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Riflessione Linguistica e Grammatica Valenziale

eccomi buon pomeriggio a tutti e a tutti benvenuti ben trovate al nostro appuntamento con le umanistiche live riservato alla nostra grammatica di re scrivere di franco gallimberti il webinar di oggi Oggi affronterà il tema riflettere sulla lingua con la grammatica valenziale. Sono Paola Magrini, responsabile della scuola secondaria di primo grado, Aereo Umanistica Dirizzoli Education, e sono qui con il professor Alessio Trevisan. Ben arrivato Alessio! Buonasera a tutti, grazie Paola! Eccoci! Allora, Alessio Trevisan è docente di italiano della scuola secondaria di primo grado, si è da sempre occupato di educazione, prima... come educatore e orientatore, poi come progettista e insegnante. È un insegnante ricercatore e nelle sue classi sperimenta la grammatica valenziale e il writing and reading workshop. Il webinar di oggi, come avete potuto leggere e apprendere, sonderà appunto la possibilità di costruire un curriculum di riflessione sulla lingua capace di mettere in dialogo la linguistica contemporanea con la tradizione didattica. L'obiettivo primario è quello di raccontare... raccontare un'esperienza didattica, quella che il professor Trevisan vive quotidianamente a scuola, a partire appunto dalla grammatica valenziale. I materiali che Alessio ci farà vedere e che mostrerà nel corso del webinar sono a disposizione anche nella grammatica per la secondaria di primo grado di Rescrivere di Franco Galimberti, che è edita per la Nuova Italia, uscita quest'anno. Voglio ricordarvi che con Alessio e con Romina Ramazzotti abbiamo voluto organizzare anche un nuovo format di lavorazione e di presentazione della grammatica. Infatti da settembre vi proponiamo cinque nuovi miti al laboratorio della durata di un'ora e mezzo proprio per lavorare insieme con la grammatica a dire e scrivere su writing e reading. Sono cinque percorsi. appunto di Reading Workshop, legati al volume comunicazione, testi e scrittura sulle seguenti tipologie, quindi riassunto, testo narrativo, testo descrittivo, testo espositivo e testo argomentativo. I webinar saranno tenuti, i meet laboratorio saranno tenuti sia da Alessio sia da Romina Ramazzotti. Ma prima di lasciare la parola... l'accesso dalla mail conferma di iscrizione entro la mezzanotte di oggi e la registrazione video sarà disponibile sul nostro canale youtube allo stesso indirizzo al quale lo state vedendo in questo momento quindi grazie a te essio a te la parola e ci troviamo alla fine del punto del del tuo contributo e proprio per porre le domande grazie mille a dopo grazie paola Ecco, riflessione sulla lingua e grammatica valenziale. O ancora meglio, riflettere sulla lingua grazie con la grammatica valenziale. Questa è un po'la struttura dell'intervento. Andremo a esplorare, partire dalle indicazioni nazionali per poi arrivare in fondo ai perché profondi di questa scelta, perché utilizzare la grammatica valenziale. Partiamo proprio dalle indicazioni nazionali. da alcuni passi relativi appunto all'insegnamento e all'apprendimento della lingua italiana. A un certo punto si dice quanto segue. Ogni persona fin dall'infanzia possiede una grammatica implicita che le permette di formulare frasi ben formate, pur senza conoscere i concetti quali quelli di verbo, soggetto, eccetera. Questa grammatica implicita si amplia e si rafforza negli anni attraverso l'uso della lingua. Sin dai primi anni di scolarità, i bambini hanno una predisposizione a riflettere sulla lingua e su queste attitudini che l'insegnante si può basare per condurre gradualmente l'allievo verso le forme di grammatica esplicita. Intanto una nota di curiosità. Le indicazioni nazionali non parlano mai di grammatica pura, come facciamo spesso noi a scuola e in classe, se non nelle forme appunto di grammatica implicita ed esplicita. La parola utilizzata più frequentemente, l'espressione ancora meglio, è quella di riflettere sulla lingua. Ciò che è importante sottolineare qui è il dato delle preconoscenze. Cioè i ragazzi che arrivano a scuola, i ragazzi e le ragazze che arrivano a scuola, hanno già delle preconoscenze, ma le hanno già i bambini e le bambine che arrivano alla scuola primaria. Quindi un dato importante è quello di lavorare su ciò che implicitamente o già esplicitamente per i ragazzi che arrivano alla secondaria di primo grado, sanno già. Quindi partire da ciò che si sa per costruire il nostro curriculum di riflessione sulla lingua. Il passaggio dopo è proprio legato alle modalità, cioè come costruire questo curriculum. Io insegnante, cosa e come potrei lavorare? Le indicazioni anche dal punto di vista metodologico ci danno delle... indicazioni molto chiare e precise. Ci dicono la riflessione sulla lingua, se condotta in modo induttivo e senza un'introduzione troppo precoce della terminologia specifica, contribuisce a una maggiore duttilità nel capire i testi e riflettere e discutere delle proprie produzioni. Ma il ruolo probabilmente più significativo della riflessione sulla lingua è quello metacognitivo. La riflessione concorre infatti a sviluppare le capacità di categorizzare, connettere, analizzare, indurre e dedurre, utilizzando di fatto un metodo scientifico. In queste poche righe troviamo davvero le risposte a delle domande che spesso ci facciamo come insegnanti, ma come insegnare e far apprendere la grammatica? Come riflettere sulla lingua? Qua abbiamo una condizionale che chiaramente ce lo dice. se condotte in modo induttivo, cioè attraverso il metodo induttivo, che vuol dire un metodo di scoperta, cioè attraverso lo scoprire la lingua. Significa che, secondo le indicazioni nazionali, e ovviamente secondo anche il mio