Il termine schiascopia prende origine dai termini greci schia, che vuol dire ombra, e scopè, che vuol dire visione o osservazione, ed è una tecnica di indagine oftalmica che consiste nella valutazione del movimento apparente del riflesso che si viene a creare illuminando il fondo retinico oculare con un fascio di luce passante attraverso il foro pupillare. Lo strumento che utilizza si chiama appunto schiascopio. Un altro termine per definire questa tecnica, che è mutuato anche dallo strumento, è retinoscopia e retinoscopio, per lo strumento. La retinoscopia è considerata una sorta di mostro sacro da parte degli optometristi, potremmo dire. Molti professionisti cominciano ad apprenderne le basi su un occhio artificiale, su un simulatore di occhio.
La retinoscopia principalmente è un metodo oggettivo per la misurazione dello stato reflattivo dell'occhio, richiedendo una partecipazione minima da parte dell'esaminato. La valutazione soggettiva dell'aspetto del riflesso per dare un risultato oggettivo fa sì che la retinoscopia si possa vedere come una forma d'arte in qualche modo, in cui risulta essere importantissima la pratica di essa per poter prendere fiducia delle proprie abilità di misurazione e riuscire a sfruttare al meglio le potenzialità di investigazione che offre il test. Il vantaggio maggiore risiede quindi nell'oggettività della tecnica, che permette di valutare quantitativamente lo stato refrattivo dell'utente senza dover dipendere dalle sue risposte e controllando inoltre lo stato di salute.
di quelle strutture oculari che sono attraversate dal fascio di luce stesso. La retinoscopia diventa preziosa in quei casi in cui la comunicazione con l'utente risulti difficile o impossibile, per esempio nei casi di bambini piccoli con scarsa visione, oppure per gli anziani o per soggetti disabili o con ritardi mentali con cui è difficile comunicare, oppure con non udenti o stranieri. Nonostante siano passati molti anni dalla sua scoperta, Questo test rimane la scelta migliore per gestire i problemi visivi e se eseguito in modo corretto il test e con fiducia nell'osservazione può darci molte informazioni utili sullo stato refrattivo e sull'efficienza visiva del soggetto.
La valutazione del movimento, del riflesso retinico ma anche di altre caratteristiche ci permettono infatti di stimare le avverrazioni date dalla cornea e dal cristallino nonché le opacità dei vari mezzi oculari. Quindi il retinoscopio è lo strumento che permette di eseguire la tecnica della schiascopia. Lo strumento permette la valutazione della radiazione luminosa riflessa da una piccola area retinica, muovendo lo strumento in un modo ben definito e osservando il senso nel quale l'area luminosa sembra muoversi in relazione a tale spostamento.
Lo strumento si è sviluppato nel corso della storia grazie alla volontà di illustri pionieri della materia che cercarono soluzioni per riuscire a eseguire al meglio la rifrazione nei loro pazienti con la consapevolezza della proprietà che la retina ha di riflettere la luce proprio come fosse uno specchio. Capire il funzionamento dello strumento e comprendere al meglio La funzione dei vari componenti che lo caratterizzano è piuttosto semplice. Dall'esterno si possono distinguere la testa, una parte centrale che possiamo chiamare collo, ma che fa parte di quella che è l'impugnatura dello strumento, che potremmo chiamare manico o manicotto, in cui risiede anche la sorgente di energia per l'illuminazione, che di solito è una batteria. Per capire il percorso che compie la luce all'interno dello strumento possiamo suddividerlo in diverse sezioni, in diversi componenti. La sorgente di luce, quindi, che è situata nel manicotto, che può formare un fascio luminoso circolare, detto anche spot, oppure un fascio a striscia.
Forse è meglio visualizzarlo in questa immagine qui. Quindi nel manicotto c'è una sorgente luminosa che è una lampadina che funge da mira per lo strumento. Sopra, più in alto rispetto alla lampadina, c'è la lente condensatrice.
Nel percorso ottico questa lente funge da condensatore dei raggi luminosi prodotti dalla lampadina e può variare la vergenza del fascio in uscita. Come vedete stiamo analizzando lo strumento dal basso, quindi dal manico, verso l'alto. Quindi all'interno del manico in basso ritroviamo la lampadina e poi sopra la lente condensatrice che, come abbiamo detto, può variare la vergenza dei raggi uscenti dalla lampadina, dalla mira.
