Ciao ragazzi! Oggi, puntata importantissima, me l'avete chiesto in tanti, parleremo esclusivamente del romanzo più famoso e studiato della produzione di Gabriele D'Annunzio, ovvero Il Piacere, pubblicato nel 1889, richiestissimo alla maturità e che rappresenta sicuramente il risultato migliore dell'estetismo italiano e anche, diciamo, la sintesi dell'int... intero periodo romano del poeta.
Divideremo la puntata in tre momenti, innanzitutto una breve introduzione, in seguito racconteremo la trama e infine tireremo qualche conclusione. Bene, partiamo! La scrittura del Piacere venne preceduta da una lunga lettura di testi stranieri da parte di D'Annunzio e in effetti il Piacere possiede molti aspetti in comune con il romanzo controcorrente di Huisman pubblicato cinque anni prima e viene inoltre paragonato con Il ritratto di Dorian Gray, immortale opera di Oscar Wilde, che però verrà pubblicato qualche mese dopo il romanzo di D'Annunzio.
Il piacere è un'opera molto autobiografica. Il protagonista della vicenda è il conte Andrea Sperelli, appartenente a un mondo aristocratico sfarzoso e sofisticato, ma anche privo di valori e ipocrita. Egli vuole mettere in pratica l'importantissimo insegnamento che gli ha lasciato il padre prima di morire, ovvero Fare della propria vita un'opera d'arte, ma fallirà perché non sa mettere in pratica un altro grande principio del padre, ovvero abere non aberi, è latino, significa possedere e non essere posseduto dalla ricchezza, dagli oggetti, ma anche dalle donne. Andrea Sperelli è dunque un esteta che fallisce, completamente privo di forza di volontà e in balia dell'istinto, dell'eros e della passione.
In lui il senso estetico è sempre più forte del senso morale. Vorrebbe realizzare due grandi progetti di vita. Da una parte, riuscire a produrre un'opera d'arte che sia un capolavoro puro, sublime, vitale.
Dall'altra, trovare la donna perfetta con cui scoprire quel piacere appunto che dà titolo al romanzo. Andrea Sperelli non riuscirà a raggiungere questi due obiettivi ed è per questo che il piacere può essere definito come la storia fallimentare di un progetto di vita. Con quest'opera d'annunzio vuole superare il romanzo naturalista e avvicinarsi alle nuove correnti che stanno sorgendo in Francia alla fine dell'Ottocento, in particolare il simbolismo.
E in effetti nel testo sono presenti alcuni simboli che ora vedremo raccontando la trama. A inizio romanzo il conte Andrea Sperelli è in trepida attesa di Elena Muti, con cui aveva avuto una relazione molto coinvolgente due anni prima, una donna fatale, molto sensuale, dalla conturbante carica erotica. A questo punto si apre un lungo flashback in cui ci viene raccontata la storia d'amore tra i due, il loro primo incontro, il corteggiamento, l'esplosione della passione e l'improvviso abbandono da parte di Elena che, avendo trovato un nuovo amante in un lord inglese di nome Edfield, era partita per l'Inghilterra sposandosi con lui.
Andrea a questo punto si era lasciato andare a una vita sregolata conquistando ben sette nobildonne, anche già sposate, scoperto da un marito era stato sfidato a duello e gravemente ferito da un colpo di schermo. Durante la convalescenza trascorsa a Schifanoia in Abruzzo, Andrea aveva riscoperto l'amore per l'arte e il desiderio di una vita più tranquilla. Qui aveva conosciuto la seconda figura femminile molto importante del romanzo, Maria Ferres, moglie di un diplomatico del Guatemala, che è l'esatto opposto di Elena Muti, ovvero una donna pura, amante dell'arte e della musica, intelligente, che riaccende un sentimento amoroso autentico in Andrea Sperelli. Maria resiste al corteggiamento del protagonista, che però, a poco a poco nel corso del romanzo, riuscirà a sedurla.