pensiero, la mia visione un po'pedagogica e didattica dell'insegnamento e apprendimento della lingua italiana, non bisognerebbe partire mai dalle regole, dalle definizioni. Il soggetto è... il predicato è, ma bisogna partire dai dati linguistici, da contesti comunicativi, testi, dialoghi, video. A quel punto accompagnando i ragazzi far sì che loro, approcciandosi proprio con questo stile metacognitivo, riescano a categorizzare, connettere, analizzare. Ecco, sicuramente è un lavoro che richiede più tempo, ma... in tutti i suoi passaggi permette davvero di lavorare sulla lingua, permette davvero alla classe di trasformarsi in una bottega linguistica. Questo termine è bellissimo ed è molto vicino al reading and writing workshop, perché ci rimanda proprio a quel workshop, a quell'idea di laboratorio, a quell'idea di bottega rinascimentale, bottega che è scoperta, la bottega che è... è un comune cercare. Qui trovate questa bellissima citazione da Fabrizio Frasnedi, da un libro breve ma intensissimo per chi è interessato a scoprire che cosa significa riflettere sulla lingua, appunto intitolato La lingua in laboratorio. Dice Frasnedi, in bottega il nostro comune cercare, dialogando, crea un flusso continuo di sollecitazioni e proposte che costituisce la pulsazione vitale delle nostre menti. Siamo in una comunità di ricerca, cementata dalla motivazione stessa del nostro voler capire. Costruiamo e perfezioniamo giorno per giorno un metodo aperto di lavoro nel quale ci riconosciamo. Ecco, le ore di grammatiche pensate come bottega linguistica, cioè pensate come occasione per riflettere sulla nostra lingua. per riflettere sul nostro dire anche quotidiano. Ecco, costruire la classe, pensare alla classe come bottega linguistica permette di guardare alla grammatica come riflessione sulla lingua, come... processo metacognitivo e una bottega linguistica permette proprio il passaggio dalla grammatica implicita alla grammatica esplicita. E io credo che appunto la grammatica valenziale possa essere un ottimo strumento da sperimentare all'interno del nostro laboratorio, come ce ne sono tantissimi e diversi, ma la grammatica valenziale vedremo ci offre alcune possibilità e soprattutto qua ho provato a sintetizzare il perché si possa ritenere la grammatica valenziale uno strumento utile ed efficace. Vado molto sintetico perché il viaggio di oggi è proprio un viaggio di scoperta in questi termini. Primo di tutto la chiarezza. Vedremo che la grammatica valenziale ci offre degli strumenti chiari di visualizzazione della frase. La sintesi. permette insieme permette di mettere insieme più aspetti più piani la predizione la grammatica valenziale offre la possibilità di prevedere ciò che accadrà alla frase proprio a partire dal verbo e dal suo significato la generalizzazione perché la grammatica valenziale non è una grammatica della lingua italiana ma è una grammatica che può essere utilizzata per studiare molteplici lingue e più avanti vedremo alcuni esempi. E infine appunto la comparazione che è legata alla generalizzazione permette di comparare lingue fra di loro. Ecco, bisogna vedere un po'quali sono gli elementi di base della grammatica valenziale. Per farlo, un po'per formazione, un po'perché credo ci possa davvero aiutare a capire come siamo arrivati oggi alla grammatica valenziale a scuola, vorrei... accompagnarvi in un percorso storico sulla grammatica valenziale. Ecco, ho deciso di farlo partire da Aristotele, perché Aristotele in uno dei suoi scritti dice questo, dice che il verbo al suo significato aggiunge la nozione di tempo, quindi che il verbo sostanzialmente, a differenza del nome, ha questa grande novità che è l'idea di tempo. Nessuna delle due parti ha significato, si è presa separatamente all'interno del verbo, e qua ovviamente intendiamo i classici tema e desinenza. Ed ecco qua però un'altra aggiunta, il verbo è sempre segno di ciò che è detto di qualcos'altro, cioè il verbo esiste, è sempre legato ad altri aspetti, altri elementi della frase, con un'unica eccezione, ma lo vedremo successivamente. E poi abbiamo Machiavelli che definisce il verbo catena e nervo della lingua, cioè definisce il verbo come elemento che permette alla lingua, alla frase di strutturarsi. Dicono che chi considera bene le otto parti dell'orazione, nelle quali ogni parlare si divide, troverà che quella che si chiama verbo è la catena e il nervo della lingua. Ed ogni volta che in questa parte non si varia, ancora che nelle altre si variasse assai, conviene che le lingue abbiano una comune intelligenza. Di nuovo l'idea che posso generalizzare fra le lingue. Perché questa comune intelligenza? Perché quelli nomi che ci sono incogniti ce li fa intendere il verbo il quale infraloro è collocato. Cioè il verbo rende. Noto ciò che è incognito. Mangiare, se io dico mangio, rendo noto quell'io proprio a partire dal verbo, anche se quell'io non esiste. Ma dentro tengo anche, ad esempio, mangio il che cosa mangio, quel nome che sarà necessario per esprimere appieno che cosa appieno. io sto mangiando, che cosa sto facendo? Un tuffo direttamente nel Novecento, dopo questi due autori, filosofi letterati, studiosi, come Aristotele e Machiavelli, a tuffo nel Novecento arriviamo un po'agli studi più strutturati di linguistica. Arriviamo a colui che ha innovato la linguistica contemporanea, ha dato avvio, insieme a De Saussure, alla linguistica. contemporanea in qualche parte. Chomsky. Chomsky che ci parla per esempio di grammatica universale. Chomsky che attraverso il modello della grammatica generale Il relativo trasformazionale dà in nuce già avvio alla grammatica valenziale. I principi della grammatica universale non conoscono eccezioni, perché costituiscono la