Ancora più in alto rispetto alla lente condensatrice è presente uno specchio, uno specchio piano che è situato in quella che è la testa dello strumento ed è uno specchio a che permette la rotazione a senza aggiungere potere di convergenza ai raggi, quindi potere refrattivo, ma semplicemente deviandoli. di 90 gradi in modo da rendere il cammino ottico non più verticale ma orizzontale e che può essere uno specchio forato oppure traslucido in questo disegno quindi lo specchio come vedete indirizza i raggi che sono diretti verso l'alto sulla destra dove ci sarà l'occhio del paziente come mostrato in questo schienino qui in alto mentre sulla sinistra rispetto allo specchio quindi qui ci sarà l'occhio dell'esaminatore, l'occhio esaminante. Subito in corrispondenza della lente condensatrice, della parte esterna dello strumento, c'è una ghiera di rotazione che possiamo vedere qui in questa immagine. Quindi una ghiera di rotazione che è una struttura presente negli odierni retinoscopi che permette di modificare la distanza tra la lente condensatrice e la lampadina. Come vedete in questa immagine, la lente condensatrice, qui si trova a una certa distanza dalla lampadina, mentre qui si trovano a una distanza molto più piccola.
Ovviamente questi schemi sono molto approssimati. Quindi variando la distanza tra lampadina e lente, varia anche la vergenza della lente verso lo specchio e così dallo specchio all'occhio in esame. Nei moderni strumenti la ghiera coincide con la lente quindi la ghiera a tutti gli effetti sposta la posizione della lente e in pratica come si vede in questo disegno riesce a spostare la mira che può essere in una condizione standard che chiameremo standard nella posizione che coincide con il fuoco della lente condensatrice a una distanza maggiore se la mira è spostata a una distanza maggiore variando appunto la posizione della ghiera vuol dire che la mira per la lente condensatrice risulterà come un oggetto nell'intervallo chiuso.
La lente quindi creerà di questo oggetto un'immagine nell'intervallo aperto che vuol dire un fascio di raggi convergenti che corrispondono nel disegno ai raggi rossi che quindi arriveranno all'occhio esaminato non più paralleli come nel caso della mira esattamente nel fuoco ma convergenti. La rotazione della ghiera permette inoltre di inclinare il fascio di luce a 360 gradi in modo tale da poter indagare con la tecnica tutti i meridiani dell'occhio che possono avere poteri differenti nel caso di occhi astigmatici. Nel manicotto in basso qui è contenuto il generatore di corrente Il manicotto stesso funge da supporto per la testa dello strumento e da punto di sostegno.
Gli strumenti moderni forniscono inoltre un pratico regolatore di intensità di corrente, che quindi può variare anche l'intensità della luce uscente dallo strumento, poiché ogni esaminatore può aver necessità di un'illuminazione diversa dell'occhio esaminato per poter valutare le caratteristiche dello spostamento dell'ombra. Può essere che un esaminatore abbia una sensibilità maggiore, quindi richieda meno luce all'interno dell'occhio, mentre un altro esaminatore abbia bisogno di un'immagine più illuminata per poterne apprezzare le particolarità. Quindi nei primi strumenti, per variare la vergenza dei raggi in uscita, era necessario muovere la ghiera in alto e in basso, e questo muoveva la lampadina.
che si allontanava o si avvicinava alla lente, mentre negli strumenti moderni lo spostamento della ghiera fa sì che si sposti la posizione della lente. Ma questo, ad ogni modo, cambia la vergenza dei raggi in uscita dalla lente. Quando la mira è posizionata nel fuoco della lente, ovvero i raggi in uscita dalla lente saranno paralleli all'asse della lente condensatrice e quindi entreranno nell'occhio esaminato ancora paralleli, chiameremo questa modalità di funzionamento modalità specchio piano o modalità standard, poiché questa è la modalità preferenziale di utilizzo dello strumento, quella centrale.
