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Stregoneria e Caccia alle Streghe in Storia

Superstizioni, leggende, culti pagani sopravvissuti, la stragoneria è tutte queste cose. La caccia alle streghe invece è stata una tragedia che ha ammietuto migliaia di vittime, per la grande maggioranza donne. Sortilegi e malefici erano proibiti nella Roma dei Cesari, come nei comuni medievali, ma è solo nel 1300, alla fine del Medioevo, che si diffonde l'idea che le streghe siano una minaccia per il mondo. Dietro di loro c'è il diavolo e per salvare l'umanità bisogna stanarle e sterminarle.

È una strage che dura più di quattro secoli e attraversa tutta l'Europa, ma alcune date scandiscono il suo cammino. 1326, la Chiesa considera la stregoneria simile all'eresia. Entrambe vanno perseguitate dai frati inquisitori.

1487 esce addirittura un manuale dal titolo il martello delle streghe scritto da due domenicari tedeschi ha un successo enorme e scatena processi in tutta europa 1782 È l'anno dell'ultima vittima delle cacce alle streghe, una donna di nome Anna Goldi condannata nella Svizzera calvinista. Ma perché questo sterminio avvenuto propriamente fiorivano scienza e cultura e si scoprivano nuove cose? nuovi continenti? E perché le vittime di questa persecuzione sono state in grandissima parte le donne? A rispondere a queste domande ci aiuterà il professor Alessandro Barbero.

Il suo racconto comincia da una famosissima opera di Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri. Qui Goya presenta il punto di vista degli illuministi, sulle superstizioni del passato, fra cui naturalmente la caccia alle streghe e la stregoneria in genere. Mostri, mostri che nascono quando la ragione sonnecchia.

Ora, lo storico non per mestiere... non deve giudicare. E lo storico sa che la caccia alle streghe è un fenomeno troppo complesso per dire è stata soltanto una grande follia, però viene anche la tentazione di dire che Goya tutti i torti non li aveva.

La caccia alle streghe è stata anche una grande follia che si poteva evitare. Per raccontarvi come venivano processate le donne accusate di stregoneria, Marta Lalicata e Fedora Sasso sono andate all'archivio del Tribunale dell'Inquisizione di Modena, dove sono conservati i verbali di alcuni processi. Hanno scelto tre processi esemplari e li hanno ricostruiti. Ma cominciamo col vedere come funzionavano i Tribunali dell'Inquisizione nell'Italia di quel tempo. L'istituzione del Santo Uffo Il Santo Uffizio nel 1542 spegne le ondate di roghi nell'Italia del Nord.

Nella seconda metà del Cinquecento la caccia alle streghe e all'eresia assume forme diverse. È l'inizio dell'inquisizione romana o moderna. Bisogna mettere fine ai processi sommari e ogni tribunale agirà alle dipendenze del Santo Uffizio. La documentazione più cospicua che testimonia l'attività dei tribunali locali si trova negli archivi di Venezia, Siena, Napoli e Modena. L'archivio del Tribunale dell'Inquisizione di Modena consta di 303 pezzi che coprono un vasto arco cronologico.

È dal 1329 al 1785 l'anno della bollizione. Abbiamo una sezione che conserva i fascicoli processuali che hanno conto di oltre 6.000 inquisiti. I verbali del processo redatti dal...

al notaio, riportano due lingue. Le domande dell'inquisitore riportate in latino e la risposta dell'inquisito in volgare. Individuare il numero esatto di inquisiti e condanne capitali da parte dell'inquisizione in Italia risulta difficile. La maggior parte dei documenti è stata distrutta.

Gli storici però concordano sul fatto che i processi per stregoneria, maleficio e sortilegio riguardavano essenzialmente le donne. Fin dal Medioevo la persecuzione degli eretici era stata affidata dal papato agli ordini mendicanti, i Domenicani e i Francescani. La sede dell'Inquisizione di Modena, infatti, è attestata fin dal 1299 nel complesso del convento di San Domenico. All'ingresso in carica nelle sedi locali, ogni Ogni inquisitore emanava un editto generale. Serviva ad indicare comportamenti perseguiti dal tribunale.

