Allora, Don Cesare Contadini mi ha chiesto di affrontare come argomento il simposio. Però, quando parliamo di simposio, parliamo di due cose che non sono esattamente... le coincidenti.
La prima è il titolo di un dialogo di Platone che è intitolato appunto Simposio. Ma Simposio è prima ancora che un dialogo di Platone. una cerimonia religiosa particolarmente importante nel mondo greco. E allora io partirei da questo secondo aspetto, cioè cercare di capire in che cosa consisteva il simposio greco, a differenza delle molte interpretazioni fuorvianti che ne sono state date.
dico subito anche in rapporto al dipinto di Renoir che abbiamo visto che il simposio non coincide con la cena anzi siccome qualche volta il titolo del dialogo di Platone è tradotto in italiano a quel termine convito vi ammonisco subito a non usare questo termine perché che convinto viene da um victum, che vuol dire cibarsi insieme, mentre il simposio, lo saprete certamente, viene da simpinein, che vuol dire bere insieme. Quindi il simposio non coincide con l'omento della cena, anzi comincia quando la cena è finita. so che siamo abituati ad alcune rappresentazioni cinematografiche in cui vengono rappresentati ad esempio i banchetti dell'antica Roma o dell'antica Grecia ecco, quelle rappresentazioni sono fuorvianti non hanno niente a che vedere col simposio perché il simposio è una cerimonia religiosa che si svolge oggi secondo una liturgia estremamente rigorosa, con il rispetto di norme miticolosamente stabilite. Se proprio vogliamo trovare un accostamento del simposio, spero che Don Cesare non si scandalizzi, il simposio assomiglia di più alla celebrazione dell'Eucaristia.
rito religioso, nel caso del simposio in onore di Dioniso, la divinità greca probabilmente più enigmatica ma anche più inquietante e rappresentativa e non ha nulla a che vedere con la consumazione di cibo che deve essere terminata quando comincia il simposio. Bene, e che con la consumazione... il simposio. Allora immaginate un ambiente abbastanza ampio, intorno sono disposti i lettini, ricorderete certo che la consuetudine del mondo antico è di consumare il cibo semistraiati su appositi lettini, i lettini sono disposti in forma circolare. Per sottolineare la pariteticità di coloro che partecipano al simbolo, non c'è nessuno che sia più importante di altri.
Sono disposti in circolo intorno a un cratere, a un grande vaso centrale che contiene il vino. contiene la spremuta di uva dalla quale si ricava il vino. E così entriamo subito in uno degli aspetti più importanti del simposio, nel senso che nel simposio si beve insieme, si beve il vino, ma il vino non può essere consumato puro, deve essere consumato senza Entra e rigua. ...diluito, diluito con acqua in proporzioni che sono sempre stabilite molto rigidamente. le proporzioni prevalenti erano tre parti di acqua e due parti di vino, oppure due parti di acqua e una parte di vino.
queste indicazioni o era manikos, che in greco come sapete vuol dire folle, matto, o diventava matto perché aveva consumato il vino puro. Il vino puro produceva follia. Noi probabilmente possiamo rimanere sorpresi da questa consuetudine di attaccare il vino, ma dobbiamo tenere in tenere presente che per esigenze di conservazione la spremuta d'uva era conservata in forma di mosto, aveva una gradazione intorno ai 18 gradi per cui poteva essere consumato soltanto di guido.
Alcune fonti antiche ci riferiscono di un personaggio molto noto nel mondo antico antico, Creomene lo Spartano, di cui si raccontava che siccome aveva soggiornato a lungo presso gli Sciti e gli Sciti, in quanto barbaroi, consumavano vino puro, anche Creomene ha imparato a consumare vino puro ed è impazzito. C'è poi un esempio che raccomando ti chiedo la vostra attenzione perché è più interessante e ci viene dall'Odissea di Omero. Ricorderete certamente l'episodio di...