facoltà stessa del linguaggio, cioè lo schema costitutivo di ogni particolare lingua umana, la base per l'acquisizione del linguaggio. Qua due aspetti fondamentali. Il primo, l'esistenza di una grammatica universale. cioè della possibilità di comparare le lingue fra di loro a partire dalle loro strutture. Il secondo è il fatto che questo schema costitutivo, la conoscenza implicita di questo schema costitutivo, permette l'apprendimento della lingua. Scopo poi della grammatica e dell'insegnamento dell'italiano è anche il passaggio da rendere questo schema costitutivo implicito a esplicito. E arriviamo a questo, ovvero alla possibilità di utilizzare la grammatica valenziale per far vedere come le lingue, di fatto pur modificandosi in termini semantici ma a qualsiasi livello, mantengono spesso una struttura simile. Qua siamo all'interno del laboratorio di latino che tengo nelle classi terze. Al pomeriggio siamo partiti da una frase in latino, abbiamo fatto l'analisi valenziale di questa frase latina, poi ci siamo detti proviamo a tradurlo nelle lingue che conosciamo. L'abbiamo tradotto prima di tutto in italiano, poi l'abbiamo tradotto in inglese e infine l'hanno, perché io non lo so, tradotto in spagnolo. Abbiamo poi verificato che la traduzione fosse corretta, ecco. E cosa abbiamo notato facendo di volta in volta l'analisi valenziale? Abbiamo notato che la struttura linguistica è la stessa. L'altro giorno discutevamo alla fine del corso cosa fosse rimasto. Questa lezione è rimasta molto impressa ai ragazzi, soprattutto ai ragazzi che andranno a fare studi linguistici, perché hanno capito che la grammatica valenziale può essere davvero una forza, una potenza che mi aiuta a comprendere meglio il linguaggio, la struttura del linguaggio. Giungiamo poi a Lucien Tessnier, ecco, chi è l'inventore della grammatica valenziale? Eccolo qua, Lucien Tessnier, francese, vive e nasce, diciamo, nella prima parte del Novecento, poi in realtà i suoi studi saranno poi pubblicati soprattutto postumi e nel secondo Novecento verranno ampiamente ripresi, commentati e utilizzati nella didattica. Il testo fondamentale appunto di Lucien Tessnier che come vedete abbiamo linkato perché è open access, è element di sintaxi strutturali, elementi di sintaxi strutturali. Quindi ciò che è prettamente importante nella grammatica valenziale è l'idea di struttura, di sintaxi in senso etimologico, syntaxis, taxis, l'ordinamento, in greco volevo anche proprio dire l'ordinamento dell'esercito, ma come si ordinano insieme gli elementi. Ecco qua la definizione che dà di verbo il nostro tessiniere. Il no verbal, che si trova al centro della maggior parte delle lingue europee, esprime tutto un piccolo dramma. Come un piccolo dramma, in effetti, comporta obbligatoriamente un processo e, più spesso, dei attori e delle circostanze. Il verbo esprime il processo. Ecco. Qui c'è tutta la grammatica valenziale in due o tre espressioni chiave. L'espressione più importante è questa. Il nodo verbale, nodo eh, cioè l'idea che il verbo poi costruisca tutte le legature intorno, esprime tutto un piccolo dramma. Il verbo crea una piccola azione teatrale, un piccolo dramma. Immaginiamo verbi come... scaraventare. Qual è questa piccola azione teatrale che il verbo scaraventare mette in atto? Ecco, qua non possiamo disegnare, ad esempio, qua dobbiamo proprio agire. Siamo a teatro, devo rappresentare lo scaraventare. Lo scaraventare come lo posso rappresentare? Lo posso rappresentare così. Gli elementi minimi sono una persona che prende un qualcosa e cosa fa? Lo lancia da una parte a un'altra. Ecco. Questo è il piccolo dramma. Il piccolo dramma è costituito dagli elementi necessari e indispensabili al verbo Perché il dramma si è messo in atto. Certo, poi nel nostro lingue posso, come si può dire, sottointendere una serie di elementi, ma se io dovessi metterlo in scena, io ho bisogno di tutti e questi quattro elementi. Chi scaraventa io? Che cosa scaravento? Un libro. E questo libro deve essere scaraventato per forza da una parte all'altra, altrimenti... L'azione dello scaraventare non avviene. Ecco perché il verbo esprime il processo. Il verbo permette al processo di attivarsi e il verbo che in qualche modo costruisce la frase, permette alla frase di costruirsi. Questa è una delle rappresentazioni che offre appunto Tessnier. La frase Alfred donne le livres à Charles. E appunto dice che abbiamo il verbo dare, donare, il verbo donare, dare, che ha bisogno di chi? Un soggetto, Alfredo. Alfredo dona il libro a Carlo, cioè Alfredo dà il libro a Carlo. Cosa vuol dire? Che ci sono tre elementi in gioco. Senza Carlo non abbiamo una scena, non può dare il libro. non può donarlo. Quindi abbiamo tre elementi fondamentali. Questa è la grande osservazione di Tessnier, ovvero l'idea che i verbi necessitano, a seconda del loro significato, di elementi diversi per costituirsi. Da qui studi, studi, studi, che è difficile e forse in questa occasione poco importante. andare a recuperare e sistematizzare. Cito ancora coloro che in Italia hanno portato soprattutto la grammatica valenziale, che sono Germano Proverbio, che è colui che traduce il testo di Tessnier, è un salesiano che traduce un testo di Tessnier, e a partire anche appunto dagli studi linguistici di Happ, che è appunto un linguista tedesco, cosa fa? Applica allo studio del latino quella che... diciamo nel mondo accademico si chiama grammatica delle dipendenze che grosso modo è un sinonimo di grammatica valenziale e pubblica nell'83 la prima grammatica latina basata sulla grammatica valenziale ecco se ci pensiamo chi di noi ha studi classici o comunque ha studiato latino alla scuola al liceo oppure all'università sa bene tutto il discorso delle