigna che si prostra comunicando dice le parole offerto per il tuo ben Anzi è presente io dice soldi naturale Rosa generata dal Sen della Bellezza Io sono che in fondo La Suprema ebbrezza Io sono colei che esalta e che riposa Ara con pianti anima dolorosa per mietere con canti dalle grezza Dopo un lungo dolore La mia dolcezza passerà di dolcezza ogni altra cosa dal sia Madonna e dal mio cuore di sgorghi gran sangue i fiumi scorrono sul mondo e il dolore Immortal pur gli rinnovi e me stesso travolgano quei Borghi ma coprono ma veda io dal profondo la luce che ha la invinta anima piove anno Millesimo octingesimo trigesimo Sesto La Marchesa d'atleta soleva passare a Schifanoia l'estate e parte dell'autunno poiché Ella pur essendo tra le dame una tra le più mondane Amava la campagna e la libertà campestre ed ospitare amici e l'aveva usato ad Andrea infinite Cure e premure durante la malattia come una sorella maggiore quasi come una madre senza stancarsi una profonda affezione la legava al cugino e la era per lui piena di indulgenze e di perdoni Era un'amica buona e Franca capace di comprendere molte cose pronta sempre Gaia sempre arguta ha un tempo spiritoso e spirituale pur avendo varcata da circa un anno La Trentina conservava una Mirabile vivacità giovanile è una grande Piacenza anche possedeva una virtù rara quella che comunemente si chiama il tatto un delicato genio femminile era Lady guida infallibile il suo convegno verso Andrea in questo periodo di convalescenza un po' strano ineguale Non poteva essere in verità più squisito e la cercava in tutti i modi di non disturbarlo e di ottenere che nessuno lo disturbasse gli lasciava pienissima Libertà mostrava di non accorgersi delle bizzarrie e delle malinconie non li infastidiva mai con domande indiscrete faceva sì che la sua compagnia gli fosse leggera nelle ore obbligatorie rinunziava persino ai Motti in presenza di lui per evitargli la fatica di un sorriso forzato Andrea che comprendeva quella finezza era riconoscente il 12 di settembre dopo i Sonetti dell'erma egli tornò a Schifanoia con un insolita Letizia e incontrò donna Francesca sulla scala e le bacioò le mani dicendole con un tono di gioco cugina ho trovato la verità e la via Alleluia fece donna Francesca levando le belle braccia rotonde ed è la discesa nei giardini e Andrea salì alle sue stanze col cuore sollevato dopo poco io dibattere leggermente alluscio e la voce di donna Francisca chiedere possa entrare e la entrò portando nella sopravveste tra le braccia un gran fascio di rose e rose bianche Gialle vermiglie e brune alcune larghe e chiare come quelle della Villa Pamphili freschissime e tutte imperlate avevano non so che di vita o tra foglie e foglia altre avevano Petali densi e una dovizia di colore che faceva pensare alla celebrata magnificenza delle porpore d'elisa e di tiro altre parevano pezzi di neve odorante e facevano venire una strana voglia di morderle ed ingoiarle altre erano di carne veramente di carne voluttuosi come le più voluttuose forme di un corpo di donna con qualche sottile venatura oggi è festa e la disse ridendo e i fiori le coprirono il petto fin quasi alla gola Grazie grazie grazie ripeteva Andrea aiutandola a deporre il fascio sul tavolo sui libri sugli Albi sulle custodie dei disegni rosa rosarum Ella poiché fu libera a donò tutti i vasi sparsi per le stanze e si mise a riempirli di rose componendo tanti singoli mazzi con una scelta che rivelava in lei un gusto raro Il Gusto della Gran convitatrice scegliendo e componendo parlava di mille cose con quella sua Gaia volubilità quasi volesse compensarsi della parsimonia di parole e dirisa usata fino Allora con Andrea più il riguardo alla malinconia taciturna di lui Tra le altre cose disse il 15 avremo una bella ospite donna Maria ferrarila la moglie del ministro premi potenziario di Guatemala la conosci Non mi pare Infatti non la puoi conoscere è tornata in Italia da pochi mesi ma passerà l'inverno prossimo a Roma perché il marito è destinato a quel posto è una mia amica d'infanzia molto cara Siamo stati insieme a Firenze tre anni all'Annunziata Ma i più giovani di me americana noi italiana e di Siena per giunta nasce di casa Bandinelli battezzata con l'acqua della Fonte Gaia ma è piuttosto malinconica di natura e tanto dolce la storia del suo matrimonio anche è poco allegra quel Ferret non è simpatico punto hanno però una bambina che è un amore vedrai falli da pallida con tanti capelli con due occhi smisurati il 15 settembre Un mercoledì giunse l'ospite nuova La Marchesa andò insieme con il suo primogenito Ferdinando e con Andrea ad incontrare l'amica nella prossima stazione di Rovigliano La Marchesa parlava dell'amica ad Andrea con molta benevolenza credo che ti piacerà e la concluse poi si mise a ridere come per un pensiero che le attraversasse lo spirito improvvisamente Perché ridi le chiese Andrea ecco Pensavo a un altro annuncio di presentazione e ha un'altra presentazione che io ti feci sono quasi tre anni accompagnandola con una profezia allegra Ti ricordi ah rido perché anche questa volta si tratta di una incognita e anche questa volta io sarei la auspici involontaria ma il caso è diverso ossia diverso il personaggio del possibile tram cioè Maria è una Turris eburnea Io sono ora un vaso spirituale Guarda dimenticavo che tu hai finalmente trovato la verità e la via l'anima ride e li amor suoi lontani tu ci tieni i versi li sono a memoria che amabilità del resto caro cugino quella assai Bianca donna con l'ostia in mano messo spetta Ma tutta l'area di una forma fittizia di una stola senza corpo che sia la Mercedes di quella qualunque Anima da Angelo di demonio intenzionata ad entrarci di amministrarti la comunione e di farti il gesto che consente sacrilegio sacrilegio va da te e fa bene la guardia alla stola e fa molti esorcismi siamo giunti cugina ridevano ambedue entravano nella stazione mancando pochi minuti all'arrivo del treno il 12enne Ferdinando un fanciullo palaticcio portava un mazzo di rose per offrirlo a donna Marina Ecco il treno di San Ferdinando La Marchesa si avanzò incontro alla Benvenuta che era giallo sportello e salutava con la mano e accennava con la testa tutta avvolta di un gran velo colore di perla coprente a metà il cappello di paglia nera Francesca Francesca e la chiamava con un'effusione tenera di gioia quella voce fece su Andrea un'impressione singolare gli ricordò vagamente una voce conosciuta quale donna Maria discese con un atto rapido ed agile e con un gesto pieno di grazia sollevò il vero fitto scoprendosi la bocca per baciare l'amica subito per Andrea quella signora alta e ondulante sotto il mantello di viaggio e velata di cui egli non vedeva che la bocca il mento ebbe una profonda seduzione tutto il suo essere illuso in quei giorni da una parvenza di liberazione era disposto ad accogliere il fascino dell'Eterno femminile Maria Ti presento mio cugino il conte Andrea sperelli Fieschi d'ugenta Andrea si inchinò la bocca della signora si è persa un sorriso che sembra un misterioso poiché la lucentezza del velo nascondeva il resto della faccia quindi la marchesa presentò Andrea Don Manuel Terrasi Cup de Vila poi disse accarezzando i capelli della bimba che guardava il giovane con due dolci occhi attoniti Ecco Delfina nel Faeto Andrea sedeva di fronte a Donna Maria e a fianco del marito Ella non aveva ancora svolto il velo teneva sulle ginocchia il mazzo di Ferdinando e di tratto in tratto lo portava allenari mentre rispondeva alle domande della Marchesa Andrea non si era ingannato della voce di lei suonavano alcuni accenti della voce di Elena Muti perfetti una curiosità impaziente invase di vedere il volto nascosto l'espressione il colore Manuela diceva e la discorrendo partirà venerdì Poi verrà a riprendermi più tardi molto tardi Speriamo si augurò Cordialmente donna Francisca Anzi la miglior cosa sarebbe da andar via tutti in un giorno Noi resteremo a Schifanoia sino al primo di novembre non più oltre se la mamma non aspettasse a restare volentieri con te ma ho promesso di trovarmi in tutti i modi a Siena per il 17 ottobre che il natalizio di Delfina Peccato il 20 ottobre c'è la festa delle donazioni a Rovigliano tanto bella e strana Come fare se io mancassi la mamma l'avrebbe Certo un gran dolore del fina e la dorata il marito taceva doveva essere di natura taciturno di mezza taglia un poco obeso un po' calvo aveva la pelle di un color singolare di un pallone tra verdognolo e violaceo su cui il bianco dell'occhio nei movimenti dello sguardo spiccava come quelli di un occhio di smalto in certe teste di bronzo antiche e i baffi neri duri ed egualmente tagliati come i peli di una spazzola ombravano una cruda bocca sardonica poteva aver 40 anni o poco più nella sua persona era qualche cosa di ibrido e di subdolo che non sfuggiva un osservatore era quell'indefinibile aspetto di viziosità che portano il loro le generazioni provenienti da un miscuglio di razze in bastardite crescenti nella turbolenza Guarda Delfina gli arance tutti fioriti esclamò donna Maria stendendo la mano al passaggio per cogliere un rametto la strada Infatti saliva tra due boschi da grumi In vicinanza di Schifanoia le piante erano così alte che facevano ombra convento Marino alitava e sospirava nell'ombra carico di un profumo che si poteva quasi bere a sorsi come un'acqua refrigerante Delfina aveva posate le ginocchia sul sedile e si sporgeva fuori della carrozza per afferrare i rami la madre la cingeva con un braccio per reggerla Bada Bada puoi cadere Aspetta un poco Chiove toglie il velo e la disse scusa Francesca Aiutami e chi non la testa verso la vita per farsi districare il velo Dal Cappello in quell'atto il mazzo di rose le cadde a piedi Andrea fu pronto a raccoglierlo e nel rialzarsi avvolgerlo vive al fine l'intero volto della signora scoperto grazie e la disse aveva un volto ovale forse un po' troppo allungato Ma appena appena un poco di quella aristocratico allungamento che nel XV secolo gli artisti ricercatori delle danza esageravano Le lineamenti delicati era quell'espressione tenue di sofferenza e di stanchezza che forma l'umano incanto delle Vergini nei tondi Fiorentini del tempo di Cosimo un'ombra morbida tenera simile alla fusione di due tinte di afane di un violetto e di un azzurro ideale le circondava gli occhi che volgeva all'iride neonata degli Angeli Bruni i capelli le ingombravano la fronte e le tempie come una corona pesante si accumulavano e si attortigliavano sulla nuca nulla superava la Grazia della finissima testa che pareva essere travagliata dalla profonda Massa come da un Divino castigo Dio mio esclamò Ella provando a sollevare con le mani il peso delle trecce costrette insieme sotto la paglia ho tutta quanta la testa Addolorata come se fossi rimasta sospesa dai capelli un'ora non posso stare molto tempo senza scioglierli mi affaticano troppo è una schiavitù Andrea pensò che nessuna delle sue amiche e gli aveva posseduta una talpa pigliatura una così vasta Selva e così tenebrosa ove smarrirsi quanta Ricchezza e varietà di linee avrebbe potuto dare al disegno di una figura muliebre quella volubile e divisibile massa di capelli neri non erano veramente neri e li riguardava il giorno dopo a mensa nel punto in cui Il riverbero del sole le ferita avevano Riflessi di Viola Cupi di quei riflessi che ha talvolta l'acciaio ho provato dalla fiamma donna Maria parlava con finezza mostrando uno spirito delicato e inchino alle cose dell'intelligenza alla rarità del gusto al piacere estetico possedeva la cultura abbondante e varia l'immaginazione sviluppata la parola colorita di chi ha veduto molti paesi ha vissuto diversi Crimi ha conosciuto gente diverse e Andrea sentiva un'aura esotica in volgere la persona di lei sentiva da lei partire una strana seduzione un incanto composto dai fantasmi Vaghi delle cose lontane che ella aveva Guardate degli spettacoli che L'Ancora sembrava negli occhi dei ricordi che le riempivano l'anima ed era un incanto indefinibile ed esprimibile era come se la portasse nella sua persona una traccia della luce in cui era si immersa dei profumi che l'aveva ispirati degli convinti che l'aveva uditi Era come se la portasse in sé confusa svanita in distinte tutte le magie di quei paesi del Sole la sera nella gran sala che dava sul vestibolo e la sa costò il pianoforte la perse per provarlo e la parlava di musica con sottilità di intenditrice io ho eseguito e ascoltata molta musica diceva Ella e di ogni sinfonia di ogni Sonata di ogni notturno di ogni singolo pezzo Insomma conservo un'immagine visibile un'impressione di forma e di colore una figura un gruppo di figure un paesaggio tanto che tutti i miei pezzi prediletti portano un nome secondo l'immagine io ho per esempio la Sonata delle 40 nuore di Priamo il notturno della Bella addormentata nel bosco la Gavotta delle dame Gialle La giga del Mulino il preludio della goccia d'acqua e così via e la Senise a ridere di un teno e riso che su quella bocca afflitta aveva un indicibile Grazia e sorprendeva come un baleno inatteso [Musica] donna Maria parlava con piena confidenza Forse con una leggera esaltazione spirituale come una donna che lungamente oppressa dalla frequentazione forzata di gente Inferiore o da uno spettacolo di volgarità abbia il bisogno irresistibile di aprire il suo intelletto il suo cuore ha un soffio di vita più alta Andrea l'ascoltava provando per lei un sentimento dolce che somigliava alla gratitudine Gli pareva che la parlando di tali cose innanzi a lui e con lui gli desse una prova gentile di benevolenza e quasi gli permettesse di avvicinarsi e gli credeva intravedere lembi di quel mondo interiore Non tanto per significato delle parole che la diceva quanto pe suoni e per le modulazioni della voce di nuovo egli riconosceva gli accenti dell'altra era una voce ambigua direi quasi bisessuale duplice androgenica di due timbri il timbro maschile basso e un poco velato s'ammorbidiva Si chiariva si in femminile talvolta con passaggi così armoniosi che l'orecchio dell'oditore non aveva sorpresa e diletto a un tempo e perplessità come quando una musica passa dal tono minore al Tono maggiore o come quando una musica trascorrendo in dissonanze dolorose torna dopo molte battute al Tono fondamentale così quella voce ad intervalli faceva il cangiamento il timbro femminile appunto ricordava l'altra cantate chiese Andrea alla signora quasi con timidezza un poco e la rispose Canta un poco la prego donna Francesca Sì con sentiella ma appena accennato perché proprio da più di un anno perduta ogni forza nella stanza attigua Don Manuel giocava col Marchese da atleta senza rumore senza motto nella sala la luce si diffondeva attraverso un gran paralume giapponese temperata e rossa tra le colonne del vestibolo passava l'aria Marina e muoveva di tratto intratto Le Alte tende di caramanie recando il profumo dei Giardini sottoposti negli intercolugni apparivano le cime dei Cipressi nere solide come di Ebano sopra un cielo di afano tutto palpitante di stelle donna Maria si mise al pianoforte dicendo ciò che siamo Nell'antico accenderò una melodia del paesello nella Nina pazza una cosa Divina e la cantava accompagnandosi nel fuoco del canto I due timbri della sua voce si fondevano come due metalli preziosi componendo un solo metallo sonoro caldo pieghevole vibrante la melodia del paesello semplice pura spontanea piena di soavità accorata e di amata tristezza su un accompagnamento chiarissimo sgorgando dalla bella bocca afflitta si innalzava con tal fiamma di passione che il convalescente turbato fino al profondo sentir passarsi per le vene le note a una a una come se nel corpo il sangue gli si fosse Arrestato ad ascoltare un cielo sottile gli prendeva le radici dei capelli ombre rapide espresse gli cadevano sugli occhi l'ansia li prendeva il respiro e l'intensità della sensazione nei suoi nervi acuiti era tanta che li doveva fare uno sforzo per contenere uno scoppio di lacrime Oh Maria Pia Escono da una Francesca baciandoti veramente sui capelli la cantatrice quando tacque Andrea non parlò rimase seduto Nella poltrona con le spalle rivolte allume col viso in ombra ancora si aggiunse donne Francesca e la Cantò ancora una rietta di Antonio Salieri poi sono una toccata di Leonardo Leo una Gavotta del Ramos e una giga di Sebastiano Bach riviveva meravigliosamente sotto le sue dita la musica del diciottesimo secolo così malinconica nelle aree di danza che poi un composte per essere danzate in un pomeriggio languido di un'estate di San Martino entro un parco abbandonato tra Fontane ammutolite tra piedistalli senza statue sopra un tappeto di rose morte da coppie di amanti prossimi hanno una amar più Andrea seguito di scendere lentamente le scale che conducevano all'ultima terrazza in quel mattino di settembre l'anima gli si dilatava col respiro il giorno aveva una specie di Santità il mare pareva risplendere di luce propria come se nei fondi vivessero magiche sorgenti di Raggi tutte le cose erano penetrate di sole Andrea discendeva di tratto in tratto soffermandosi il pensiero che donna Maria fosse rimasta sulla Loggia a guardarlo gli dava un turbamento indefinito gli metteva nel petto un palpito forte quasi l'infinito come se fosse un giovinetto in sul primo amore provava una beatitudine inneffabile a respirare quella calda e limpida atmosfera ove respirava anche la ovenda ergevasi anche il corpo di lei un'onda immensa di tenerezza gli sgorgava dal cuore spargendosi sugli alberi sulle pietre sul mare come su esseri amici e consapevoli e gli era spinto come da un bisogno di adorazione sommessa umile e pura come da un bisogno di piegare i ginocchi e di congiungere le mani e di offrire quell'affetto vago e muto che egli non sapeva quale fosse credeva sentir venire a sé la bontà delle cose e mettersi alla sua bontà e traboccare dunque l’amo si chiese e non lo so di guardar dentro e di riflettere poiché temeva Che quell'incanto delicatosi dileguasse e si disperdesse come un sogno d'Alba la amo ed ella che pensa e se la vien sola le dirò io che l'amo poteva interrogarsi il medesimo e non rispondere E interrompere la risposta del cuore con una nuova domanda e prolungare quella fluttuazione tormentosa e deliziosa un tempo no no io non le dirò che la amo Ella è sopra tutte le altre si volse e vive ancora insomma nella loggia nel sole la forma di lei indistinta Ella forse l'aveva seguito con gli occhi e col pensiero fin laggiù assiduamente per una curiosità infantile e di riproduzione a voce chiare il nome sulla terrazza solitaria lo ripete due o tre volte ascoltandosi Maria Maria nessuna parola già mai nessun nome era gli passo più Soave più melodioso più carezzevole e pensò che sarebbe stato felice se la gli avesse permesso di chiamarla semplicemente Maria come la sorella quella creatura così spirituale ed è detta gli ispirato un senso di devozione e di sovversione altissimo se gli avessero chiesto quale cosa sarebbe gli stato più dolce avrebbe risposto con sincerità obbedirla nessuna cosa gli avrebbe fatto dolore quanto l'esser da lei creduto un uomo comune da nessun'altra donna quanto da lei avrebbe voluto essere Ammirato lodato compreso nelle opere dell'intelligenza nel gusto nelle ricerche nelle aspirazioni d'arte degli ideali dei sogni nella parte più nobile del suo spirito e della sua vita e l'ambizione sulla più ardente era di riempirlo il cuore già da dieci giorni e la viveva a Schifanoia e in quei dieci giorni come interamente l'aveva Ella conquistato le loro conversazioni sulle Terrazze o sui sedili sparsi all'ombra o lungo i viali fiancheggiati di Rosai duravano talvolta ore ed ore mentre nelfina correva come una gazzelletta dagli avvolgimenti dell'agrumeto e l'aveva nel conversare una fluidità Mirabile profondeva un tesoro di osservazioni delicate e penetranti rivelavasi talvolta con un Candore pieno di Grazia in proposito dei suoi viaggi talvolta con una sola frase pittoresca suscitava in Andrea larve visioni di paesi e di Mari lontani ed egli voleva una stima cura nel mostrare a lei il suo valore la larghezza della sua cultura la raffinatezza della sua educazione la squisitezza della sua sensibilità che un orgoglio enorme gli sollevò tutto l'essere Quando è la disse con accento di verità dopo la lettura della favola dermafrodito nessuna musica viene Vibrata come questo poema e nessuna statua vi è data della Bellezza un'impressione più armonica certi versi mi perseguitano Senza Tregua e mi perseguiteranno per lunghissimo tempo forse tanto sono intensi ma un'ansietà lo stringeva come più i minuti fuggivano ed egli volgevasi tutti minuti a vedere se in Sumo della Scala tra le colonne del vestibolo apparisse una forma femminile era forse quello un ritrovo d'amore veniva forse quella donna in quel luogo a un colloquio segreto immaginava Ella di lui quella ansietà Eccola il cuore gli disse ed era era sola scendeva pienamente sulla prima terrazza presso una delle Fontane si soffermò Andrea La seguiva con gli occhi provando ad ogni modo ad ogni passo ad ogni attitudine di lei è una trepidazione come se il moto il passo l'attitudine avessero significato fossero un linguaggio aspettiamo delfino disse donna Maria poi andremo fino al cancello della civele volete e l'aveva per convalescente riguardi assai gentili Andrea era ancora molto pallido e molto scarno e gli occhi si erano straordinariamente ingranditi in quella magrezza e l'espressione sensuale della bocca un po' tumida faceva uno strano e attirante contrasto con la parte superiore del viso Sì rispose Anzi mi son grato poi dopo un poco di esitazione mi permettete qualche silenzio stamani perché vi chiedete questo mi pare di non aver la voce e di non saper dire nulla ma i silenzi certe volte possono essere gravi infastidire e anche turbare se si prolungano Perciò vi chiedo se mi permettete Di tacere durante il cammino ed ascoltarvi Allora taceremo insieme disse che la conosco un sorriso tenue e guardò in alto verso la villa con un impazienza visibile Ecco Delfina la vedete la bimba discendeva rapidamente seguita dalla sua governante invisibile giù per le scale riappariva sui terrazzi che la attraversava correndo i capelli disciolti le ondeggiavano per le spalle nel vento della corsa sotto una larga paglia coronata di papaveri Quando fu all'ultimo gradino ha perso le braccia verso la madre e la baciò tante volte sulle guance poi disse Buongiorno Andrea che gli posti la fronte con un atto infantile da adorabile Grazia era una creatura fragile e vibrante come uno strumento formato di materie sensibili le sue membra erano così delicate che parevano quasi non poter nascondere neppure velare lo splendore dello spirito entro vivente come una fiamma in una lampada preziosa di una vita intensa e dolce amore fu solo la madre guardandola come lo sguardo indescrivibile nel quale isolavasi tutta la tenerezza dell'anima occupata da quell'unico affetto e Andrea ebbe dalla parola dallo sguardo dall'espressione dalla carezza una specie di gelosia una specie di scoramento come se gli sentisse l'anima di lei allontanarsi sfuggirgli per sempre di venire inaccessibile erano quasi alla fine del sentiero certe erbe derivano a certi fusti così da formar con essi quasi un suo tronco arboreo e lapideo e i frutti numerosi talloni già tutti d'oro altri maculati d'oro E di verde altri tutti verdi pendevano sulle teste dei termini che pareva custodire alberi intatti e intangibili esserne i geni tutelari Perché Andrea Tu ha assalito da una inquietudine da un'ansietà improvvise avvicinandosi al luogo dove due settimane in ansia aveva scritto i Sonetti di