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Riflessioni sul Capitolo 25 dei Promessi Sposi

ciao sono patrick sharif e voglio salutare alicia novello è la seconda b del liceo scientifico cavalleri di parabiago oggi vediamo in quattro punti il capitolo 25 dei promessi sposi la prima cosa da dire riguarda la partenza di don rodrigo che lascia il paese per dirigersi a milano ricordiamo che don rodrigo è rimasto stupito è infastidito dagli imprevisti sviluppi che ha avuto la vicenda del rapimento di lucia e quando apprende la notizia della sua liberazione si rinchiude per due giorni nel suo palazzotto mentre il terzo giorno decide di lasciare il paese ed andare a milano don rodrigo non fa questo per paura dei suoi paesani e ne avrebbe dovuto avere in quanto i paesani hanno cominciato a riversare odio verso don rodrigo e tutte le persone a lui vicino ovviamente i paesani non manifestano apertamente questo odio e questo disprezzo a don rodrigo perché hanno paura adesso i bravi allo stesso modo non lo manifestano nei confronti del podestà in quanto temono i birri che il podestà a sua disposizione ma i paesani possono sfogarsi liberamente contro l'avvocato azzeccagarbugli il quale viene additato apertamente per strada e ricoperto di improperi e di insulti queste manifestazioni di disprezzo nei confronti di don rodrigo sono dovuti al fatto che i timori nei suoi confronti è diminuito infatti il signorotto appare ridicolo e piccolo quando viene confrontato agli altri protagonisti della storia ossia il cardinale borromeo e li nominato ad ogni modo don rodrigo lascia il paese non per paura dei paesani anzi lui avrebbe voluto dare apertamente una lezione a qualcuno di loro ma lascia il paese perché non vuole incontrare il cardinale borromeo la notizia dell'imminente arrivo del cardinale al paese di renzo e lucia rete don rodrigo in difficoltà infatti don rodrigo come abbiamo visto nei capitoli precedenti a differenza dell'illuminato scende a compromessi è interessato a mantenere legami di amicizia e legami politici con i personaggi più ragguardevoli e con gli uomini del potere e soprattutto don rodrigo deve compiacere il conte zio membro del consiglio segreto di milano e dunque don rodrigo sa benissimo che quando il cardinale borromeo arriverà al paese lui è tenuto a fare una dimostrazione pubblica è tenuto ad omaggiare pubblicamente il cardinale e don rodrigo vista la storia del rapimento di lucia è la successiva liberazione senti un grande imbarazzo a fare una cosa simile e così per evitare problemi decide di andare a milano il narratore paragona la partenza di don rodrigo a quella di catilina che lascia a roma entrambi i personaggi hanno in comune il fatto che nel momento in cui lasciano la città giurano di ritornarvi per vendicarsi dei torti e delle ingiurie subite la similitudine è chiaramente ironica in quanto tra don rodrigo e catilina in un'enorme sproporzione la mediocrità di don rodrigo emerge anche nel momento in cui la sua figura viene accostata a quella dell'illuminato tra i due personaggi infatti vi è un'enorme sproporzione a livello di levatura morale una mediocrità che come abbiamo già detto i paesani stessi avevano percepito nel momento in cui hanno appreso tutta la vicenda del rapimento e della liberazione di lucia la seconda cosa da dire riguarda l'arrivo del cardinale al paese di luci agnese e dona buio si tratta di un evento festoso è per l'occasione tutto il paese viene addobbato all'ingresso del paese viene montato una sorta di arco rudimentale fatto di erbe e pie e la chiesa viene decorata con dei tendaggi appesi sulla facciata mentre alle finestre delle case vengono appesi dei lenzuoli o delle fasce di neonato quando il cardinale arriva tutta la folla che lo attendeva in strada guidata da don abbondio gli corre incontro e si accalca attorno al suo corteo i membri del corteo del cardinale che sta viaggiando dentro la portantina devono faticare per tenere a bada la folla si tratta di una scena molto frequente durante le visite pastorali di borromeo una scena per la cui descrizione l'autore si è ispirato ai documenti storici dell'epoca che appunto descrivevano tale situazione l'autore inoltre città anche il primo ingresso nel duomo di milano del cardinale borromeo durante tale ingresso don romeo aveva infatti rischiato di essere schiacciato dalla folla e il cardinale riuscì a salvarsi grazie all'intervento di due sacerdoti che lo sollevarono di peso e lo portarono all'interno del duomo la terza cosa da dire riguardo a don ferrante è donna prassede si tratta di due nobili milanesi che sono venuti a trascorrere un breve periodo di villeggiatura nel paese in cui si trova la casa del sarto riguardo a don ferrante l'autore ci fornirà un ironico ritratto del personaggio nel capitolo 27 nel capitolo 25 invece apprendiamo alcune cose riguardo donna prassede apprendiamo che donna prassede fa del bene al prossimo ma non lo fa per spirito caritatevole bensì per puntiglio personale è per questo motivo mette spesso in scena dei comportamenti grotteschi oppure ricorre a mezzi sconvenienti appare così grottesca e inopportuna donna prassede ha saputo della storia di lucia e sa che il card male sta cercando un rifugio sicuro per la ragazza così insieme al marito don ferrante si propone di dare il rifugio a lucia donna tra sede ha in progetto l'idea di mettere lucia sulla buona strada in quanto crede che lucia sia una cattiva ragazza che si sia innamorata che abbia perso la testa per un poco di buono come renzo un fuggitivo un ricercato dalla legge inoltre pensa che lucia reciti è che dietro quella ritrosia quella timidezza e quella gentilezza propria di lucia si nasconde invece un animo caparbio e seguito vedremo come donna prassede risulti grottesca in questo suo tentativo