L'editto veniva letto pubblicamente e poi affisso sui portoni delle chiese, affinché nessuno potesse dire di non sapere. Affinché niente possa pretendere ignoranza. Ginevra, Orsolina, Lucia, Margherita, Giovanna.

Chi erano queste donne? Sono accusate di fare malefici e sortilegi. Sono vedove, guaritrici, erbarie e ostetriche. Ma cosa le rendeva davvero pericolose agli occhi della comunità in cui vivevano?

Masca, Lamia o Yanara. Nomi diversi per una stessa figura. La strega.

Allora, ben trovato, professor Barbero. Allora, vado dritto subito. Insomma, il nostro filmato, questo comincia a essere produzione nel tempo della storia, non sono filmati d'acquisto, non è l'archivio Rai, ma cose nuove che abbiamo prodotto da quest'anno.

Masca, Lhama o Yanar, un nome che io non avevo presente, tre modi diversi per dire strega. È una cosa molto strana perché il concetto di strega ce l'abbiamo in tutte le lingue del mondo, almeno in tutte le lingue europee, e ogni volta è una parola diversa. E quasi sempre non si sa neanche da dove viene.

In inglese, witch, qual è l'etimologia? I linguisti non lo sanno. In spagnolo, bruja, da dove viene?

Non si sa. Strega viene da una parola latina, greca ancora, che indicava gli uccelli notturni, che si pensava che avessero anche la capacità di uccidere i bambini, succhiare il sangue. Quindi nel caso di strega conosciamo.

diciamo almeno l'origine, ma è strano che in tutti i popoli hanno inventato parole insolite. Invece faccio vedere un'altra immagine, questi sono gli inquisitori domenicani, sono stati proprio loro insieme ai francescani, diciamo gli ordini mendicanti, fra l'altro anche questa è una domanda che voglio subito farle, perché degli ordini mendicanti vengono incaricati di essere per tanti secoli proprio il punto di inquisizione delle cosiddette streghe? Perché gli ordini mendicanti… Lasciamo stare quello che voleva fare Francesco, che voleva fare un movimento così strano, molto libero e poi invece è stato costretto a inquadrarsi molto in fretta. Gli ordini mendicanti diventano delle grandi riserve per la Chiesa, per il Papa, di personale specializzato. Gli ordini mendicanti nascono perché si dice che il clero parrocchiale non è colto, non è preparato, il parroco è uno che fa quello di mestiere, non ha studiato tanto.

Adesso bisogna avere della gente che ha studiato, che ha studiato a lungo, che di mestiere fa quello. teologi agguerriti capaci di discutere con gli eretici. Gli ordini mendicanti nascono per creare proprio delle riserve di personale specializzato e quindi quando crei l'inquisizione chi meglio di loro può essere usato per scovare gli eretici.

Quindi il punto fondamentale è quello lì. Un'altra cosa, la cosa che colpisce però è che la caccia alle streghe dopo questo inizio medievale che abbiamo visto anche prima in realtà è nel pieno del rinascimento, cioè nel pieno dell'umanesimo. Grazie. Come stanno insieme umanesimo, contrasto dell'eresia protestante e caccia a queste donne?

Un po'è proprio il fatto che l'inquisizione diventa un apparato sempre più pletorico, sempre più pagato, con sempre più personale e gli apparati repressivi hanno una certa tendenza a espandersi da soli, a cercare nuove direzioni in cui allargare la loro attività. Quindi l'epoca del grande scontro tra il cattolicesimo e la riforma protestante è anche l'epoca in cui gli inquisitori hanno sempre più da fare e cercano sempre di rinforzare la loro attività. sempre nuove direzioni in cui andare a mettere il naso. E poi c'è anche un'altra cosa, che nel Rinascimento riscoprono molto più di prima certi testi antichi, romanzi, trattati, che parlano di streghe.

Nell'antichità si credeva alle streghe, ma proprio alle streghe, le streghe che volano nell'aria. Gli antichi romani ci credevano ciecamente, però al loro tempo non c'era la Chiesa, non c'era l'Inquisizione, quindi rimaneva tutto a livello di superstizione privata. Riscoprono questi testi e si convincono che c'è qualcosa di vero. Allora, andiamo dritti.