reggenze dei verbi latini. Ecco, le reggenze sono la grammatica valenziale, detta in modo sintetico. Arriviamo poi al maggior teorizzatore, anche dal punto di vista didattico, della grammatica valenziale, che è Sabatini. Sabatini, che pubblica una serie di articoli e poi alcuni manuali scolastici sul tema, afferma questo. definizione di valenza che ho lasciato a lui proprio perché l'ha sistematizzata per primo. La valenza del verbo è la proprietà che esso ha, in base al proprio significato, di chiamare a sé un dato numero di argomenti necessari e sufficienti per costruire un nucleo di frase. Quindi la valenza del verbo è una proprietà del verbo, cioè ogni verbo... a seconda del suo significato ovviamente, ha una sua valenza, cioè richiede degli elementi per completarne il significato, per poter mettere in scena quel petit drame di cui parlava Tessnier. Quali sono questi argomenti? Lui li classifica, si classificano in tre tipologie. Sono il soggetto, l'oggetto diretto e l'oggetto indiretto. L'oggetto diretto è quell'argomento che non necessita di preposizioni per legarsi al predicato, l'oggetto indiretto è invece quell'elemento che necessita di preposizioni per legarsi appunto al predicato. Adesso andiamo un po'a scoprire alcuni elementi di questa grammatica valenziale. Ecco, Esistono nella lingua italiana cinque tipologie di verbi. che sono così individuate a partire dal numero di valenze del verbo. Abbiamo dei verbi zerovalenti, sono i verbi che non richiedono alcun argomento, sono i cosiddetti verbi in qualche modo impersonali. Impersonali puri però, attenzione, come i verbi per esempio atmosferici, grandinare, piovere, questi verbi... bastano a se stessi. Io se devo immaginarmi piove come frase chiudo gli occhi e la mia piccola scena teatrale ha la pioggia che cade punto. E in piovere c'è questa idea il significato proprio del verbo è la pioggia che cade. Esistono poi i verbi monovalenti cioè che richiedono un solo argomento che è il soggetto. Ad esempio, in questo caso ho scelto il verbo frinire, frinisce. Se dico frinisce e basta, e devo immaginarmi quel petit drame, non posso fare a meno di un grillo. Ho bisogno di un soggetto. Se dico russa, io non posso fare a meno di un soggetto, cioè di una persona che è russa. Come faccio a mettere in scena il petit drame senza la persona che è russa? Questi sono elementi indispensabili. E quindi abbiamo i verbi monovalenti, che richiedono un argomento. Abbiamo poi i verbi bivalenti, che richiedono un soggetto e un oggetto diretto. Quindi due argomenti. Qui l'esempio di mordere. Il cane morde l'osso. Posso immaginarmi quel petit drame senza uno dei due? Assolutamente no. Il cane morde. Ma se io non vado a trovare l'oggetto, la cosa, la persona che va a mordere, non avrò mai la scena teatrale. Avrò niente. Avrò un qualcosa che è incomprensibile. Verbi trivalenti. I verbi trivalenti sono verbi che necessitano di tre argomenti. Che possono essere? Un soggetto, un oggetto diretto e un oggetto indiretto, oppure un soggetto e due oggetti indiretti. Partiamo per esempio col verbo regalare. C'era anche l'esempio, in realtà è lo stesso esempio che fa Jatesnier con Alfredon, un livre a Charles. Regalare di cosa ha bisogno? Io penso la scena ha bisogno di qualcuno che regali il soggetto. Qualcosa che venga regalato e qualcuno che riceva questo regalo. Perché io regalo una penna, se non dico a chi regalo la penna, la scena non lo potrò mai mettere appunto in atto, sarà impossibile e pertanto ho necessità di questo terzo elemento. Verbi tetravalenti. Verbi tetravalenti, i più rari di tutti, i più rari... di tutti e anche quelli in cui spesso siamo soliti sottointendere alcuni elementi. Allora, di cosa necessitano? Necessitano di un soggetto, un oggetto diretto e due oggetti indiretti. Vero che se io dico, Pietro traduce Zola, ci capiamo tutti. Ma quella scena si verificherà se Zola è tradotto da una lingua all'altra, altrimenti quella scena io non la posso mettere in atto. Quindi il tema è essere consapevoli che la lingua si costruisce intorno a un verbo, le frasi ancora meglio, si costruiscono intorno a un verbo che proprio muove e costruisce queste frasi, perché necessita, perché il suo significato si attualizzi e sia completo di alcuni elementi, che possono essere da zero, l'abbiamo visto, grandina, piove, alveggia, annota. notta, a 4, con i verbi appunto tetravalenti. E poi ci viene a dire, va bene, grazie, e dopo come continuo? Ecco, dopo continuo con altre due, diciamo, categorie di elementi. Le altre due categorie di elementi sono i seguenti, ovvero quelli che si chiamano circostanti e quelle che si chiamano espansioni. Se noi riflettiamo sulle nostre frasi notiamo che Non tutti gli elementi che vanno appunto oltre il nucleo della frase, nucleo della frase che abbiamo capito essere costituito da che cosa? Essere costituito da il verbo e i suoi argomenti. Il nucleo della frase è sempre costituito dal verbo e dai suoi argomenti. Ecco perché la definizione corretta, quella anche appunto avallata dagli invalsi e scritta nelle indicazioni invalsi di frase minima o frase nucleare è la seguente, è quella frase in cui insieme al verbo sono espressi tutti gli elementi di cui il verbo necessita per completare il suo significato. Non è vero che la frase minima è quella in cui abbiamo soggetto e predicato. È vero quando abbiamo un verbo monovalente, ma in un verbo. B, tri e tetravalente, questo non è vero, come non è neanche vero in un verbo zerovalente, perché il soggetto non ci sarà mai. Ma oltre al nucleo della frase, cosa abbiamo? Abbiamo tutti quelli che sono circostanti ed espansioni. Qual è la differenza? All'interno della frase noi troviamo degli elementi che si legano a tutto il