liberazione perché l'ottofa il timore e la speranza che la li scoprisse e li reggesse Perché alcuni di quei versi ritornarono alla memoria distaccati dagli altri come rappresentando il suo sentimento presente la sua aspirazione presente il nuovo sogno che gli chiudeva nel cuore con voi che fate tutti i venti a riunire che avete in signoria tutte le porte Io metto a vostri piedi la mia sorte Madonna nel vogliate consentire era vero era vero egli lamava e gliele metteva i piedi tutta l'anima sua e gli aveva un solo desiderio umile immenso esser terra sotto le vestigia di lei [Musica] Come è bello qui esclamò donna Maria entrando nel dominio dell'arma quadrifronte nel paradiso degli acanti Guardate Guardate Delfina e la soggiunse con la voce la commozione di chi vede una cosa di bellezza del Cina aveva intrecciata ingegnosamente con ramoscelli d'arancio fioriti una ghirlanda e per un'improvvisa fantasia infantile ora voleva in ghirlandarne la divinità di pietra ma poiché non giungeva al sommo si spostava di riuscirne l'impresa alzandosi sulle punte dei piedi sollevando il braccio allungandosi come più poteva e la sua forma gracile elegante e viva faceva contrasto con la forma rigida quadrata e solenne del simolacro come uno stelo di Giglio a piedi una quercia ogni sforzo era vano Allora sorridendo le venne in soccorso La madre le prese dalle mani La Ghirlanda e la posò sulle quattro fronti pensose Involontariamente il suo sguardo cadde sulle iscrizioni che ha scritto qui voi domandò ad Andrea sorpresa a lieta Sì è la vostra scrittura e subito si mise in ginocchio sull'erba a leggere curiosa quasi avida per imitazione delfino dietro la madre giungendole il collo la madre mormorava le rime e quelle due figure muliebrechine a Piede dell'alta pietra ghirlandata nella doppia luce fra gli acanti simbolici facevano un componimento di linee e di colori tanto armonioso che il poeta per qualche istante presto sotto il dominio unico del godimento estetico e della pura ammirazione ma ancora l'oscura gelosia lo puzze quella creatura sottile così abiti Chiara alla madre così intimamente confusa con l'anima di lei gli parve una nemica di Pardon insormontabile ostacolo che si innalzasse contro il suo amore contro il suo desiderio contro la sua speranza che egli non era geloso del marito ed era geloso della figlia e gli voleva possedere non il corpo ma l'anima di quella donna e possedere l'anima intera con tutte le tenerezze con tutte le gioie con tutti i timori con tutte le angosce con tutti i sogni con tutta quanta insomma la vita dell'anima e poter dire io sono la vita della sua vita la figlia invece aveva quel possesso incontrastato assoluto continuo anche ora anche ora la figlia non toglieva lui qualche cosa Ella Infatti per gioco voleva costringerla madre a restare in ginocchio e si abbandonava sopra la premeva con le braccia intorno controllo quando finalmente donna Maria riuscì a liberarsi dalla dolce tirannella gli disse leggendogli sul volto la contrarietà Perdonatemi Andrea delfino certe volte ha di queste follie e perdonatela in compenso del suo augurio inconsapevole perché la dianzi ha avuto l'ispirazione di mettere una corona nuziale sulla vostra poesia che canta una comunione nuziale il simbolo è un suggello dell'Alleanza a Delfina e a voi Grazie rispose Andrea che si sentiva chiamata a lei per la prima volta non col titolo gentilizio ma col semplice nome quella familiarità inaspettata e le parole buone gli rimisero nell'animo la confidenza del Fina sarà allontanata per uno dei viali correndo questi versi Dunque sono un documento spirituale seguito a donna Marina militarete perché io Li conservi egli voleva dirle vengono a voi oggi Naturalmente sono vostri parlano di voi pregano voi ma disse Invece semplicemente ve li darò ripresero il cammino verso la Cibele prima di uscire dal dominio donna Maria si rivolse all'erma come se avesse udito un richiamo e la sua fronte pareva piena di pensiero Andrea le chiese con umiltà che pensate e la rispose penso a voi che pensate di me penso alla vostra vita di un tempo che io non conosco avete molto sofferto con Molto peccato e amato anche molto non so forse L'amore non è quale io l'ho provato forse io debbo ancora amare Non so veramente e la tacque camminarono l'uno accanto all'altra per un tratto a destra del sentiero si levavano alti Lauri interrotti da un cipresso a intervalli eguali e il mare orsi o no rideva in fondo tra i fogliame leggerissimi azzurro come il fiore del Lino a sinistra contro il Rialto era una specie di parete simile alla spalliera di un lunghissimo sedile di pietra portante in cima ripetuto per tutta la lunghezza lo scudo degli Ateleta e una lerione alterni a ciascuno Scudo a ciascuno alle Rione corrispondeva più sotto una maschera scolpita dalla cui bocca usciva una cannella d'acqua versandosi nelle vasche sottostanti ornate di storie mitologiche in bassorilievo le bocche dovevano esser cento perché il viale si chiamava delle Cento Fontane Ma alcune non versavano più che usa dal tempo altre versavano appena e le Cannelle superstiti facevano un canto roco e soave che correva sul rumore del mare come una melodia sull'accompagnamento udite chiese donna Maria soffermandosi tendendo l'orecchio presa all'incanto di quei suoni la musica dell'acqua amara e dell'acqua dolce Maria mormorò il convalescente che aveva il cuore gonfio di tenerezza Maria Maria e gli provavano indicibile volontà a mettere il nome di lei in quella musica delle acque e la premi l'indice sulla bocca per indicargli Di tacere senza guardarlo Perdonatemi e gli disse sopraffatto dalla commozione Ma io non Recco più è l'anima mia che vi Chiama una strana eccitazione sentimentale larea ha vinto tutte le somità liriche del suo spirito si erano accese e fiammeggiavano l'ora la luce il luogo tutte le cose intorno gli suggerivano l'amore dagli estremi limiti del mare insinua illuminata per il Venere delle Fonti per lui si disegnava un sole il circolo magico ed egli sentiva che il centro era quella donna [Musica] voi non saprete mai soggiose Andrea con la voce sommessa quasi temendo di offenderla non saprete mai fino a quel punto la mia anima è vostra e la divenne anche più pallida come se tutto tutto il sangue delle Venere si fosse raccolto sul cuore non disse nulla evitò di guardarlo Mi perdonate cosa dire Andrea io non volevo offendervi Anzi vedendovi così in alto così lontana da me così pura Io pensavo che non gli avrei mai mai parlato del mio segreto che non vi avrei mai chiesto un consenso né mai vi avrei attraversato il cammino da che vi ho conosciuta molto sognato di voi di giorno e di notte ma senza una speranza e senza un fine io so che voi non mi amate che non potete amarmi Eppure Credetemi io rinunsirei a tutte le promesse della vita per vivere in una piccola parte del vostro cuore e la seguitava a Camminare lentamente sotto i brillanti alberi che le stendevano sul capo Le ciò che pendule i bianchi e Rose e i grappoli delicati Credetemi Maria Credetemi se ora vi dicessero di abbandonare ogni vanità ed ogni orgoglio ogni desiderio ed ambizione qualunque più caro ricordo del passato qualunque più dolce lusinga del futuro e di vivere unicamente in voi e per voi senza domani senza ieri senza alcun altro legame senza alcuna altra preferenza fuor del mondo interamente perduto nel vostro essere per sempre fino alla morte io non esiterei io non desidererei Credetemi voi mi avete guardato parlato e sorriso ha risposto voi vi siete seduto accanto a me e avete taciuto e pensato e Avete vissuto accanto a me della vostra esistenza interiore di quella invisibile inaccessibile esistenza io non conosco che non conoscerò mai e la vostra anima posseduta la mia fine il profondo senza mutarsi senza pur saperlo come il mare deve un fiume che vi fa il mio amore che vi fa l'amore è una parola troppe volte profanata un sentimento falsato troppe volte io non li offro l'amore ma non accetterete voi l'umile tributo di religione che lo spirito volge a un essere più nobile e più alto e La seguiva a Camminare lentamente col capo Chino pallidissimo e sangue verso un sedile che stava sul limite del Bosco come vi giunse Vi si piegò a sedere con una specie di abbandono in silenzio e Andrea lesinese dappresso Ancora parlandole Io amo tutte quelle cose che voi amate voi possedete tutte quelle cose che io cerco la Pietà che mi venisse da voi mi sarebbe più cara della passione di qualunque altra la vostra mano sul mio cuore farebbe Santo germinare una seconda giovinezza assai più pura della prima assai più forte quell'eterno ondeggiamento che la mia vita interiore si riposarebbe in voi dovrebbe in voi la calma e la Sigurtà il mio spirito irrequieto di scontento Travagliato da attrazioni e da repulsioni e da gusti da disgusti in continua guerra eternamente inrrimediabilmente solo troverebbe nel vostro un rifugio contro il dubbio che contamina ogni idealità e abbatte ogni Volere è scemo Ogni forza altri sono più felici Ma io non so se ci sia stato al mondo uomo ben felice di me e la taceva col capo eretto immobile con il busto sollevato con le mani posate sulle ginocchia nell'attitudine di chi sia tenuto destro da un fiero sforzo di coraggio Controlla che li invada Ma la sua bocca L'espressione della sua bocca invano serrata con violenza tradiva una sorta di dolorosa volontà Maria ferressa era sempre rimasta Fedele all'abitudine giovenile di Notar quotidianamente nel suo giornale intimo i pensieri le gioie le tristezze i sogni le agitazioni le aspirazioni i rimpianti le speranze tutte le vicende della sua vita interiore tutti gli episodi della sua vita esterna componendo quasi un itinerario dell'anima con stretta dalle circostanze a ripiegarsi di continuo sussemmedesima sempre chiusa nella sua purità Come in una torre d'Avorio incorruttibile inaccessibile e la provava un sollievo e Un conforto in quella specie di confessione quotidiana affidata alla pagina bianca di un libro segretissimo e tutte le pagine splendevano di una comune luce ossia di verità 15 settembre 1886 Schifanoia come mi sento stanca il viaggio mi ha un poco affaticata e quest'aria nuova del mare della campagna ma un poco stordita ho bisogno di riposo e già mi pare di pregustare la bontà del sonno e la dolcezza del risveglio di domani mi sveglierò in una casa amica nella cordiale ospitalità di Francesca e in questa Schifanoia che ha Rose così belle e ci presti così grandi e mi sveglierò avendo dinanzi a me qualche settimana di pace venti giorni di esistenza spirituale forse più sono molto riconoscente a Francesca dell'invito rivedendola ho riveduto una sorella Quante mutazioni in me e quanto profonde dai belli anni fiorentini 16 settembre pomeriggio delizioso passato quasi tutto a conversare con Francesca che mi ha fatto leggere un sonetto del Conte sperelli scritto su pergamena Una inezia molto fine Questo sperelli è uno spirito eletto ed intenso egli è convalescente di una ferita mortale avuta in un duello a Roma nello scorso Maggio serata Deliziosa di conversazione intima di musica intima dopo il pranzo io forse ho parlato troppo o perlomeno troppo caldamente Ma Francesca mi ascoltava e mi fecondava e il conte sperelli anche uno dei più alti piaceri nella conversazione non volgare appunto è sentire che uno stesso grado di calore anima tutte le intelligenze presenti Allora soltanto le parole prendono il suono della sincerità e danno a chi le preferisce a chi le ode il supremo diretto il cugino di Francesca è in musica un conoscitore raffinato ama molto i maestri settecenteschi e in specie fra i compositori per clavicembalo Domenico Scarlatti ma il suo più ardente amore e Sebastiano Bach lo Chopin gli piace poco il Beethoven gli penetra troppo addentro e lo turba troppo nella musica sacra non trova da paragonare al Bach altri che il Mozart nell'ascoltarmi aveva una strana espressione come di stupore e qualche volta dancietà io mi rivolgevo quasi sempre a Francesca con gli occhi Eppure sentivo lo sguardo di lui fisso su di me con un insistenza che mi dava fastidio ma non mi offendeva Egli deve essere ancora malato debole in preda alla sua sensibilità ma chiesto infine cantate allo stesso modo che mi avrebbe chiesto mi amate ho cantato un'aria del paesello e una del Salieri Ho suonato un po' di Settecento avevo la voce calda e la mano felice egli non mi ha fatto alcuna elogio è rimasto in silenzio perché 17 settembre stamani è partito Manuela siamo stati ad accompagnarlo fino alla stazione di Rovigliano verso il 10 di ottobre egli tornerà a prendermi e andremo a Siena da mia madre rivedrò La Loggia del papa e la Fonte Gaia e il mio bel Duomo bianco e nero la casa Diletta della Beata Vergine Assunta dove una parte dell'anima mia è ancora a pregare nel luogo che sa i miei ginocchi 18 settembre ora di tortura indefinibile mi Pare d'essere condannata riappezzare a riappiccare a riunire a ricomporre i frammenti di un sogno del quale una parte sia per avverarsi confusamente fuori di me e l'altra si agiti confusamente in fondo al mio cuore 19 settembre altra tortura qualcuno mi Cantò gran tempo indietro e non terminò la sua canzone qualcuno ora mi canta riprendendo la canzone dal punto in cui fu interrotta ma da gran tempo Io ho dimenticato il principio 20 settembre oggi dopo la colazione Andrea sperelli ha fatto a me a Francesca l'invito di andare a vedere nelle sue stanze i disegni che gli giunsero ieri da Roma si può dire che tutta un'arte sia passata oggi sotto i nostri occhi tutta un'arte studiata e analizzata dalla matita di un disegnatore ho avuto uno dei più intensico di menti della mia vita questi disegni sono di mano dello sperelli sono i suoi studi i suoi schizzi i suoi appunti e i suoi ricordi presi qua e là in tutte le gallerie d'Europa sono dirò così il suo breviario un meraviglioso breviario nel quale ogni antico maestro ha la sua pagina suprema la varietà della Tecnica è ingegnosissima talvolta la matita sanguigna parchi contenga Porpora la matita nera da un segno vellutato il Bistrot è caldo fulvo biondo di un colore di tartaruga Fina mi perdessero inebriata d'arte Ho il cervello pieno di mille linee e di mille figure e in mezzo al tumulto confuso vedo pur sempre le donne dei primitivi che indimenticabili traste delle Sante e delle Vergini quelle che sorridevano alla mia infanzia religiosa nella vecchia Siena dai freschi di Taddeo e di Simone ad una Duna oggi passavano le donne dei primitivi sotto i nostri occhi io e Francesca eravamo sedute in un divano basso avendo dinanzi a noi un grande giro sul quale posava la custodia di cuoio con i disegni che il disegnatore seduto intorno svolgeva lentamente commentando quando io facevo un esclamazione di meraviglia e gli mi guardava con un sorriso che ancora ho presente e che non so definire due o tre volte Francesca ha appoggiato il braccio sulla spalla di lui con familiarità senza badarci vedendo la testa del primogenito di Mosè presa dal fresco di Sandro Botticelli nella cappella Sistina e l'ha detto Ha un po' della tua area quando sei malinconico 21 settembre ahimè bisogna pur sempre ricominciarlo opera dura risalire lerta già salita riconquistare il suolo già conquistato riconmbettere la battaglia già vinta 22 settembre Egli mi ha donato un suo libro di poesia La favola dermafrodito Il ventunesimo dei venticinque soli esemplari tirato su pergamena con due prove del frontespizio avanti lettera è una singolare opera dove si chiude un senso misterioso e profondo sebbene l'elemento musicale prevalga trascinando lo spirito in una magia inaudita di suoni e avvolgendo i pensieri che splendono come una polvere d'oro e di Diamante in un fiume Limpido i cori dei Centauri delle sirene e delle Sfingi danno un turbamento indefinibile sveglia Non nell'orecchio nell'anima un inquietudine e una curiosità non appagante prodotte dal continuo contrasto di un sentimento duplice di un'aspirazione duplice della natura umana e della natura bestiale nessuna musica mi ha inebriata come questo poema e nessuna statua mi ha dato della Bellezza un'impressione più armonica certi versi mi perseguitano Senza Tregua e mi perseguiteranno per lunghissimo tempo forse tanto sono intensi [Musica] 23 settembre quando parliamo insieme talvolta Io sento che la sua voce è come l'eco dell'anima mia accade talvolta che io mi sento a spingere da un subitaneo fascino da un'attrazione cieca da una violenza che ragionevole verso una frase verso una parola che potrebbe rivelare la mia debolezza mi salvo per prodigio e viene allora un intervallo di silenzio nel quale io sono agitata da un terribile tremito interiore se vi prendo a parlare io dico una cosa frivola e insignificante con un tono leggero Ma mi pare che una fiamma mi corra sotto la pelle del viso quasi che io sia per arrossire se egli cogliesse Quell'attimo per guardarmi di salutamento negli occhi sarei perduta la notte minacciosa un vento caldo e umido soffia nel giardino e il fremito Cupo si prolunga nell'oscurità poi cade poi ricomincia più forte le vette dei Cipressi oscillano sotto un cielo quasi nero dove le stelle appaiono Se mi spente 24 settembre io non so prendere una risoluzione non so fare un proposito io mi abbandono un poco a questo nuovissimo sentimento chiudendo gli occhi sul pericolo lontano chiudendo gli orecchi alle ammonizioni sarie della coscienza con il trepidante ardire di chi per cogliere le Violette si avventura sull'orlo di un abisso in fondo a cui Ruggero egli non saprà nulla dalla mia bocca io non saprò nulla dalla sua le anime saliranno insieme Un breve tratto su per le colline dell'ideale vedranno qualche Sorso alle fonti perenni Quindi ciascuna riprenderà la sua via con maggior confidenza con minor sete 25 settembre mio Dio mio Dio quando Egli mi ha chiamata con quella voce con quel tremito io ho creduto che il cuore mi si fosse disciolto nel petto e che io fossi per venir meno voi non saprete mai e gli ha detto non saprete mai fino a quel punto la mia anima è vostra eravamo nel viale delle Fontane io ascoltavo le acque non ho visto più nulla Non ho udito più nulla ma è parso che tutte le cose si allontanassero e che il suolo sia affondasse e che si dileguasse con loro la mia vita 26 settembre è vero non è un inganno del mio spirito fuorviato Ma perché l'ora di ieri mi pare così lontana così irreale e gli parlò di nuovo a lungo standometicino mentre io camminava sotto gli alberi trasognata sotto quali alberi Era come se io camminassi nelle vie segrete dell'anima mia tra i fiori nati dall'anima mia ascoltando le parole ed uno spirito invisibile che un tempo si fosse nutrito dell'anima mia odo ancora le parole soave e tremende e gli diceva io rinuncerei a tutte le promesse della vita per vivere in una piccola parte del vostro cuore diceva fuor del mondo interamente perduto nel vostro essere per sempre fino alla morte diceva la Pietà che mi venisse da voi mi sarebbe più cara della passione di qualunque altra la sola presenza vostra visibile bastava a darmi l'ebbrezza e io la sentiva fluire nelle mie vene come un sangue e invadere il mio spirito come un sentimento sovrumano [Musica] 27 settembre quando sul limitare del bosco e gli colse questo fiore me lo perse Non lo Chiamai vita della mia vita quando ripassiamo per viale delle Fontane dinanzi a quella fontana dove egli Prima aveva parlato non lo Chiamai vita della mia vita quando tolse La Ghirlanda dall'erba e la resa Mia figlia non mi fece intendere che la donna è innalzata nei versi era già decaduta e che io sola io sola ero la sua speranza ed io non lo Chiamai vita della mia vita 28 settembre come è stato lungo a venire il raccoglimento e in tante ore dopo quell'ora ho lottato o penato per rientrarne la mia vera coscienza per vedere le cose nella loro vera luce per giudicare l'accaduto confermo e calmo e giudizio per risolvere per decidere per riconoscere il dovere io sfuggivo a me stessa la mente si smarriva la volontà Si ripiegava ogni sforzo era vano quasi per un istinto Evitavo di rimanere sola con lui Mi tenevo sempre vicina a Francesca e a mia figlia o rimanevo qui nella stanza come in un rifugio quando i miei occhi si incontravano con i suoi mi pareva di leggerne i suoi una profonda e supplichevole tristezza non sai gli quanto quanto quanto io Lami non lo sa non lo saprà mai così voglio tempo così coraggio mio signore aiutatemi voi 29 settembre perché ha parlato perché ha voluto rompere l'incanto del silenzio ove l'anima mia si cullava senza quasi rimorso e senza quasi paura perché ha voluto strappare i veri Vaghi dell'incertezza e mettervi in cospetto del suo amore svelato ormai non posso più indugiare non posso più illudermi né concedermi una mollezza né abbandonarmi a un languore il pericolo è là certo aperto manifesto e Mattia con la vertigine come una abisso un attimo di rancore di mollezza e io son perduta notte io temo di rimanere sola con lui ad aver con lui un colloquio grave la mia vita qui è ridotta una continuazione di piccole astuzie di piccoli ripieghi di piccoli pretesti per evitare la sua compagnia l'artificio è indegno di me o voglio assolutamente rinunziare a questo amore e degli udrà la mia parola triste ma ferma ho voglio accettarlo nella sua purità ed egli avrà il mio consenso spirituale Ora io mi domando che voglio quale scelgo delle due vie rinunziare accettare mio Dio mio Dio rispondete voi Per me illuminatemi voi rinunziare ormai come strappare con le mie unghie una parte viva del mio cuore l'angoscia sarà Suprema lo spasimo passerà i limiti da ogni sofferenza ma l'eroismo per la grazia di Dio verrà coronato dalla rassegnazione verrà premiato dalla Divina dolcezza che segue ogni forte elevazione morale ogni Trionfo dell'anima sulla paura di soffrire rinuncerò mia figlia manterrà il possesso di tutto tutto il mio essere di tutta tutta la mia vita Questo è il dovere Ara con pianti anima dolorosa per mietere con canti dalle grezza 30 settembre scrivendo queste pagine mi sento un poco più calma e mi parte il cuore sia alleggerisca come dopo una confessione Oh si potesse confessarmi Se io potessi chiedere consiglio e aiuto al mio vecchio amico al mio vecchio consolatore mi comprenderà egli ancora comprenderà le Oscure angosce della donna allo stesso modo che comprendeva le malinconie della fanciulla indefinite e fugaci notte invano invano nessuna cosa mi calma nessuna cosa mi dà un'ora un minuto un attimo di oblio nessuna cosa mai mi guarirà nessun sogno della mia mente cancellerà il sogno del mio cuore invano la mia angoscia è mortale Io sento che il mio male è incurabile il cuore vi duole come se proprio me l'avessero stretto me l'avessero premuto me l'avessero guasto per sempre il dolore morale così intenso che si piange in dolore fisico in uno spasimo atroce e insostenibile Io sono esaltata lo so Io sono in preda una specie di follia e non posso vincermi non posso contenermi non posso riprendere la mia ragione non posso non posso questo e dunque l'amore e gli è partito stamani a cavallo con un servo senza che io abbia veduto la mia mattina è passata quasi tutta nella cappella per l'ora della colazione egli non è ritornato la sua assenza mi faceva soffrire così ch'io era stupita della cutezza di quel soffrire quando ho ri udito la sua voce io era sulla prima terrazza e gli parlava con Francesca sul vestibolo Francesca si è affacciata chiamandomi dall'alto risalendo la scala sentivo che le ginocchia mi si piegavano salutandomi attesa la mano e deve aver notato il tremito della mia perché ho visto qualche cosa passargli nello sguardo rapidamente ci siamo seduti sulle lunghe sedie di paglia nel vestibolo rivolti