Nell'altro caso invece quando... sposteremo la lente e allontaneremo la mira dalla lente condensatrice, ovvero quando avremo il caso di raggi convergenti verso l'occhio e non più paralleli, chiameremo questa modalità modalità specchio concavo perché è proprio la situazione di vergenza dei raggi che si crea quando abbiamo un oggetto reale in posizione extra focale davanti a uno specchio concavo. Andiamo a vedere le differenze tra le due modalità di funzionamento dello strumento che abbiamo chiamato modalità specchio piano o standard, rappresentata qui nello schema dal cammino ottico blu, e la modalità specchio concavo, rappresentata dal cammino ottico rosso. Questa parte dello strumento, che è la parte verticale, che potremmo anche chiamare sistema di proiezione, è la parte che genera un oggetto che poi verrà visto dall'occhio esaminato e di cui l'occhio stesso creerà un'immagine sulla retina.
A quel punto la retina illuminata si comporterà come un oggetto che, sempre attraverso l'occhio, avrà una corrispondenza in un'immagine che è da qualche parte nello spazio esterno e questa immagine sarà valutata dall'occhio esaminante. Le due modalità di funzionamento creano però un oggetto diverso che verrà poi visto dall'occhio esaminato e vediamo la differenza tra l'oggetto generato dalla modalità specchio piano standard e quello generato dalla modalità specchio concavo. Ricordiamo che l'occhio esaminante è in grado di analizzare l'immagine della retina prodotta dall'occhio in virtù del fatto che nonostante lo specchio a 45 gradi sia un'ostruzione fisica nel percorso che c'è tra lui e l'occhio esaminato, tale specchio, come abbiamo detto, è traslucido o forato e quindi attraverso lo specchio la luce di ritorno dall'occhio può passare e giungere quindi all'occhio esaminante.
Quindi guardiamo le proprietà dell'oggetto che l'occhio esaminato vede Una volta che lo strumento venga utilizzato in modalità specchio piano, quindi standard, oppure nell'altra, detta specchio concavo, mi raccomando, ricordate che non c'è alcuno specchio concavo nello strumento, è solo la formazione dell'immagine a cui questa modalità porta, che in analogia col funzionamento dello specchio concavo, gli dà questo nome. Quindi supponiamo che la nostra mira sia un oggetto lineare orientato. verso sinistra come vedete che chiamiamo AB e tracciamo da ogni punto A e B due raggi che vanno allo specchio per vedere dove si forma, dov'è l'immagine di questo oggetto AB che lo specchio forma. I due raggi blu come vedete una volta che vengono deviati a mantengono la stessa divergenza che avevano prima di incontrare lo specchio ovviamente poiché come abbiamo detto più volte lo specchio piano non devia i raggi tra di loro ma semplicemente li ruota tutti dello stesso angolo.
Questo vuol dire che l'immagine di A sarà dietro lo specchio, qui, dove si incontrano i prolungamenti dei due raggi riflessi e qui avremo un punto che nell'immagine chiamiamo A'B'. La stessa cosa avverrà per due raggi paralleli a quelli scelti in precedenza, blu, tracciati in questo disegno in rosso, che invece si andranno a incontrare sempre per quanto riguarda i loro prolungamenti dietro lo specchio, generando un'immagine in questo punto che si chiama b'Come già sapevamo, l'immagine dell'oggetto a b prodotta dallo specchio è un'immagine virtuale, ma è anche un'immagine dritta. Come vedete potremmo dire che in questo disegno ha subito una rotazione anti-oraria, il che mantiene il verso.
Quindi l'occhio. che è posto sulla destra, in questa zona qui, vedrà un oggetto. in questa posizione che è dritto rispetto alla mira questo vuol dire che qualsiasi movimento fatto sulla mira verrà mantenuto come verso anche dal movimento percepito dall'oggetto che l'occhio vede potremmo anche dire che spostando la mira in direzione sinistra destra anche questo oggetto che è quello visto dall'occhio si sposta in direzione sinistra destra e quindi l'oggetto visto dall'occhio mantiene il verso dello spostamento che noi facciamo con lo strumento.