piccolo dramma, cioè a tutto il nucleo della frase. ed elementi invece che si legano specificatamente soltanto a uno degli argomenti o al verbo stesso. Leggiamo la frase per andare a comprendere ciò che sto dicendo. Domani Elsa offrirà un succo di frutta a Pino. Ecco, parto dal verbo offrirà e mi chiedo, il verbo offrire di cosa necessita? Offrire necessita di qualcuno che offre. qualcosa che è offerto e qualcuno che riceve quello che è stato offerto. Ok, quindi riconosco che else è il soggetto, un succo è l'oggetto diretto perché non ha la preposizione, e apino, la persona che lo riceverà, questo succo, è l'oggetto indiretto. Bene, e di frutta e di domani? Che cosa... di che cosa ce ne facciamo di loro? Ecco, ci riflettiamo. Io vedo che di frutta non si lega... a tutto Elsa offrirà un succo a pino, ma mi va a dire qualcosa in più del succo. Ecco allora che il circostante è un sintagma accessorio che si lega a un singolo elemento, oppure a un altro circostante. Mentre le espansioni, le espansioni cosa fanno? Le espansioni si legano invece a tutto il nucleo della frase, sono assolutamente mobili. Infatti io posso dire Elsa offrirà un succo a pino domani. Elsa domani offrirà un succo a pino. Elsa offrirà un succo di frutta domani a pino. Volendo uno potrebbe dire anche questo attraverso l'uso delle virgole. Ecco, l'espansione ha questa caratteristica. È un sintagma accessorio legato a tutto il nucleo di frase. Detto ciò, provo a proporre un'idea di progettazione triennale, quella che io uso ormai da quattro anni, che è questa. Innanzitutto parto da quello che vediamo graficamente senza andare a leggere i dettagli, un cerchio. Non possiamo pensare che la grammatica sia uno studio sequenziale, ma dobbiamo pensare sempre alla grammatica e alla riflessione sulla lingua come uno studio circolare. Ecco, cosa andare a fare? Andare a fare, io, cosa andare a fare? Io propongo questo alle mie classi. In prima partiamo dalla formazione delle parole, capiamo che noi comunichiamo attraverso parole. Poi ci chiediamo, ma queste parole come le usiamo? Ah, le usiamo insieme per costruire delle frasi. Ma qual è l'elemento, l'unità base di una frase? È la singola parola? Facciamo delle prove? No. è il sintagma. Ecco, se il sintagma è l'unità minima di formazione delle frasi e noi comunichiamo con frasi o enunciati, e qua c'è un'altra distinzione che non tratterò, ecco allora che forse prima che dalla morfologia potremmo partire appunto dalla sintassi, o meglio, si parte dal verbo e insieme al verbo si fa il lavoro che vi ho proposto prima. Cioè si arriva a quel livello lì, a capire che il verbo chiama a sé degli altri elementi. dopodiché in prima si può continuare attraverso appunto lo studio delle altre parti del discorso la classe seconda la classe seconda vede il consolidarsi appunto gli elementi base di grammatica valenziale un affondo sui predicati quindi il predicato verbale il predicato nominale e il predicato con verbi copulativi o predicato copulativo e infine si vanno ad analizzare quelli che si chiamano ancora complementi, che adesso dopo andremo un po'a vedere se ha senso chiamare complementi o no, che io qua appunto ho messo come relazioni informative, ma dedico davvero diciamo il passaggio successivo a questa riflessione. In terza invece analisi della frase complessa e poi io dedico il mese sostanzialmente di maggio ad alcuni approfondimenti di sociolinguistica. ma molto basilari, cioè cosa vuol dire registro, cosa vuol dire lingua, cosa vuol dire dialetto, italiano standard, italiano regionale, ma sono temi, aspetti linguistici che abbiamo già affrontato nel corso del triennio in modo, diciamo, implicito, occasionale. Andiamo a sistematizzarli. Ecco, un cerchio, perché queste esperienze circolarmente vengono messe in campo. Un cerchio che non finisce lì è aperto. e soprattutto che vede nei laboratori di lettura e scrittura, quindi nelle altre ore dedicate alla lettura e alla scrittura, quelli che tanti di noi chiamano antologia, epica, produzione scritta, letteratura, ecco in quelle ore è sempre possibile fare riflessione sulla lingua, è sempre possibile lavorare sul lessico, sulla storia linguistica, ma proprio fare quella che si chiama grammatica in contesto. La questione dei complementi, che quando si parla di grammatica valenziale è sempre molto spinosa. Una grammatica valenziale pura ovviamente non vorrebbe una riflessione profonda sui complementi. Ma andiamo a capire perché. Il nodo della questione è questo qui. Noi parliamo spesso di analisi logica intendendo la sintassi, quando in realtà la nostra analisi logica, che ha delle sue assolutamente... positività non è tanto un'analisi di struttura linguistica ma è un'analisi semantica perché io vado a vedere che tipo di informazioni mi danno i sintagmi invece l'analisi valenziale mi fa proprio lavorare sulla sintassi sintaxis come dicevo prima sulla struttura ecco che se io ho capito la struttura successivamente posso andare a lavorare sul passaggio dopo che allora dire ma questi benedetti sintagmi che tipo di informazioni mi danno? Ecco qua prendo un altro testo importante per la grammatica valenziale che sono tutti gli studi che ha fatto Michele Prandi con Cristiana De Santis dal loro manuale di linguistica e di grammatica italiana. Loro in un box a latere dicono nella tradizione grammaticale italiana la distinzione tra nucleo e periferia della frase è oscurato dall'uso indiscriminato della categoria di complemento. Complemento vorrebbe dire che completa. Si parla di complemento sia per l'oggetto diretto, che è un argomento del verbo, quindi serve sempre al verbo per completare il suo significato, sia per il tempo e la causa, che invece sono espansioni del processo, cioè