Siamo riusciti a raccontarvi tre processi modenesi per stragoteria che vogliamo raccontarvi con brani originali dell'interrogatorio. 1539. L'imputata, la prima del nostro racconto, si chiama Orsolina. È accusata di commerci col diavolo.

Il caso di Orsolina detta la rossa di Gaiato, datato 1539, è un caso molto interessante. Una descrizione del sabba così ricco. non la troviamo in nessun altro processo precedente.

Orsolina è vedova, vive in un piccolo paese della montagna modenese, ha una figlia Agnese che verrà poi interrogata contemporaneamente alla madre dal inquisitore di Modena. In Cristi nomine, Amen. Anno Nativitatis Iusdem millesimo quingentesimo triggesimo nono, die decimo mai.

Questo sia un processo contro Orsolina Dicta la Russa. Molgera che fu di pellegrino de Saxo Russo. Interrogata Ursolina, anverum sit quod ipsa Ursolina accedat, seu accedere credat et presumat ad cursum.

Seu ut vulgo dicitur in striazzo, respondet. Si. Interrogata ad quod faciendum, vel ad quem finem et effectum, respondet.

A guastare dell'iputi. Ed ammanzare, e bevere, ed ballare, ed fare altre desonestà. Interrogata quod facit, quando accedit, ed accedere vult ad cursum, respondit. Io pigio dell'uncto del mio posolo ed unzo una verga de sanguinella ed dico Sottro foglia ed sotto vento dell'ada al mare che è il Parlamento dove volgio andare ancora io.

Per Ursulina andare in striazzo è recarsi in volo con una maestra in luoghi lontani, che sono luoghi naturali, campi o boschi, e raggiungere lì altre persone. che insieme a lei ballano, ridono, scherzano, giocano e mangiano. Questo è essenzialmente il sabba, lo striazzo di Orsolina. Nei giorni successivi al primo interrogatorio, Orsolina nega quanto ha dichiarato. Ma la figlia Agnese, interrogata contemporaneamente, ammette che la madre ha maleficiato dei bambini.

Iussi team ligari et aferri apudignem ex carbone. e approximare apud planta spedum ipsius ursuline. Tollete via il fuoco che volgio dire la verità. Io renego Cristo, e la Vergine Maria, e gli suoi santi.

E io renego la Vergine Maria, e la Vergine Maria, e la Vergine Maria. E ci sbato della bachetta in terra domandando tre volte il diavolo in questo modo. O diavolo vien per me. O diavolo vien per me.

O diavolo vien per me. Interrogata, siibit in striatium, rispondi. Sì.

Io ritrovo molti altri strioni, e lì mangiamo degli buoni, e ballavamo insieme, e poi si usa carnalmente col diavolo, disonestamente, a tutti i modi. I fatti descritti da Orsolina ricorrono nella maggior parte dei processi per stregoneria istruiti in Europa fra l'inizio del 400 e la fine del 600. Ne troviamo traccia in diversi trattati di demonologia in cui viene codificata l'attività delle streghe. Ma professore non so lei, ma io devo dire che le confesso che se qualcuno mettesse dei carboni ardenti sopra i miei piedi mi sa che confesserei tutto il confessabile.

Anche adesso ha cominciato dicendo le confesso. Però allora... A me col vice motore cosa abbiamo visto?

Anche l'inquadratura di questo paesino. Non riesco a capire, una vedova, bassa estrazione sociale, che se ne sta in un paesino dell'Appennina, pollaiatela sopra, perché un tribunale di una grande città di allora come Modena? si deve occupare di questa figura così marginale nel paesino? Che c'entra? Perché la Chiesa si occupa di tutti.

La società cristiana di quei secoli è una società totalizzante, onnicomprensiva. Tutti sono membri della società cristiana, tutti sono battezzati. Tutti sono tenuti sotto controllo e delle anime di tutti ci si preoccupa, quindi per il loro bene... Quindi anche dell'orsolina là sopra nel paesino. E certo, anche la vecchietta nel paesino di montagna, la chiesa è responsabile anche della sua anima.