al mare Egli ha detto di essere molto stanco e si è messo a fumare raccontando la sua cavalcata era giunto sino a viconile dove aveva fatto una sosta vicomile ha detto possiede tre meraviglie una pineta una torre e uno stensorio del Quattrocento ho promesso Al Canonico che sarei tornato Domenica andremo è vero Francesca bisogna che donna Maria conosca viconile il mio nome sulla sua bocca Se ci fosse un modo potrei riprodurre esattamente l'attitudine l'apertura delle sue labbra nel proferire ciascuna sillaba delle due parole donna Maria ma non mai potrei esprimere la mia sensazione Non potrei mai irridire tutto ciò che di sconosciuto dinopinato di insospettato si fa risvegliando nel mio essere alla presenza di quell'uomo siamo rimasti là seduti fino all'ora del pranzo Francesca pareva contro il suo solito un poco malinconica a un certo punto Il silenzio è caduto su noi gravemente ma tra lui e me è incominciato uno di quei colloqui di silenzio ove l'anima esala la linea effabile e intende il muro dei pensieri Egli mi diceva cose che mi faceva nell'anguir di dolcezza sopra il cuscino cose che la sua bocca non potrà mai ripetermi e il mio orecchio non potrà mai udire dinanzi I Cipressi immobili leggeri alla vista quasi fossero immersi in un etero sublimante accesi dal sole parevano portare una fiamma alla sommità come i torchi votivi il mare aveva il color verde di una foglia di aloe e quella il color mavidi una turchina liquefatta e la concordia dei profumi irguiditi dell'autunno era come lo spirito e il sentimento di quello spettacolo pomeridiano o morte Serena di settembre anche questo mese È finito è perduto è caduto nella abisso a Dio prima ottobre i miei occhi vedono in lui quel che prima non vedevano Quando egli parla Io guardo la sua bocca e latitudine il colore delle labbra mi occupano più che il suono è il significato delle parole 2 ottobre Oggi è sabato oggi è L'ottavo giorno dal giorno indimenticabile 25 settembre 1800 86 3 ottobre andiamo a viconile Delfina in Letizia la giornata è religiosa Oggi è la festa di Maria Vergine del Rosario coraggio Anima mia 4 ottobre nessun coraggio la giornata di ieri fu per me così piena di piccoli episodi e di grandi commozioni così lieta e così triste così stranamente agitata che io mi smarrisco nel ricordarla è già tutti gli altri ricordi in falliscono e si dileguano innanzi a uno solo dopo aver visitato la torre ed aver Ammirato lo stensorio ci accingemmo a ripartire da vicomine verso le 5:30 Francesca era stanca e le piacque piuttosto che rimontare a cavallo tornare col mail coach noi seguiamo per un tratto cavalcando ora indietro ora i lati era una sera Tranquillissima senza vento il sole stava per cadere dietro il colle di Rovigliano e in un cielo tutto Rosato come un cielo dell'estremo Oriente quando la pineta fu in vista Egli mi chiese Attraversiamo senza aspettare la mia risposta e gli disse a Francesca noi Attraversiamo La Pineta ci ritroveremo sulla strada al ponte del Convito dall'altra parte e trattenne il cavallo perché acconsentì perché Entrai con lui io aveva negli occhi una specie di abbagliamento mi pareva di essere sotto l'influenza di una fascinazione confusa Mi pareva che Quel paesaggio quella luce quel fatto tutta quella combinazione di circostanze non fossero per me nuovi Ma già un tempo esistiti quasi direi in una mia esistenza anteriore Ed ora resistenti L'impressione è inesprimibile Mi pareva Dunque che quell'ora che quei momenti essendo stati già da me vissuti non si svolgessero fuori di me indipendenti da me ma mi appartenessero ma avessero con la mia persona un legame naturale e indissolubile così che io non potessi sottrarmi e riviverli in quel dato modo ma dovessi Anzi necessariamente riviverli io avevo chiarissimo il sentimento di questa necessità l'inerzia della mia volontà era assoluta era come quando un fatto della vita ritorna in un sogno con qualche cosa di più della verità e di diverso dalla verità non riesco nemmeno a rendere una minima parte di quel fenomeno straordinario è una segreta rispondenza una affinità misteriosa era tra l'anima mia e il paesaggio l'immagine del Bosco nelle acque degli stagni pareva Infatti l'immagine sognata della scena reale ciascuno stagno pareva essere un breve cielo che singlefasse in un mondo sotterraneo un firmamento di luce Rosa disteso sulla terra oscura più infinito dell'infinita notte e più puro del giorno dove gli alberi si sviluppavano allo stesso modo che nell'aria superiore ma di forma e dipinte più perfetti che qualunque altro di quelli in quel luogo ondeggianti e vedute Soavi quali mai non si Videro nel nostro mondo di sopra veran dipinte dall'amor delle acque per la bella foresta e tutta la loro profondità era penetrata di un chiarore Elisio di un'atmosfera senza mutamento di un Vespro più dolce che quel di sopra da qui lontananza del tempo era venuta a noi quell'ora andavamo al passo nel silenzio i rari gridi delle gazze l'andatura e il respiro dei cavalli non turbavano la tranquillità che pareva di minuto in minuto farsi più grande e più magica che Volley rompere la magia da noi stessi generata egli parlò Egli mi versò sul cuore un'onda di parole ardenti folli quasi insensate che in quel silenzio degli alberi mi sbigottivano poiché prendevano qualche cosa di non umano qualche cosa di indefinibilmente strano e affascinante non fu umile e sottomesso come del parco non mi disse le sue speranze timide e scorate le sue aspirazioni quasi mistiche le sue tristezze incurabili non pregò non implorò e gli aveva la voce della passione Audace e forte una voce che io non gli conosceva voi mi amate voi mi amate voi non potete Non amarmi Ditemi che mi amate il suo cavallo camminava rasente al mio ed io mi sentivo da lui sfiorare e credevo anche di sentire sulla guancia il suo alito l'arredore delle sue parole e credevo di venire meno per il grande orgasmo e diccadergli fra le braccia Ditemi che mia madre e gli ripeteva ostinatamente senza pietà Ditemi che mi amate della terribile esasperazione datami dalla sua voce incalzante io credo che dissi Non so se con un grido o con un singulto fuori di me vi amo vi amo vi amo e spinse il cavallo di carriera per la via appena tracciata nella densità dei tronchi non sapendo che facessi [Musica] 5 ottobre egli ora sa che io la amo lo sa Dalla mia bocca io non ho più scampo che nella fuga Ecco dove sono giunta quanto mi guarda ha in fondo agli occhi un luccicore singolare che prima non aveva oggi in un minuto in cui Francesca non era presente ne ha presa la mano facendo l'atto di baciarmela Io sono riuscita a ritrarla ed ho visto le sue labbra agitate da un piccolo tremito Ho sorpreso sulle sue labbra in un attimo quasi direi la figura del bacio non in scoccato un'attitudine che mi è rimasta nella memoria e non mi va più via non mi va più via 6 ottobre il 25 di settembre sul sedile di marmo nel bosco degli alberi Egli mi disse Io so che voi non mi amate e che non potete amarmi e il 3 di ottobre voi mi amate voi mi amate voi non potete Non amarmi in presenza di Francesca mi ha chiesto se gli permette di fare uno studio delle mie mani ho consentito incomincerà oggi e io sono trepidante e ansiosa come se dovessi prestare le mie mani a una tortura sconosciuta notte È incominciata la lenta Soave indefinibile tortura disegnava a matita nera e a matita sanguigna la mia mano destra posava sopra un pezzo di velluto mi pareva di non offrire alla sua indagine una mano nuda sebbene una parte nuda dell'anima e che gli me la penetrasse con lo sguardo sino in fondo scoprendone tutti i più riposti segreti 7 ottobre io non ho che un solo pensiero un solo desiderio un solo proposito partire partire partire partire sono all'estremo delle forze io languo io muoio del mio amore e l'inaspettata rivelazione Moltiplica le mie mortali tristezze che pensa e la di me che crede e la dunque lo ama e da quando ed egli lo sa o non ne ha pure un sospetto Dio mio Dio mio la ragione mi si smarrisce le forze mi abbandonano il senso della realtà mi sfugge esser disconosciuta da lei dalla mia migliore amica da quella che mi è più cara da quella a cui il mio cuore fu sempre aperto è la Suprema amarezza e la prova più crudele riservata da Dio a chi ha fatto del sacrificio la legge della sua vita bisogna che io le parli prima di partire bisogna che ella sappia tutto da me che io sappia tutto da lei questo è il dovere notte Ella verso le 5 abbiamo proposto una passeggiata in carrozza per la via di Rovigliano siamo andate sole in una carrozza scoperta io pensava tremando ora le parlerò ma il tremito interno mi toglieva ogni coraggio aspettava Ella forse che io parlassi non so siamo rimaste a lungo taciturne ascoltando il trotto eguale dei due cavalli guardando gli alberi e le siepi che limitavano la via di tratto in tratto con una frase breve o con un cenno e la mi facevano notare una particolarità del paese autunnale tutto l'umano incanto dell'autunno si diffondeva in quell'ora i raggi obliqui del Vespro accendevano per la collina la sorda e armoniosa ricchezza dei fogliami prossimi a morire per il soffio costante del Greco nella Nuova Luna un'agonia precoce prende gli alberi delle terre litoranee loro l'Ambra il croco il giallo di solfo locra l'arancio il Bistro il rame il verderame l'amaranto il paonazzo La porpora le tinte più disfatte le gradazioni più violente e più delicate si mescolavano in un accordo profondo che nessuna melodia di primavera passerà mai di dolcezza indicandomi un gruppo di rovine e l'ha detto Guarda se non sembrano fiorite già secche biancheggiavano ad un bianco un po' Roseo come grandi Mandorli di marzo contro il cielo Turchino che già appendeva nel cenerino dopo un intervallo di silenzio ho detto io per cominciare Manuel verrà certo sabato aspetto per domani il suo telegramma e domenica partiremo col treno della mattina tu sei stata tanto buona come in questi giorni io ti sono tanto grata la voce mi tremava un poco una immensa tenerezza di gonfiava il cuore e la Ma presa la mano e l'ha tenuta nella sua senza parlarvi senza guardarmi e siamo rimasti a lungo taciturne tenendoci per mano e la mi ha chiesto quanto tempo ti tratterai da tua madre Io le ho risposto sino alla fine dell'anno spero e forse più tanto tempo di nuovo abbiamo taciuto Sentivo già che non avrei avuto il coraggio di affrontare la spiegazione ed anche se tipo che era ben necessaria ora mi pareva che Laura mi si riavvicinasse mi intendesse mi riconoscesse diventasse la mia sorella buona la mia tristezza attraeva la sua tristezza come la luna attrae le acque del mare [Musica] la carrozza ha raggiunta la strada di Schifanoia riprendendo il trotto la luna cerchiata di aloni splendeva come uno palo in un latte di afano una catena di nuvole sorgeva dal mare e si svolgeva poco a poco in forma di globi come un fumo volubile il mare mosso copriva col suo rombo tutti gli altri rumori non mai penso una più grave tristezza strinse due anime Io ho sentito sulle mie gote fredde un tepore e mi sono rivolta a Francesca per vedere se la si fosse accorta che io piangevo ho incontrati i suoi occhi pieni di pianto e sia rimaste mute non accanto all'altra con la bocca serrata stringendoci le mani sapendo di piangere per lui e le lacrime scendevano a goccia a goccia silenziosamente In vicinanza di Schifanoia io ho asciugato le mie e la le sue ciascuna nascondeva la propria debolezza egli era ad attenderci nell'atrio Perché ho provato in fondo al cuore verso di lui un vago senso di diffidenza come se un istinto mi avvertisse di un oscuro danno quali dolori mi riserva la venire potrò io sottrarmi alla passione che mattira abbacinandomi pure quanto bene Vi hanno fatto quelle poche lacrime mi sento meno oppressa meno rialza più fidente e provo una tenerezza indicibile nel ripetere da me sola l'ultima passeggiata mentre delfino dorme felice di tutti i folli baci che li ho dati nella faccia e mentre sorridono su vetri le malinconie della luna e di anzi mi ha vista piangere 8 ottobre Notte Mi par di non aver più una goccia di sangue nelle vene mentre salivo le scale mi pareva che ad ogni sforzo per superare un gradino il sangue e la vita mi sfuggissero da tutte le vene aperte sono deboli come una morente Coraggio Coraggio Ancora poche ore rimangono Manuela giungerà domattina partiremo domenica lunedì saremo da mia madre ho reso di Anzi a lui due o tre libri che mi aveva prestati nel libro di Percy scegli alla fine di una strofa ho inciso con l'unghia due versi e ho messo un segnale visibile alla pagina i versi dicono e dimenticami perché io non posso mai essere tua 9 ottobre Notte tutto il giorno tutto il giorno Egli ha cercato un momento per parlarmi la sua sofferenza era manifesta e tutto il giorno Io ho cercato di sfuggirgli perché egli non mi gittasse nell'anima altri semi di dolore di desiderio di rimpianto di rimorso ho vinto sono stata forte ed eroica Vi ringrazio mio Dio Questa è l'ultima notte domattina partiremo tutto sarà finito tutto sarà finito con una voce mi parla nel profondo e io non comprendo ma so che mi parla di sciagure lontane ignote e pure inevitabile misteriose eppure in esecrabili come la morte a venire in luogo per come un campo pieno di fosse già scavate e pronte per ricevere cadaveri e sul campo quella ardono palli di fanali Chi ha appena scorgo e non so se ardano per attrarmi nel pericolo o per mostrarmi una via di salvezza Ho riletto il giornale attentamente lentamente dal 15 di settembre dal giorno Chi io giunsi quanta differenza da quella prima notte a quest'ultima Io parto che accadrà di lui quando io sarò lontana che accadrà di Francesca il mutamento di Francesca è pur sempre incomprensibile inesplicabile è un enigma che mi tortura e mi confonde Ella lo ama e da quando ed egli lo sa Anima mia confessa la nuova miseria un'altra infezione di avvelena tu sei gelosa [Musica] Io sono preparata ad ogni più atroce sofferenza io so Il martirio che mi aspetta Io so che i supplizio di questi giorni non so nulla al confronto dei supplizi prossimi della terribile Croce a cui i pensieri miei legheranno l'anima mia per divorarla Io sono preparata chiedo soltanto una tregua O Signore una breve tregua Per le ore che rimangono avrò bisogno di tutta la mia forza domani come stranamente nelle diverse vicende della vita talvolta le circostanze esterne si assomigliano si riscontrano stasera nella sala del vestibolo mi pareva di essere tornata alla sera del 16 settembre quando cantai e sonai Quando egli incominciò ad occuparmi anche stasera io sedevo al pianoforte e la stessa luce Cupa illuminava la sala e nella stanza attiguo Emanuele Il marchese giocavano ed ho suonato la Gavotta delle dame Gialle certe Dame e biondette non più giovani ma appena uscite di giovinezza vestite di una smorta seta color di un crisantemo giallo La danzano con Cavalieri adolescenti vestiti di rose e un po' svogliati i quali portano nel cuore l'immagine da altre donne più belle la fiamma di un nuovo de Dio e la danzano in una sala troppo vasta che ha tutte le pareti coperte di specchi la danza non sopra un pavimento intarsiato da amaranto e di cedro sotto un gran lampadario di Cristallo dove le candele stanno per consumarsi e non si consumano mai e le dame hanno nelle bocche un poco appassite un sorriso tenue ma inestinguibile e i cavalieri hanno negli occhi un terio infinito e un ruolo appendolo segna sempre un'ora e gli specchi ripetono ripetono ripetono sempre le stesse attitudini e la Gavotta Continua continua sempre dolce sempre Piana sempre uguale eternamente come una pena quella malinconia mattira Non so perché la mia anima tende a quella forma di supplizio è seduta dalla perpetualità di un dolore unico dalla uniformità dalla monotonia accetterebbe volentieri per tutta la vita una gravezza enorme ma definita e immutabile e invece della mutabilità delle imprevedibili vicende delle imprevedibili alternative pur essendo abituata alla sofferenza ha paura dell'incerto teme la sorpresa teme di urti improvvisi mio Dio mio Dio da che mi viene una paura Così cieca assicuratevi voi metto la mia anima nelle vostre mani e ora basta questo tristo vaneggiare che purtroppo addensa l'angoscia invece di alleviarla ma io so già che non potrò chiudere gli occhi sebbene mi tolgano egli certo non dorme quando io sono venuta su e gli invitata stava per prendere il posto del marchese al tavolo del gioco di fronte a mio marito giocano ancora forse gli pensa e soffre giocando quali saranno i suoi pensieri Quale sarà la sua sofferenza non ho sonno Non ho sonno vado sulla Loggia Voglio sapere se giocano ancora o se egli è tornato nelle sue stanze la notte è lucida e umida tremo tutta io non so che dire l'impressione quasi tragica che mi fanno quelle finestre illuminate dietro le quali i due uomini giocano l'uno di fronte all'altro nel Gran silenzio della notte appena interrotto dei singhiozzi spenti del mare e giocheranno Forse fino all'alba se gli vorrà compiere la terribile passione di mio marito saremo in tre a vegliare fino all'alba senza requie per la passione Ma che pensa egli Qual è la sua tortura io non so che darei in questo momento per poterlo vedere per poter restare fino all'alba a guardarlo anche attraverso i vetri nell’umidità della notte tremando come tremo i pensieri più follimi balenano dentro e mi abbagliano rapidi confusi o come un principio di cattiva ebrezza provo come una istigazione sorda far qualcosa da Audace e irreparabile sento come il fascino della perdizione mi toglierei sento dal cuore questo peso enorme mi toglierei dalla gola questo nodo che mi soffoca se ora nella notte nel silenzio con tutte le forze dell'anima io mi mettessi a gridare che l'amo che alla partenza dei terrestri seguì dopo pochi giorni la partenza degli Ateleta e dello sperelli per Roma donna Francesca volle abbreviare la sua villeggiatura a Schifanoia contro il solito Andrea dopo una Breve sosta a Napoli giunse in Roma il 24 di ottobre una domenica con la prima grande pioggia mattutina d'autunno rientrando nel suo appartamento della casa Zuccari del prezioso e delizioso Guerrero provò un piacere straordinario la vecchia genio e Terenzio avevano preso cura delle minime particolarità Stephen aveva preparato con alta squisitezza il comfort per il ritorno del Signore pioveva per qualche tempo gli rimase con la fronte contro i vetri della finestra a guardare la sua Roma La grande città Diletta che appariva in fondo Cinerea e qua è la argentea tra Le Rapide alternative della pioggia spinta e respinta dal Capriccio del vento in un'atmosfera tutta egualmente grigia ove ad intervalli si diffondeva un chiarore subito dopo spegnendosi come un sorridere fugace che ora è chieseglia Stefan volgendosi erano le nove circa Egli si sentiva un po' stanco pensò di mettersi a dormire poi anche pensò di non veder nessuno nella giornata e di passarla sera a casa in raccoglimento ricominciava per lui la vita di città la vita mondana egli voleva prima di riprendere quel vecchio esercizio darsi a una piccola meditazione a una piccola preparazione stabilire una regola discutere sei comedesimo qua dovesse essere la condotta Futura ordinò a Stefano se viene qualcuno a chiedere di me ditegli che non sono ancora tornato Fatemi preparare la colazione per le tre leggerissima e il pranzo per le 9 niente altro si addormentò quasi subito alle due il domestico lo svegliò e gli annunciò che prima di mezzogiorno era venuto il duca di grimiti avendo saputo dalla Marchesa da atleta Il ritorno Ebbene il signor Duca ha lasciato detto che sarebbe tornato prima di sera piove ancora Aprite interamente gli scuri si sollevò un poco sui guanciali accese una sigaretta e si mise a seguire il corso dei pensieri con una specie di volontà un benessere insolito gli occupava le membra e lo spirito era in una felice disposizione egli nasceva le sue fantasie alle onde del fumo in quella luce temperata o dei colori e le forme prendevano una vaghezza più Blanda [Musica] spontaneamente i pensieri di Andrea non risalivano verso i giorni scorsi Ma andavano all'avvenire egli avrebbe riveduto donna Maria fra due fra tre mesi chissà forse anche assai prima ed avrebbe Allora riallacciato Quell'amore che chiudeva per lui tante Oscure promesse e tante segrete attrazioni sarebbe stato il vero secondo amore con la profondità e la dolcezza e la tristezza di un secondo amore donna Maria ferrespareva essere per un uomo di intelletto l'amante ideale certo segnando nel libro dello Shelly i due versi dolenti e l'aveva dovuto in cuor suo ripetere altre parole perché non potrò mai essere tua perché mai con troppa angoscia di passione quel giorno nel bosco di vicomile e l'aveva risposto Vi amo vi amo vi amo e gli udiva ancora la voce di lei l'indimenticabile voce ed Elena Muti gli entrò nei pensieri si avvicinò all'altra si confuse con l'altra evocata da quella voce e a poco a poco gli volse i pensieri ad immagini di volontà il letto dove egli riposava e tutte le cose intorno testimonie complici delle brezze antiche a poco a poco gli andavano suggerendo immagini di volontà curiosamente nella sua immaginazione egli cominciò a svestire la Senese ad involgerla del suo desiderio a darle attitudini di abbandono a vedersela fra le braccia a goderla il possesso materiale di quella donna così casta e così pura gli parve il più alto il più nuovo il più raro godimento a cui potesse egli giungere e quella stanza gli parve Il luogo più degno ad accogliere quel godimento perché avrebbe reso più acuto il singolar sapore di profanazione e di sacrilegio e il segreto atto secondo lui doveva avere la stanza era religiosa come una cappella Ma erano riunite quasi tutte le stoffe ecclesiastiche da lui possedute e quasi tutti gli arazzi di soggetto sacro Stephen batté all'uscio dicendo mi permetto di avvertire il signor Conte che son già le tre Andrea si levò e passò nella camera ottagonale per abbigliarsi tutto ciò che c'era in lui più fato più vano più mondano si risvegliava all'improvviso pareva che le cose circostanti avessero virtù di suscitare in lui l'uomo di un tempo la curiosità l'elasticità l'obiquità spirituale riapparivano egli già incominciava ad aver bisogno di espandersi di rivedere amici di rivedere amiche di godere si accorse di aver molto appetito e ordinò al domestico di servirgli la colazione Quando tornerà il duca di grimiti disse Gli aldomestico lo farete entrare si udiva lo strepito delle Carrozze sulla Piazza della Trinità dei Monti pareva che dopo la pioggia si fosse diffusa su Roma tutta la luminosa biondezza dell'ottobre Romano Aprite le imposte disse al domestico e Lo strepito divenne più forte entrò l'aria tiepida le tende ondeggiarono appena Divina Roma e gli pensò guardando il cielo fra le Alte tende e una curiosità irresistibile lo trasse alla finestra tutte le cose prendevano una apparenza più ricca a quella ricca luce autunnale Divina Roma egli non sapeva saziarsi dello spettacolo guardò passare una torma di Chierici Rossi di sotto alla chiesa poi la carrozza di un prelato nera con due cavalli neri dalle code prolisse poi altre carrozze scoperte che portavano signori e bimbi dicono che la principessa di Fiorentina con Barbarella viti poi la contessa di Lucoli che guidava due Polis seguita dal suo cane danese un soffio dell'antica vita gli passò sullo spirito e lo turbò e l'idea di un'agitazione di desideri in determinati [Musica] il domestico non si ho il signor Duca con altri due signori ed entrarono il duca di grimiti Ludovico Barbarisi e Giulio musellaro Mentre Andrea si levava per farsi loro incontro tutti e tre l'uno dopo l'altro l'abbracciarono egli ho