ci collocano il piccolo dramma nel tempo, oppure ce ne dicono la causa, sia per il complemento di specificazione, che invece espande solitamente un nome. Altre tradizioni grammaticali sono più attente. La grammatica francese, perché studiate francese, si potrà ricordare i famosi COD, eccetera, oggetti, complemento oggetto diretto, complemento oggetto indiretto, proprio perché si ispira a tessnier, distingue i complément, che sono gli argomenti del verbo, dai circonstantiels, che invece appartengono ai margini, appartengono a ciò che c'è fuori dal nucleo di frase. Ecco. Eliminare i complementi, io non sono d'accordo, perché penso che i complementi e regionare sui complementi possa essere assolutamente importante, se non fondamentale, per affinare l'abilità di comprensione del testo. Perché lavorare sui sintagmi e capirne il loro significato in termini di quale informazione mi offrono è importantissimo per riuscire a comprendere un testo. Quindi qua vi dico, eliminate il complemento oggetto e i complementi predicativi. Tutti gli altri cosiddetti complementi sono caratterizzati dall'istribuire non tanto una caratteristica prettamente sintattica. quanto più semantico funzionale cioè aiutano a capire che un determinato sintagma offre una determinata informazione che via via possiamo ovviamente etichettare specificazione, tempo, luogo e così via quindi i complementi non completano nulla i complementi esprimono relazioni informative che talora appunto possono essere confuse sono ambigue, Sabatini scrive quel bellissimo articolo... Che ce ne facciamo dei complementi sostanzialmente? A che cosa servono i complementi? Molto provocatorio, perché i complementi nella sintassi ci servono poco a niente, intesi come li intendiamo noi. I complementi servono se noi li utilizziamo in funzione della semantica e della comprensione del testo. Relazioni informative che talora possono essere confuse e ambigue, poiché le frasi su cui spesso operiamo Sono contesti comunicativi artificiali e fittizi. Decidere alcune volte se un complemento è uno o l'altro è davvero faticoso perché ci manca il contesto. Ecco qua l'importanza di progettare appunto i laboratori di grammatica in contesto, quindi nelle esperienze di lettura e scrittura. Ecco un modo per unire tradizione, quindi tradizione e grammatica valenziale, un esempio di integrazione fra modelli. Durante la lezione il maestro di scienze ha spiegato la cellula, frase. Bene, parto da ha spiegato, mi chiedo che quante valenze abbia questo verbo. Ha spiegato è appunto un verbo che necessita chi ha spiegato e che cosa ha spiegato. Quindi... Il maestro soggetto, che cosa ha spiegato? La cellula. Poi mi devo chiedere, di scienze e durante la lezione dove li metto? Beh, il maestro di scienze, di scienze circostante perché si lega esclusivamente al maestro. Durante la lezione invece si lega tutto il nucleo di frase perché mi spiega quando questo petit drame è stato messo in scena. E qua la valenziale pura. Cosa propongo io di solito? Bene. Andiamo a vedere i sintagmi in particolare, gli oggetti indiretti, le espansioni e i circostanti. Che tipo di relazione informativa hanno? Che cosa ci stanno dicendo? Quale informazione ci stanno veicolando? Durante la lezione ci sta veicolando il momento in cui questa cosa è successa, questo piccolo dramma è avvenuto. Durante la lezione appunto è un tempo determinato. Di scienza invece che cosa va a specificare l'insegnamento del maestro? Quindi è una specificazione. Ah, qua provo a rispondere a delle domande che mi sono state fatte in passato, in altre occasioni. Ma questo metodo è difficile. Ecco, spesso la difficoltà è data dal fatto che bisogna entrarci dentro, come in tutte le cose. Quando uno è dentro, sperimenta, lavora. ci maneggia nasce la facilità nasce anche la facilità nel lavorarci con i ragazzi io lo ammetto il primo anno che ho sperimentato ho sbagliato qualcosa l'ho sbagliato non lo farei mai in quel modo ma da quegli errori oggi ritengo di lavorare sulla grammatica valenziale in un modo direi accettabile ecco quindi grammatica valenziale e bisogni educativi speciali qui ho citato La notar Bartolo che in un suo intervento scrive e dice che proprio grazie a queste caratteristiche visive della grammatica valenziale è possibile avvicinare alla comprensione linguistica ragazzi che hanno bisogno educativi speciali. in particolare anche ragazzi con disturbi specifici di apprendimento e l'esperienza me l'ha sempre testimoniato perché cosa fa la grammatica valenziale attraverso la visualizzazione avvicina quella struttura che cognitivamente bisognerebbe immaginarsi nella testa e quindi uno sforzo cognitivo molto importante attraverso lo scritto Attraverso il disegno, attraverso la visualizzazione, attraverso la costruzione con le mani e la penna di quello che accade nel mio cervello. Perché è questo che fa la grammatica valenziale, prova a mettere su carta il processo di formazione della frase. Cosa che non avviene con l'analisi logica classica, perché il mettere in colonna o il guardare in orizzontale È un processo anormale, perché noi non pensiamo le frasi in quel modo. Noi non le pensiamo in modo verticale o orizzontale. Noi le pensiamo sempre in modo sistemico. E la grammatica valenziale cerca di rappresentare questo sistema. Ovviamente semplificandolo, perché non possiamo riprodurre esattamente ciò che i nostri neuroni fanno. Ecco, per concludere, i perché profondi. Li ho messi alla fine, ma sono motori, ecco, hanno la doppia valenza, sono motori ma anche obiettivi. E parto da un'immagine. Questa è una prova di verifica svolta alla fine della classe seconda. Io di solito faccio prove onnicomprensive, quindi loro sanno che ciò che ho spiegato il primo