Ecco, ma il fatto che gli imputati fossero soprattutto donne... Io penso che sia per un motivo soprattutto. La stregoneria in realtà esiste.

Voglio dire non il sabba, l'accoppiarsi col diavolo, il volare sulla scopa, ma da sempre in tutte le società che conosciamo si fanno appunto... Il malocchio, l'incantesimo e queste cose qua sono una subcultura, come dicono gli antropologi, che probabilmente era soprattutto femminile. C'erano tante cose nel passato che erano riservate alle donne.

Il parto era una cosa di cui si occupavano le donne. La morte, curare i cadaveri, lavarli, vegliarli, lamentarsi, lo facevano le donne. E molto probabilmente anche tutta la sfera dei piccoli incantesimi e del malocchio, naturalmente, erano cose che sapevano le donne.

Abbiamo sentito parlare di questi trattati di demonologia, giusto? Allora, questo Malleus Maleficarum, Martello delle streghe, la traduzione, noi l'abbiamo vista anche nel filmato. ma l'abbiamo anche qui davanti in una stampa se non sbaglio del 600, mi pare sia del 600. Ecco, voglio dire, perché degli intellettuali si dedicavano a queste, posso dire delle fregnacce?

No, mi sbaglio. No, ha ragione, perché per tanto tempo c'erano stati intellettuali e papi e imperatori come Carlo Magno che dicevano credere a queste cose è roba da superstiziosi, è roba da pagani, non dovete... crederci, non dovete ammazzare la vicina di casa dicendo è una strega. E invece a un certo punto nel Rinascimento c'è questa svolta nella mentalità collettiva, per cui si convincono che invece è vero.

La cosa interessante è che molti di questi trattati dicono che è successa una cosa nuova. Prima non era vero, ma adesso il diavolo ha scatenato una nuova guerra contro l'umanità. La percepiscono come una novità e quindi adesso è vero che ci sono quelli che fanno il patto con l'umanità. Quindi va studiata e sradicata perché è una minaccia, un pericolo. Torniamo al processo d'Orsolina, detta La Rossa.

Vediamo come si conclude. Il 10 giugno del 1539, Orsolina viene mandata a Ferrara, sede dell'inquisitore generale Tommaso da Bologna. Per lei si configura un reato grave.

L'inquisitore la interroga con la volontà di aver ratificate le confessioni che lei ha già precedentemente rese, ma Orsolina non intende affatto ratificare o confermare quelle deposizioni. Vero è aver confessato tutte quelle cose, ma che niente di manco sono false e te non vuol mai più confessare. Al terzo interrogatorio nel quale Orsolina permane sulla negativa, decide di sottoporla ad interrogatorio su tortura.

Interrogatasi carnaliter utendo cum demone, si si bividetur quod realiter cum omine vero, respondit. Sì. Interrogatasi cognoscit ipsum esse demonem, et in quosigno eum cognoscit, respondit.

Certamente conosce essere il diavolo, et che in tutte le cose si assimilia a un uomo. excepto le piedi al modo di un asino sembra quasi un suicidio giudiziario dopo aver negato per tanti costituti sembra far di tutto per far credere all'inquisitore che le cose che racconta siano reali possibili e plausibili Senz'altro nel caso di Orsolina è probabile che l'inquisitore le abbia promesso clemenza in cambio di una piena confessione. La biura poteva avvenire privatamente o pubblicamente a seconda della gravità dei crimini commessi.

Nel caso di Orsolina avvenne pubblicamente e avveniva nella chiesa di San Domenico. Domenico tutti erano chiamati ad assistere alla biura e la biura aveva comunque un aspetto già di per sé molto infamante sulla persona che si dichiarava pubblicamente eretica. Orsolina viene condannata al carcere perpetuo nella propria casa. Ma viene graziata della vita perché si è pentita dei crimini commessi.

Per Orsolino alla fine è finita con i domiciliari, non è andata poi così male, no? Abiura, pentimento, insomma le hanno evitato il rogo. Il percentuale finiva più così o finiva più con le fiamme?

