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Lezione di Luigina Mortari sulla Filosofia dell'Educazione all'Etica

luigina mortari è docente di epistemologia della ricerca qualitativa nella scuola di medicina e chirurgia e di filosofia della cura presso il dipartimento di scienze umane dell'università degli studi di verona oggi parleremo con lei di me la rete un progetto divenuto poi un ciclo di volumi edito con la casa editrice vita e pensiero buongiorno professoressa a Che cosa si intende per filosofia dell'educazione all'etica? Intanto chiarisco la definizione educazione all'etica. Educazione all'etica significa preparare un atteggiamento, una disposizione nella ricerca verso il bene. Filosofia dell'educazione etica sta ad indicare che è necessario un pensiero teoretico, cioè una riflessione a monte. per capire in che cosa può consistere realmente l'educazione all'etica, perché non c'è una codificazione nell'ambiente italiano su come può essere interpretata l'educazione all'etica se non interpretazioni che risalgono agli anni 70, anni 80, non oltre. E quindi era necessario ripensare radicalmente l'oggetto. Certo. E come nasce il progetto Melarete? E da quale esigenza... pedagogica prende avvio? Il principio del fare ricerche in ambito pedagogico dal mio punto di vista deve essere fare ricerche in ascolto delle scuole. Non può, non dovrebbe insomma nascere un percorso di ricerca sui tavoli dell'università perché significherebbe stare con il pensiero in un luogo chiuso, recintato rispetto alla realtà viva e quindi ci siamo messi in ascolto delle scuole. Di cosa accadeva? e abbiamo visto che nelle scuole manca l'attenzione, la capacità, ma anche il tempo di pensare all'educazione all'etica. I vari handbook per gli insegnanti non contemplano mai questo discorso, né previsto nei percorsi di formazione. E vedendo che a scuola gli insegnanti lamentano... la mancanza di rispetto delle regole, un comportamento adeguato, come interpretare l'educazione e la cittadinanza, abbiamo assunto questo problema che ci veniva dalle scuole come punto di partenza per elaborare una progettualità. Quindi è una risposta a un problema reale, concreto. E il mio principio è quello di Maria Zambrano, entrare nella realtà, cioè stare dentro la realtà. Il progetto è costituito da una parte di ricerca teorica e una parte di ricerca pratica e ha coinvolto anche le scuole. Vuole raccontarci i risultati più significativi della ricerca pratica e come hanno reagito le scuole? Sì, allora la prima parte c'è stata una parte esplorativa del progetto che è iniziata tanti anni fa nel 2009. È durata due anni e abbiamo preparato lo sfondo da cui poi... agire, è un progetto sistemato, quello che pensiamo adesso, avere un profilo ben definito. L'esperienza è stata fatta in molte scuole, Bergamo, Trento, Verona, Mantova, Modena, Bologna, Roma. Quindi una nutrita serie di ambienti scolastici. Quali sono i risultati significativi? Beh, intanto abbiamo visto i bambini prendere confidenza realmente. con il lessico etico. All'inizio, quando abbiamo proposto le parole di Artù, quindi la giustizia, il coraggio, la generosità, il rispetto, non sapevano muoversi bene, così come per loro era strano doversi confrontare con i concetti della cura e del bene, che costituiscono lo sfondo teorico di base. E devo dire che abbiamo preparato tutta una serie di materiale per avvicinare questi concetti, che è costituito da storie inventate da noi, da giochi inventati dal gruppo, da dilemmi etici che nascono avendo come riferimento una parte dell'educazione, loro la chiamano educazione morale negli Stati Uniti, moral development. fondata sul moral reasoning. Abbiamo preso anche quegli strumenti per arricchire il nostro progetto, che quindi è fatto di narrazioni, di giochi e di strutture argomentative, problemi discussionali sostanzialmente. L'apprendimento è stato il lessico dell'etica, che non è poca cosa, perché come dice Iris Mardo, questa grande filosofa inglese, abbiamo perso i concetti fondamentali dell'etica e delle virtù. Nessuno li sa più usare. La scommessa era, riusciranno i bambini? Hanno un apprendimento velocissimo, hanno dimostrato di saper entrare, di concettualizzare e di saperli utilizzare. Infatti il secondo volume del progetto Milarete, quello che restituisce la ricerca, è denso di pensieri dei bambini. Gli insegnanti, se volessero andare a leggerlo, troverebbero la forza di questo loro pensare etico e abbiamo raccolto sia i pensieri dei bambini nella scuola dell'infanzia che quelli della scuola primaria. Ecco, questo è stato, io penso che ci sia stato un guadagno maggiore di quello previsto, così come abbiamo visto anche attraverso una ricerca fatta sui diari, abbiamo fatto tenere i diari ai bambini e abbiamo visto un'evoluzione nel tempo del loro linguaggio etico. Questa era una necessità nostra per verificare se l'apprendimento funzionava. Il diario serve ai bambini per riflettere. e a noi per verificare il grado di apprendimento che loro agiscono. Può dare ai docenti qualche suggerimento concreto per insegnare l'etica a