Nella modalità specchio concavo invece, che cosa succede? Che la nostra mira, che si chiama sempre AB in questo disegno qui, è considerabile come un oggetto posto davanti a uno specchio concavo in una posizione più lontana del fuoco. In questo disegno ho...
Occhio a visualizzarlo bene, poiché l'oggetto non è sull'asse ottico, che come vedete è obliquo in questo caso, e quindi è un oggetto che è fuori dall'asse ottico, ma comunque in posizione extrafocale. Per capire dove lo specchio forma l'immagine di questo oggetto, bisogna sempre usare lo stesso metodo, quindi da ogni punto A e B tracciare due raggi e vedere come vengono riflessi dallo specchio. I due raggi che scegliamo sono due raggi classici, canonici, cardinali, se volete. Perché sono cardinali?
Perché sono quei raggi noti di cui conosciamo la rifrazione tramite Snell, quindi un raggio parallelo all'asse ottico, questo qui che sto percorrendo con il cursore, che quindi andrà riflesso nel fuoco, oppure un raggio focale che verrà riflesso parallelamente all'asse ottico. L'intersezione dei due raggi riflessi dallo specchio... si avrà qui in A'.
Seguendo una coppia di raggi rossi analoghi, definiti in maniera analoga da B, troveremo l'immagine di B che è qui, in B', e noteremo che cosa? Noteremo che l'immagine prodotta dallo specchio, in questo caso, rispetto ad AB è un'immagine invertita. Quindi quest'immagine A'B'sarebbe l'oggetto che, l'occhio esaminato guarda, ma è un oggetto invertito rispetto alla nostra mira iniziale.
Questo vuol dire che spostando la mira, ovvero lo strumento, da sinistra a destra, l'oggetto che l'occhio guarderà subirà uno spostamento da destra a sinistra, in direzione opposta. Questa cosa ci spinge a concludere che tutte le conclusioni che noi possiamo trarre con... la modalità di funzionamento standard saranno invertite nella modalità specchio-concavo. Questa modalità infatti viene utilizzata per lo più come test per verificare quanto dedotto dall'utilizzo dello strumento in modalità specchio-piano, oppure può essere usata a seconda della sensibilità di percezione che ogni esaminatore può avere nei confronti del verso delle ombre, qualcuno potrebbe apprezzare in maniera più evidente un movimento sinistra-destra invece di un movimento destra-sinistra e quindi questa modalità permette di invertire il verso dell'oggetto che l'occhio esaminato guarda e quindi può fungere come test di verifica di tutte le conclusioni tratte nella modalità. specchio piano.
Prima di guardare alla tecnica di utilizzo di questo strumento, diciamo ancora due parole sul sistema di osservazione, che è la parte del test, compreso lo strumento, nel cammino orizzontale dei raggi. In pratica il sistema di osservazione è essenzialmente quello che consente di poter osservare il riflesso proveniente dalla retina tramite il retinoscopio. I raggi emessi dallo strumento quindi entrano nella pupilla e passando attraverso i componenti dell'occhio si riflettono sul fondo, ovvero sulla retina, tornano indietro, riattraversano le superfici dell'occhio, entrano nello strumento che qui in questa sede è forato oppure traslucido e possono essere osservati dall'occhio esaminante tramite uno spioncino posto sul retro della testa.
Quindi l'esaminatore guardando nell'apposito spioncino può analizzare il movimento. della striscia che si proietta sul fondo retinico e valutando la luce di ritorno avere un riscontro sulla metropia dell'occhio ed eventualmente anche sulla trasparenza dei mezzi ottici dell'esaminato. Ricordiamo una cosa che non è evidente qui, ma che abbiamo praticamente detto in questa sessione qui. Qui, nella modalità specchio concavo, i raggi in verità, poiché vanno a formare un'immagine invertita rispetto alla mira, si intersecano prima dell'occhio.
In questo disegno non è evidente perché non è molto preciso, ma dovete immaginare che questa modalità fa sì che i raggi si intersecino prima di entrare nell'occhio per generare l'immagine invertita che poi altro non è che l'oggetto che l'occhio esaminato osserva. La conoscenza dettagliata... e la padronanza dello strumento di questo test optometrico risulta fondamentale per attribuire ai risultati una validità e una certa attendibilità. L'esame deve essere eseguito con una precisa metodologia per poter ottenere da essa informazioni preziose sul problema visivo del soggetto e non solo.