Per gli eretici finiva quasi sempre. così invece con le streghe diverso perché con le streghe c'è quasi sempre anche delle accuse di aver commesso dei delitti di aver ammazzato delle altrimenti non verresti neanche sospettato i sospetti nascono perché è morto un bambino poi ne è morto un altro e allora quando la strega confessa se ha ammazzato qualcuno, è difficile salvarsi. Certo, se no, finché non ha fatto niente di gravissimo, il compito dell'inquisizione in effetti non è di bruciarla, è di convincerla a pentirsi. E se si pente, l'accusato dell'inquisizione ha salvo la vita.

Questo è garantito, purché non abbia commesso dei delitti. Ma se uno ha fatto il patto col diavolo e poi si pente, l'inquisizione non ha come compito di bruciarla, ma di far vedere a tutti che ci si pente e si viene perdonati. Senta. Invece, una cosa interessante è questo, in qualche modo qui vediamo il lato inquisitorio, che è affidato a degli ordini religiosi, però poi l'esito in realtà coinvolge il braccio operativo, che alla fine è la legge laica.

In generale tutte le sentenze dell'inquisizione vengono eseguite dai laici, perché la Chiesa non esegue personalmente e direttamente le sentenze di morte, quindi questo è il braccio secolare. Però poi in generale i tribunali civili processano anche loro le streghe. Quindi condividono la stessa cultura anti-streghe? Assolutamente sì, e questo vale anche per i tribunali civili nei paesi protestanti.

Nei paesi protestanti non c'è mica l'inquisizione, non c'è neanche la chiesa cattolica, non c'è niente. Non ci sono i frati dei film? Esatto, no, no, lì sono i tribunali civili che processano e con la stessa determinazione. Quindi è tutta la cultura di questi secoli che ha dentro di sé questo pregiudizio verso le streghe?

Sì, è un pregiudizio fra la brava gente che... che ci ha sempre creduto all'incantesimo e al malocchio e le autorità che diversamente da un'altra epoca cominciano a crederci anche loro. Vediamo ora il secondo processo modenese di stregoneria di cui parliamo. Siamo nel 1603, la donna accusata si chiama Ginevra Gamberini ed è una meretrice, l'accusa è di aver creato un sortilegio amoroso. Nelle deposizioni dei processi del 1600 sono spariti i voli magici verso i raduni notturni.

Le streghe non ungono più le scope ma recitano formule e operano sortilegi. La storia del processo contro Ginevra Gamberini ha inizio con una denuncia, siamo nel 1603, presentata al vicario foraneo di San Giovanni in Persiceto, Paolo Castelvetro. La denuncia viene presentata da un tal Benedetto Rubini, che è il fratello di Orlando, marito di Ginevra Gamberini.

Benedetto racconta al vicario di essersi ricato nella casa di Orlando in seguito a una sua morte violenta e di aver sgomberato l'appartamento e di aver trovato sotto il letto, sotto il pagliazzo, delle pitture, ossia delle scritture e guardandole si era reso conto che si trattava di diavolerie. L'8 novembre del 1603, Ginevra Gamberini, viene arrestata viene condotta nelle carceri della sede inquisitoriale di modena il 22 novembre subisce il suo primo interrogatorio nel fascicolo noi leggiamo che ginevra viene considerata una meretrice pur essendo stata una donna sposata e allo stato diciamo un Mi vogliono male, mi hanno fatto delle altre insolenze e mi hanno tirato giù la porta e fatti dei cartelli. Nei giorni successivi si svolgono nuovi interrogatori, ma Ginevra continua a ripetere di non saper fare alcun esperimento. Ginevra viene condannata a delle pene salutari, un periodo di alimentazione a base di pane e acqua, la recita quotidiana della corona della Beata Vergine per tre mesi, la recita di cinque paternoster e cinque ave Maria in ginocchio davanti a un'immagine sacra.

Ginevra riceve la condanna nonostante non abbia mai confessato. Alla fine della sentenza c'è la firma di Ginevra Gamberini, che è una croce, perché Ginevra Gamberini non sa né leggere né scrivere. Allora, professore... Mi verrebbe a dire che lei è un'irriducibile questa Ginevra, proprio un osso duro per gli inquisitori, però è interessante un aspetto, condanna senza confessione perché lei continua a negare tutto, ma contemporaneamente scopriamo che è accusato. di aver scritto delle formule magiche, proprio una persona che non sa scrivere.