Qui finisce il lungo flashback, e il tempo della storia torna dove l'avevamo lasciato all'apertura del romanzo. Elena Muti è tornata. A questo punto le due donne si alternano tumultuosamente nella vita e nei pensieri del protagonista.
I loro nomi sono fortemente simbolici. Elena... Richiama la memoria Elena di Troia, una donna che per la sua bellezza fisica causò addirittura una guerra. Maria invece ricorda la Vergine Maria, un'icona di castità, purezza e amore spirituale. Andrea Sperelli non sa scegliere tra le due donne e finisce quasi per fonderle insieme grazie a un secondo simbolo molto importante, un boa, una sciarpa di piume indossata da Elena che gli ricorda la treccia nera di capelli di Maria.
Andrea capisce così di essere alla ricerca di una terza donna, la fusione di Elena e Maria, che sommi quindi le qualità sensuali della prima con quelle morali della seconda. Una donna che non esiste. La situazione precipita. Maria finalmente, dopo un lungo corteggiamento, si concede ad Andrea. Tuttavia, suo marito è stato scoperto mentre barava al gioco e i due sono costretti a ripartire per il Guatemala.
Nel loro ultimo incontro, Andrea Sperelli compie un grandissimo. errore, l'errore più grave che può compiere un uomo con una donna. Proprio quando la donna si sta lasciando andare a un momento di sincera intimità, Andrea chiama Maria con il nome di Elena, un errore davanti al quale non si può rimediare.
Maria fugge inorridita e ritorna in Guatemala con il marito. Nel frattempo anche Elena rifiuta il protagonista, preferendo il lord inglese Edfield e così Andrea Sparelli si ritrova solo in crisi. nella profondità della sua inettitudine.
Il finale del romanzo è fortemente simbolico. Andrea torna per l'ultima volta a casa di Maria, in cui si sta svolgendo un'asta per vendere tutti i mobili e pagare i debiti lasciati dal marito della donna. Il protagonista è confuso e inorridito nel vedere quella che era la casa dell'arte e della purezza profanata da facchini, operai volgari e banditori che strillano.
Senza un motivo razionale, mentre si sta vendendo l'armadio di Maria, Andrea Sparelli quasi inconsciamente alza la mano e vince l'asta. Nella chiusa del romanzo, il protagonista segue i facchini che trasportano un enorme armadio fino a casa sua, come seguisse un corteo funebre. Ecco il terzo importantissimo simbolo del romanzo, un armadio gigante, ma completamente vuoto, che simboleggia ciò che è rimasto ad Andrea delle due donne.
Ci verrebbe da rispondere nulla, e invece no, gli rimane un armadio, ingombrante e inutile, che avrebbe dovuto accogliere gli abiti di una delle due donne. L'armadio è il simbolo del pentimento, del rimorso nella coscienza per non aver saputo e voluto scegliere il peso del rimpianto che lo accompagnerà per sempre. E qui finisce la storia fallimentare di Andrea Sperelli. È interessante notare come piccola considerazione finale come questo romanzo Nonostante sia pubblicato nel 1889, possieda già molte caratteristiche tipiche dei romanzi del Novecento. Innanzitutto il protagonista non è più un eroe, bensì è un vero e proprio inetto, incapace di decidere e destinato alla sconfitta.
Seconda caratteristica è la gestione del tempo, non più lineare come nella gran parte dei romanzi dell'Ottocento, ma viene in parte frantumato, basti pensare al lunghissimo flashback che apre la storia. Terza caratteristica è sicuramente evocata dal finale. Siamo di fronte a una chiusa aperta, a molteplici interpretazioni, relativa e non più oggettiva, chiusa, come poteva essere per i promessi sposi di Manzoni o in Malavoglia di Giovanni Verga. Bene ragazzi, con questo è tutto e non c'è commento migliore a questa puntata che le parole di un grande poeta di Milano. La certezza non si dà nelle mani mai.
Ciao, alla prossima puntata.