è comunque necessario conoscere tutti i possibili errori nei quali si può incorrere per essere molto efficienti nel rilevare misurazioni ed efficaci scelte compensative che ne devono conseguire. La cosiddetta tecnica one handed method sostiene che lo strumento debba essere tenuto da una sola mano capace di muovere la ghiera in alto e in basso ed eventualmente di ruotarla per l'esposizione dei vari meridiani e il professionista quindi deve tenere in mano il retinoscopio con la mano destra in caso si esamini un occhio destro e sinistra per un occhio sinistro osservando nello spioncino con l'occhio omologo la mano usata in questo modo si permette alla persona esaminata una seppur parziale vista del target All'inizio risulterà più semplice usare la mano dominante e l'occhio dominante per l'osservazione, ma sarebbe necessario acquisire la padronanza dello schiascopio con entrambe le mani e soprattutto tenendo entrambi gli occhi aperti senza strizzare l'occhio che non osserva nello strumento. In questo modo si eviterà il formarsi di inutili ombre nel momento in cui l'altro occhio verrà aperto per cambiare posizione. La mano libera potrà essere utilizzata per il controllo della distanza di lavoro e per la manipolazione di lenti di prova o del forottero durante il test. L'esplorazione viene effettuata attraverso un movimento detto spazzolamento che si effettua muovendo la sorgente, ovvero la mira tramite il movimento del manico, in direzione trasversale all'asse.
Lo spazzolamento può avvenire sia in direzione orizzontale che in direzione verticale. Questo determinerà uno specifico movimento di risposta della luce sulla retina che dipenderà dalla condizione refrattiva dell'occhio esaminato. La condizione refrattiva dell'occhio è determinata localizzando il punto in cui si focalizzano i raggi riflessi dalla sorgente, ovvero la retina, ad accumulazione rilassata. Questo altro non è che il punto remoto.
La conoscenza del punto remoto e la comprensione della sua localizzazione nello spazio nei diversi casi di emetropia, miopia e ipermetropia è fondamentale per la comprensione di questo test. L'ideale affinché nella modalità standard si possa introdurre nell'occhio del paziente un fascio di raggi collimato e quindi tutti i paralleli all'asse ottico sarebbe il posizionare lo strumento e quindi il posizionarsi a una distanza che per noi è considerabile come l'infinito e voi sapete che dal punto di vista dell'ottica oftalmica questo punto vuol dire una posizione superiore a 6 metri dal paziente tuttavia non è possibile operare in queste condizioni poiché la luce dello strumento è troppo debole La potenza dello strumento è troppo debole, quindi a una distanza troppo alta dal paziente l'irradianza che entra nell'occhio esaminato sarebbe nulla. D'altronde sarebbe anche impossibile apprezzare a 6 metri di distanza dal paziente alcun movimento di alcuna luce proveniente dal suo occhio. Quindi questa condizione ideale nella pratica non è attuabile. Quello che si fa invece, che si può fare, è appunto mettersi a distanza di un braccio dal paziente, ma così facendo in qualche modo si miopizza a monte l'occhio esaminato.
In pratica si introduce nell'occhio, anche in modalità standard, un fascio di raggi che non è realmente collimato, ma è un fascio di raggi leggermente divergente. Questo fa sì che la distanza a cui si compie il test debba essere necessariamente corretta tramite una lente compensatrice inserita nel forottero. Il potere di tale lente compensatrice sarà dipendente dalla distanza d'esame.
Ognuno quindi avrà un braccio di una lunghezza diversa rispetto agli altri possibili esaminatori. e quindi dovrà correggere per la sua specifica distanza di lavoro. Ad esempio, avendo un braccio di 50 cm, la lente da inserire nel forottero sarà una lente di potere 2 diottrie, mentre all'interno sarà inserita una lente di 1,50 con un braccio un po'più lungo di 67 cm, fino a un massimo realistico di una lente di 1,25 diottrie per un braccio.
lungo 80 cm. Il principio fondamentale per l'esecuzione della retinoscopia a scopo refrattivo sta nel confronto fra il movimento del riflesso percepito nell'occhio e il movimento di spazzolamento lungo i meridiani principali dell'occhio stesso. Le situazioni che si possono formare quando si punta il retinoscopio nella pupilla del soggetto ne delineano lo stato refrattivo. Quello che si può osservare si divide in tre casi fondamentali. Un movimento discorde.