perse il tè i liquori la conversazione si fece vivissima Ruggero graniti il Barbarisi davano le notizie di Roma facevano la piccola cronaca il fumo saliva nell'aria tingendosi Ai raggi quasi orizzontali del Sole l'aroma del tè si metteva l'odore del tabacco che fai tu stasera chiese ad Andrea il Barbarisi veramente non so vieni allora con noi per le 8 abbiamo un pranzo daidonei al Teatro Nazionale inauguriamo il nuovo Restaurant anzi i Cabinet articulier del nuovo ristorante venite con noi vieni con noi sollecitò a Giulio musellaro siamo aggiunse il duca con Giulia ricci con la Silva e con Maria Fortuna Ah una bellissima idea Vieni con Clara Green bellissima idea ripete Ludovico e dove trovo Io Clara Green all’albergo d'Europa qui accanto in Piazza di Spagna un tuo biglietto la renderà felice Sì certo che lascerà qualunque impegno ad Andrea piacque la proposta sarà meglio disse che io vada a farle una visita è probabile che la sia rientrata non ti pare Ruggero vestiti vestiti e usciamo subito uscirono Clara Green era rientrata da poco all’albergo accolse Andrea con una gioia infantile Ella certo avrebbe preferito di pranzare sola con lui ma accettò l'invito senza esitare si mise a raccontargli una quantità di sue storie sentimentali gli fece una quantità di domande sentimentali Vi giuro che la non aveva mai potuto dimenticarlo parlava tenendo le mani lui nelle sue ella era ancor giovine con quel suo profilo puro e diritto coronato dai capelli biondi divisi sulla fronte in un'acconciatura bassa pareva una bellezza greca aveva una certa incipriatura estetica lasciatale dalla amor del poeta pittore Adolf jackall Ella aveva posato per una Sibilla palmifera e per una madonna del Giglio aveva anche posato una volta innanzi ad Andrea per uno studio di testa da servire all'acqua forte di Elisabetta nella novella del Boccaccio era Dunque nobilitata dall'arte Ma in fondo non possedeva alcuna qualità spirituale Anzi a lungo andare la rendeva un po' stucchevole quel certo sentimentalismo esaltato che non di rado si incontra nelle donne di piacere inglesi e che fa uno strano contrasto con le depravazioni della loro lascivia dopo un'ora Andrea la lasciò e risale al palazzo Zuccari le stelle vi scintillavano in un cielo umido e terzo da una finestra con le tendine rosse illuminate veniva il suono di un pianoforte e gli si sentì d'improvviso pesare il cuore un ricordo di Donna Maria lo riempie di improvviso e li suscitò in confuso un senso di rammarico e quasi di pentimento che faceva Ella in quell'ora pensava soffriva gli parve che qualche cosa dal fondo del suo cuore si fosse involato ed egli non sapeva bene qual fosse ma ne era afflitto come ad una perdita irrimediabile ripenso al proposito suo della mattina una sera in solitudine nella casa dove ella Forse un giorno sarebbe venuta una sera malinconica ma dolce in compagnia dei ricordi e dei sogni in compagnia dello spirito di lei una sera di meditazione e di raccoglimento In verità Il proposito non poteva meglio essere tenuto Egli stava per recarsi a un pranzo di amici e di donne e senza dubbio avrebbe passato la notte con Clara Green il pentimento li fu così insoffibile l'idea di tale tortura che gli si avviò con il solito prontezza saltò nel coupé e si fece condurre all'albergo trovo Clara già pronta [Musica] quando entrarono daidonei gli altri sei commensali erano già presenti Andrea sperelli salutò la compagnia e portando per mano Clara Green disse Ecce Miss Clara Green ancilla Domini Sibilla palmifera candida Puella ora pro nobis risposero in coro il musellaro il Barbarisi e il grimiti le donne risero ma senza capire Clara sorrise e fuori del mantello appariva in abito bianco semplice corto con una scollatura a punta sul petto e sulle spalle con un nastro Verde Mare sull'omero sinistro con due smeraldi agli orecchi disinvolta sotto il triplice esame di Giulia ricci di vedersi Ilva e di Maria Fortuna il musellaro e il grimiti la conoscevano il Barbarisi le fu presentato Andrea diceva Mercedes Silva nominata bebè chica pero guapa Maria Fortuna la bella talismano una vera fortuna pubblica per questa Roma che ha la fortuna di possederla Quindi volgendosi al Barbarisi Fateci voi l'onore di presentarci a quella dama che se no mi inganno è la divina Giulia Farnese no amici interruppe Giulia la chiedo perdono ma per crederlo ha bisogno di raccogliere tutta la mia buona fede e di consultare il Pinturicchio nella sala quinta egli diceva queste sciocchezze Senza ridere dilettandosi adempir di stupefazione o di irritazione la dolce ignoranza di quelle oche belle La Silva aveva acceso una sigaretta e inghiottiva le ostriche mentre il fumo Le usciva dalle narici e la somigliava un collegiale senza sesso un piccolo ermafrodito vizioso pallida magra con gli occhi abbinati dalla febbre e dal Carbone con la bocca troppo rossa con i capelli corti la nosi un po' Ricci che le coprivano la testa guida di un caschetto da stracamo teneva incastrata nell'occhiale sinistra una lente rotonda portava un alto Solino inamidato la cravatta Bianca il panciotto aperto una giacca nera di taglio maschile Una Gardenia all'occhiello affettando le maniere di un Dandy parlando con voce rauca e attirava tentava per quella impronta di vizio di depravazione di mostruosità che era nel suo aspetto nelle sue attitudini nelle sue parole Sal epimienta Maria fortuna invece aveva il tipo un po' bovino possedeva una carne bianca di una bianchezza opaca e profonda una di quelle carni instancabili e insaziabili su cui Ercole avrebbe potuto compiere la sua impresa d'amore la sua tredicesima fatica senza sentirsi chieder tregua Giulia Ricci piaceva molto allo sperelli per quel suo color dorato sul quale si aprivano Due lunghi occhi di velluto il naso un po' carnoso e le labbra tumide fresche sanguigni e dure le formavano nel basso del viso un'espressione da aperta lascivia resa ancor più vivace dall'irrequietudine della lingua i canini essendo troppo forti le sollevavano gli angoli della bocca e come gli angoli così sollevati si facevano aridi o le davano forse un lieve fastidio e la ad ogni tratto con la punta della lingua le inumidiva e si vedeva da ogni fatto scorrere per la chiostra dei denti Quella punta come la foglia bagnata di una rosa grassa per una fila di piccole mandorle nude la conversazione andava accendendosi nei vini nei vecchi vini di Francia fluidi e ardenti nel mezzo della tavola un vaso di cristallo azzurro conteneva un gran mazzo di crisantemi gialli bianchi violacei su cui si posavano gli occhi malinconici di Clara Green Clara chiese Ruggero grimiti siete triste A che pensate amascimer rispose che la sorridendo e chiude il sospiro nel cerchio di un bicchiere colmo di champagne quel vino chiaro e brillante che ha sulle donne una virtù così pronta e così strana già incominciava ad eccitare variamente i cervelli e le matrici di quelle quattro etere ineguali a risvegliare a stimolare in loro il piccolo demone isterico e a farlo correre per tutti i loro nervi propagando la follia vede Silva gettava molti orribili ridendo di un riso soffocato e convulso Maria Fortuna schiacciava i fondò col gomito nudo e li offriva per niente premendo poi sulla bocca di Ruggero il gomito dolcificato Giulia Ricci oppressa dai Madrigali dello sperelli si turava gli orecchi con le belle mani abbandonandosi alla spalliera e la sua bocca in quell'atto attirava i morsi come un frutto sugoso hai mangiato mai diceva il Barbarisi allo sparelli certe confetture di Costantinopoli morbide come una pasta fate di bergamotto di fiori d'arancio e di rose che Profumano l'alito per tutta la vita la bocca di Giulia è una confettura orientale Ti prego Ludovico diceva don Perelli lasciamela provare con questa McLaren e cedimi Giulia per una settimana Clara anche ha un sapore originale un gileppe di Violette di Parma fra due biscotti pic free alla vaniglia attenti signori credo interessiva prendendo un fondò Ella aveva visto la piacevolezza Di Maria Fortuna e aveva fatto la scommessa ginnica di mangiarsi un fondò sul suo proprio gomito tirandoselo finì presso alle labbra per eseguire il gioco si scoprì il braccio un braccio magro e pallido sparso di lanugine scura appiccicò Il fondò all'osso acuto e stringendosi con la mano sinistra l'anti braccio destro e facendo forza riuscì a vincere la scommessa con l'abilità di un Clown tra gli applausi e questo è niente di Sella ricoprendosi la nudità spettrale Cica però guapa è vero musellaro è accese la decima sigaretta a intervalli veniva dall'Orchestra del teatro un'onda di suoni nell'aria calda e faceva canterellare bebè Clara grin sfogliava nel suo piatto e crisantemi in silenzio poiché il vino bianco è leggero e si era convertito nelle vene in un languor triste come Andrea sperelli si curava poco di lei e si dava da una pazza allegria di atti e di parole meravigliando Perfino i suoi compagni di piacere e la disse con una voce supplichevole tra il coro delle altre voci Love Me Tonight Andrew E da allora in poi quasi ad intervalli misurati levandoti sul piatto lo sguardo ceruleo si mise a supplicare l'anguidamente la metto United Andrew fece Maria fortuna Ma che significa si sente male Deve Silva fumava vedeva bicchierini di via cognac e diceva cose enormi con una vivacità artificiale ma aveva a quando a quando momenti di stanchezza di prostrazione stranissimi nei quali pareva che qualche cosa le Cadesse dal volto e che nella sua figura sfrontata e oscena entrasse non so quel piccolo figura triste miserevole malata pensierosa più vecchia della ricchezza di una bertuccia fisica che si ritragga in fondo alla sua gabbia tossire dopo aver fatto ridere la gente erano momenti fuggevoli e la si riscova per bere un altro Sorso o per dire un'altra enormità e Clara Green a ripetere Love Me Tonight Andrew così dumbalzo Andrea sperelli si rituffò nel piacere per 15 giorni Giulia ricci e Clara Green occuparono Andrea poi partì per Parigi e per Londra in compagnia del musellaro tornò a Roma verso la metà di dicembre Trovò la vita invernale già molto mossa E fu subito ripreso nel Gran cerchio mondano ma egli non sarà mai provato in una disposizione di spirito più inquieta più incerta più confusa non aveva mai provato dentro di sé uno scontento più molesto un malessere più importuno né mai aveva provato contro di sei medesimo impeti di ira e moti di disgusto più Crudeli talvolta in qualche stanca ora di solitudine Egli si sentiva salire dalle profonde viscere L'amarezza come una nausea improvvisa e rimaneva là ad assaporarla torpidamente senza aver la forza di cacciarla fuori con una specie di rassegnazione Cupa come un malato che abbia perduto ogni fiducia di guarire e sia disposto a vivere del suo proprio male a raccogliersi nella sua sofferenza a sprofondarsi nella sua miseria morale Mi pareva che di nuovo L'Antica lebbra desideratasse per l'anima e di nuovo il cuore gli si votasse per non riempirsi più mai come un otre Forato irreparabilmente il senso di questa vacuità la certezza di questa irreparabilità gli muovevano talvolta una specie di collera disperata e poi un disprezzo folle di San medesimo del suo volere delle sue ultime speranze degli ultimi suoi sogni egli era giunta un terribile momento incalzato dalla vita inesorabile dall'implacabile passione della vita era Giunto al momento supremo Della salvezza o della benedizione al momento decisivo in cui i grandi cuori rivelano tutta la loro forza e i piccoli cuori tutta la loro vita Egli si lasciò sopraffare non ebbe il coraggio di salvarsi con un atto volontario pur essendo in balia del dolore ebbe paura di un dolore più virile pur essendo Travagliato dal disgusto ebbe paura di rinunziare a ciò che lo disgustava pur avendo in sé vivo e spietato l'istinto del distacco dalle cose che più gli parevano attrarlo ebbe paura di allontanarsi da quelle cose Egli si lasciò a battere abdicò interamente per sempre la sua volontà alla sua energia alla sua dignità interiore sacrificò per sempre quel che gli rimaneva di fede e di idealità sigittò nella vita come in una grande avventura senza scopo alla ricerca del godimento dell'occasione dell'attimo Felice affidandosi al destino alle vicende del caso all'accozzo fortuito delle cagioni ma mentre egli credeva con questa specie di fatalismo cinico mettere un Argine Alla sofferenza e conquistare se non la calma almeno l'ottusità in lui di continuo la sensibilità al dolore diveniva più acuta le facoltà di soffrire si moltiplicavano i bisogni e disgusti aumentavano senza fine e glie sperimentava ora la verità profonda delle parole che aveva detto un giorno a Maria ferras il momento di confidenza e di malinconia sentimentali altri sono più infelici Ma io non so se ci sia stato al mondo uomo ma infelice di me egli sperimentava ora la verità di quelle parole dette in un momento assai dolce quando gli illuminava l'anima l'illusione di una seconda giovinezza il presentimento di una nuova vita quando la mattina del 30 dicembre nella via dei Condotti inaspettatamente si rincontrò con Elena Muti e gli diede una commozione in esprimibile come dinanzi al compiersi di un fato meraviglioso come se il riapparire di quella donna in quel momento tristissimo della sua vita avvenisse per virtù di una predestinazione e della gli fosse inviata per soccorso ultimo o per ultimo danno del naufragio oscuro il primo voto dell'anima sua fu di ricongiungersi a lei di riprenderla di riconquistarla devi possederla tutta quanta come un tempo di rinnovare la passione antica con tutte le ebbrezze e tutti gli splendori il primo Vodafone di giubilo e di speranza poi Senza indugio risorsero la diffidenza e il dubbio e la gelosia Senza indugio lo copò la certezza che nessun prodigio mai avrebbe potuto risuscitare solo una minima parte della felicità morta riprodurre solo un baleno della brezza spenta solo un'ombra dell'illusione è sparita [Musica] ella era venuta e la era venuta era rientrata nel luogo dove ogni cosa per lei custodiva un ricordo e aveva detto io non sono più tua non potrò essere tua più mai aveva gridato contro di lui soffriresti tu di spartire con altri il mio corpo proprio aveva osato gridar quelle parole contro di lui in quel luogo in cospetto di quelle cose un dolore atroce enorme fatto di mille punture l'una dall'altra distinte e l'una più dell'altra acute lo tenne per qualche tempo e le esasperò la passione lo riavvolse con mille fuochi succitandogli un inestinguibile ardore carnale per quella donna non più sua risvegliandogli nella memoria tutte le più minute particolarità dei godimenti lontani le immagini di tutte le carezze di tutte le attitudini di lei nel piacere di tutte le folli mescolanze che non saziavano ne appagavano mai la loro brava di continuo Rinascente e pur sempre in ogni sua immaginazione persisteva quella strana difficoltà a ricongiungere le Elena di una volta all'allenatore mentre i ricordi del possesso lo accendevano e lo torturavano la certezza del possesso gli sfuggiva la Elena dura Gli pareva una donna nuova non mai goduta non mai stretta e il desiderio gli diede tali spasmi che gli credemmorne che impurità Li inventò come un tossico qual era stata la cagion vera della partenza di Elena nel marzo del 1885 molte dicerie erano cose in quel tempo e nel tempo del matrimonio di lei con altri hitfield la verità era una sola egli la seppe da Giulio musellaro per caso e mezzo a chiacchiere inconcludenti una sera uscendo da un teatro e non ne dubitò donna Elena Muti era partita per affari di Finanza per combinare Un'operazione che doveva trarla da gravissime imbarazzi pecuniari causati dalla sua eccessiva prodigalità il matrimonio con questo lordfield l'aveva salvata da una rovina questo hitfield Marchese di Mount excand e Conte di Bradford possedeva ricchezze considerevoli ed era alleato con la più alta nobiltà britannica donna Elena aveva saputo fare le sue cose con molto accorgimento aveva saputo uscire dal pericolo con un'abilità straordinaria senza dubbio donna Elena era una gran donna Oh Mio caro una grande donna ripetei Giulio musellaro e tu lo sai bene Andrea tacque e la Dunque veramente non l'aveva mai amato senza esitare aveva troncato l'amore per provvedere a un dissesto senza esitare aveva concluso un matrimonio utile ora dinanzi a lui prendeva un'attitudine di Martire si avvolgeva in un velo di sposa inviolabile con riso amaro gli saliva dal fondo e poi una collera sorda gli si mosse contro la donna e la accecò i ricordi della passione non valsero tutte le cose di quel tempo gli apparvero come un solo inganno enorme e crudele come una sola menzogna e quest'uomo che dell'inganno e della menzogna si era fatto nella vita un abito quest'uomo che aveva ingannato e mentito tante volte si sentì al pensiero dell'altrui frode offendere sdegnare disgustare come da una colpa imperdonabile come da una mostruosità inesputabile ed anche inesplicabile egli non giungeva Infatti a spiegarsi come Elena avesse potuto commettere Un tal Delitto e pur non giungendovi non le concedeva alcuna giustificazione non accoglieva il dubbio che una qualche segreta stagione l'avesse spinta alla fuga subitanea egli non voleva sapere egli non sapeva vedere che l'azione Brutale la bassezza la volgarità la volgarità soprattutto cruda aperta odiosa non attenuata da nessuna contingenza Insomma si trattava di questo una passione che pareva sincera ed era giurata altissima inestinguibile veniva ad essere interrotta da far di denaro da una utilità materiale da un negozio ingrato ingrato che sai tu di quel che è accaduto di quel Dio ho sofferto che sai le parole di Elena Di tornarono nella memoria precise tutte le parole di lei dal principio alla fine del colloquio tenuto dinanzi al caminetto di tornarono nella memoria le parole di tenerezza l'offerta di fraternità tutte quelle frasi sentimentali ed egli ripezzò anche alla lacrima che le aveva velato gli occhi alle mutazioni del volto al tremito alla voce soffocata dell'addio Quando egli le aveva posato sulle ginocchia il fascio delle Rose perché mai avevai la consentito a venir nella casa perché aveva voluto recitare quella parte provocare quella scena ordire quel nuovo dramma o quella nuova commedia perché [Musica] Chi era il lamai era uno spirito senza equilibrio in un corpo voluttuario a similitudine di tutte le creature avide di piacere e l'aveva per fondamento del suo essere morale uno smisurato egoismo la sua facoltà precipua il suo asse intellettuale per dire così era l'immaginazione un'immaginazione romantica nutrita di letture diverse direttamente dipendente dalla matrice continuamente stimolata dagli isterismo possedendo una certa intelligenza essendo stata educata nel lusso di una casa romana principessa in quel lusso papale fatto di arte e di storia ella era si velata di una vaga incipriatura estetica aveva acquistato un gusto elegante ed avendo anche compreso il carattere della sua bellezza e la cercava con finissime simulazioni e con una minica sapiente di accrescerne la spiritualità dinacciando una capziosa luce di ideale e la portava quindi nella commedia umana e elementi pericolosissimi ed erano occasioni di Ruina e di disordine più che se la facesse pubblica professione di impudicizia sotto l'ardore della immaginazione ogni suo Capriccio prendeva una carenza Patetica e la era la donna delle passioni fulmine e degli incendi improvvisi e la copriva di fiamme eterei i bisogni erotici della sua carne e sapeva trasformare in alto sentimento un basso appetito Così in questo modo con questa ferocia Andrea giudicava la donna un tempo adorata procedevano il suo esame spietato senza arrestarsi dinanzi ad alcun ricordo più vivo in fondo ad ogni atto a ogni manifestazione della morta Elena trovava l'artifizio lo studio la verità la Mirabile disinvoltura nell'eseguire un tema di fantasia del recitare una parte drammatica nel Combinare una scena straordinaria egli non lasciò intatto alcuno dei più memorabili episodi né il primo incontro al pranzo di casa Ateleta nella vendita del Cardinale in manrraet nel Vallo dell'ambasciata di Francia della dedizione improvvisa nella stanza rossa del Palazzo Barberini né il congedo sulla via Nomentana del tramonto di marzo quel magico vino che prima lo aveva inebriato ora Gli pareva una Mistura perfida ben però in qualche punto e gli rimaneva perplesso come sei penetrando nell'animo della donna e gli penetrasse nell'anima sua propria e ritrovarse la sua propria falsità nella falsità di lei tanta era l'affinità delle due nature e a poco a poco il disprezzo gli simutò in un indulgenza ironica poiché egli comprendeva comprendeva tutto ciò che ritrovava in sé medesimo Allora con fredda chiarezza definì il suo intendimento tutte le particolarità del colloquio avvenuto nel giorno di San Silvestro più di una settimana Innanzi tutto di tornarono alla memoria ed egli si Piacque a ricostruire la scena con una specie di cinico sorriso interiore senza più sdegno senza concitazioni alcuna sorridendo di Elena sorridendo di sei medesimo perché ella era venuta era venuta perché quel convegno inaspettato con un antico amante in un luogo noto dopo due anni lei era parso strano aveva tentato il suo spirito avido di commozioni rare aveva tentato la sua fantasia la sua curiosità e la voleva ora vedere a quali nuove situazioni a quali nuove combinazioni di fatti l'avrebbe condotta questo gioco singolare l'attirava forse la novità di un amor platonico con la persona medesima che era già stata oggetto di una passione sensuale come sempre laera si messa con un certo ardore all'immaginazione di Un tal sentimento e poteva anche darsi che la credesse di essere sincera e che da questa immaginata sincerità avesse tratto gli accenti di profonda tenerezza e le attitudini dolenti e le lacrime accadeva in lei un fenomeno a lui ben noto e la giungeva credere verace e grave Un moto dell'anima fittizio e fuggevole e l'aveva per vir così l'allucinazione sentimentale come altri ha l'allucinazione fisica perdeva la coscienza della sua menzogna e non sapeva più se si trovasse nel vero o nel falso nella finzione o nella sincerità ora a questo punto era lo stesso fenomeno morale che ripetevasi lui di continuo egli dunque non poteva con giustizia accusarla Ma naturalmente la scoperta toglieva a lui ogni speranza d’altro ormai la diffidenza gli impediva qualunque dolcezza ad abbandono qualunque ebbrezza dello spirito ingannare una donna sicura e fedele riscaldarsi a una grande fiamma suscitata con un baglior fallace dominare un'anima con l'artifizio possederla tutta e farla vibrare come uno strumento ad ere non aderi può essere un alto di letto ma ingannare sapendo di essere ingannato è una sciocca e sterile fatica È un gioco noioso è inutile [Musica] egli doveva Dunque ottenere che Elena rinunziasse all'idea di fraternizzare e gli tornasse fra le braccia come un tempo egli doveva riprendere il possesso materiale della bellissima donna trarre dalla bellezza di lei il maggior possibile godimento e quindi esserne per sempre liberato dalla sazietà Ma in questa impresa non veniva a usar prudenza e pazienza conveniva secondarla nelle aspirazioni e spirituali accettarla come la sorella più cara l'amica più dolce inebriarla di ideale platonizzando con accortezza e a poco a poco trarla dalla candida fraternità ha un'amicizia voluttuosa e da un'amicizia voluttuosa alla totale resa del corpo probabilmente Queste transizioni sarebbero state rapidissime tutto dipendeva dalla circostanza così ragionava Andrea sperelli dinanzi al camino che aveva illuminata l'amante Elena egnuda a volta nel tratto dello Zodiaco ridente tra le rose sparse e