Bisogna dire che i processi contro le streghe non si distinguono per le grandi garanzie date alle imputate, che di solito arrivano lì già sull'onda di una comunità che le ha denunciate. di un paesino dove tutti sono convinti che quella lì è una strega e quindi testimoniano. E allora sta di fronte alla massa delle testimonianze e anche se tu non confessi ci sono anche giudici che condannano naturalmente. Ecco, qui invece adesso le faccio vedere una stampa. Ci mostra la tortura.

In fondo, ho detto io all'inizio ingenuamente, se io avessi un tizio ardente su un piede direi tutto quello che vogliono gli inquisitori, ma invece dal loro punto di vista la tortura che funziona aveva? Ma guarda, qui bisogna aprire un capitolo. che va ben al di là della caccia alle streghe in realtà.

Il punto è che la tortura è quasi sempre stata usata da tutti i tribunali nella nostra storia, fino a tempi recenti, come una routine normale di interrogatorio degli accusati. Nel diritto romano, noi ci riempiamo la bocca, il diritto romano dava per scontato che si torturavano gli accusati e magari anche i testimoni. E con la riscoperta del diritto romano nel Medioevo si ricomincia a considerare ovvio che gli accusati vengono torturati.

A noi sembra una stortura, per secoli si sono detti invece questo è il modo perché così la gente confessi. Bisogna aspettare beccaria, dei delitti e delle pene. Siamo nel pieno Settecento, nel civilissimo Settecento, nella civilissima Milano, è normale torturare gli accusati in un processo di omicidio per esempio. Quindi fa parte del diritto di allora. Fa parte del diritto e della cultura di allora e i papi si limitano nel Medioevo a un certo punto a dire va bene, autorizziamo anche gli inquisitori a usare la tortura.

Tra i mestieri che più attirano sospetti di stregoneria c'è quello, pensate, della levatrice. Deve far nascere neonati e in periodi di grande mortalità è un mestiere difficile e addirittura controverso. Il terzo e ultimo processo modenese che abbiamo ricostruito riguarda proprio questa figura.

Lei si chiama Lucia Bertozzi. Siamo appunto sempre a Modena nel 1634. Siamo nel 1634, Crevalcore nella bassa tra Modena e Bologna, è un paese che sarà il teatro della vita di Lucia per qualche anno, anche se lei non è originaria di Crevalcore, è un'estranea nella comunità e questo è un altro fattore che non facilita le cose, la sua vita. Il fascicolo del processo a Lucia Bertozzi comincia con una dichiarazione, una lettera del vicario di Crevalcore all'inquisitore che parla di come localmente ci siano forti sospetti e inimicizie nei confronti di questa donna.

Viene costa accompagnata dal mio esecutore la Lucia Bertozzi, quale si tiene profermo che sia una eccellentissima strega. Il vicario ascolta una decina di testimoni, più o meno una sul fatto che Lucia ha una cattiva fama nella comunità, cioè è una donna che da un lato è necessaria, quasi direi indispensabile perché è levatrice e balia, ma al tempo stesso ha, nel corso degli anni, accumulato una serie di inimicizie. Interrogato in quod conceptum eamteneat respondit. La tengo in concetto che sia donna di malavita.

Io l'ho in concetto che sia donna come le altre. È una strega, si dice pubblicamente. La fama che ha è cattiva e soprattutto confermata da due religiosi, due sacerdoti della comunità che in realtà sono suoi concorrenti perché anche gli ecclesiastici entrano sul terreno della salute e della malattia con dei rimedi, dei riti che non si distinguono sostanzialmente da quello che poteva fare una guaritrice come Lucia.