incontro tra Ulisse e Polifemo. Omero ci tiene molto a sottolineare che Polifemo non ha niente di umano, anzi, perché dirla tutta, che è una vera bestia e per farcelo capire fino in fondo enuncia una serie di caratteristiche di Polifemo che ci fanno capire che è una bestia. La prima caratteristica è fisica, Polifemo ha dimensioni gigantesche, ha un solo occhio al centro della fronte, non ha niente di umano.
ma non dal punto di vista fisico. In secondo luogo, Omero sottolinea come Polifemo intrattenga un rapporto affettivo con le sue grecci, a cui si rivolge parlando come se le grecci potessero capire e rispondere. E poi, attenzione, Polifemo è una vera bestia per altre due ragioni.
più importante. La prima ragione è che Polifeno beve vino puro e Mal viene incoglie, tanto è vero che vedendo il vino puro si addormenta e durante il sonno Ulisse può accecarlo. E poi c'è un'ultima considerazione, la più importante di tutte, che Omero evoca per provocare in noi spero.
che la provochi anche in voi indignazione. Ogni fimo è una bestia perché intratiene un rapporto affettivo con i greci, perché ha delle proporzioni gigantesche, perché beve vino puro, ma soprattutto perché non rispetta le regole dell'axemia, cioè non rispetta le regole dell'ospitalità nei confronti dello straniero. Solo una bestia.
può rivolgersi allo straniero anziché accoglierlo come è con solitudine in tutto il mondo greco e anche in buona parte del mondo latino, invece che accoglierlo Polifeo si mangia i due compagni di Ulisse. Ecco sarebbe interessante capire quale giudizio avrebbe Omero di non uide. della nostra società ci circa il rispetto dell'acsemia. Rispettiamo le regole dell'ospitalità, accogliamo lo straniero, siamo accoglienti nei suoi confronti o siamo delle vere bestie come Polifemo?
Torniamo al simposio, al simposio greco. Come si svolgeva la serata? I partecipanti al simposio elegevano il suo amore.
un simbosiacca che aveva l'incarico di stabilire le regole. E pensate un po', le regole erano le più diverse, si trattava di stabilire se bere pros bian o pros edonen, e cioè se bere per forza una certa quantità di vino o bere pros edonen, cioè... Secondo il proprio piacere, senza sentirsi costretti a bere di più o a bere di meno.
In secondo luogo, una seconda regola che era fissata dal simposiarca era la quantità della diluizione. A due, a tre, a quattro di diluizione. Terza regola, fino a che ora si doveva proseguire nella cerimonia del giudizio.
del simposio. Pensate che quello di Platone sulla base delle indicazioni del simposio arca si va avanti fino all'alba per poter discutere fino in fondo del tema previsto. Ma è fondamentale che tutti rispettino la necessità di limitare il consumo del vino per Perché il vino fa male alla salute se preso in grandi quantità.
Vi leggo un brano brevissimo che è particolarmente interessante perché è quello che Eubullo fa dire a Dioniso. Questo andrebbe a messere tutte le osterie italiane, questo brano, perché sentite che cosa dice. Lei pensa. Le persone morigerate devono bere solo tre coppe, una per il brindisi, una per l'amore e una per il sonno. A questo punto se una persona è saggia va a casa e termina la serata.
Se resta, dopo aver bevuto tre coppe, avrebbe fatta la sua vita. talmente scoperto che la quarta coppa apparteneva alla violenza, la quinta coppa al richiasso, la sesta all'allegria dell'ubriachezza, la settima coppa agli occhi neri, ma guardate gli occhi neri che sono quelli che ci si procura facendo una lissa, l'ottava al tribunale, la nona all'attacco di fegato e la decima alla follia e alla distruzione del mobilio. Sono indicazioni molto sagge che venivano accompagnate da una raccomandazione a diluire maggiormente il vino proprio per evitare di procurarsi. gli occhi neri.