lo occupava una stanchezza immensa una stanchezza che non chiedeva il sonno una stanchezza così vacua è sconsolata che quasi pareva un bisogno di morire mentre il fuoco spegneva si inzuyaari e la bevanda freddavasi nella tazza nei giorni che seguirono e gli invano aspettò il biglietto promesso riscriverò un biglietto per dirvi quando potrò vedervi Elena Dunque intendeva dargli un nuovo convegno Ma dove ancora nella casa Zuccari avrebbe commesso Ela La seconda imprudenza l'incertezza gli dà la tortura indicibili e gli passava tutte le sue ore a ricercare un qualunque mezzo per incontrarla per vederla più di una volta andò all'albergo del Quirinale con la speranza ad essere ricevuto ma nulla trovò mai la rivede una sera col marito con momps come la diceva di nuovo al teatro parlando di cose leggere della musica dei canti delle dame e gli mise nel suo sguardo una tristezza supplichevole Ella si mostrò molto preoccupata del suo appartamento rientrava nel Palazzo Barberini nel suo antico quartiere ma ampliato ed era sempre con i tappezzieri a dare ordini a disporre rimarrete a Roma lungo tempo le chiese Andrea sì e la rispose Roma sarà la nostra residenza invernale poco dopo soggiunse voi Veramente potreste darci qualche consiglio per l'addobbo venite una di queste mattine al palazzo io ci sono sempre fra le 10 e mezzo giorno egli profittò di un momento in cui Lords film parlava con Giulio musellaro giunto Allora Nel palco e chiese guardandola negli occhi domani e la rispose con semplicità come se non avesse badato all'accento di quella interrogazione tanto meglio la mattina dopo egli andò verso le 11 a piedi lungo la via Sistina per la piazza Barberini e su per la salita era un cammino ben noto gli parve di ritrovare le impressioni di una volta ebbe un'illusione momentanea il cuore gli si sollevò la fontana del Bernini brillava singolarmente al sole come sei delfini la conchiglia e il tritone fosse divenuti di una materia più diafana non pietra e non ancor cristallo per una metamorfosi interrotta l'obesità della Nuova Roma empiva di rumore tutta la piazza e le vie prossime tra i carri e i giumenti guizzavano i piccoli ciociari offrendo le violette Quando egli oltrepassò il cancello ed entrò nel giardino sentendosi prendere da un tremito pensò ma l'amo io Dunque ancora ancora la sogno Gli pareva che il tremito fosse quel di una volta guardò il gran Palazzo radiante e il suo spirito volò ai tempi in cui quella dimora in certe alve fredde e nebbiose prendeva per lui un aspetto di incanto erano i primissimi tempi della felicità e riusciva a caldo di baci pieno della recente Gioia le campane della Trinità dei Monti di Sant'Isidoro dei Cappuccini suonavano l'Angelus Nel crepuscolo confusamente come se fossero assai più lontane all'angolo della via rosseggiavano i fuochi intorno alle caldaie dell'asfalto un gruppo di capre stava lungo il muro biancastro sotto una casa addormentata e gridi fiochi degli acquavitari si perdevano nella nebbia e gli sentì risalire dal profondo quelle sensazioni ubriate per un momento si sentì passare sull'anima un'onda dell'Antico amore per un momento provò ad immaginare che Elena fosse la Elena di una volta e che le cose tristi non fossero vere e che la felicità seguitasse tutto l'ingannevole fermento cadde appena egli varcò la soglia e vide venire incontro Il marchese di mountachland sorridente Di quel suo sorriso fine un po' ambiguo Allora incominciò il supplizio Elena comparve di Tese La mano con molta Cordialità dinanzi al marito dicendogli Bravo Andrea Aiutateci Aiutateci dove mettereste voi questi due cassoni vedete li ha trovati mouse a Lucca e le pitture sono del vostro Botticelli dove mettereste questi arazzi Andrea guardò Elena ma non incontrò gli occhi di lei una irritazione sorda lo prese contro di lei contro il marito contro quegli oggetti ogni volta che l'amica gli chiedeva un consiglio doveva fare uno sforzo per rispondere per vincere la malavoglia per dominare l'impazienza ad una porta il cappellino di Elena urtò la portiera malmessa E si piegò tutto da un lato e la ridendo chiamò un mams perché le sciogliesse il nodo del velo e Andrea vede con le mani odiose sciogliere il nodo sulla nuca della desiderata sfiorare i piccoli riccioli neri quei riccioli vivi che un tempo sotto i baci rendevano un profumo misterioso Senza indugio Egli si congedò affermando d'essere aspettato a colazione Noi vorremmo stare qui definitivamente il primo di febbraio martedì Chi disse Elena Allora sarete e spero un nostro assiduo Andrea ; Maria lasciate a questo minuto la sua dolcezza lasciate che io esprima tutto il mio pensiero e la Si levò disse piano senza sdegno Senza severità con una commozione Palese nella voce Perdonatemi io non posso ascoltare mi fate molto male tacerò rimanete Maria Vi prego di nuovo è la sedette era come al tempo di Schifanoia nulla superava la Grazia della finissima testa che pareva esser travagliata dalla profonda massa dei capelli come da un Divino castigo un'ombra morbida tenera simile alla fusione di due tinte di afane di un Violetto ed un azzurro ideale le circondava gli occhi che volgeva nell'iride lionata degli Angeli Troni io non voleva soggiunse Andrea umilmente non voleva che ricordarvi le mie parole d'un tempo quelle che ascoltaste una mattina nel parco sul sedile di marmo sotto gli alberi in un'ora indimenticabile per me e quasi sacra nella memoria io le ricordo e bene Maria da quel tempo La mia miseria è divenuta più triste più oscura più crudele io non saprò mai dirvi tutte le mie sofferenze tutte le mie aviazioni Non saprò mai dirvi quante volte la mia anima mi ha chiamata credendo di morire Non saprò mai dirvi il brivido di felicità La sollevazione di tutto il mio essere verso la speranza se per un momento io usava pensare che il ricordo di me forse ancora viveva nel vostro cuore egli parlava con l'accento medesimo di quella mattina lontana pareva ripreso da quella medesima ebbrezza sentimentale tutte le malinconie gli risalivano alle labbra e della ascoltava a capo Chino immobile quasi nell'attitudine di quella volta e la sua bocca L'espressione della sua bocca invano serrata con violenza come quella volta tradiva una sorta di dolorosa voluttà vi ricordate di viconire vi ricordate del bosco in quella Sera d'ottobre quando attraversammo soli donna Maria cenò lievemente col capo come in atto d'assenso e della parola che mi diceste soggiose il giovane più sommesso di tutto Io mi ricordo rispose Ella di tutto di tutto perché dovrei nascondervi l'anima mia voi siete uno spirito Nobile e grande ed io ho fede nella vostra generosità perché dovrei condurmi verso di voi come una donna volgare quella sera non vi dissi che vi amavo io intendo nella vostra domanda un'altra domanda voi mi chiedete se ancora io vi ami e la esitò un attimo le labbra le tremarono Vi amo Maria ma voi dovete rinunciare per sempre al mio amore Voi dovete allontanarvi da me dovete essere Nobile e grande e generoso risparmiandomi una lotta che mi fa paura Io ho molto sofferto Andrea è saputo soffrire Ma il pensiero di dover combattere contro di voi di dovermi difendere contro di voi vi da un terrore folle voi non sapete a costo di quali sacrifici ero giunta ad ottenere la calma del cuore non sapete a quali alti e carissimi ideali ho rinunziato poveri ideali sono diventata un'altra donna Perché era necessario che io diventassi un'altra sono diventata una donna comune perché così chiedeva il dovere e l'aveva nella voce una malinconia grave e soave incontrandoli sentì di un tratto risorgere nei vecchi sogni sentir vivere l'anima antica e nei primi giorni mi abbandonai alla dolcezza chiudendo gli occhi sul pericolo lontano [Musica] non è possibile non è possibile e la seguitò scotendo la testa in atto di rammarico noi dobbiamo rinunziar per sempre a qualunque speranza La vita è implacabile senza volere voi distruggere resta un'intera esistenza è forse no non una sola Maria Maria non dite queste cose io farò quel che vorrete io sarò umile e obbediente la mia unica spiegazione È dove dirvi il mio unico desiderio è di morire nel vostro nome rinunziare a voi e rinunziare alla salvezza ricade per sempre nella rovina non rialzarsi mai più io vi amo come nessuna parola umana potrà mai esprimere ho bisogno di voi poi soltanto siete vera voi siete la verità che il mio spirito Cerca il resto è vano il resto è nulla di non siate a voi e come entrambe la morte ma sei il sacrificio di me vale a conservarvi La Pace Io vi debbo il sacrificio non temete Maria io non vi farò alcun male quando Andrea tacque certe parole preferite nel parco nella mattina indimenticabile le tornarono alla memoria rianimate dal suo recente della voce di lui mosse dalla nuova commozione la sola presenza vostra visibile bastava a darmi l'ebbrezza io la sentiva fluire nelle mie vene come un sangue e invadere il mio spirito come un sentimento sovrumano successe un intervallo di silenzio si udiva di tratto in tratto il vento scuote i vetri delle finestre giungeva col vento un clamore lontano visto Al rombo delle vetture entrava una luce fredda e limpida come un'acqua sorgiva negli angoli si raccoglieva l'ombra ora che pensate chiese Andrea non pensate alla mia fine erano sordirvi e la rispose passandosi la mano sulla fronte come un gesto lieve non so dirvi che strano presentimento mio prima dal lungo tempo non so ma io temo e la stagione dopo una pausa pensare che voi soffrite che voi siate malato povero amico è che io non potrò alleviarvi la pena che io vi mancherò nella vostra ora d'angoscia che io non saprò se voi mi chiamerete mio Dio e l'aveva nella voce Un tremito e una debolezza quasi di pianto come se la si fosse chiusa la gola Andrea teneva il capo Chino non mi abbandonate non mi abbandonate proprio il giovine prendendo Lembo le mani quasi inginocchiandosi in preda una grande esaltazione io non vi chiederò nulla Non voglio da voi che la Pietà La pietà che mi venisse da voi mi sarebbe più cara della passione di qualunque altra voi lo sapete le vostre sole mani vi potranno guarire mi potranno ricondurre alla vita sollevare dalla bassezza ridonare la fede liberare da tutte le cattive cose che mi infettano e mi riempiono d'orrore fa le mani e gli si Chinò a baciarle vi tenne premuta la bocca socchiuse gli occhi in atto di Somma dolcezza mentre diceva piano con un accento indefinibile vi sento tremare e la sirevò tremante smarrita più pallida di Quando nella mattina memorabile camminava sotto i fiori il vento scuoteva i vetri giungeva un clamore come Dona moltitudine e ammutinata quelle grida nel vento che venivano dal Quirinale le aumentarono l'agitazione Addio Vi prego Andrea non rimanete più qui mi vedrete un'altra volta quando vorrete ma ora a Dio vi prego dove vi vedrò al concerto domani Addio della era tutta sconvolta come se avesse commesso una colpa Lo accompagnò fino alla porta della stanza rimasta sola esitò non sapendo che fare ancora tenuta dallo sbigottimento si sentiva ardere le guance le tempie intorno agli occhi di un ardore intenso Mentre per il resto del corpo rabbrividiva ma sulle mani l'impressione della bocca amata persisteva come un suggello ed era un'impressione deliziosa e della avrebbe voluto che fosse indelebile come un suggello Divino il giorno dopo e la salì al palazzo dei Sabini con il corpo alpitante sotto un mazzo di Violetta Andrea già era da attendere sulla porta della sala stringendole la mano le disse grazie La condusse una sedia le si mise accanto le disse cadeva di morire aspettandovi temevo che non veniste come vi sono grato le disse ieri sera tardi io passai dalla vostra casa vidi un lume ad una finestra la testa finestra verso il Quirinale non so che avrei dato per conoscere se vuoi eravate là [Musica] il concerto incominciò con un quartetto del Mendelssohn la sala era già quasi interamente occupata l'uditorio componevasi massima parte di Dame straniere ed era un auditorio biondo pieno di modestia negli abiti pieno di raccoglimento nelle attitudini era il 2 di febbraio un mercoledì il Montecitorio il Parlamento disputava per il fatto di Dogali le vie e le piazze prossime rigurgitavano di popolo e di soldati i ricordi musicali di Schifanoia sorseno nello spirito dei due amanti un riflesso di quella autunno illuminò i loro pensieri al suono del Minuetto mentre il Soriano si svolgeva la visione della villa Marittima della sala profumata dai giardini sottoposti dove negli intercolumi del vestibolo si levavano le cime dei Cipressi si scorgevano Le Vele di fiamma su un lembo di mare e sereno di tratto in tratto Andrea chinandosi un poco verso la Senese le chiedeva piano che pensate e la rispondeva con un sorriso così tenue che gli appena giungeva a coglierlo vi ricordate del 23 settembre e la disse Andrea non aveva ben distinto nella memoria quel ricordo ma sentì col capo i loro gomiti Si sfioravano alla fine di ogni tempo Andrea si chinava verso di lei per leggerne il programma che la teneva spiegato fra le mani e nell'atto le premeva il braccio sentiva l'odore delle Viole le comunicava un brivido di Delizia i due si guardarono con gli occhi alterati come se si distaccassero dopo un amplesso di insostenibile piacere la musica continuava la luce della sala diventava più discreta un tè pur dilettuso addolciva l'aria intiepidite Le Violette di Donna Maria esalavano un profumo più forte Andrea aveva quasi delusione ad essere solo con lei poiché non vedeva dinanzi a sé persone che gli conoscesse Ma si ingannava in un intervallo volgendosi vide Elena Muti diritta in fondo alla sala accompagnata dalla principessa di Fiorentina subito il suo sguardo incontrò quel di lei da lontano e gli saluto gli parve di scorgere sulle labbra di Elena Un sorriso singolare di salutate chiese donna Maria anche volgendosi chi sono con le signore ladyfield è la principessa di Fiorentina e la credesse sentire nella voce di lui un turbamento Qual è la fiorentina la bionda l'altra è molto bella Andrea tacque Ma è un inglese e la soggiunse no È una romana e la vedova del Duca di sherni passata al Lord kitfill in seconde nozze è molto bella Andrea domandò con premura ora che suoneranno il Quartetto del Brahms in do minore lo conoscete No il secondo tempo è meraviglioso per celare la sua inquietudine egli parlava quando vi vedrò ancora non so domani e la titubò pareva che le fosse discesa per il volto una lieve ombra rispose domani se ci sarà sole verrò con delfino sulla piazza di Spagna verso mezzogiorno e se il sole mancasse sabato sera andrò Dalla contessa sterlina la musica ricominciava Andrea fu invaso da una così terribile ansia che temevi tradirsi tutta la dolcezza di prima gli si convertì in amarezza provava dentro un'espressione indefinibile come ed un vuoto in cui risonassero di continuo grandi urti con un eco dolorosa e il suo pensiero si spezzava in mille frammenti Si sconnetteva si distraeva e le due immagini femminili si sovrapponevano si confondevano si distruggevano a vicenda senza che gli potesse giungere a separarle senza che gli potesse aggiungere a definire il suo sentimento verso l'una il suo sentimento verso l'altra [Musica] io vado disse donna Maria levandosi dopo la romanza non aspettate la fine no devo essere a casa per le 5:00 Ricordatevi domattina e là gli Tese La mano forse per il calore dell'aria chiusa una lieve fiamma le arrivava la pallidezza un mantello di velluto di un color Cupo di piombo orlato di una larga zona di cincillà le copriva tutta la persona e tra la pelliccia sinerea le Violette morivano squisitamente nell'uscire e la camminava con sovrana eleganza mentre qualcuna delle signore sedute volgevasi a guardarla e per la prima volta Andrea vide in lei nella donna spirituale nella pura Madonna Senese La dama di mondo per uno di quei singolari fenomeni elasticità e di volubilità repentini Andrea provò un senso di sollievo quasi Gaio e gli perse Ogni preoccupazione sentimentale passionale d'un tratto e l'avventura di piacere apparve sola alla sua vanità alla sua viziosità lucidamente egli pensò che donna Maria concedendogli quei convegni innocui già aveva messo il piede sulla Dolce China in fondo a cui è il peccato inevitabile anche per le anime più vigili pensò che fosse un po' di gelosia avrebbe potuto spingere Elena a ricaderli nelle braccia e che quindi forse Luna avventura avrebbe aiutata l'altra pensò che fosse appunto un vago timore presentimento geloso avevano affrettato l'assenso di Donna Maria al prossimo convegno egli era Dunque sulla via di una duplice conquista e sorrise notando che in ambedue le imprese la difficoltà si presentava sotto un medesimo aspetto egli doveva convertirmi in avanti due sorelle cioè due che volevano presso di lui far Professional di sorelle altre somiglianze fra i due casi egli notò sorridendo quella voce come erano strani della voce di donna Maria gli accenti di Elena gli Vale No un pensiero folle quella voce poteva essere per lui l'elemento di un'opera di immaginazione in virtù di una tale affinità e gli poteva fondere le due bellezze per possederne una terza immaginaria più complessa più perfetta più vera perché ideale il terzo tempo eseguito con un impeccabile stile finiva tra gli applausi Andrea si levò si avvicinò a Elena ugenta dove siete stato fino ad ora gli disse la principessa di Fiorentina Open e quelli incognita gli disse Elena con un'aria leggera odorando un mazzo di viole tirato fuori dal manicotto di martora è una grande amica di mia cugina donna Maria ferrettila moglie del nuovo ministro di Guatemala rispose Andrea senza turbarsi una bella creatura assai fine era da Francesca a Schifanoia in settembre Elena ascoltava con la testa china facendo scorrere tra le sue mani le estremità di un lucido boa di martora accompagnateci e la disse quando il concerto può finito allo sperelli montando in carrozza dopo la Fiorentina e la disse montate anche voi lasciamo Eva al palazzo Fiano riposo Poi dove volete grazie lo spellinelli accetta uscendo nel corso la carrozza fu costretta a procedere con lentezza perché tutta la via era ingombra di gente in tumulto dalla Piazza di Montecitorio dalla piazza Colonna venivano clamori e si propagavano come uno strepito di flutti aumentavano cadevano risorgevano misti agli squilibri delle trombe militari la sedizione ingrossava nella sera Cinerea e fredda l'orrore della strage lontana faceva urlare la plebe uomini in corsa agitando gran fasci di foglie fendevano la calca emerge va distinto sui clamori il nome d'Africa per 400 bruti morti brutalmente mormorò Andrea ritirandosi dopo aver osservato allo sportello ma che dite esclamò la Fiorentina sull'angolo del palazzo Chigi il tumulto sembrava una zuffa la carrozza fu costretta a fermarsi Elena si Chinò per guardare il suo volto fuor dell'ombra illuminandosi al riflesso del fanale e alla luce del crepuscolo apparve di una bianchezza gelida e un po' livida Eccoci disse la principessa poiché la carrozza raggiunta finalmente al palazzo Fiano Addio dunque la principessa discese il servo aspettava un ordine dove volete che io vi porti domandò Elena fa fare away e senza aspettare altra risposta è la ordinò Trinità dei Monti Palazzo Zuccari il servo richiuse lo sportello la carrozza si mosse al trotto voltò per la via Frattina lasciando dietro di sé la folla le grida i rumori o Elena dopo tanto produbbe Andrea chiedendosi a guardare La desiderata Elena sorrideva bianca di un sorriso attirante sempre così sorridendo e la si tolse dal collo con un gesto agile il lungo boa di martora e logittò intorno al collo di lui in guida di un laccio pareva facesse per gioco ma con quel morbido laccio profumato e la attirò il giovine gli offese le labbra senza parlare ambedue le bocche si ricordarono delle antiche mescolanze di quelle congiunzioni terribili e Soavi che duravano fino all'ambascia e Tavano al cuore la sensazione illusoria come d'un frutto molle e roscido che vi si sciogliesse per prolungare il Sorso contenevano il respiro la carrozza della via dei Due Macelli salì per la via del Tritone voltò nella riassestina si fermò al palazzo Zuccari rapidamente Elena respinse il giovane gli disse con la voce un po' velata e scendi a Dio quando verrai chissà il servo Apri lo sportello Andrea discese risalendo le scale Andrea pensava al fine Ella si converte gli rimaneva nel capo quasi un vapore debolezza vi rimaneva nella bocca il gusto del bacio gli rimaneva della pupilla il valen del sorriso con cui Elena gli aveva gettato al collo quella specie di Serre per i Lucente aulente e donna Maria egli certo doveva alla senese l'inaspettata volontà senza alcun dubbio in fondo all'atto strano e fantastico di Elena era un principio di gelosia temendo forse che egli le sfuggisse e l'aveva voluto legarlo addestrarlo accenderli di nuovo la sete mi ama non mi ama e che importava lui saperlo che gli giovava ormai l'incanto era rotto nessun prodigio mai avrebbe potuto resuscitare solo una minima parte della felicità morta conveniva a lui occuparsi della carne che era ancora Divina si compiacque a lungo per considerarla avventura si compiacque In specie della maniera elegante e singolare con cui Elena aveva saputo dar sapore al Capriccio e l'immagine del boa suscitò l'immagine della treccia di Donna Maria suscitò inconfuso tutti gli Amorosi sogni da lui sognati intorno a quella Vasta capillatura di nuovo Egli mescolò i due desideri vagheggiò la duplicità del godimento tra vide la terza amante ideale vestendosi per il pranzo ripensava Ieri una grande scena di passione quasi Con lacrime oggi una piccola scena muta di sensualità e a me pareva ieri ed essersi in cielo nel sentimento come io era sincero di anzi nella sensazione Inoltre oggi stesso un'ora prima del bacio ad Elena io aveva avuto un altro momento lirico accanto a Donna Maria E tutto questo non rimane traccia domani certo ricomincerò Io sono camaleontico chimerico incoerente inconsistente qualunque mio sforzo verso l'unità riuscirà sempre vano bisogna mai che io mi rassegni la mia legge è in una parola sia fatta la volontà della legge Rise di se medesimo e da quell'ora ebbe principio la nuova fase della sua miseria morale senza alcun riguardo senza alcun ritegno senza alcun rimorso e gli si diede tutto apporre in opera le sue immaginazioni malsane per trarre Maria ferressa a cedergli usò i più sottili artifizi i più delicati intrighi illudendola appunto nelle cose dell'anima nella spiritualità nell'illegalità nell'intima vita del cuore per proseguire con egualprestezza nell'acquisto della nuova amante e nel riacquisto dell'antica per profittare ad ogni circostanza nell'una e nell'altra impresa e gli andò incontro a una quantità di contrattempi di impacci di Bizzarri casi e ricorse per uscirne una quantità di menzogne di trovati di ripieghi Meschini di sotterfugi degradanti di bassi raggiri la bontà la Fede Il Candore di Donna Maria non lo soggiogavano la Povera creatura credeva di salvare un'anima di redimere un'i sofferenza di purificare con la sua purità un uomo macchiato credeva ancora profondamente alle parole indimenticabili udite nel parco in quella epifania dell'amore al cospetto del mare sotto gli alberi floridi e questa Fede appunto la ristorava e la sollevava in mezzo alle lotte cristiane che di continuo si combattevano nella sua coscienza la liberava dal sospetto la inebriava di una specie di misticismo voluttuoso in cui è lei fondeva tesori di tenerezza tutta Londra raccolta dei suoi languari il fiore più dolce della sua vita per la prima volta forse Andrea sperelli si trovava innanzi a una vera passione per la prima volta si trovava in ansia uno di quei