Si verifica quando l'immagine retinica proveniente dall'area illuminata si posiziona anteriormente all'occhio dell'optometrista, cioè di chi esegue il test. Ossia quando il piano retinico è coniugato con un piano giacente tra l'esaminato e l'esaminatore. In questo caso il movimento apparente della striscia luminosa, nel caso si utilizzi uno schiascopio a striscia, e di solito è preferibile perché la valutazione della forma aiuta anche a distinguere i versi del riflesso percepito, quindi in questo caso il movimento apparente della striscia luminosa sarà opposto a quello indotto dal professionista durante lo spazzolamento.
Questo è un movimento di tipo discorde, quindi supponendo di spazzolare con lo strumento da sinistra verso destra, appare una striscia, come in questa immagine qui, che si muove da destra verso sinistra. Qui abbiamo invece un'immagine che rappresenta il movimento con corde. Tale movimento avviene se l'immagine retinica, proveniente dai raggi riflessi, cade nello spazio oltre. l'occhio dell'osservatore, quindi più lontano rispetto dove è posizionato l'osservatore, cioè quando il piano retinico è coniugato con un punto posteriore all'esaminatore.
In questo caso il movimento della striscia sul fondo oculare sarà nella stessa direzione dello spazzolamento indotto e quindi questo movimento ha senso definirlo come concorde. L'immagine neutra detta anche punto neutro o punto di neutralizzazione, è lo stato che si verifica quando il piano retinico è coniugato con il piano pupillare dell'esaminatore. Per gli operatori inesperti può essere difficile apprezzare e constatare questo tipo di immagine, confondendola spesso con un movimento con corde.
L'immagine neutra si presenta con l'illuminazione simultanea dell'intero campo. della pupilla, senza percezione di movimento, nell'immagine al centro in pratica. Questa immagine è il risultato finale di emetropizzazione, potremmo dire. Sebbene il punto neutro possa apparire di semplice individuazione, a volte si compie molta fatica e lo si deduce allora ponendolo nel punto di variazione tra i movimenti concordi e discordi, ovvero si applicano lenti finché non si arriva al punto di passaggio tra il movimento con corde e il movimento di scorda o viceversa.
Questa cosa si può ottenere in un soggetto emetrope anteponendogli una lente positiva di potere pari all'inverso della distanza alla quale opera l'optometrista. In pratica stiamo dicendo che quello che noi immaginiamo di vedere in un occhio emetrope, ovvero il punto neutro, non lo riusciamo ad ottenere fino a quando, anche nel caso di paziente emetrope, non anteponiamo allo strumento la lente compensatrice, poiché, come vi ho detto prima, la distanza di lavoro crea un errore sistematico in questa valutazione e quindi prima di fare la valutazione stessa, e mi riferisco alla modalità di funzionamento standard, poiché quella è quella più usata, quindi anche nel caso in cui voi siate davanti a un soggetto emetrope, il fatto di essere a una distanza finita fa sì che non riusciate a percepire l'immagine neutra e quindi non abbiate il piano retinico coniugato con il vostro piano popillare di esaminatore, poiché l'immagine retinica cade oltre voi. Pertanto quello che continuate a percepire senza lente compensatrice è un riflesso con corde.
Quindi riassumendo, nel caso di... funzionamento in modalità standard e di occhio emetrope da esaminare, quello che si vedrà è un riflesso concorde che però potrà essere riportato a un'immagine neutra nel momento in cui si corregge tramite la lente compensatrice per la distanza di lavoro. Supponendo di aver corretto per la distanza finita di lavoro Guardiamo adesso degli schemi ottici semplici che rappresentino tramite il processo di formazione oggetto-immagine la situazione che noi andiamo a osservare quando facciamo un test di schiascopia. Supponiamo di avere un occhio emetrope. Ricordate sempre che abbiamo già la lente compensatrice davanti allo strumento.