di aiutare lucia infatti donna prassede farà di tutto per far dimenticare renzo a lucia per fare in modo che la ragazza smetta di pensare al suo ragazzo ma proprio facendo questo lucia penserà maggiormente a renzo e soffrirà ancora di più in quanto lucia come abbiamo visto nel capitolo precedente vuole togliersi dalla testa a renzo poiché renzo rappresenta un ostacolo al rispetto del voto di castità che lucia ha fatto alla madonna l'ultima cosa da dire riguardo i rimproveri del cardinale borromeo alla fine del capitolo il cardinale borromeo rimprovera aspramente don abbondio per non aver fatto il suo dovere nello specifico gli errori del curato sono quello di essersi fatto vincere dalla paura quello di non aver implorato dio per ottenere coraggio è quello di non aver sacrificato la propria vita per quella dei suoi parrocchiani tra i due personaggi c'è una sproporzione evidente il cardinale borromeo è un uomo animato da una vivissima fede che ha un altissimo concetto della missione pastorale don abbondio invece è un uomo meschino pauroso che pensa ma solo alla propria vita ai propri interessi e non vuole in alcun modo sacrificarsi per gli altri questa sproporzione è chiara anche nel linguaggio adottato dai due personaggi il cardinale borromeo parla con una lingua è levata solenne ricca di citazioni delle sacre scritture don abbondio invece fa da contrappunto comico con degli a parte in cui pensa tra se esse e trova incomprensibile che al cardinale borromeo stia più a cuore l'amore tra due giovani che la vita di un sacerdote il colloquio si interrompe alla fine del capitolo in un'atmosfera di attesa è sospensione e verrà ripreso all'inizio del capitolo successivo i rimproveri dal cardinale appaiono tuttavia eccessivi sproporzionati in quanto il cardinale borromeo è don abbondio sono due personaggi completamente diversi che vivono delle vite totalmente diverse il cardinale borromeo infatti è un uomo ricco e un nobile e vive circondato da privilegi e dunque non si troverà mai ad affrontare quelle situazioni che sono costretti ad affrontare quotidianamente don abbondio e tutti gli altri parroci che contesti rurali contesti in cui i parroci devono confrontarsi con la signoria del tirannello locale il cardinale borromeo invece non sarà mai esposto ai soprusi e alle minacce di un aristocratico come don rodrigo tale sproporzione è percepita da dona voglio che infatti dice che bisognerebbe essere nei panni di un povero prete e a queste parole il cardinale borromeo non rimprovera il curato ma confessa la triste condizione di chi esercita la sua attività il cardinale borromeo sa benissimo infatti che sono stato sociale è la distanza che lo separa dagli altri parroci di paese non gli consentiranno mai di vivere quelle determinate situazioni e tuttavia il cardinale sa che lui deve dare l'esempio in altre parole il cardinale borromeo deve correggere gli errori dei parroci il lettore moderno prova sproporzionati i rimproveri del cardinale borromeo infatti agli occhi del lettore moderno don abbondio e si colpevole per aver mancato al proprio dovere ma allo stesso tempo la sua colpa risulta giustificata in quanto è dovuta al contesto oggettivo in cui il curato si trova ad operare don abbondio infatti è solo è lasciato solo dalle istituzioni don abbondio sa benissimo che la giustizia non lo proteggerà in quanto la giustizia è connivente con don rodrigo ne è un esempio il podestà che amico del signorotto oppure l'avvocato azzeccagarbugli che è pronto a trovare delle scappatoie legali per tirare fuori dai guai don rodrigo allo stesso modo la chiesa lascia solo don abbondio anche la chiesa intrattiene dei legami ambigui co al potere politico come abbiamo visto in occasione del colloquio tra il conte zio e il padre provinciale dei cappuccini colloquio in cui quest'ultimo alla fine cede alle pressioni del conte zio e decide di far trasferire in una città lontana fra cristoforo inoltre anche una figura straordinaria come quella del cardinale borromeo non può assicurare l'incolumità di don abbondio infatti don abbondio abbiamo visto nei capitoli precedenti dice che il cardinale non può essere dappertutto don abbondio sarà dunque di essere solo e nel momento in cui viene minacciato da don rodrigo che una persona nota per non minacciare invano il curato abbandonato dalle istituzioni deve fare affidamento solo sulle proprie forze è cosciente di questo sceglie di venir meno al proprio dovere pur di salvarsi la vita per manzoni invece al contrario del lettore moderno dona bongio è colpevole di fronte alla sua coscienza e don abbondio non può avere nessuna giustificazione dal contesto storico sociale o politico in cui si trova ad operare in quanto don abbondio aveva la libertà di scelta poteva scegliere se essere un eroe e dunque fare il proprio dovere e sposare renzo e lucia oppure poteva scegliere di essere un vile e dunque salvarsi la vita e non fare il proprio dovere e don abbondio appunto scelto di essere un vile e dunque è colpevole in quanto non ha fatto il proprio dovere e si è sottomesso all'iniquità tale visione manzoniana air influenzata dal pensiero cristiano giansenista e divideva gli uomini in eletti e colpevoli e dava un gran peso alla responsabilità morale dell'individuo ciascuno è solo davanti al male del mondo ed è responsabile delle proprie azioni il sacerdote inoltre è un soldato della milizia di cristo e deve essere pronto a sacrificarsi se necessario pur di fare il proprio dovere il sacerdote non può e non deve pretendere di essere salvato dall istituzione a cui appartiene e non è un caso che cardinale rimproverando don abbondio tiri fuori come esempio proprio quello dei martiri con questo concluso condividi video iscriviti al canale e noi ci vediamo al capitolo 26 in bocca al lupo