grandi sentimenti femminili rarissimi che illuminano d'un bello e terribile Baleno il cell grigio e mutevole degli amori umani egli stesso se ne Curò divenne lo spietato carnefice di se stesso e della Povera creatura e la vicenda continuò nei giorni venienti con le medesime torture con torture peggiori con più Crudeli menzogne per un fenomeno non raro nella direzione morale degli uomini di intelletto e gli aveva ora una terribile lucidità di coscienza una lucidità continua senza più oscurazioni senza più eclissi egli sapeva quel che faceva e giudicava poi quel che aveva fatto e in lui il disprezzo di se stesso era pari all'ignavia della volontà Ma le sue ineguaglianze Appunto e le sue incertezze e i suoi strani silenzi e le sue strane effusioni accrescevano incitavano la passionata Misericordia di Donna Maria Ella lo vedeva soffrire e ne provava dolore e tenerezza e pensava a poco a poco Io lo guarirò e a poco a poco senza accorgersene e la andava perdendo la forza e piegando verso il desiderio dell'inferno e la piegava dolcemente nel salone della Contessa starnina ebbe un indefinibile brivido quando sentì sulle sue spalle sulle sue braccia scoperte lo sguardo di Andrea per la prima volta Andrea la vedeva in abito da sera egli di lei conosceva soltanto il volto e le mani ora le spalle di farvelo disquisita forma ed anche le braccia sebbene fosse un po' madre ella era vestita di un broccato color d'Avorio misto di zibellino una sottile striscia di zibellino correva intorno alla scollatura dando alla carne una indescrivibile finezza e la linea delle spalle dalla piccatura del collo agli oneri cadeva giù alquanto aveva quella cadente Grazia che è un segno di aristocrazia fisica divenuto ormai rarissimo sui capelli copiosi disposti in quella Foggia che predilesse per i suoi gusti il Verrocchio non splendeva né una gemma né un fiore in due o tre momenti opportuni Andrea Le mormorò parole di ammirazione e di passione è la prima volta che noi ci vediamo nel mondo le disse vi darete Un guanto per memoria No perché Maria non ho tacete o le vostre mani Vi ricordate quando a Schifanoia le disegnai mi pare che mi appartengano di diritto mi pare che voi dobbiate concederle nel possesso e che di tutto il vostro corpo siano le cose più intimamente animate dall'anima vostra le più spiritualizzate quasi direi la più pure mani di bontà mani di perdono come sarei felice di possedere almeno un guanto una larva una parvenza della loro forma Una spoglia profumata dal loro profumo mi date un guanto prima di andarvene Ella non rispose più il colloquio fu interrotto dopo qualche tempo pregata e la sede al pianoforte si tolse i guanti riposò sul leggio le sue dita fuori Di quelle sottili guaine apparvero bianchissime lunghezze inanellate brillava di vivi i fuochi sull'anulare sinistro ho un grande opale sono le tue sonate fantasie del Beethoven Andrea Senti che in mezzo a quell'uditorio intento e la suonava solo per lui di tratto in tratto i suoi occhi dalle dita della sannatrice andavano ai lunghi quanti che pendevano di suleggio conservando l'impronta di quelle dita conservando una inesprimibile grazia della piccola apertura del polso ove di ansia appariva appena appena un po' della cute femminile donna Maria si levò circondata da oggi non riprese i guanti si allontanò invase Allora Andrea la tentazione di inalarli le aveva Ella fosse lasciati là per lui ma egli ne voleva uno solo come diceva Finalmente un finto amatore un par di guanti e tutt'altro che un guanto solo condotta di nuovo al pianoforte dall’insistenza della Contessa starnina donna Maria tolse dal Leggio i guanti e riposò all'estremità della tastiera nell'ombra dell'angolo quindi sono la Gavotta di Luigi ramù la Gavotta delle dame Gialle l’indimenticabile danza antica del tedio e dell'amore certe Dame viondete non più giovani Andrea la guardava fisso con un po' di trepidazione Quando ella si levò prese un guanto solo lasciò l'altro nell'ombra sulla tastiera per lui [Musica] tre giorni dopo essendo Roma a tonica sotto la neve Andrea trovò a casa Questo biglietto martedì ore due pomeridiane stasera dalle 11 a mezzanotte mi aspetterete in una carrozza dinanzi a Palazzo Barberini Ford del cancello se a mezzanotte non sarò ancora apparsa potrete andarvene e Stranger il biglietto Aveva un tono romanziesco e misterioso In verità la marchesa di Mount Camp faceva troppo abuso di carrozze dell'esercizio dell'amore era Forse per un ricordo del 25 marzo 1885 volevai la forza di prenderla avventura nel modo medesimo in cui l'aveva interrotta e perché quello Stranger Andrea ne sorrise e gli tornava Allora allora da una visita a Donna Maria da una assai dolce visita e il suo spirito inchinava più verso la Senese che verso l'altra gli indugiava nell'orecchio le vaghe gentili parole che la Senese aveva dette guardando insieme a lui attraverso i vetri caverla la neve mite come il fior del Pesco o il fiore del melo e sugli alberi della villa Aldobrandini già illusi da un presentimento di stagione Novella alle 11 e gli era dinanzi al Palazzo Barberini E l'ansia e l'impazienza lo divoravano la bizzarria del caso lo spettacolo della notte nivale il mistero l'incertezza li accendevano l'immaginazione lo sollevavano dalla realtà splendeva su Roma in quella memorabile notte di febbraio un plenilunio favoloso di non mai veduto lume l'aria pareva impregnata come di un latte in materiale tutte le cose parevano esistere ad un'esistenza di sogno parevano immagini impalpabili come quelle di una meteora parevano essere visibili di lungi per un irradiamento chimerico delle loro forme la neve copriva tutte le verghe dei cancelli nascondeva il ferro componeva un'opera di ricamo più leggera e più gracile di una filigrana che i colossi ammantati di bianco sostenevano come Le Querce sostengono le tele dei ragni il giardino fioriva a similitudine di una selva immobile di gigli enormi e difformi congelato [Musica] era un orto posseduto da una incantazione Lunatica un esamine paradiso di Selene muta solenne profonda la casa dei Barberini occupava l'aria tutti i rilievi che galleggiavano candidissimi gettando un'ombra cerulea via rafana come una luce e quei candoni e quelle ombre sovrapponevano la vera architettura dell'edifizio il fantasma di una prodigiosa architettura Ariostea chi lo a riguardare l'attetante sentiva sotto il fascino di quel miracolo che i fantasmi vagheggiati dell'amore si risollevavano ma egli non sapeva quale delle due donne avrebbe preferita in quello scenario fantastico sì Elena Ezio vestita di porpora o Maria ferres vestita d'ermellino e come il suo spirito piaceva si di indugiare nell'incertezza della preferenza accadeva che nell'ansia dell'attesa si mettessero e confondessero stranamente due ansie la Reale per Elena l'immaginaria per Maria un orologio suonò dappresso nel silenzio con un suono chiaro e vibrante e pareva come se qualche cosa di vitreo Nell'aria si incrinasse a ogni onde tocchi l'orologio della Trinità dei Monti rispose all'appello rispose l'orologio del Quirinale altri orologi di lungi risposero fiocchi erano le 11 e un quarto Andrea guardò a guzzando la vista verso il portico avrebbe la osato attraversare a piedi in giardino pensò la figura di Elena tra il gran Candore quella della Senese rispose spontanea oscurò l'altra vince il Candore candida super nivem la notte di luna e di neve era Dunque sotto il dominio di Maria ferras come sotto una invincibile influenza astrale dalla sovrana purità delle cose nasceva l'immagine della amante pura simbolicamente La forza del simbolo soggiogava lo spirito del poeta Allora sempre guardando se l'altra venisse Egli si abbandonò al sogno che gli suggerivano le apparenze delle cose Era un sogno poetico quasi mistico e li aspettava Maria Maria Aveva eletta quella notte di soprannaturale bianchezza per immolarla la sua propria bianchezza Al desiderio di lui tutte le cose bianche intorno consapevoli della grande immolazione aspettavano per dire ave e damen al passaggio della sorella il silenzio viveva [Musica] e l'altra non veniva nel silenzio nella poesia cadevano di nuovo le ore degli uomini scoccate dalle torri E dai campanili di Roma Andrea pensò Sella non venisse quella strana onda di levismo passatagli sullo spirito del nome di Maria Aveva coperta l'ansietà dell'attesa Aveva placata l'impazienza aveva ingannato il desiderio per un attimo il pensiero che la non venisse gli sorrise poi di nuovo più forte lo Pulse il tormento dell'incertezza e lo turbò l'immagine della volontà che gli avrebbe forse goduta là dentro in quella specie di piccola alcova tiepida dove le rose salavano un profumo tanto molle e gli si rammaricava che uno squisito apparato d'amore andasse perduto senza effetto alcuno là dentro il freddo e la temperato dal calore continuo che esalavano i tubi di metallo pieni d'acqua bollente un fascio di rose bianche vive e lunari posava sulla tavoletta dinanzi al sedile una pelle d'Orso bianco teneva calde e le ginocchia e per la terza volta le ore suonarono mancavano a mezzanotte 15 minuti l'aspettazione durava da troppo tempo Andrea si stancava e si irritava nell'appartamento abitato da Elena nelle finestre dell'ala sinistra non vedeva se altro lume che quello esterno della Luna sarebbe Dunque venuta e in che modo di nascosto o con qualche pretesto lorde gif Field era certo a Roma come avrebbe la giustificata la sua assenza notturna di nuovo insorsero nell'animo dell'Antico amante le Acri curiosità intorno le relazioni che correvano fra Elena e il marito intorno ai loro legami coniugali intorno ai loro modo di vivere in comune nella medesima casa di nuovo la gelosia lo morse e la bramosia lo accese Egli si ricordava delle Allegri parole dette da Giulio musellaro una sera A proposito del marito e si proponeva di prendere Elena ad ogni costo per il diletto e per il rispetto o Sella fosse venuta una carrozza sopraggiunse ed entro nel giardino Egli si Chinò a guardare le conobbe i cavalli da Elena intravide nell'interno una figura di dama la carrozza di spade sotto il portico egli restò dubbioso tornava Dunque di fuori sola a cui lo sguardo verso il portico intensamente la carrozza usciva per il giardino nella strada imboccando la via Rasella era vuota mancavano due o tre minuti Allora estrema ed ella non veniva Loro sono una terribile angoscia strinse il deluso e il non veniva non comprendendo vedi le cause della impuntualità di lei le si rivolse contro ebbe un modo di cogliere a subitaneo e glibalerò anche il pensiero che la avesse voluto infliggergli un umiliazione un castigo o che l'avesse voluto togliersi un capriccio esasperare un desiderio ordinò al Cocchiere per portavoce Piazza del Quirinale Egli si lasciavano a trarre da Maria ferrasse si abbandonava di nuovo al vago sentimento di tenerezza che dopo la visita pomeridiana gli aveva lasciato nell'anima un profumo e gli aveva suggerito pensieri e immagini di poesia la delusione recente che era per lui una prova del disamore e della malvagità di Elena lo spingeva forte verso l'amore la bontà della Senese il rammarico per la bellissima Notte perduta gli aumentava Ma sotto il riflesso del sogno dianzi sognato ed era in verità una delle notti più belle che si è trascorse nel cielo di Roma la Piazza del Quirinale appariva tutta candida ampliata dal Candore solitaria raggiante come una Acropoli Olimpica sull'urve silenziosa la carrozza rimase ferma dinanzi alla Reggia lungo tempo di nuovo il poeta seguiva il suo sogno inarrivabile e Maria ferressa era vicina fosse anche vegliava sognando forse anche sentiva gravare sul cuore tutta la grandezza della notte e ne moriva d'angoscia inutilmente la carrozza passò piano dinanzi alla porta di Maria Ferrari che era chiusa mentre in alto i vetri delle finestre rispecchiavano il plenilunio guardando Gli orti pensili Aldobrandini ove gli alberi sorgevano aerei prodigi e il poeta gittò il fascio delle rose bianche sulla neve come un omaggio dinanzi alla porta di Maria ferras io vidi indovinare ero dietro i vetri da tanto tempo non sapevo risolvermi ad andarmene tutto quel bianco mi attirava vidi la carrozza passare lentamente nella neve Senti che eravate voi prima di vedervi gettare le rose nessuna parola mai potrà dirvi la tenerezza delle mie lacrime piansi per voi d'amore e pianse per le rose di pietà povere Rose mi parevano so che mi chiamassero che si lamentassero come creature abbandonate quando la vostra carrozza si allontanò io mi affacciai per guardarle fu sul punto di scendere giù nella strada a prenderle Ma qualcuno era ancora fuori di casa e il domestico era di là dell'anticamera che aspettava pensai mille modi Ma non riuscì a trovarne uno attuabile vi dispera i sorridete proprio io non so che follia mi prese stavo tutta attenta a spiare i passanti Con gli occhi pieni di lacrime se avessero calpestato le rose mi avrebbero calpestato il cuore ed ero felice in quel supplizio era felice del vostro amore del vostro atto delicato e appassionato della vostra gentilezza della vostra volontà ero triste e felice quando mi addormentai e le rose dovevano essere già moribonde dopo qualche ora di sonno mi svegliò il rumore delle pale sul lastrico spazzavano la neve proprio dinanzi alla nostra porta Io rimasi in ascolto e il rumore e le voci continuarono fino in oltre l'alba e mi facevano tanta malinconia povere Rose ma saranno ancora vive nella mia memoria certi ricordi basta da profumare un'anima per sempre mi amate molto Andrea e dopo un'esitazione Maria continuò amate messola Avete dimenticato il resto interamente sono miei tutti i vostri pensieri e la palpitava e tremava io soffro della vostra vita interiore di quella che io non conosco soffro dei vostri ricordi di tutte le tracce che forse vi rimangono ancora nello spirito di tutto ciò che in voi non potrò mai comprendere e mai possedere Oh sì io potessi darvi l'oblio ad ogni cosa io vi amo ogni giorno di più ogni giorno di più Andrea la inebriò di parole soavie profonde la vinse da Ardore Gli pareva che ella fosse prossima ad Abbandonarsi vedeva gli occhi di lei e nuotare in qualche onda di Rangone più lunga vedeva sulla bocca dolente apparire quella inespribile contrattura che è come la dissimulazione di Una tendenza fisica istintiva Al Bacio e vedeva le mani con le mani gracili e forti mani D'Arcangelo fremere come le corde ad uno strumento esprimere tutto l'orgasmo interno se oggi potrò rapirle anche un solo bacio fuggevole pensava avrò di molto affrettato il termine che io sospiro Ma ella consapevole del pericolo si Revò d'improvviso chiedendo licenza sono il campanello ordinò il domestico il tè e che pregasse Miss dorati di condurre delfino nel salone poi volgendosi ad Andrea un po' convulsa è meglio così Perdonatemi E da quel giorno evitò di riceverlo In giorni che non fossero come il martedì e il sabato di ricevimento comune Ella però se lasciò guidare da lui in varie peregrinazioni nelle ville nelle gallerie nelle chiese nelle rune dove era passata Elena Muti passò Maria ferras non di rado le cose suggerivano al poeta le medesime effusioni di parole che Elena aveva già udite non di rado un ricordo lo allontanava dalla realtà presente Lo turbava di improvviso a chi pensate ora gli chiedeva Maria guardandolo in fondo alle pupille con un'ombra di sospetto ed egli rispondeva a voi Sempre a voi mi prende come una curiosità di guardarmi dentro per vedere se ancora mi rimanga qualche minima parte dell'anima che non sia in possesso dell'anima vostra non mai penso una creatura umana è stata più intimamente posseduta da una creatura umana in spirito Se la mia bocca si congiungesse alla vostra avverrebbe la trasfusione della mia vita nella vostra vita penso che morirei un giorno erano sul Belvedere della Villa Medici guardavano l'oro del Sole morire A poco a poco e la Villa Borghese ancora nuda sommergersi a poco a poco in un vapore violaceo Maria disse invasa da una subitanea tristezza Chissà quante volte siete venuto qui a sentirvi amare Andrea rispose con l'accento di un uomo trasognato lo so non ricordo ma che dite mai e la tacque poi si levò per leggere le iscrizioni sui pilastri del tempietto erano per lo più iscrizioni damanti di novelli sposi di contemplatori solitari d'un tratto Maria si volse ad Andrea dicendo ci siete anche voi e gli rispose guardandola con l'accento medesimo di di Anzi non sono non ricordo non ricordo più nulla vi amo e l'alesse ed era scritto di mano D'Andrea un'epigramma del ghete udistico quello che incomincia rispondi come vivi tu Io vivo e seppur cento secoli vi fosserdati io mi augurerei soltanto che domani fosse come oggi sotto era una data vi è ultima febroari 1885 è un nome Elena amiclea e la disse andiamo e gli chiese volete appoggiarvi e la rispose No grazie discesa in silenzio pienamente ambedue pesava il cuore dopo un intervallo e la disse eravate felice e due anni fa ed egli con un'ostinazione meditata non so Non ricordo il bosco era misterioso in un crepuscolo verde i tronchi di rami sorgevano con intrighi e sviluppi serpentini qualche foglia luccicava come un occhio di smeraldo nell'ombra dopo un intervallo e la sorgente chi era quella Elena non so Non ricordo non ricordo più nulla vi amo amo voi sola Penso per voi sola vivo per voi sola non so più nulla Non ricordo più nulla non desidero più nulla oltre il vostro Amore io vi amo e voi mi amate questo dura da secoli durerà nei secoli per sempre accanto a voi pensando a voi vento di voi Ho il sentimento dell'infinito il sentimento dell'Eterno io vi amo e voi mi amate non sono altro Non ricordo altro e la ascoltava diritta innanzi ai balaustri dell'ampia terrazza che si apre sul limitare del Bosco ed è vero ed è vero ripeteva Ella per una voce spenta che era come l'eco affievolita ad un grido dell'anima interna ed è vero è vero Maria e questo soltanto È vero Tutto il resto è un sogno io vi amo e voi mi amate e voi mi possedete come io vi posseggo Io vi so così profondamente mia che non vi chiedo carezze non vi chiedo alcuna prova d'amore aspetto sopra ogni cosa obbedirvi io non vi chiedo carezze Ma le sento nella vostra voce nel vostro sguardo nelle vostre attitudini le vostre mini gesti tutto ciò che parte da voi è per me inebriante come un bacio ed io non so sfiorandovi la mano se sia più forte la volontà dei miei sensi o La sollevazione del mio spirito Andrea posò la sua mano sulla mano di lei lievemente e la tremossedotta provando un desiderio folle di piegarsi verso di lui di offrirgli Infine le labbra il bacio tutta se stessa le parve che per tale atto Ella lo avrebbe negato a sé con l'ultimo nodo con un modo indissolubile e la credeva di venir meno distruggersi di morire Era come se tutti i tumulti della passione già sofferto le gonfiassero il cuore aumentassero il tuo culto della passione presente Era come se rivivessero in Quell'attimo tutte le commozioni trascorse da Chella aveva conosciuto quell'uomo le rose di Schifanoia riferivano tra i Lauri della Villa Medici mi sembra disse a Senese socchiudendo i cigli di trovarmi su una terrazza di Schifanoia Lontana lontana da Roma sola con te chiudo gli occhi vengo il mare e la vedeva dal suo amore dal silenzio nascere un gran sogno e dilatarsi nel tramonto e la tacque sotto lo sguardo di Andrea e un poco sorrise e l'aveva detto con te pronunziando quelle due sillabe e l'aveva chiuso gli occhi e la bocca era bassa più luminosa mi sembra che tutte queste cose non siano fuori di me ma che tu le abbia create nell'anima mia per la mia gioia Ma questa illusione in me profonda ogni volta che io sono innanzi a uno spettacolo di bellezza e che tu mi sei vicino e la parlava lentamente come se la sua voce fosse l'eco tarda di un'altra voce inaudibile perciò le sue parole avevano un singolare accento acquistavano un suono misterioso parevano venire dalle più segrete profondità dell'essere un tremito prese Andrea Quando egli era per rivolgerle il tu mistico tu tu ti levi soprattutto le mie idee tu splendi soprattutto gli splendori del mio pensiero Tu mi illumini di una luce che è quasi per me insostenibile e la stava dritta dinanzi ai malaustri con le mani posate sulla pietra con la testa alzata più pallida di Quando nella mattina memorabile camminava sotto i fiori era nel cielo una pioggia di rose rose rose rose che avevano dappertutto lente spesse molli assomiglianza di una levata in un'aurora La Villa Medici eternamente verde e senza fiori riceveva sulle cime delle sue rigide Mura arboree i molli Petali innumerevoli Caduti dai giardini celesti Ella si volse per discendere Andrea la seguì camminarono in silenzio verso la scala guardarono il bosco che si stendeva fra la terrazza e il Belvedere pareva che il chiarore si fermasse sul limite dove sorgono le duerme custodi e non potessero rompere la tenebra pareva che quegli alberi rameggiassero in Un'altra atmosfera o in acqua Cupa in un fondo Marino simile a vegetazioni oceaniche e la fu invasa da una subito paura si affrettò verso la scala discese 5 o 6 gradini si arrestò smarrita palpitante udendo nel silenzio il battito delle sue arterie dilatarsi come uno strepito enorme la villa era scomparsa la scala era serrata fra due pareti umida grigia rotta dalle erbe triste come quella di una carcere sotterranea e la vide Andrea a piegarsi verso di lei con un atto improvviso per baciarla in bocca no no Andrea no e li Tendeva le mani per trattenerla per costringerla no perdutamente e la ripresa è una mano se la classe alle labbra la bacciò due tre volte perdutamente poi si mise a correre giù per la scala verso la porta come folle Maria Maria fermatevi si ritrovarono l'ora di fronte all'altro innanzi alla porta chiusa pallidi ansanti sposti da un terribile tremito guardandosi negli occhi mutati avendone di orecchie il rombo del loro sangue credendo di soffocare e nel tempo medesimo con un impeto Concorde Si strinsero si baciarono e la disse temendo di venirne io appoggiandosi alla porta con un gesto di Suprema preghiera non più io rimasero un minuto L'una di fronte all'altro senza toccarsi pareva che tutto il silenzio della villa grasse su loro in quel luogo angusto Cinto da alti muri simile a una tomba scoperta si udiva distinto il gracchiare verso interrotto dei Corvi che si raccoglievano sui tetti del palazzo o attraversavano il cielo di nuovo Un senso strano di paura occupò il cuore della donna e la gittò in alto alla sommità dei muri uno sguardo sbigottito facendosi forza disse ora possiamo uscire potete aprire e la sua mano si incontrò con quella di Andrea sul saliscendi nella furia incalzante e come la pastora sente Le Due Colonne di granito sotto il gelsomino senza fiori Andrea disse Guarda il gelsomino fiorisce e la non si volse ma sorrise e il sorriso era assai triste pieno dell'ombre che metteva in quell'anima il riapparì il Solitario del nome in scritto sul Belvedere e mentre la camminava per il viale misterioso sentendo tutto il suo sangue alterato dal bacio Un implacabile angoscia le incideva nel cuore quel nome cui nome Il marchese di Mount aprendo il grande armadio segreto la biblioteca Arcana Forse allo sperelli il libro raro era intitolato cervezi de concubito libri tress Ornato di vignette voluttuose questa figura è molto importante soggiunse indicando col dito una delle vignette che rappresentava un congiungimento di corpi indescrivibile è una cosa nuova che io non conoscevo ancora nessuno dei miei scrittori erotici ne fa menzione seguitava a parlare discutendo alcune particolarità Seguendo le linee del disegno con quel dito bianchiccio sparso di peli sulla prima falange e terminato da un'unghia acuta Lucida un po' livida