Nel momento in cui noi illuminiamo la retina, stiamo illuminando l'occhio esattamente sul suo fuoco, perché l'occhio è emetrope. Possiamo dire che l'oggetto, che è la retina appunto, è esattamente sul fuoco di questo sistema. Ciò vuol dire che l'immagine sarà all'infinito e noi, che siamo con l'occhio, noi esaminatori, che siamo con l'occhio nello spazio immagine, vediamo appunto un'immagine che si forma all'infinito, il che vuol dire che osserviamo proprio un'immagine neutra.
Se invece siamo in presenza di un occhio ipermetrope, siamo in presenza di un sistema ottico in cui la retina, ovvero l'oggetto del sistema, è in posizione intrafocale. L'occhio, tuttavia, è rappresentabile come una lente positiva. La retina illuminata è quindi un oggetto intrafocale e l'occhio di questo oggetto formerà un'immagine virtuale dritta e ingrandita a sinistra.
Noi osservatori, quindi, essendo nello spazio immagine, osserveremo che cosa? Un'immagine dritta rispetto all'oggetto, rispetto alla retina. Quindi, dal punto di vista dei versi, illuminando la retina in un certo verso, da sinistra a destra, ad esempio, questo oggetto AB si sposterà da sinistra a destra e nello stesso verso, con corde, si sposterà anche la immagine che noi percepiamo, che è A'B'.
Questo è appunto il caso del movimento con corde e per capire l'entità dell'ipermetropia, poiché questo è un occhio ipermetrope, andremo a posizionare davanti all'occhio lenti positive di potere sempre crescente fino a quando non riusciremo a percepire l'immagine neutra. A quel punto saremo riusciti a determinare quantitativamente la metropia, che in questo caso è un'ipermetropia appunto. Questo è solo uno schema per dire che la parte illuminata si sposta in maniera concorde, cioè segue il verso dello spazzolamento quando siete nel caso ipermetro, perché abbiamo appena analizzato.
Nel caso con miopia elevata, che cosa succede? Succede che, sempre pensando allo schema ottico precedente, illuminare la retina vuol dire porre un oggetto. nell'intervallo chiuso del sistema occhio poiché il fuoco, nel caso miopico, cade all'interno dell'occhio, quindi più vicino alla lente che rappresenta l'occhio rispetto alla retina.
Sappiamo che una lente sottile, positiva, di un oggetto posizionato nell'intervallo chiuso creerà un'immagine nell'intervallo aperto, ma se la miopia è elevata, la posizione dell'immagine cadrà prima dell'occhio dell'osservatore. Questo implica che l'immagine sarà invertita rispetto all'oggetto che si trova sulla retina. Dal punto di vista dei versi, dei movimenti percepiti attraverso lo strumento, questo vuol dire che spostando l'oggetto AB sulla retina da sinistra a destra, l'immagine che subirà un'inversione nello spazio prima di giungere al nostro occhio, si sposterà in maniera opposta, quindi noi percepiremo un movimento di scorda.
Il punto in cui si inverte il percorso dei raggi, qui, è detto punto neutro. e per fare in modo che coincida con il punto remoto dell'occhio esaminato occorre aggiungere lenti di potere negativo questa volta davanti all'occhio. Aggiungendo lenti di potere negativo con valore assoluto sempre crescente a un certo punto riusciremo a riportare il punto di intersezione sull'occhio dell'esaminatore e quindi l'esaminatore potrà percepire un'immagine neutra.
Qui in questa rappresentazione è mostrato quello che succede nel caso voi non correggiate per la distanza di lavoro e abbiate a che fare con una bassa miopia. Se la miopia è bassa infatti e non avete corretto per la vostra distanza di lavoro è possibile che l'immagine di ritorno, quindi nel percorso inverso attraverso l'occhio, si vada a formare non all'infinito perché l'occhio è miopico, ma molto distante dall'occhio e quindi è possibile che la posizione dell'esaminatore cada prima della formazione d'immagine, quindi dell'inversione che l'immagine subisce tramite l'incrocio dei raggi rifratti. In questo caso, poiché non c'è stata un'intersezione tra i raggi, l'esaminatore percepirà un movimento con corde anche se l'occhio è miope.