giorno di scuola se lo troveranno fino all'ultimo giorno. o meglio, ciò che ho spiegato, ciò che abbiamo fatto nell'idea di bottega linguistica. E qua vediamo ciò che vuol dire lavorare con la grammatica valenziale. Due quesiti stile invalsi, solitamente ai ragazzi è chiesto non solo di rispondere alle crocette, ma su foglio protocollo di motivare le loro risposte. Qua troviamo i ragionamenti. Nella prima abbiamo proprio un ragionamento che parte dall'etimologia. Lei dice... Ah, preposizione, allora abbiamo detto in classe che preposizione, dividendo la parola e pre, poi dice pongo, vabbè, ci sta, il latino non lo sapeva, prepono, vuol dire che precede qualcosa, di solito è un nome, scrive anche aggettivo, che è diciamo non vero, però attraverso questo ragionamento arriva a individuare la risposta, mentre negli altri le escludi perché non precede nulla. Ancora più interessante l'esercizio successivo perché... In questo caso, per riuscire a risolvere quello che è il quesito più sbagliato nella storia degli invalsi, lei cosa fa? Si fa la valenziale veloce di ogni frase. E attraverso la valenziale questo esercizio che se non erro ha 23-25% di risposte corrette a livello nazionale. L'invalso si considera corretto quando tutti gli item sono corretti, quindi A, B, C, D, E, F devono essere tutte corrette. Quindi un quesito davvero faticoso per tantissimi. Lei è riuscita a farlo giusto applicando la grammatica valenziale. È la migliore della classe? No, è una ragazza normale che lavora, ci prova e mette in pratica quello che è l'obiettivo. È la riflessione sulla lingua. Dice De Mauro, evviva! Sempre la grammatica esplicita o vissuta, e viva, come chiedevano le dieci tesi. Un curriculum grammaticale alleggerito rispetto a ciò che la consuetudine chiedeva nelle scuole elementari. Appesantito, o anzi, creato ex novo nella scuola media superiore. Antigrammaticalista è chi, per interessi editoriali o personali, pensa solo a fare la grammatica per la classe quarta, la grammatica per la terza media, e se ne infischia di tutto. tutto il resto. E il tutto il resto che cos'è? Tutto il resto è la riflessione sulla lingua. E la riflessione sulla lingua permette questo, permette l'acquisizione di una competenza linguistica che significa libertà. Ecco, per me dietro tutto questo lavoro c'è uno sfondo pedagogico importantissimo, importantissimo, che è quello di... abilitare studenti e studentesse ad acquisire una competenza linguistica che significa a diventare padroni della propria vita, delle proprie scelte, perché capire ciò che l'altro mi dice e riuscire ad esprimere i miei bisogni, i miei diritti, mi dà la libertà. Due modelli principali sono appunto Paolo Freire e Don Milani, che Giorgio Chiosso in molti suoi studi chiama appunto i pedagogisti della parola, perché la parola in qualche modo davvero rende liberi. Ecco, con questo io ho un po'concluso quello che volevo raccontarvi oggi, che è un'introduzione ai significati profondi, secondo me, della grammatica valenziale e appunto... un modo per introdurci. Lascio quindi un attimo la parola a Paola. Grazie, grazie tantissimo Alessio. Devo dire che la grammatica valenziale piace, i commenti sono molteplici, per cui parto già subito a caldo con le domande che ti vengono rivolte. Ma quindi bisogna necessariamente operare una scelta tra grammatica tradizionale, tra grammatica normativa e grammatica valenziale? Ma io direi di no. Nel senso che quello che ho provato anche un po'a dire qua quando parlavo di integrazione fra i due modelli è il contrario, cioè non eliminiamo ciò che c'è di buono nella nostra storia didattica dell'insegnamento della lingua italiana, ma lavoriamo a un'integrazione, capendo però che alcune cose che si sono sempre dette e spesso si dicono sono anche errori scientifici. Quando noi diciamo che il soggetto è colui che compie l'azione, diciamo una mezza verità, perché in tante occasioni non è lui che compie l'azione. E quindi è importante lavorare proprio secondo me in modo integrato. Io parlo spesso di didattica eclettica. Fossilizzarsi su un metodo solo significa chiudersi. Invece aprirsi a più esperienze e costruire, cucirsi su di sé. Cioè non c'è la ricetta perfetta. Ogni insegnante cuce un po'su di sé. Io stesso ovviamente faccio anche uso della grammatica normativa, non la escludo, ma provo a metterla in dialogo. con la grammatica valenziale, che sì è il mio punto di riferimento principale, ma non unico. Seriani è sempre con me, che ha scritto delle bellissime grammatiche, appunto quelle pubblicate per Utrata, eccetera, grammatiche dell'italiano, ma così come tantissimi altri. Un'altra domanda, la ricerca delle valenze è complicata, ci sono degli strumenti utili da consultare? Hai dei suggerimenti da dare? È una domanda assolutamente, direi, appropriata, perché è vero, alcune volte è complesso. Innanzitutto non bisogna mai pensare che io debba cercare una valenza pura, quindi quando ho solo il verbo. Quegli esercizi che a volte ci sono in alcuni libri che ho visto, metto un verbo, mangiare, facciamo scrivere, metto scrivere. Eh, una minuta, cosa vuol dire scrivere? Perché io posso voler dire Luca scrive, nel senso che Luca fa lo scrittore. e quindi il verbo sarà monovalente, perché in quel momento significa essere uno scrittore, essere un romanziere magari. Luca scrive un tema, qua è bivalente perché scrive l'azione di scrivere un qualcosa. Luca scrive una lettera a Maria, in questo caso ha un'altra valenza ancora. Quindi, innanzitutto, questo è ottimo perché l'idea non è di incasellare i verbi nelle valenze, ma utilizzare la grammatica valenziale per riflettere sulla lingua. E quindi io abilito i ragazzi a ragionare sul significato del verbo. Poi esistono