come l'unghia dei quadri umani le sue parole penetravano nell'orecchio dello sperelli questa edizione olandese di Petronio è magnifica Eccone un'edizione del 1763 la raccolta era ricchissima comprendeva tutta la letteratura a pantagruelica e rococò di Francia le priatee le fantasie escatologiche le monacologie gli alloggi burleschi i catechismi Gli Idilli i romanzi I poemi dalla Pip cassy del vadet alle liaison comprendeva quanto di più raffinato e di più infame l'ingegno umano ha prodotto nei secoli Il collezionista prendeva i libri dalle fila dell'armadio e li mostrava al giovane amico parlando di continuo le sue mani oscene si facevano carezzevoli intorno ai libri osceni rilegati in cuoio ed in tessuti di pregio ad ogni tratto sorrideva sottilmente e gli passava negli occhi grigi il baleno della follia sotto la enorme fronte connessa posseggo anche l'edizione principe degli epigrammi di Marziale quella di Venezia fatta da vignalino di Spira in folio Eccola ed ecco il boom il traduttore di Marziale il commentatore delle famose 30082 oscenità lo starei li ascoltava e guardava con una specie di stupore che ha poco a poco andava simutando in orrore e indolore i suoi occhi ad ogni momento erano attirati da Un ritratto d'elena che prendeva alla parete sul Damasco Rosso Il collezionista saccendeva e gli uscì per andare a prendere l'albo dei disegni di Francis redgrave nella stanza continua il suo passo era un po' saltellante E mal sicuro come di un uomo che abbia in sé un principio di paralisi una malattia spinale incipiente il suo Busto rimaneva rigido non assecondando il moto delle gambe simile al busto di un automa Andrea rimasto solo fu preso da una terribile angoscia la stanza tappezzata di Damasco rosso cupo come la stanza dove Elena due anni innanzi era sidata a lui gli parve Allora tragica e lugubre forse quelle erano le tappezzerie medesime che avevano udito le parole di Elena mi piaci l'armadio ha aperto lasciava vedere le file dei libri osceni le rilegature bizzarre impresse di simboli fallici alla parete pendeva il ritratto di Lady Kitty accanto a una copia dell'anello brain di Joshua Reynolds ambedue le creature dal fondo della tela guardavano con la stessa intensità penetrante con lo stesso ardour di passione con la stessa fiamma di desiderio sessuale con la stessa prodigiosa eloquenza ambedue avevano la bocca ambigua enigmatica sibillina la bocca delle infaticabili ed inesorabili debitrici d'anime e avevano ambedue la fronte marmorea Immacolata Lucente di una perpetua purità Lord liftfield Forse allo sperelli il Trattato deverberazione amatoria si accendeva sempre più ragionando di piacere Crudeli le tempie calve gli si intermediavano e le vene della fronte gli si gonfiavano e la bocca gli si increspava un po' convulsa ad ogni tratto e le mani le mani odiose gestivano Con gesti brevi ma concitati mentre i gomiti rimanevano rigidi di una rigidezza paralitica la bestia immonda Laida feroce appariva in lui senza più veli nell'immaginazione dello stare lì sorgevano tutti gli orrori del libertinaggio inglese le gesta dell'armata nera della Black Army su Pay marciapiedi di Londra la caccia implacabile alle vergini Verdi i lupanari di West End le case eleganti di annarosenberg le camere segrete ermetiche imbottite dal pavimento al soffitto ove si smorzano i gridi acuti che la tortura strappa le vittime Max Siete solo era la voce di Elena e la batteva piano a un degli uscì Andreas lì tutto il sangue gli fece vero agli occhi vi accese la fronte li mise negli orecchi un rombo come se una vertigine improvvisa stesse per toglierlo un Insurrezione di brutalità allo sconvolse di attraversò lo spirito nella luce di un lampo una visione oscena gli passo nel cervello oscuramento un pensier criminoso la agitò per un attimo non so che smania sanguinaria in mezzo al turbamento portato in lui da quei libri da quelle figure dalle parole di quell'uomo risaliva su dalle cieche profondità dell'essere lo stesso impeto istintivo che già egli aveva provato un giorno sul campo Delle Corse dopo la vittoria contro il rutolo tra le esalazioni Acri del cavallo fumante il fantasma di un delitto d'amore lo tentò e si vive con rapidissimo nella luce di un lampo uccidere quell'uomo prendere quella donna per violenza a pagare così la terribile cupidigia carnale uccidersi non sono solo disse il marito senza aprir l'uscio Fra qualche minuto potrò condurvi nel salone il conte sperelli che è qui con me Andrea avrebbe dato qualunque prezzo per sottrarsi al supplizio che l'aspettava ed era attratto da quel supplizio nel tempo medesimo il suo sguardo anche una volta si levò alla parete rossa verso il Cupo quadro per brillava la faccia e sangue di Elena dagli occhi seguaci dalla bocca di Sibilla un fascino acuto e continuo emanava da quella in mobilità imperiosa quel pallone unico dominava tragicamente tutta la rossa ombra della stanza Ed egli sentì anche una volta che la sua triste passione era immedicabile nel salone Elena lo guardò curiosamente con un sorriso irritante che facevate di là e la chiese pur sempre sorridendo al modo medesimo Vostro marito mi mostrava cimeli Ah e l'aveva la bocca sardonica una certaria beffarda un irrisi un Palese nella voce sia adagiò sopra un largo divano coperto di un tappeto di bucara amaranto su cui languivano i cuscini pallidi e su cuscini Le Palme d'oro smorto sia da Joe in un'attitudine molle guardando Andrea di Frai lusinghevoli cigli con quegli occhi che parevano come i soffusi di un qualche olio purissimo e sottilissimo e si mise a parlare di cose mondane ma con una voce che penetrava fin nell'intime vene del giovane come un fuoco invisibile due o tre volte Andrea sorprese lo sguardo scintillante di Lorde kidfield fissa sulla moglie uno sguardo che gli parve carico di tutte le impurità e le infamie di ansie quasi ad ogni frase Elena rideva di un riso irridente con una strana felicità non turbata dalla Brama di quei due uomini che saranno accesi insieme sulle figure dei libri osceni ancora il pensier criminoso attraverso lo spirito di Andrea nella luce di un lampo tutte le fibre di tremarono quando lorde si levò ed uscì egli produtte con la Voce roca afferrandole il polso avvicinandosi a lei così da sfiorarla con l'alito Veramente io perdo la ragione io divento folle ho bisogno di te Elena ti voglio e la liberò il polso con un gesto superbo poi disse con una terribile freddezza vi farò dare da mio marito 20 franchi uscendo da qui potrete soddisfarvi lo sperelli va alzò in piedi vivido figlio rientrando chiese ve ne andate già a che avete mai e sorrise del giovane amico poiché conosceva gli effetti dei suoi libri lo sperelli si inchinò Elena gli offese la mano senza scomporsi [Musica] era un pomeriggio della fine D'Aprile caldo e umido il sole appariva e spariva fra i nuvole fioccosi e pigri l'accidia dello Scirocco teneva Roma sul marciapiede della via Sistina e gli scorse dinanzi a sé una signora che camminava lentamente verso la trinità riconobbe donna Maria ferras guardò l'orologio erano Infatti circa le 5 mancavano pochi minuti Allora abituale del ritrovo Maria certo andava al palazzo Zuccari e gli affrettò il passo per raggiungerla Quando fu dappresso la chiamò a nome Maria il Rede un sussulto come qui io salivo da te Sono le 5 manca qualche minuto io correvo ad aspettarti Perdonami che hai sei molto pallido tutto alterato di dove vieni della corrugò le sopraccigli fissandolo attraverso il velo dalla scuderia rispose Andrea sostenendo lo sguardo senza arrossire come se gli non avesse più sangue un cavallo che me assai caro si è rovinato un ginocchio per colpa del Joker domenica non potrà quindi prendere parte al derby la cosa mi fa pena evira perdonami ho indugiato senza accorgermene ma alle 5 manca qualche minuto bene Addio me ne vado erano sulla Piazza della Trinità e la si sofferma per congedarsi tendendogli la mano le durava ancora fra le sopraccigli una piega in mezzo alla sua gran dolcezza talvolta e l'aveva in sofferenza quasi aspre e movimenti Altieri che la trasfiguravano no Maria vieni si dolce io vado su ad aspettarti tu arriva fino ai cancelli del Pincio e torna indietro voi l'orologio della Trinità dei Monti sono alle 5 Senti Andrea e la disse dopo una leggera esitazione verrò Grazie Ti amo ti amo si separarono Dona Maria seguito il suo cammino attraverso la piazza entrò nel viale arborato sul suo capo a intervalli lungo la Muraglia il soffio languido dello Scirocco suscitava negli alberi verdi un mormore nel tepore umido dell'aria fluivano rare onde di profumo e svanivano da che l'aveva ceduto al desiderio di Andrea il suo cuore si agitava di una felicità solcata di inquietudini profonde tutto il suo sangue Cristiano si accendeva alle volontà della passione non mai provate essa ghiacciava agli sbigottimenti della colpa la sua passione era altissima soverchiante immensa ella era gelosa la gelosia era il suo spasimo implacabile La gelosia non pur del presente ma del passato per quella crudeltà che le persone gelose hanno contro se stesse e l'avrebbe voluto leggere nella memoria di Andrea scoprirne tutti i ricordi vedere tutte le tracce segnate dalle antiche amanti sapere sapere anche quel giorno all'improvviso sopraggiungere di Andrea non aveva Ella ha avuto in fondo a sé un istintivo moto di sospetto Anzi un pensiero lucido era legato nello spirito il pensiero che Andrea venisse dalla casa di ladyfield dal Palazzo Barberini e la sapeva che Andrea era stato l'amante di quella donna sapeva che quella donna si chiamava Elena sapeva infine che gli doveva averla amata immensamente e la sentiva crescere l'affanno un'oscura minaccia veniva a lei dalle cose la occupò quel medesimo senso di timore che l'aveva già provato più di una volta sul suo spirito Cristiano balenò il pensiero del castigo e Tuttavia è la rabbrividina il più profondo del suo essere al pensiero che l'amante l'aspettava al pensiero dei baci delle carezze delle folli parole e la sentì il suo sangue infiammarsi la sua anima languire il brivido della passione vinse il brivido del Timor Divino ed ella si mosse verso la casa dell'amante trepida sconvolta come se andasse a un primo ritrovo [Musica] Oh finalmente esclamò Andrea raccogliendola fra le braccia bevendole l'alito dalla bocca affannata poi prendendole una mano e premendosela al petto sentimi il cuore zitto indugiare ancora un minuto mi si rompeva e la Risa la guancia nel luogo della mano egli le baciò la nuca senti Sì mi parla che ti dice che non mi ami che ti dice ripete il giovane mordendo dalla nuca impedendole di sollevarsi e la Rise che mi ami una colazione profonda le suggeriva accenti di indefinibile malinconia pensare che tu non saprai mai tutto il mio amore pensare che io non saprò mai il tuo mi ami tu Dimmelo Dimmelo sempre 100 volte mille volte senza stancarti mi ami non lo sai forse non lo so e la prof di queste parole con una voce tanto sommessa che Andrea Appena le udì Maria e la piegò il capo sul petto di lui in silenzio appoggiò la fronte quasi aspettando che gli parlasse per ascoltarlo e gli guardò quel povero capo reclinato sotto il peso del presentimento sentì il premier leggero di quella fronte Nobile e triste sul suo petto indurito dalla menzogna fasciato di falsità una commozione angosciosa lo strinse una Misericordia umana di quella sofferenza umana gli chiusa la gola e quel buon moto dell'anima si risolse in parole che mentivano diede il tremito della sincerità a parole che mentivano tu non lo sai hai parlato piano il soffio ti si è spento sulle labbra tu non sai che io ti amo e la rimaneva China ascoltando palpitando forte riconoscendo credendo riconoscere nella voce commossa del giovine il suono vero della passione di inebriante suono che la credeva inevitabile ed egli ne parlava quasi all'orecchio Nel silenzio della stanza mettendole sul collo un soffio caldo con pause più dolci delle parole avere un pensiero unico assiduo di tutte le ore di tutti gli attimi non concepire altre felicità che quella sovrumana irraggiata dalla sola tua presenza sull'essere mio e credere in te soltanto giurare in te soltanto riporre inteso il tanto la mia fede la mia forza il mio orgoglio tutto il mio mondo tutto quel che sogno è tutto quel che spero e l'altro la faccia rigrata di lacrime egli tacque restandole con le labbra le stille tiepide sulle gote e la lacrimava e sorrideva mettendogli le dita tremule nei capelli smarritamente singhiozzando Anima mia anima mia egli la fece sedere le siginocchiò ai piedi Non lasciando di baciarla sulle palpebre a un tratto Ebbero sussulto aveva sentito sulle labbra palpitare rapidamente lunghi i cigli di lei a similitudine di un'ala irrequieta era una carezza strana che dava un piacere insostenibile era una carezza che Elena un tempo sapeva fare ridendo più volte di seguito costringendola avanti al piccolo spasimo nervoso della villicazione e Maria l'aveva presa da lui e spesso egli sotto una tal carezza aveva potuto evocare l'immagine dell'altra al sussulto Maria sorrise e come le indugiava ancora una lacrima lucida tra i cigli e la disse Vedi anche questa è come egli vede la Rise e inconsapevole e nasceva dal pianto quasi lieta rassicurata piena di grazia ti farò il tè disse non rimani qui seduta Egli si accendeva Vedendola sul divano tra i cuscini avvenne nel suo spirito una stupida sovrapposizione dell'immagine di Elena lasciami alzare prego Maria liberando il busto Da una stretta voglio che doveva Il mio tè sentirai il profumo ti arriverà all'anima un profumo acuto si spandeva nell'aria col vapore Andrea laspirò poi disse chiudendo gli occhi rovesciando indietro il capo Baciami e appena ebbe il contatto delle labbra tra salì tanto forte che Maria ne fu sorpresa e la versò in una tazza la bevanda gliela offese con un sorriso misterioso vada c'è un filtro che gli rifiutò l'offerta non voglio avere a quella tazza perché Dammi tu da bere ma come così prendi un sorso e non inghiottire scotta ancora troppo e la rideva quel Capriccio dell'amante e gli era un po' convulso pallidissimo con lo sguardo alterato aspettarono che il tè si freddasse ad ogni momento Maria costava le labbra l'urlo della tazza per provare poi rideva di un piccolo riso fresco Che non pareva suo ora si può bere all'inizio ora prendi un bel Sorso così e la teneva le labbra serrate per contenere il Sorso Ma le ridevano i grandi occhi a cui le lacrime recenti avevano dato maggior fulgore ora Versa a poco a poco egli trasse nel vaso soggetto tutto il Sorso come sentiva mancarsi il respiro Ella sollecitava il lento Bevitore stringendogli le tempie Dio mio tu mi volevi soffocare si abbandonò sul cuscino quasi per riposarsi languida felice che sapore aveva tu mai bevuta anche l'anima sono tutta vuota e gli era rimasto pensoso con lo sguardo fisso ma che pensi gli chiese Maria di nuovo sollevandosi a un tratto posandogli un dito nel mezzo della fronte quasi per fermare il pensiero invisibile Annulla rispose Non pensavo seguivo dentro di me gli effetti del filtro Allora anche Ella vuole provare deve da lui con delizia poi esclamò premendosi una mano sul cuore e mettendo lungo respiro quando come piace Andrea tremò non era quello lo stesso accento di Elena nella sera della dedizione non erano le stesse parole e gli le guardava la bocca ripeti che cosa quello che hai detto perché è una parola tanto dolce quando tu la pronunci tu non puoi intendere Ripeti e la sorrideva inconsapevole un po' turbata dallo sguardo singolare della amante quasi timida Ebbene mi piace ed io come Ed io a te e la perplessa guardavo l'amante che lei si sorgeva i piedi convulso nell'aspettazione della parola che gli voleva strapparle ed io tu mi piaci così così Ripeti ancora è da consentiva inconsapevole e gli provava uno spasimo ed una volontà indefinibile perché chiudi gli occhi per morire nell'ombra distese con un moto repentino le strinse il capo coprendole vivace la faccia il suo ardore era quasiroso e gli Immaginava di stringere il capo dell'altra e immaginava quel capo macchiato dalle labbra del marito e non ne aveva Rizzo ma ne aveva Anzi un desiderio più selvaggio dai fondi più bassi dell'istinto gli risalivano nella coscienza tutte le torbide sensazioni avuti in cospetto di quell'uomo che risalivano al cuore tutte le oscenità e le brutture Come un'onda di fango rimescolata e tutte quelle di cose passavano nei baci sulle guance sulla fronte sui capelli sul collo sulla bocca di Maria non lasciami e la gridò liberandosi dalla stretta con uno sforzo e corse adesso la tavola del tè ad accendere le candele la campana della Trinità dei Monti cominciò a suonare Dio io come è tardi Aiutami a mettermi il mantello fece la Povera creatura tornando verso Andrea egli la strinse di nuovo tra le braccia lastese la copridivano ciecamente perdutamente con un divorante ardore senza parlare soffocandole Il gemito sulla bocca soffocando sulla bocca di lei un impeto che gli veniva quasi invi bile di gridare il nome di Elena e sul corpo della inconsapevole consumo l'orribile sacrilegio la mattina del 20 maggio Andrea sperelli risaliva il corso inondato dal sole quando si sentì chiamare innanzi al portone del circolo stava sul marciapiede un Crocchio di gentiluomini e amici godendo il passaggio delle signore e malignando c'era Giulio musellaro con Ludovico Barbarisi con il duca di grimiti con Galeazzo se cinaro c'era Gino bombinaco c'era qualche altro lo sai il fatto di stanotte gli domandò il Barbarisi no quale fatto Don Manuel ferres il ministro del Guatemala Ebbene è stato sorpreso in pieno gioco mentre barava lo sperelli si dominò quanto un qualcuno dei gentiluomini lo guardasse con una certa curiosità maliziosa E come il galeozzo era presente Anzi giocava allo stesso tavolo il principe se Cina lo si mise a raccontare le particolarità Andrea sperelli non affrettò l'indifferenza ascoltava anzi con un'aria attenta e grave disse Infine mi dispiace molto rimase pochi altri minuti nel Crocchio salutò quindi gli amici per andarsene che via fai gli domandò il Secinaro torno a casa ti accompagno per un tratto se incamminarono in giù verso la via dei Condotti il corso era un lietissimo fiume di sole dalla piazza di Venezia alla piazza del Popolo le signore in Chiari abbigliamento primaverili passavano lungo le vetrine scintillanti passò la principessa di Fiorentina con Barbarella viti sotto una cupola di merletto passò Bianca dolce buono passò la Giovine sposa di Leonetto Lanza sull'angolo della via dei Condotti scorsero Elena che seguiva il marciapiede sinistro lungo le vetrine giapponesi con quella sua andatura molle e ritmica e affascinante donna Elena disse Galeazzo ambedue la guardarono ambedue sentirono Il fascino di quell'incesso ma lo sguardo di Andrea penetrò le vesti vide le forme note Il Dosso divino quando la raggiunsero la salutarono insieme e passarono oltre ora Essi non potevano guardarla ed erano guardati e fu per Andrea un supplizio nuovissimo quel camminare a fianco di un Rivale sotto gli occhi della donna agognata pensando che I terribili occhi si dilettavano forse di un confronto egli medesimo si paragono mentalmente al Secinaro Costui aveva il tipo bovino di un Lucio Vero biondo e cerulo e gli rosseggiava tra la copia magnifica dell'oro una bocca di nessuna significazione spirituale ma bella era alto quadrato vigoroso di un'eleganza non fine ma disinvolta Ebbene gli domandò Andrea spinto a laudacia da una invincibile smania e a buon punto l'avventura egli sapeva di poter parlare in quel modo a quell'uomo Galeazzo gli si volse con un'aria tra attonita E indagatrice poiché non si aspettava da lui una simile domanda e tanto meno in un tono così frivolo così perfettamente calmo Andrea sorrideva da quanto tempo dura il mio assedio rispose il principe malvagio da tempo immemorabile a varie riprese e senza fortuna Arrivavo sempre troppo tardi qualcuno mi aveva già preceduto nelle espugnazione ma non mi sono mai perduto d'animo ero convinto che prima o poi sarebbe venuto il mio turno Dunque avrò io spero l'ambitissimo onore ed essere iscritto dopo te nella lista e gli ruppe in un riso un po' grosso mostrando la dentatura candida si separarono nella piazza di Spagna che della Scala e come Elena attraversava la piazza dirigendosi verso la via dei Due Macelli per salire alle Quattro Fontane il se cinaro La raggiunse e la accompagnò Andrea dopo lo sforzo della simulazione si sentiva pesare il cuore su per la scala orribilmente credeva di non poterlo trascinare alla sommità ma egli era sicuro mai che in seguito il Secinaro gli avrebbe tutto confidato e quasi Gli pareva davvero ottenuto un vantaggio per una specie di omeliachezza per una specie di follia datagli dall'eccesso della sofferenza e gli andava ciecamente intorno a torture nuove è sempre più Crudeli è sempre più insensate aggravando e complicando in mille modi le condizioni del suo spirito passando di pervertimento in pervertimento di aberrazione in arretrazione di atrocità in atrocità senza potersi più arrestare senza avere un attimo di sosta nella caduta vertiginosa e gli era divorato come da una febbre inestinguibile che facesse schiudere col suo calore negli oscuri abissi dell'essere tutti i germi delle aviazioni umane [Musica] L'inganno medesimo lo legava forte alla donna ingannata il suo spirito era così stranamente adattato alla mostruosa Commedia che quasi non concepiva più altro modo di piacere altro modo di dolore quella incarnazione di una donna in un'altra non era più un atto di passione esasperata ma era un'abitudine di vizio e quindi un bisogno interiore una necessità e gli strumenti inconsapevoli di quel vizio era divenuto quindi per lui necessario come il vizio medesimo per un fenomeno di depravazione sensuale e gli era quasi giunto a credere che il Real possesso di Elena non gli avrebbe dato il godimento acuto e raro datogli da quel possesso immaginario egli era quasi giunto a non poter più separare nell'idea di volontà le due donne perciò egli non resse al pensiero che Maria dalla Ruina di Don Manuel ferres gli fosse tolta quando verso sera Maria venne egli subito s'accorse che la Povera creatura ignorava ancora la sua disgrazia ma il giorno dopo è la venne ansante sconvolta pallida come una morta e gli singhiozzò tra le braccia nascondendo il viso lo sai la notizia si era sparsa lo scandalo Era inevitabile la Ruina era irrimediabile seguirono i giorni di supplizio disperati in cui Maria rimasta sola dopo la partenza precipitosa del Varo abbandonata dalle poche amiche assaltata dai creditori innumerevoli di suo marito perduta in mezzo alle formalità legali dei sequestri in mezzo agli osceri agli usurari e ad altra gente vive diede prova di una eroica fierezza ma senza riuscire a salvarsi dal crollo finale che schiacciò ogni speranza e della non volle dalla amante alcuna aiuto e la non parlò mai del suo marito all'amante che le rimproverava la brevità delle visite d'amore non si lamentò mai seppe ancora trovare per lui un sorriso ben triste seppe ancora obbedire ai capricci concedere appassionatamente il suo corpo alle contaminazioni e fondere sul capo del carnefice le più calde Tenerife dell'anima sua tutto intorno a lei cadeva Il castigo era piombato improvviso i presentimenti dicevano il vero ed ella non si rammaricò di aver ceduto all'amante non si fetti di essersi data a lui con tanto abbandono non rimpianse la sua purità perduta e la ebbe un solo dolore più forte ad ogni rimorso ed ogni paura più forte di ogni altro dolore è fuori al pensiero di doversi allontanare di dover partire di doversi dividere dall'uomo che era per lei la vita della vita io