La politica economica della sinistra storica, soprattutto dopo il 1887, fu improntata a misure di tipo protezionistico. Il motivo fondamentale di tale svolta va identificato nella grave crisi agraria che si era battuta nel paese negli anni precedenti, la quale aveva favorito la nascita di una sorta di partito degli agrari, i quali pressavano sempre più il governo per ottenere l'imposizione di dazzi sul grano di importazione, in modo da favorire il prodotto interno. Allo stesso modo era nato anche un partito degli industrialisti, che aveva il suo nucleo portante negli imprenditori settentrionali, capeggiati da Alessandro Rossi, il proprietario di una delle maggiori imprese tessili italiane che si trovava vicino Vicenza, a Schio. Un po'tutti gli imprenditori italiani infatti attribuivano al libero scambio difeso dalla destra storica la responsabilità della stagnazione dell'apparato industriale italiano e ritenevano che il ritardo economico in Italia si sarebbe potuto colmare solo...
proteggendo invece l'industria nazionale dalla concorrenza straniera. La convergenza di interessi tra agrari e imprenditori indussero il governo a introdurre nel 1887 un'alta tariffa. fadoganale sul grano, sullo zucchero e su vari prodotti industriali.
Questa scelta protezionistica ebbe anche degli effetti negativi, tra cui l'aumento del prezzo del pane e della pasta, e soprattutto i danni subiti dalle colture d'esportazione meridionali, soprattutto a causa della vera e propria guerra commerciale che si aprì con la Francia nel 1888. D'altra parte però le conseguenze furono positive in campo industriale, perché le tariffe dell'87 consentirono ai nostri imprenditori, soprattutto quelli del comparto tessile e meccanico, di operare sul mercato interno. al riparo della concorrenza straniera. È evidente che i governi della sinistra storica, scegliendo una politica di tipo protezionista, seguivano una visione del paese di tipo industriale, cioè che puntava a sviluppare un apparato industriale in grado di portare l'Italia a competere con le economie europee più avanzate.
E infatti, gli anni della sinistra storica furono caratterizzati da un certo impulso dato all'industria di base, soprattutto quella siderurgica. Si iniziò in questi anni la produzione su larga scala dell'acciaio. Famosa a tal proposito è l'acciaieria di Terni, così come un altro grande centro di Bagnoli, presso Napoli.
Nell'86 nasceva, per esempio, l'industria metalmeccanica a Breda, mentre nell'ambito chimico... ricordiamo la Pirelli che era nata nel 1872. Sempre nello stesso periodo si registra un ampliamento della rete stradale e ferroviaria, si apre il traforo ferroviario del San Gottardo che riusciva a mettere il settentrione d'Italia in comunicazione con l'Europa centrale. Insomma, l'Italia poneva così le basi per il suo decollo industriale dopo anni di ritardo. Per ciò che riguarda la politica estera della sinistra storica sono due gli elementi che vanno sottolineati.
Il primo riguarda un cambiamento repentino di alleanze internazionali e il secondo invece le grandi spedizioni coloniali che per la prima volta l'Italia si accingeva a compiere. Sul piano dello scacchiere internazionale, la sinistra attuò un cambiamento di rotta repentino rispetto alla destra, che comunque aveva mantenuto i rapporti positivi con la Francia. De Pretis, invece, si avvicina all'Austria-Ungheria e alla Germania, firmando una alleanza detta Triplice Alleanza nel 1882. Quest'alleanza, questo patto, prevedeva un intervento di reciproca difesa in caso di aggressione da parte di altre potenze, in particolare della Francia. In effetti le relazioni italiane con la Francia si erano incattivite per ragioni sia commerciali che politiche. Infatti nel 1881 la Francia si era impadronita della Tunisia, alla quale il nostro paese guardava con interesse e dove vivevano varie migliaia di connazionali.
Questo fu considerato un pesante scacco per il governo italiano. Ed inoltre sulla decisione di stringere la triplice alleanza giocò anche un fattore determinante il desiderio del re Umberto I di frenare il movimento anti-austriaco ancora presente nel paese, il cosiddetto irredentismo. Si trattava di un movimento ovviamente di orientamento mazziniano repubblicano che rivendicava all'Italia quelle terre ancora irredente. cioè il Trentino e la Venezia Giulia che erano rimaste sotto l'impero austriaco dopo la guerra del 1866. Ma in realtà dopo la triplice alleanza le rivendicazioni irredentiste risultarono ancora più inasprite. Come dicevamo, il secondo pilastro della politica estera della sinistra storica è costituito dall'esperienza coloniale.
In quegli anni infatti si era accresciuto il bilancio per le spese militari, perché l'Italia aveva creato una flotta da guerra in modo da garantirsi una difesa nazionale, ma anche per attuare una politica di espansione coloniale, chiaramente per ragioni di prestigio internazionale. Così anche l'Italia decise di partecipare al cosiddetto Scramble for Africa, puntando specificamente sulla regione del Corno d'Africa. L'espressione Scramble for Africa, traducibile letteralmente in Sgomitare per l'Africa, identifica quella spartizione dell'Africa che si verificò a cavallo tra 800 e 900 da parte delle grandi potenze europee e chiaramente inaugurando un periodo di nuovo imperialismo. L'Italia scelse di puntare sul corno d'Africa poiché era una delle poche aree del continente africano non ancora occupate. L'esordio coloniale italiano non ebbe un esito molto felice, muovendo dalla Baia di Assab sul Mar Rosso.
le truppe italiane dapprima occuparono nel 1885 la città di Massawa, in Eritrea, ma un ulteriore tentativo di penetrazione verso l'interno provocò la reazione del Nebus, ossia dell'imperatore, della confinante Etiopia, o come si chiamava all'epoca Abissinia. Così il 26 gennaio del 1887 a Dogali, una località presso Massawa. Un contingente italiano di 500 uomini fu attaccato e distrutto. L'impresa coloniale italiana continuò durante il secondo governo di Crispi, il quale ricercava il consenso popolare con il...
mito di un'Italia grande potenza, in piena sintonia con quel nuovo sentimento di nazionalismo che si consolidava. Un nazionalismo fortemente aggressivo, legato a un'idea di nazione basata sulla potenza. di uno stato.
Lungo il corso degli anni Ottanta così gli italiani riescono a conquistare dei possedimenti e nel 1889 questi possedimenti vengono riconosciuti ufficialmente dal Negus dell'Etiopia a Menelik attraverso il trattato di Uccialli. Quest'area prendeva il nome di Colonia Eritrea. Attraverso un altro trattato con i capi locali l'Italia era riuscita a ottenere anche il protettorato italiano su una parte della Somalia. Ma ad un certo punto i rapporti tra il governo italiano e quello etiope si vennero deteriorando quando Roma rivendicò il protettorato pure sull'Etiopia, basandosi su una controversa interpersonale.
del trattato di Uccialli. A questo punto, nel 95, Crispi cerca di risolvere la questione con le armi occupando direttamente la regione etiope del Tigre, entrando proprio in conflitto con Menelik. A questo punto il corpo di spedizione italiano, alquanto impreparato e mal guidato, subì una serie di gravi sconfitte, si ricorda la battaglia dell'Ambalagi e di Macallè. Così come la più grave di queste, cioè la battaglia di Adua, avvenuta nel primo di marzo del 1896. Morirono ben 7.000 soldati ed era la prima volta che un esercito coloniale veniva battuto da truppe indigene.
Il governo italiano dovette riconoscere così l'indipendenza dell'Etiopia e Crispi, travolto dall'indignazione per la sconfitta, fu costretto a dimettersi.