strumenti? Sì, esiste uno strumento bellissimo che è il dizionario di Sabatini Coletti che trovate online tra i dizionari del Corriere della Sera che presenza a seconda del significato del verbo tutte le valenze possibili. Io di solito non subito in prima ma d'abitudine in seconda quando faccio la parte di... diciamo revisione ripasso, lo faccio vedere e faccio scoprire un po'come utilizzarlo perché lui utilizza questa dicitura solitamente SOG per soggetto, poi mette V per verbo e poi ARG per l'oggetto diretto PREP ARG per l'oggetto indiretto perché appunto è tale perché ha una preposizione. Intanto ti ringrazio alla professoressa Miriam Berta che ci segue anche in alto webinar proprio perché anche lei dice usa il dizionario sabatini e coletti e anche silvia appogna anche che ti ringrazia davvero ma ti chiedono esiste un eserciziario di grammatica valenziale oltre a quello che naturalmente farai per noi per dire scrivere allora esistono paola però sono legati ad altre case editrice ma non sono eserciziari to cure nel senso quello che c'è oggi L'unico testo vero e proprio di grammatica valenza, posso dirlo, vero il titolo? Si può dire o no? Sì, certo. Sì, nel senso che è quello pubblicato da Sabatini, pubblicato da Sabatini ma che fa un uso della grammatica valenza, per me è un libro bellissimo, ma per me la fatica di quel libro è che è un libro più adatto a un insegnante che a uno studente e con davvero, se parliamo proprio di esercizi, un numero molto limitato di esercizi, tanto è dato al lavoro degli insegnanti. Quindi non c'è ancora, va bene Paola? Ecco, per questo che cerchiamo di coprire queste esigenze. Allora, ti ringraziano e dice che appunto anche la professoressa Cutri ha notato miglioramenti, ti chiede, nella produzione scritta dei suoi alunni utilizzando il modello valenziale nella riflessione linguistica? Assolutamente sì, nel senso che è un modo proprio per abilitarli a pensare. Penso alla primaria. faccio una parentesi, ho letto prima velocemente qualcuno che chiedeva qualcosa per la primaria. Io da due anni faccio un laboratorio di due ore settimanali alla scuola primaria con le insegnanti proprio sulla grammatica valenziale in quinta e il percorso è sempre questo, dal verbo, dalla parola al testo. Adesso stiamo facendo appunto l'ultima parte che è una scrittura autobiografica. appunto in writing workshop, dove questo lavoro sulla valenziale diventa importantissimo, soprattutto quando iniziano a scrivere e hanno fatica di scrittura, perché io a volte chiedo, ragazzi, ma fai un attimo la valenziale di fianco, perché non ti sei perso dei pezzi importanti da dover dire, e quindi magari un oggetto diretto se n'era andato. Sì, quindi la risposta è sì. Ma perché sì? Perché abilita a vedere la frase. Cioè sono tutti processi che noi non possiamo dire, non possiamo verificare con dei test scritti, ma la metacognizione è questa, cioè abilitare a, diciamo, alla plasticità del cervello ad adattarsi agli input e gli stimoli che ricevono. Me lo dicono soprattutto i ragazzi del liceo, che ormai ho salutato, quanto l'utilizzo della grammatica valenziale sia stato loro poi utile sia nella scrittura perché gli aiutava. a fare autoriflessione, autocorrezione sia poi invece nella traduzione per chi ha scelto di fare latino e greco ad esempio allora infatti riprendo quelle anche tu ho visto che hai letto in chat i commenti perché chiedono anche di approfondire maggiormente l'argomento ricordo e colgo l'occasione anche per salutare Romina Ramazzotti che ho visto che mandava appunto... Un messaggio per ricordare che appunto sia con Alessio ma con Romina anche da settembre vi proporremo sempre legati alla grammatica di Rescrivere cinque laboratori della durata appunto di un'ora e mezza proprio su cinque percorsi legati al volume comunicazione, testi e scritture quindi sulle tipologie testuali legate al riassunto, al testo narrativo, al testo descrittivo, al testo espositivo, al testo... argomentativo presenti appunto nel volume di comunicazione e scrittura di dire e scrivere. Questo sarà un ottimo spunto invece per riprendere, secondo me, visto l'entusiasmo e visto i commenti che ci sono sullacciati, anche un approfondimento ulteriore dei percorsi di grammatica valenziale che sta iscrivendo Alessio e che saranno a disposizione da settore. proprio legati a questa grammatica e quindi un ulteriore webinar, più che altro forse un meet laboratorio dove c'è un contatto anche più diretto con il docente, c'è un confronto anche più operativo, che poi è spunto anche per curvare le grammatiche sulle esigenze della didattica che hanno i docenti oggi in classe, quindi orientarli anche sul tipo di grammatica e di esigenze che riscontrano con le classi che hanno oggi. Quindi sicuramente è uno spunto e anziché penso di fare Meet Labora 5, ne proporremo un altro appunto sulla grammatica valenziale. Intanto leggo i commenti che ti ringraziano perché effettivamente è un approccio, cioè un... un'introduzione, ma sicuramente faremo dei webinar proprio formativi, curvati sulla nostra grammatica e naturalmente proprio più articolati e non di 45 minuti, ma quindi più ricchi. Io ti ringrazio tantissimo, vedo che comunque i commenti sono entusiasti, quindi mi rassicuro sui miei tentativi non libreschi, ma sulle domande a partire dal sintagma. Bella l'idea dell'azione teatrale, ce ne sono tanti di commenti positivi, grazie Alessio, grazie a tutti anche per aver partecipato a questo webinar. Nel frattempo organizziamo per settembre a questo punto sei Meet Laboratorio sulla grammatica dire e scrivere e quindi anche sul writing e reading legato alla grammatica. Grazie mille Alessio per il tuo contributo e grazie a tutti per la partecipazione. A presto. Musica