L'inquisitore vuole sapere se Lucia era Lucia ha mostrato dei comportamenti sospetti, superstiziosi, se in alcuni suoi atti si possano ravvisare le tracce di interventi diabolici. Le testimonianze si affollano. Il Brunelli racconta di averla chiamata per guarire la figlia, ma che i bagni con le erbe prescritti da Lucia non erano serviti, piuttosto l'avrebbero aggravata. Antonio Maria Bori dice di aver sentito che con delle polveri di gusci d'uovo la Bartolina avrebbe bloccato la fuoriuscita di sangue dal naso di Camillo Travagliano Eleonora, moglie di Nicola, racconta che Lucia, mentre assisteva al suo parto, avrebbe chiesto alle altre donne presenti di procurarle un indumento del marito della partoriente per poi tagliarlo alla buona in tante strisciolette. Avanti che avessimo oglie stava e dormiva alcune volte Meco.

e mi disse che tanto si innamorerebbe di me che farebbe in modo che io altra donna non guardi fuorché essa. Io una volta tentai di andare e tusare con un'altra donna e mai non potei cosa, perché mi incantò in modo tale. E professore, la maldicenza di una comunità che però diventa una prova a quel punto. I pastori pure, la comunità fino ad arrivare al tribunale che in qualche modo riconosce questa diffusa malattia.

maldicenza il valore di un indizio. Di un indizio, perché loro ragionavano così. E sì, ma questa cosa è fondamentale, la fama pubblica, la mala fama.

L'inquisizione ha sempre funzionato così e in realtà anche i nostri tribunali di oggi funzionano così. Quello che voglio dire è che fino a quando non viene inventata l'inquisizione, nel diritto romano, i processi si fanno quando c'è qualcuno che fa querela. E soltanto se c'è qualcuno che accusa i magistrati interventi.

vengono. Invece con l'inquisizione per la prima volta si dice no, se il giudice viene a sapere che è stato commesso un reato deve intervenire e aprire un'inchiesta che è ancora oggi il principio del nostro processo che infatti si chiama inquisitorio. Senti invece i simboli dell'inquisizione, allora guardi ancora una volta un'immagine, la spada, il ramo d'olivo, la croce, questi tre elementi cosa significano?

Perché? Ebbè, è una simbologia parlante, insomma. La croce è quello che li accomuna tutti ed è lo scopo dell'intera cosa.

Il ramo d'olivo perché lo scopo è pacificare la comunità naturalmente. E come dicevo prima, se possibile anche il colpevole va pacificato. Deve confessare, pentirsi, abbiurare e ritornare nella comunità. Deve ritornare la pace dentro la comunità. Esattamente.

Poi è chiaro che in certi casi è necessario chiamare il capo della polizia che invece ha la spada. Torniamo al nostro documentario al processo contro Lucia. Vediamo come si svolge e soprattutto come si conclude. Lucia è prima interrogata localmente a Crevalcore, poi viene tradotta a Modena, quindi portata davanti all'inquisitore titolare che è Giacomo Tinti, il Domenicano che è alla guida del tribunale e la interroga numerose volte. Interrogata ansia taut imaginatur causa sue vocazionis, carcerazioni ed presentis examini, vellalico modo imaginatur, rispondi.

Io credo ed mi immagino d'esser stata data a prigione per causa di Messer Antonio Marchi da Crevalcore, il quale mi dà la colpa che io abbia guastata sua figliola. E questo me lo disse alla presenza di 100 persone, ma non dice la verità. E'molto interessante per esempio come controbatta le accuse di aver maleficiato una ragazza, Margherita, che è la figlia di uno dei suoi grandi nemici e accusatori. Margherita sta male, i genitori non sanno più cosa fare, come prenderla, Lucia dice semplicemente è innamorata, non capisce più niente perché la madre le è andata alla testa, quindi abbozza una diagnosi che si fonda sull'idea che la madre, cioè l'utero, potesse muoversi liberamente nel corpo di una donna e quindi causare diverse patologie e in base a questa spiega i comportamenti strani. inaspettati, inaccettabili di Margherita.

Si vede quindi che Lucia ha la capacità di spostare il discorso dal piano del maleficio e quindi dal piano dell'intervento diabolico al piano naturalistico della malattia. L'inquisitore restringe pian piano il campo delle accuse. Interrogata Anipsa Met Shiat contra Aliquem Dixis e alteri persone. Io farò che non potete usare con altre donne.