morirò amico mio vado a morire lontana da te sola sola tu no mi chiuderai gli occhi io non ti lascerò morire tu sarai ancora mia per lungo tempo il nostro amore avrà ancora giorni felici egli Le parlava di un prossimo avvenire si sarebbe stabilito a Firenze dirà sarebbe andato spesso a Siena sotto pretesto di studi il loro amore misterioso avrebbe avuto un nido nascosto in una via deserta o fuori le mura nella campagna in una villa ornata di Maioliche rubische circondata di un verziere E l'avrebbe saputo trovare un'ora per lui Qualche volta anche sarebbe venuta a Firenze per una settimana di felicità avrebbe portato il loro idillio sulla collina di Fiesole in un settembre mite come un aprile e I Cipressi di montubi sarebbero stati Clementi come I Cipressi di Schifanoia forse fosse vero sospirava Maria non mi credi Sì ti credo ma il cuore mi dice che tutte queste cose troppo dolci non riusciranno dal sogno e la voleva che Andrea la reggesse a lungo sulle braccia e rimaneva appoggiata contro il petto di lui senza parlare raccogliendosi tutta come per nascondersi col movimento e col Brivido di una persona malata chiedeva ad Andrea carezze spirituali quelle che nel suo linguaggio intimo e la chiamava carezze buone nella pregava quasi ferita dal crudo desiderio di Andrea No amore mi sembra che tu sia più vicino a me più stretto a me più confuso con il mio essere quando mi siedi accanto quando mi prendi le mani quando mi guardi in fondo agli occhi quando mi dici le cose che tu solo sai dire e la precava umile sommessa tenendo di dispiacerli Ella non faceva che evocare memorie memorie memorie passate recenti con le particolarità più minute ricordandosi dei gesti più lievi delle parole più fuggevoli di tutti i piccoli fatti più insignificanti che per lei avevano avuto un significato e il suo cuore tornava con maggior frequenza ai primissimi giorni di Schifanoia una sera Andrea Le domandò pensando al marito da che io ti conosco Tu sei stata sempre tutta mia pace sempre tutta tua ed egli che in questo non aveva creduto a nessuna delle sue amanti adultere le credette [Musica] mancavano all'addio pochissimi giorni Miss Dorothy aveva condotto delfino a Siena ed era tornata per aiutare la signora negli ultimi più gravi fastidi e per accompagnarla nel viaggio a Siena in casa della madre la verità non era nota anche Delfina non conosceva nulla Maria si era limitata a mandar la notizia di un richiamo improvviso che Emanuele aveva avuto dal suo governo essa apparecchiava a partire sa parecchiava a lasciare le stanze piene di cose ditte in mano dei feriti pubblici che già avevano scritto l'inventario e avevano stabilito la data dell'incanto 20 giugno lunedì alle 10 del mattino la sera del 9 giugno sul punto di separarsi da Andrea e la Cercava un suo guanto smarrito nel cercare La vide sopra un tavolo il libro di Shelly il medesimo volume che Andrea le aveva prestato al tempo di Schifanoia il caro è triste volume in cui Ella aveva segnato con l'unghia ai due versi e dimenticami perché io non potrò mai essere tua Ella lo prese con una commozione visibile lo sfogliò trovò la pagina i segni dell'unghia i due versi mai mormorò scuotendo il capo ti ricordi e sono passati 8 mesi appena Resta un poco pensosa sfogliò ancora il libro la s qualche altro verso è il nostro poeta soggiunse quante volte mai promesso di condurmi al cimitero inglese Ti ricordi Dovevamo portare fiori al Sepolcro vuoi che andiamo Conducimi prima che io parta sarà l'ultima passeggiata e gli disse andiamo domani andarono quando il sole era già sul declinare nella carrozza coperta e la teneva sulle ginocchia un fascio di rose passarono di sotto all'Aventino arborato entra Videro i navigli carichi di vin siciliano ancorati nel porto di Ripa Grande in vicinanza del cimitero o discesero percorsero un tratto a piedi fino al cancello Taci turni Maria sentiva in fondo all'anima che la non andava soltanto a portar fiori sul Sepolcro di un poeta Ma che andava a piangere in quel luogo di morte qualcosa di sé irreparabilmente perduto La morte è qui ha messo la sua impronta il suo suggello su tutto ciò che noi siamo e su tutto ciò che sentiamo e su tutto ciò che conosciamo e teniamo la prima muoiono i nostri Piaceri e quindi le nostre speranze e quindi i nostri timori e quando tutto ciò è morto la polvere chiama la polvere e anche noi moriamo [Musica] il cimitero era solitario dalla Cupa Mole dei Cipressi scendevano un'ombra misteriosa e una pace religiosa è quasi una dolcezza umana come dal duro Sasso scende un acqua limpida e benefica quella regolarità costante delle forme Arbore e quel candor modesto del Marmo sepolcrale davano all'anima un senso di riposo grave e soave i rosai sfogliavano ad ogni fiato di vento spargendo sull'erba la loro neve odorante gli eucalipti inchinavano le palle dei capelli pure che orsi o no parevano argente e il silenzio era interrotto a quando a quando dal grido di qualche uccello disperso Andrea disse indicando il sommo della Altura Il sepolcro del poeta è lassù in vicinanza di quella rovina a sinistra sotto l'ultimo Torrione Maria Si sciolse da lui per salire su per i sentieri angusti tra le siepi Basse di Mirto Ella andava in ansia e l'amante La seguiva e l'aveva il passo un poco stanco si soffermava ad ogni tratto ad ogni tratto si volgeva indietro per sorridere all'amante era vestita di nero portava un velo nero sul viso che le giungeva fino al labbro superiore il suo mento Ovale era più bianco e più puro delle Rose che la portava in mano giunsero tra le si arrivasse di Mirto fino all'ultimo Torrione a sinistra Dov'è il sepolcro del poeta il gelsomino che si arrampica per L'Antica rovina era Fiorito Ma delle Viole non rimaneva che la folta verdura le cime dei Cipressi giungevano alla linea dello sguardo e tremolavano illuminate più vivamente dall'estremo rossor del sole che tramontava dietro la nera Croce del Monte Testaccio una nuvola violacea orlata d'oro ardente navigava in alto verso la ventina Maria di San Andrea mossa da un pensiero delicato scioglimi il vero Egli si appressò arrosciando un poco il capo perché egli le sciogliesse il nodo sulla nuca le dita di lui le toccavano i capelli che quando erano sparsi parevano vivere come una foresta di una vita profonda e dolce All'ombra dei quali egli aveva tante volte assaporata la volontà dei suoi inganni e tante volte evocata un'immagine perfida e la disse grazie e si tolse il vero di sulla faccia guardando Andrea con occhi un poco abbagliati e la pareva molto bella il cerchio intorno le occhiaie era più Cupo e più cavo alle pupille brillavano di un fuoco più penetrante le ciocche dense dei capelli aderivano alle tempie come ciocche Di Giacinti Bruni un po' violenti il mezzo della fronte scoperto libero splendeva nel contrasto di un candor quasi lunare tutti i lineamenti saranno affinati avevano perduto qualche parte della loro materialità alla fiamma assidua dell'amore e del dolore e a volte al melonero listelli delle Rose annoò Le estremità con molta cura poi aspirò il profumo Quasi affondando il viso nel fascio e poi depose il fascio sulla semplice pietra ovvero inciso il nome del poeta e il suo gesto ebbe un indefinibile espressione che Andrea non poté comprendere come le hai avute quelle rose domandò egli e la gli sorrise ancora ma con gli occhi umidi sono le tue quelle della notte di neve rifiorite stanotte non ci credi si levava il vento della sera e il cielo dietro la collina era tutto di un color diffuso d'oro in mezzo a cui la nuvola di scioglievasi come consulta da un rogo I cipressi in ordine su quel campo di luce erano più Grandiosi e più mistici tutti penetrati di raggi e vibranti nei culmini acuti la statua di psiche in cima al viale medio aveva assunto un pallone di carne Gli oleandri sorgevano in fondo come mobili Cupoli di porpora sulla piramide di cestio saliva la luna crescente per un cell drago e profondo come l'acqua di un Golfo inquiete essi discesero lungo il viale medio fino al cancello Maria si strinse al braccio della mente non reggendoti o all'angoscia sentendosi ad ogni passo mancare il suolo credendo di lasciare sulla via tutto il suo sangue e appena fu nella carrozza rompe in lacrime disperate singhiozzando sulla spalla della amante io muoio Ma ella non moriva e sarebbe stato meglio per lei Sella fosse morta due giorni dopo Andrea Faceva colazione in compagnia di Galeazzo Secinaro a un tavolo del caffè di Roma era una mattinata calda Il caffè era quasi deserto immerso nell'ombra e nel tedio e servison e chiavano tra il ronzio delle mosche dunque raccontava il principe Barbato sapendo che a lei piace darsi in circostanze straordinarie e bizzarre osai raccontava crudamente il modo audacissimo con cui aveva potuto prendere Elena raccontavo senza scrupoli e senza reticenze non tralasciando alcuna particolarità lodando la bontà dell'acquisto al conoscitore Egli si interrompeva di tanto in tanto per mettere il coltello in un pezzo di carne succulenta e sanguinante che fumigava o per votare un bicchiere di vino rosso la sanità e la forza emanavano da ogni sua attitudine Andrea sperelli accese una sigaretta ad onda dei conati egli non riusciva a inghiottire il cibo a vincere la ripugnanza dello stomaco agitato Insomma da un orribile tremolio quando il secino era diversava il vino egli vedeva insieme il vino e il tossico a un certo punto il principe sebbene fosse assai poco sottile ebbe un dubbio guardò L'Antico amante di Elena questi non dava oltre la disappetenza altro segno esteriore di turbamento gettava nell'aria con pacatezza e nuvole di fumo e sorrideva del solito suo sorriso un po' ironico al narratore giocondo oggi Ella verrà da me per la prima volta oggi a casa tua sì È un mese eccellente questo a Roma dell'amore dalle tre alle sei pomeridiane ogni Buon Ritiro nasconde una coppia Infatti interruppe Galeazzo Ella verrà alle 3:00 alle 2:00 guardarono l'orologio Andrea chiese vogliamo andarcene andiamo rispose galeazzolevandosi faremo la via Condotti insieme io vado per fiori al babbuino Dimmi tu che sai quali fiori preferisce Andrea si mise a ridere e gli venne alle labbra Un moto atroce ma disse incurantemente le rose una volta Venanzi alla Barcaccia si separarono la piazza di Spagna in quell'ora aveva già una deserta apparenza estiva alcuni operai restauravano un condotto e un cumulo di terra disseccato dal sole levavasi in turbini di polvere ai Sofi caldi del vento la scala della Trinità splendeva bianca e deserta Andrea salì piano piano soffermandosi ad ogni due o tre gradini come se trascinasse un peso enorme rientrò nella sua casa restò nella sua stanza sul letto fino alle 2 e 3/4 alle 2 e 3/4 uscì prese la via Sistina seguitò per le quattro fontane oltrepassò il Palazzo Barberini si arrestò poco distosto innanzi agli scaffali di un venditore di vecchi libri aspettando le tre il venditore una mongolo tutto rugoso e peloso come una testuggine decrepita gli offese i libri sceglieva i suoi volumi migliori a uno a uno e gli rimetteva sotto gli occhi parlando con una voce nasale di insopportabile monotonia mancavano pochi minuti alle 3 Andrea guardava i titoli dei libri e vigilava i cancelli del palazzo e udiva la voce del libraio confusamente in mezzo al fragore delle sue vene una donna uscita ai cancelli avviscese per marciapiede verso la piazza montò in una vettura pubblica si allontanò per la via del Tritone Andrea discese dietro di lei prese di nuovo la via Sistina rientrò nella sua casa l'aspetto che venisse Maria gettato sul letto si mantenne così immobile che pareva non soffrisse più [Musica] alle 5 giunse Maria e la disse ansante sai io posso rimanere con te tutta la sera tutta la notte fino a domattina e la disse Questa sarà la prima è l'ultima notte d'amore Io parto martedì e il singhiozzò sulla bocca tremando forte stringendoglisi forte contro la persona so che io non vedo domani Fammi morire guardandolo nella faccia disfatta gli domandò tu soffri anche tu pensi che non ci rivedremo più mai egli provava una difficoltà immensa a parlarle a risponderle aveva la lingua torpida gli mancavano le parole provava un bisogno istintivo di nascondere la faccia di sottrarsi allo sguardo di sfuggire alle domande non sente consolarla non serve illuderla rispose con una voce soffocata irriconoscibile da le si raccolse ai piedi restò a lungo tempo con la testa sul grembo di lei senza parlare e la gli teneva le mani sulle tempie sentendogli la pulsazione delle arterie in eguale ed elementi sentendolo soffrire ed è la stessa non soffriva più del suo proprio dolore ma soffriva ora del dolore di lui soltanto del dolore di lui Egli si levò le prese le mani la trasse nell'altra stanza e la obbedì nel letto smarrita sbigottita innanzi al Cupo ardore del forsennato e la gridava Ma che hai ma che hai e la voleva guardarlo negli occhi conoscere quella follia e vedi nascondeva il viso perdutamente nel seno nel collo nei capelli di lei nei guanciali a un tratto e la gli si svincolo dalle braccia con una terribile espressione d'orrore in tutte quante le membra più Bianca dei guanciali sfigurata più Castello fosse Allora balzata di tra le braccia della morte quel nome quel nome e l'aveva udito quel nome un gran silenzio le votò all'anima lei si aprì dentro uno di quegli abissi in cui tutto il mondo sembra scomparire all'urto di un pensiero unico e la non udiva più alta e la non Diva più nulla Andrea gridava supplicava si disperava invano e la non udiva una specie distinto la guidò negli atti e la trovò gli abiti si resti Andrea singhiozzava sul letto demente sa cose che la uscivano dalla stanza Maria gli giunse il rumore della porta che si chiude la mattina del 20 giugno lunedì alle 10 incominciò la pubblica vendita delle tappezzerie dei mobili appartenuti a sua eccellenza il ministro per i depotenziario del Guatemala era una mattina ardente già l'estate fiammeggiava su Roma Andrea prima di risolversi a varcare la soglia di quella casa vagò dei marciapiedi alla Ventura lungo tempo provando una orribile stanchezza una stanchezza così vacua e disperata che quasi pareva un bisogno fisico di morire entro sali le spalle rapidamente udii dal pianerottolo la voce del perito si delibera il banco dell'incanto era nella stanza più ampia nella stanza del Buddha intorno s'affollavano i compratori erano per la maggior parte negozianti rivenditori di mobili usati ricattieri gente bassa un cattivo odore si spandeva nell'aria calda emanato da quegli uomini impuri si da libera Andrea soffocava giro per le altre stanze ove restavano soltanto le tappezzerie sulle pareti e le tende e le portiere trovò una camera semicircolare le mura erano di un rosso profondo nel quale brillavano disseminati alcuni Guizzi d'oro e davano immagine di un tempio ed un Sepolcro davano immagine di un rifugio triste e Mistico fatto per pregare e per morire dalle finestre aperte entrava la luce cruda come una violazione apparivano gli alberi della villa Aldobrandini egli ritornò nella sala del perito senti di nuovo in mezzo volgendosi vide in un angolo la principessa di Ferentino con Barbarella viti le saluto avvicinandosi Ebbene Ugento che avete comprato nulla nulla io credevo invece che voi avreste comprato tutto perché mai era una mia idea a Roma romantica la principessa Sinise a ridere Barbarella la imitò noi ce ne andiamo Non è possibile rimanere qui con questo profumo Addio ugenta consolatevi la vendita procedeva rapidamente Uno due tre il colpo di martello gli suonava sul cuore gli dava un urto doloroso alle tempie egli comprò il Buddha caro a Maria un grande armadio qualche Maiolica qualche stoffa a un certo punto udì Come un suono di voci di Risa femminile un fruscio di vesti femminili verso l'uscio si volse vide entrare Galeazzo Secinaro con Elena e poi la contessa di Lucoli Gino bombinaco Giovannella daddi quei gentiluomini e quelle donne parlavano e ridevano forte e li cercò di nascondersi di rimpicciolirsi dalla Folla che assediava il banco tremava al pensiero d'essere scoperto le voci le Risa gli giungevano di sopra le fronti sudate della folla nel Calor soffocante per Ventura Dopo alcuni minuti gai visitatori se ne andarono Egli si aprì un varco tra i corpi agglomerati vincendo il ribbrezzo facendo uno sforzo enorme per non venir meno aveva la sensazione in bocca come di un sapore indicibilmente amaro e nauseoso che gli montasse su dal dissolvimento del suo cuore Gli pareva d'uscire dai contatti di tutti quegli sconosciuti come infetto di vario oscuri e indimenticabili la tortura fisica e l'angoscia morale si mescolavano Quando egli fu nella strada alla luce cruda ebbe un po' di vertigine con un passo mal sicuro si mise in cerca di una carrozza la trovò sulla piazza del Quirinale si fece condurre al palazzo Zuccari ma verso sera una invincibile smanie in fase di rivedere le stanze disabitate salì di nuovo quelle scale entrò col pretesto di chiedere se gli avevano i facchini portato i mobili al palazzo un uomo rispose li portano proprio in questo momento e là dovrebbe averli incontrati signor Conte nelle stanze non rimaneva quasi più nulla dalle finestre prive di tende entrava lo splendore rossastro del tramonto entravano tutti gli strepiti della via sottoposta alcuni uomini staccavano ancora qualche tappezzeria dalle pareti scoprendo il palato di carta affiorami volgari su cui erano visibili qua e là i buchi e gli strappi alcuni altri toglievano i tappeti e li arrotolavano suscitando un polverio da Enzo che riduceva nei raggi onde costoro canticchiava una canzone implica e il Polverino misto al fumo delle pipe Si levava fino al soffitto Andrea fuggi nella Piazza del Quirinale dinanzi alla Reggia suonava una fanfara Le Larghe onde di quella musica Metallica si propagavano per l'incendio dell'aria l'obelisco la fontana i colossi grandeggiavano in mezzo al rossore e si incorporavano come penetrati di una fiamma impalpabile Roma immensa dominata da una battaglia di nuvole pareva illuminare il cielo Andrea fuggì quasi folle prese la via del Quirinale discese per le quattro fontane rasentò i cancelli del Palazzo Barberini che mandava dalle vetrate balini giunse al palazzo Zuccari e i facchini scaricavano i mobili da un carretto vociando alcuni di costoro portavano già al Mario su per la scala egli entrò come l'armadio occupava tutta la larghezza egli non poté passare oltre seguì piano piano di gradino in gradino fin dentro la casa [Musica] sono Maurizio Cucchi Abbiamo ascoltato la parte finale del piacere e proprio il finale ha qualche cosa effettivamente di straordinario un finale sorprendente se vogliamo una al tempo stesso anche semplicissimo e straordinariamente plausibile un finale nel quale l'autore manifesta Chiaramente la sua acutezza e la sua straordinaria intelligenza facendo ruotare un po' su se stesso l'ascoltatore il lettore Andrea ha questo lapsus abbraccia Maria e pronuncia il nome di Elena una cosa tutto sommato non straordinario è proprio per questo ripeto ancora più efficace e plausibile in qualche modo è innamorato Allora è innamorato Andrea di Elena che non può più possedere a modo suo Sicuramente sì D'altra parte viviamo in un contesto quello appunto che D'Annunzio ci propone per il suo nostro eroe in un contesto particolarmente fatuo in un contesto nel quale la falsificazione la frivolezza predominano e Tanto è vero che come avremmo sentito Come avrete sentito all'inizio il personaggio viene chiaramente descritto come un ipocrita un'ipocrita anche in qualche modo nei propri confronti mente anche in fondo rispetto a se stesso vuole essere un personaggio che punta al sublime che si muove verticalmente nella direzione dell'arte e in fin dei conti pratica un'esistenza di mediocri traffici e di amore non sempre straordinariamente sublimi D'altra parte vediamo anche che Andrea viene definito un insicuro per lo meno un personaggio nel quale la volontarietà delle azioni non prevale c'è quindi una involontarietà dichiarata dall'autore nel comportamento di Andrea Dunque è un esteta Andrea Ma probabilmente è passato è passato alla storia della letteratura con questo carattere ma in fin dei conti lo trovo soprattutto un frivolo in balia delle circostanze ambientali e quindi neppure straordinariamente sottolineabile come esteta semplicemente addirittura D'Annunzio parla di mostro Anche questo mi sembra un po' esagerato è chiaro l'istanza estetica della sua condizione è quella di vivere alla ricerca del piacere però a questa ricerca del piacere si sovrappone continuamente questo desiderio di arte in certi momenti Andrea sperelli ci fa pensare a uno sciocco provvisto di ingegno può sembrare un ossimoro può sembrare una contraddizione può sembrare forse anche un errore dello stesso grande autore che lo ha creato D'altra parte compie delle azioni in fin dei conti di straordinaria banalità Eppure Eppure è autore di poesie che vengono addirittura proposte sulla pagina molto interessanti e che dimostrano una capacità di gestione dei materiali letterari di altissimo livello e naturalmente abbiamo visto A proposito del suo muoversi estetizzante la sua dichiarazione che in qualche modo è centrale il verso è tutto il verso è tutto nella imitazione della natura nessun strumento d'arte è più vivo agile acuto vario multiforme plastico obbediente sensibile Fedele più compatto del Marmo più malleabile della cera eccetera eccetera l'avete già sentito È un passaggio cruciale quindi si comporta in una maniera sostanzialmente fatto e banale ma ha dall'altra parte del risvolto della medaglia che si spera poi nel suo seguito possa avere una prevalenza una evidente predisposizione naturale per l'arte nell'insieme abbiamo visto che le vicende sono piuttosto poche sono piuttosto perché io vorrei ricordare due momenti che mi sono apparsi narrativamente piuttosto interessanti efficaci e che dimostrano anche una tecnica una capacità dell'autore di entrare nella dimensione tecnica di alcune situazioni mi riferisco alla corsa dei cavalli e al duello dove Evidentemente per conoscenze dirette l'autore riesce riesce a proporci qualche cosa che a volte è difficile capire perché noi non sempre Siamo degli esperti di di scherma o di ippica direi che uno degli aspetti più belli è però nell'insieme la presentazione quasi innamorata o decisamente innamorata della città la Roma che emerge E da questo libro è molto bello dice Roma appariva ad un color verde molto chiaro con linee un po' indecise Come in una pittura di lavata sotto un cielo di Claudio lorenese eccetera eccetera molto efficace questa descrizione la parte settimana e Vera cioè di una città all'interno della quale si muove nella complessità bizzarra No delle sue vicende una società insignificante In fin dei conti e che compie tutto sommato delle azioni da volgare fannullone nella maggior parte dei casi vorrei concludere dicendo che se alcuni aspetti strutturali e se il carattere del protagonista sono stati individuati molto spesso come quello appunto di un individuo dedito essenzialmente Al piacere e la qualità dell'Opera si configura Però anche nella sua ricchezza di sfumature tutto è molto più complesso e proprio dalla lettura tra musica e comportamenti anche a Spesso spumanti imprevedibili del personaggio si realizza proprio l'importanza di un'opera che ha nella complessità non dichiarata un elemento della sua evidente qualità e la sua possibilità di arrivare ancora a noi oggi Piero Baldini ha letto il piacere di Gabriele D'Annunzio postfazione di Maurizio Cucchi riduzione di Giovanni piccioni a cura di Fabiana carbonante e Anna Antonelli con Annalisa Gaudenzi il terzo anello chiocciola rai.it [Musica]