Questo caso però non avviene mai nel caso voi abbiate corretto per la distanza di lavoro. Se voi avete corretto per la distanza di lavoro, il caso della miopia sia bassa che elevata sarà sempre quello dell'immagine in alto. La definizione di miopia bassa oppure elevata dipende strettamente dall'esaminatore, poiché si considerano miopie basse quei valori che cadono sotto.
l'inverso della distanza di lavoro, il che vuol dire che un esaminatore che è a distanza 50 cm considererà basse le mie pie sotto le 2 diottrie, mentre uno che è a 80 cm le considererà basse sotto 1.25 diottrie. La lente compensatrice d'altronde non deve necessariamente essere posta davanti all'occhio in maniera fisica. La cosa importante è che in questa analisi si tenga in considerazione il fatto che è necessaria una lente compensatrice per correggere l'errore della distanza finita ad esame, ma nella pratica può anche non essere messa se si antepongono davanti all'occhio durante l'analisi lenti che nel loro potere tengano già in considerazione di tale effetto. Nella configurazione a specchio concavo tutto quello che abbiamo appena detto del punto di vista dei movimenti osservati deve essere invertito a causa del fatto che l'occhio del paziente osserva un oggetto che è l'immagine dello strumento che è stata già invertita dalla modalità di funzionamento. Nel caso sia stata posta davanti all'occhio una lente compensatrice, la metropia è esattamente il potere della lente che è stata posta davanti all'occhio per raggiungere la posizione del punto neutro, dell'immagine neutra.
Se invece, come vi dicevo, non ponete fisicamente la lente compensatrice, ma fate semplicemente un calcolo e la tenete in considerazione nel momento in cui andate a posizionare le lenti davanti all'occhio esaminato per cercare il punto neutro, allora se avrete posto una lente di potere Φdl davanti all'occhio, La metropia dell'occhio risulterà dal potere della lente meno l'inverso della distanza di lavoro che sarebbe il potere della lente compensatrice che appunto non avete messo fisicamente ma che avete tenuto in considerazione. In sintesi, supponendo una distanza di lavoro pari a 50 centimetri, se non mettete fisicamente la lente compensatrice ma state mettendo una lente di potere FidL maggiore di 2 diottrie, questo vuol dire che starete misurando un'ipermetropia. Se per raggiungere il punto neutro dovete mettere una lente esattamente di 2 diottrie, state misurando un'emetropia. Se mettete una lente di potere compreso tra 0 e 2, state misurando una bassa miopia, mentre se mettete un potere minore di 0, e quindi state mettendo effettivamente una lente negativa davanti all'occhio, state misurando un'alta miopia. Concludiamo con un'osservazione molto veloce sul caso di analisi di un occhio astigmatico.
Se ruotando con la ghiera all'asse del fascio questo risulta ancora neutralizzato con lo stesso ammontare delle lenti, allora si è di fronte a un errore refrattivo sferico. Quindi ruotando il meridiano di indagine non cambia la lente da applicare davanti all'occhio questo è indice di una metropia di tipo sferico, che sia miopica o ipermetropica. Nel caso in cui invece si ha astigmatismo, ci saranno due meridiani principali dell'occhio da indagare e da portare al punto neutro. In questo caso è anche necessario allinare la striscia sorgente con la striscia riflessa del fondo oculare, in modo da individuare più velocemente quali sono i due meridiani.
principali e quindi anche l'inclinazione degli assi astigmatici. Il meridiano orizzontale viene esplorato spazzolando una striscia verticale, quindi lo spazzolamento è sempre ortogonale al meridiano che si vuole indagare, mentre il meridiano verticale viene esplorato spazzolando una striscia orizzontale. Un occhio astigmatico viene neutralizzato portando entrambi i meridiani all'immagine neutra. Quello che si fa è prima correggere l'effetto sferico e poi ruotare di il fascio per esplorare il secondo meridiano. Il moto può essere concordo o discorde, ovviamente, a seconda del tipo di astigmatismo, e si applicheranno di volta in volta cilindri di potere positivo o negativo rispettivamente.