Rispondete. Io non ho mai sentito dire questo ad alcuno, né io ho mai saputo tal cosa né detta, perché se avessi saputo tal cosa io l'avrei fatta a mio marito. Lei si rivela una donna forte, non perde la testa, controbatte punto su punto e ironizza addirittura. In casa di Lucia vengono sequestrati dall'inquisizione i corpi del velitto. Sono in realtà oggetti che potevano avere a che fare con devozioni, per esempio gli agnus dei, cioè delle figurine di cera che rappresentano l'agnello pasquale, cordoncini colorati, oggetti che potevano indifferentemente essere strumenti maleficiali o anche oggetti di uso quotidiano in casa.

Interrogata Annec Fuherint, inventa perquisizione Domus, respondit Padre, sì che queste cose mi furono trovate Me ne servivo da mettere al collo delle donne quando erano per partorire E questo per devozione Io credo in Gesù Cristo e non credo in queste menchionerie e te non avrei mai fatto tal cosa non la sapendo fare e te se avessi saputo far tal cosa manco l'avrei fatto. Il 4 settembre del 1636 viene emessa la condanna. Bandita da tutta la giurisdizione sotto pena di fustigazione. Per un anno, la prima domenica del mese dovrà confessare i suoi peccati.

Adesso non voglio fare il femminista a tutti i costi, però insomma questa donna forte che ironizza in tribunale è metta simpatica insomma alla fine. E poi però anche lei si salva, viene esiliata. Allora, come dire, questi tre esempi modenesi mi fanno chiedere, alla fin fine, qui si sono salvate tutte e tre, non sono andate a rogo. Era diffusa questa...

sul rogo in qualche secolo in tutta Europa non si va lontani dal vero probabilmente. Noi abbiamo detto all'inizio della puntata che l'ultima condanna di una strega è stata fatta nella Svizzera calvinista del 1782, voglio dire in realtà i paesi protestanti si parla sempre di questi fratacchioni inquisitori, sempre torturatori, ma in realtà là dove non c'erano né ordini mendicanti né niente, streghe a rogo sono andate. Assolutamente.

Assolutamente, i roghi si accendono nei paesi protestanti quanto in quelli cattolici. La sensazione è che si accendono di più dove sono le autorità locali, magari con la spinta dei contadini del posto che aprono il processo e non c'è nessun controllo dall'alto. In Italia, per esempio, dopo che viene istituito il Sant'Uffizio, quindi l'inquisizione a Roma, il Sant'Uffizio dice a tutti gli inquisitori d'Italia che prima di torturare dovete chiedere il permesso a noi. Se condannate a morte noi dobbiamo confermare l'assenza.

sentenza e basta questo, questo filtro per produrre un'inquisizione molto meno dura in Italia. A questo punto libro, luogo e film. Partiamo dal libro.

Allora libro, vabbè un saggio. Per una volta c'è un bel saggio di Marina Montesano che si chiama proprio Caccia alle streghe e che riassume tutte le interpretazioni più recenti insomma. Film, insomma, streghe al cinema se ne sono viste tante.

Se ne sono viste tante. Ce n'è una che aveva fatto una paura terribile ed è quel piccolo film che si chiama in americano The Blair Witch Project. La mala streghe.

Rega di Blair, di una quindicina d'anni fa. E non c'erano vecchiette strane? Non si vede niente, però fa una paura terribile per capire come nelle piccole comunità si possa creare la paranoia della stragoneria. Quel film lì va bene.

E invece dove andiamo? Questo è interessante. Ma io a questo punto direi che la prossima volta che uno va a Roma e va a San Pietro, poi gira sotto il colonnato e va in piazza del Sant'Uffizio, dove c'è il palazzo del Sant'Uffizio.

Perfetto, i grandi controllori di tutta questa secola. Esattamente, lì arrivavano tutti i dossier. Senta, dalla cosa che ha detto sul film, mi viene una domanda, ma lei da bambino, prima che diventasse storico, aveva paura delle streghe o no? Delle streghe no, avevo paura di tutto, dei vampiri, dei fantasmi, dei mostri, dei licantropi, dei gorilla magici, delle streghe no.

Ma io avevo paura delle streghe, sono sicuramente uguali. Bambini diversi.