Allora il simbosiarca stabiliva anche quale fosse l'argomento di cui bisognava discutere in quella serata e si sviluppa allora una consuetudine che è una consuetudine bellissima del mondo greco e cioè ciascuno prendeva la parola quando era il suo turno. non interrompeva qualche altro simbosiasta mentre stava parlando, non gli dava sulla voce, non aveva un tono arrogante, ma doveva tentare di argomentare intorno al tema che era stato proposto con pacatezza e proprietà di linguaggio. Voi ricorderete certo che quando è... il caso del Ciro Il simposio di cui parla Platone, in quel caso l'argomento che è stato scelto è chi è Eros, chi è Amore e quali sono le sue opere. E tutti coloro che sono seduti da sinistra a destra intorno al cratere centrale a turno prenderanno la parola per...
rispondere all'interrogativo che cos'è l'amore, in che cosa ci esiste e quali sono le sue opere. Ma attenzione, proprio perché è una cerimonia religiosa che si svolge secondo regole meticolosamente stabilite, il simposio non prevedeva la presenza delle donne, anzi era consueto che si terminava la cena, si provvedeva a ripulire di mezzo e poi veniva allontanata la flautista che in precedenza aveva meditato la serata con la musica e venivano congedate anche le donne che avevano aiutato alla preparazione della cena precedente al signore. alle donne era proibito assistere e partecipare al simposio. Questa è una conferma di un fatto saliente, e cioè durante il simposio si affrontavano i misteri, cioè le cose segrete, e le donne non potevano avere accesso ai misteri, erano pertanto esplosive.
escluse dalla partecipazione al simbolo. Credo che in particolare le giovani studentesse presenti sappiano che questo atteggiamento era un riflesso di un'attitudine da parte della cultura greca molto diffusa, è una cultura fondamentalmente maschilista che relega la donna in una condizione... di subalternità, la donna è esclusa dal godimento di tutti i diritti civili e deve restare in casa.
C'è un proverbio ereto, io non sono veneto d'origine, ma c'è un proverbio ereto che dice che la piazza, la tasa, la staga a casa. Ecco, per i greci era presso a poco così, anche se non era poi così tanto importante che piacesse, perché serviva per la riproduzione. Per il piacere l'uomo greco aveva l'etera, cioè la prostituta, e aveva in qualche caso anche un amante che si affiancava alla moglie.
La moglie era tenuta a stare a casa e non in tutta la casa, in quella parte della casa riservata alla chigè, alla donna che era in un'altra casa. il ginecero. Bene, in questo quadro attiro la vostra attenzione su un punto molto importante.
Le donne sono escluse dal simposio, le donne non possono accedere ai misteri, sarebbe un sacrilegio se potessero assistere alla discussione del simposio, eppure nel simposio di Plasio Platone la verità sull'amore la rivela la donna. È uno degli aspetti più problematici ma anche più interessanti del dialogo di Platone sul quale poi ritorneremo. Le donne che sono escluse dalla presenza fisica al simposio sono quelle che attraverso il discorso che Socrate dichiara di averla scoglito. dato da Diotima, sono quelle che dicono la verità sull'amore. D'altra parte, vi do un altro spunto, poi mi fermo, non è l'unica eccezione.
È vero, le donne sono fondamentalmente discriminate nel mondo greco antico, eppure alcune figure femminili sono le più le grandi rovine di alcune rappresentazioni drammaturgiche. Pensate a figure come quelle di Antigone o di Alcesti che stanno a sottolineare come la cultura maschile avrebbe tentato di emarginare la donna ma è così forte, così imperiosa la presenza della donna in contesti di vita, di comunità che è il trattato di un'amore. tragici restituiscono questa grandezza facendo delle donne nei grandi protagonisti di alcune tragedie. Allora mi fermo perché dobbiamo vedere un altro quadro e nella seconda parte della nostra chiacchierata parlerò esclusivamente del simposio di Platone.
Qui però vorrei che rifletteste su un punto. a cui stiamo per accedere attraverso il racconto di Platone, è una cerimonia religiosa. È una cerimonia religiosa che culmina come culmina la celebrazione dell'Eucaristia nel momento della consacrazione, nel caso del simposio culmina con la rivelazione della verità.