scuola anche ai più piccoli? I suggerimenti sono appunto legati al nostro progetto e ci terei a dare quelli che abbiamo posto proprio a verifica in modo da non cadere in quella pedagogia parolaia in cui spesso si cade. che manca di un'operatività sottoposta al vaglio della ricerca. Trovare la fantasia e l'immaginazione di costruire delle strutture narrative, perché mettere i bambini dentro le strutture narrative, dentro le storie, consente di ingaggiarli, si usa questo termine ormai, engagement dei giovani dentro il percorso educativo. Le storie che abbiamo inventato, la prima che inventai penso nel 2007, è intitolata l'asino alcibiade, perché abbiamo messo come protagonista le storie degli animali, abbiamo dato agli animali i nomi dei personaggi di Platone, di Socrate, come se la filosofia fosse incarnata nella lontra, nel gufo, nella marmotta. Quindi animali simpatici per i bambini, con i quali per loro è facile avviare un processo di compartecipazione empatica, farli sentire dentro qualcosa di piacevole, ma anche sfidante. Ecco questo. Non fare mai domande banali ai bambini. Se si fanno domande banali, avremo risposte banali, non avremo il loro coinvolgimento profondo. Trovare sempre il modo di portare le domande essenziali all'attenzione dei bambini. Daranno risposte brevi, sintetiche, ma non è importante. L'importante è che colgano il senso e ci arrivano, lo fanno, dal loro punto di vista. E poi, ecco l'altro suggerimento che farei, avere l'accortezza di tenersi sempre su un piano di accompagnamento del pensiero. Accompagnarlo, stimolarlo, problematizzarlo, ma non governarlo. perché altrimenti diventa violenza e non può più essere l'educazione all'etica. Questo è il punto veramente difficile di un progetto di educazione all'etica, perché l'etica parla di qualcosa di cui nessuno è padrone fino in fondo. Al massimo abbiamo delle ombre di sapere dell'etica, o dei punti di luce, meglio, dei punti di luce di sapere qualcuno, e il nostro percorso è quello di portare i bambini dentro queste zone di luce. perché loro trovino altre zone di luce, quindi fornirli di un metodo del pensare, in modo che diventino cittadini capaci di un pensare libero da sé, sostanzialmente. Oltre all'educazione e all'etica, quali altri aspetti della filosofia possono, a suo parere, essere insegnati a scuola già a partire dalla primaria? Ecco, la sua domanda mi stivola molto e la ringrazio perché... richiama anche altri percorsi che abbiamo messo in atto. Uno di questi è l'educazione all'affettività, che è l'educazione all'autocomprensione affettiva. Se tu riprendi i testi degli antichi filosofi greci, in particolare gli stoici, e uno dice perché tornare così lontano? Perché avevano una sapienza che supera la sapienza contemporanea. temporanea sull'affettività. Loro ci dicono che i sentimenti, le emozioni, le tonalità emotive sono fortemente incardinati nei modi del pensare. E allora si può ipotizzare un'educazione affettiva che porta i bambini e le bambine a riflettere sul loro modo di pensare che sta al cuore dei sentimenti. Anche questo percorso l'abbiamo fatto con dei diari sull'affettività. semplicemente chiamandoli a raccontare quello che loro sentono e poi a sviluppare la capacità di analizzare le cose che loro stessi scrivono. Perché il principio di fondo che resta lo stesso è guidarli a una padronanza del loro pensiero rispetto agli argomenti. Altro punto importante che ci offre la filosofia è un ripensamento radicale dell'educazione ecologica. Per molti anni si è parlato di educazione ambientale. L'educazione ambientale però, nonostante sia stata promossa già dagli anni 70, ricordo che la conferenza di Belgrado è del 1975 e da lì uscirono molti documenti da parte dell'UNESCO, abbiamo visto che non hanno prodotto un cambio di cultura. C'è una filosofia che ci può aiutare, ed è la fenomenologia. In questo caso è un altro testo sul quale ho scritto. che porta a rivitalizzare fortemente il rapporto corporeo con le cose, perché solo reincarnando il pensiero nel contatto con le cose si trovano delle informazioni vitali e sensoriali che oltre a nutrire la conoscenza e quindi il pensiero scientifico consentono anche un cambiamento radicale dell'ontologia. cioè del modo in cui noi pensiamo la natura e del modo in cui noi pensiamo noi stessi a rapporto alla natura. Questo è l'altro aspetto. Se mettiamo insieme tutti e tre gli aspetti, io penso che questo sia il nodo dell'educazione alla cittadinanza. Educare all'etica, all'autocomprensione affettiva in modo da essere capaci di autoregolarci nelle relazioni con gli altri, perché spesso l'emozione è una cosa che non è una cosa che si può fare. Le situazioni diventano disordinanti, invece in questo modo ordinano se noi riusciamo ad avere un'autocomprensione rispetto a noi stessi, e poi l'educazione ecologica, intesa come educazione, è a cercare un rapporto diverso col mondo vivente nel quale noi siamo inseriti. E se noi prendiamo questi tre percorsi insieme, si struttura... Quello che è un curriculum vero di cittadinanza e di presenza reale e consapevole di sé nel mondo.