E allora... noi non capiremo nulla del dialogo di Platone se non tenessimo presente il contesto in cui si svolge il dialogo e la finalità a cui il dialogo è orientato. Dire la verità sull'amore ed è quello che noi cercheremo di capire subito dopo questa pausa nella seconda parte della nostra chiacchiera.
Mi auguro che anche qualcun altro abbia avuto la curiosità di leggere questo che è certamente uno dei dialoghi più noti, più commentati, più ripresi, intorno a cui non a caso ci sono state anche alcune trasposizioni cinematografiche. Anzi, siccome per lo più quando al cinema si parla di filosofia... parla malissimo, in questo caso vi segnalo un'eccezione che potrebbe essere interessante, c'è un film di Marco Ferreri che è intitolato Il simposio di Platone che riprende rigorosamente le stesse parole di Platone e mette in scena in maniera molto convincente e filologicamente e accurata il simposio. simposio di Platone.
Allora, siamo nella sala del simposio, il simposiarca ha definito il tema, si affronterà l'argomento dell'amore e ciascuno dei simposiasti, nell'ordine in cui sono collocati intorno al cratere centrale, farà il suo logos, pronuncerà il suo simposio suo discorso rispondendo alla domanda che cos'è l'amore. Allora io non vi voglio annoiare ricordandovi tutti i discorsi che vengono pronunciati perché la mia convinzione è che il discorso certamente più suggestivo ma al tempo stesso anche quello filosoficamente più importante e rigoroso è il discorso che viene pronunciato da Aristofane. Allora probabilmente molti di voi ricorderanno, Aristofane è un personaggio storico, cioè è l'autore di numerose commedie, in una di queste commedie, quella che è intitolata Le Nuvole, viene anche messo in scena un personaggio storico. che si chiama Socrate e che nella commedia è ridicolizzato, Socrate se ne sta su una cesta che sovrasta la scena del teatro e questa cesta si chiama pensatoio, di solito se ne esce con affermazioni quasi deliranti, insomma Aristofane...
non era esattamente un estimatore di Socrate, anzi lo mette chiaramente in ridicolo. E ciò nonostante, Platone, allievo e particolarmente legato al maestro Socrate, a mio parere, nel discorso che mette in bocca l'Aristofane, ci dice qual è, secondo Platone, La verità sull'amore. Di solito il discorso di Aristofane viene raccontato senza premesse e qui mi permetto di raccomandare ai miei colleghi che insegnano in questa scuola di non trascurare invece quello che precede immediatamente il discorso di Aristofane.
Forse qualcuno di voi lo ricorderà, è il turno di Aristofane, toccandomi parlare, se non che mi è accaduto un incidente, probabilmente ha mangiato troppo. e ha bevuto troppo, gli è scoppiato il simbiozo. Allora si rivolge al commensale, al simbosiasta che gli sta vicino, che è Eris.
simaco un medico e gli dice ti chiedo due favore. Il primo favore è quello di sostituirmi nell'ordine perché non sono in grado di parlare per via del singhiozzo. Quando mi sarà passato pronuncerò il mio discorso. Il secondo favore che ti chiedo, visto che sei un medico, è di darvi una cura per il singhiozzo.
per farmelo passare. Ecco, di solito i commentatori del dialogo di Platone questa parte che vi ho appena raccontato la saltano considerandola poco importante e a mio giudizio invece è fondamentale per inquadrare bene il discorso che poi Aristofane pronuncia. Perché? Perché che cosa fa Erissimaco, il medico?
Il medico dà a Aristofane le indicazioni che usiamo ancora oggi per la cura del sigliozzo, compresa quella di bere i bicchieri d'acqua senza respirare, vi ricordate? Poi Erissimaco dice, se non ti passa, cerca di somministrare lo sternuto. Con lo sternuto ti dovrebbe passare il signorzzo.
Non sembra un dialogo di Platone, sembra quasi una pièce teatrale. E invece è profondamente importante questo riferimento. Perché? Perché quando poi Aristofane trova il momento per poter pronunciare il suo discorso racconta che si è fatto passare il signorzzo. attraverso lo sternuto.
Sindiozzo e sternuto sono due movimenti uguali e contrari. Uno è l'immissione dell'aria, l'altro è l'espulsione violenta dell'aria. Se vogliamo rimediare ad una situazione patologica, dobbiamo intervenire con un movimento di attenzione. un movimento uguale e contrario a quello del morto che ci affligge.
E quello che Aristofane sta per dire sull'amore corrisponde esattamente alla stessa tecnica. L'amore è un modo per riparare ad una condizione, qual è la condizione umana, che è effettiva, che manca. manca di un pezzo e la riparazione, il rimedio a questa mancanza è dato dall'amore.
Allora voi capite che quello che dirà Aristofane nel suo discorso sull'amore è nient'altro che la trascrizione di quello che è avvenuto col singhiozzo di Aristofane. Raccomando perciò ai colleghi... di non trascurare questa parte Quando è il turno di Aristofane che è guarito dal singhiozzo, credo che tutti i presenti lo ricordino, Aristofane pronuncia uno straordinario discorso.
l'amore, straordinario perché a differenza degli altri logoi, degli altri discorsi, è un discorso che comincia riferendosi alla nostra natura di un tempo, perché dice Aristofane in origine gli esseri umani non avevano la forma che hanno attualmente, avevano una forma sferica, due teste, quattro gambe, quattro braccia e due sessi e si muovevano, dice Aristofane, come un'esercito di un'esercito di un'esercito come gli acrobati che si muovono roteando sulle gambe e sulle braccia, ed erano tremendi per forza e per arroganza, una arroganza, una hubris che li aveva condotti al punto di tentare l'assalto al cielo, di insidiare il dominio degli dèi. Ehi! Allora preoccupato per questa situazione Zeus decide di intervenire e siccome non vuole privarsi dei sacrifici che gli esseri umani facevano agli dèi, interviene in questo modo.
Taglia a metà gli umani originali, dice Platone con una bellissima immagine. come si fa con un crine tagliando un uovo sordo o come si fa con le sorbe per metterle in conserva, tagliati a metà. Da quel momento, dice Aristofane, cioè dice Platone, gli esseri umani non sono interi, sono la metà di un intero, sono una frazione di un intero. E per questa ragione, per tutta la loro vita, vanno alla ricerca dell'altra metà con la quale ricostituire la forma piena originaria.
E l'amore non è altro che la spinta a trovare l'altra metà che ci risana della nostra imperfezione. della nostra limitatezza. È un discorso straordinario per le implicazioni, qui piacerebbe sentire come l'avete interpretato voi, ma le implicazioni del discorso di Aristofane sono importantissime.
La prima, l'amore non è semplicemente una passione, l'amore è una forza di risanamento della nostra imperfezione. del fatto che siamo metà, che non siamo un intero, siamo solo la metà di un intero. Quindi, a differenza di quello che molti altri filosofi sosterranno dopo Platone, per Platone l'amore ha una funzione di completamento ontologico.
Senza l'amore noi restiamo metà, restiamo una frazione. siamo compiuti, non siamo completi. Seconda implicazione fondamentale, questa di solito i commentatori non l'hanno vista, è del tutto evidente che con questa concezione Platone dimostra la naturalità e quindi la legittimità di tutte le inclinazioni semplici. sessuali.
Perché? Perché se io che sono maschio facevo parte di un intero con due sessi maschili, è chiaro che per completarmi cercherò un altro maschio col quale ricostituire la forma piena originaria. E così se femmina facevo parte di un intero...
di una palla Una sfera con due sesso femminili, cercherò una femmina. Chi invece faceva parte di un ernafrodito, cioè un sesso mastile e uno femminile, se femmina cercherai mai. se Mastro cercherà la femmina.
Ma tutto questo corrisponde alla natura, a quella nostra arcaia fisis da cui Aristofane parte. nel suo discorso, cioè parate con tutte le chiacchiere che si fanno al giorno d'oggi anche per combattere l'omofobia, il discorso di Platone è forse la fondazione più rigorosa della naturalità di tutte le inclinazioni sessuali, non ci sono le inclinazioni secondo la natura e inclinazioni contro la natura, anzi proviamo a rinforzare la natura, Provate a pensare, il maschio che faceva parte di un intero maschile e non cerca l'altra vita maschile, lui sì che è contro natura. La seconda se cerca di ricostituire la forma piena originaria.
Terza implicazione, non solo l'amore non è follia, ma l'amore è una forza di risanamento. Io so. sono ammalato se resto senza l'altra metà, non se la cerco.
Per cui cercare l'altra metà con cui riformare la sfera originaria è una forza di guarigione della vera malattia che è quella che abbiamo se restiamo metà. Pensate poi, se non lo dico qua da Dico non dove dire che il termine che viene usato da Platone per dire che ciascuno di noi è solo una metà è il termine simbolon. Platone dice che ciascuno di noi attualmente è solo un simbolo e diventa un intero solo se ritrova l'altra metà con la quale è costituita la verità.
originariamente l'intero. Ci sarebbero moltissime altre cose di cui parlare a proposito di questo discorso di Aristofane, ma ve ne propongo solo una per chiudere e alla forma di un interrogativo. Nel discorso di Aristofane si descrive qual è l'origine...
L'origine è la Archaia Fusis. Si descrive il processo di taglio degli esseri umani originali. Si descrive la ricerca che ciascuno fa nella sua metà.
L'avrete notato quando noi usiamo nel nostro linguaggio familiare l'espressione la mia metà alludendo al nostro compagno o alla nostra compagna. stiamo usando la metafora di Platone. La ricerca della propria metà è descritta da Aristofane, ma non si dice, non c'è nel dialogo nulla per rispondere a un interrogativo, che mi auguro vi siate posti.
Questa ricerca è destinata a trovare l'altra metà. Oppure è una ricerca votata al fallimento? Potremo ritornare ad essere rotondi o siamo condannati a restare simbola tutta la vita?
Beh, Platone non ci dà una risposta definitiva, ci dice solo che nella ricerca dell'altra metà accade frequentemente che abbiamo l'impressione di averla trovata. Proviamo a vedere se è vero. vedere se le due parti si congiungono e per un certo periodo sembra che la cosa funzioni, salvo poi scoprire che non era quella la metà che cercavamo e ricominciare la nostra ricerca. E resta sospesa la domanda ma cosa pensa Platone?
Che questa ricerca... Presto o tardi, magari dopo aver superato alcune prove, aver verificato che non funzionavano certi rapporti, ma presto o tardi ci arriviamo a... tornare a essere rotondi sì oppure no sarebbe interessante capire cosa rispondereste Platone non risponde Platone non risponde Però io ho una convinzione che ho cercato di analizzare in alcuni miei scritti.
Se voi ci riflettete, la letteratura occidentale, occidentale, nelle sue varie componenti, ha elaborato alcune straordinarie storie d'amore. La storia di Ego e Narciso, di Orfeo e Lurid. dice di Tristano e Isolta, di Giulietta e Romeo, sono tutte storie d'amore infelici, tutte, sono tutte storie d'amore tragiche, dall'esito tragico.
E allora forse la risposta all'interrogativo di Platone è siamo imperfetti, siamo incompiuti. Siamo ciascuno di noi solo un simbolo, solo una metà. Per questa ragione continuiamo a cercare l'altra metà, ma anche se tante volte ci sembra di averla raggiunta, poi la ricerca riprende incessantemente perché si tratta, come è nel caso della filosofia, di un'altra metà. di una ricerca che non ha mai termine. E allora forse quelle storie d'amore infelice dicono questa condizione di perenne e indistinguibile ricerca.
Provate a rifletterci e leggete con molta attenzione questo straordinario dialogo di Platone.