Ciao a tutti e bentornati a Pigliole di Storia. La nostra serie Imperatores, la serie con cui cerchiamo di raccontare la storia dell'impero romano attraverso le sue figure più note, cioè ovviamente gli imperatori, è arrivato al III secolo, alla cosiddetta crisi del III secolo, che stiamo raccontando con tutta una serie di imperatori che si succedono molto rapidamente. Regnano per regni brevi, molto turbolenti, preda di continue usurpazioni e poi cedono il posto.
ad un nuovo imperatore. E così succede questa volta. Così come Gordiano III era stato probabilmente ucciso da Filippo l'Arabo e da lui sostituito, l'abbiamo raccontato nelle ultime due puntate, così a sua volta Filippo l'Arabo è stato ucciso e sostituito da il suo generale che si chiamava Decio e di cui racconteremo la storia oggi. Una storia che normalmente, quelle rare volte che viene raccontata perché Decio non è sicuramente tra gli imperatori più noti.
Viene associata solo ad un fatto, cioè la grande persecuzione che Decio fece contro i cristiani. Una persecuzione che l'ha reso l'imperatore malvagio per eccellenza nei racconti dei cristiani. Associato ad imperatori folli, pazzi, come poteva essere sempre in questi racconti un Nerone o un Caligola.
Un imperatore che regnò solo due anni, che però ha sotto un certo punto di vista quasi creato l'immaginario collettivo che ci viene normalmente tramandato a scuola. di quelle che sfurano le persecuzioni romane nei confronti dei cristiani. Ancora una volta, però, da raccontare c'è qualcosa di più.
C'è la storia di un periodo turbolento in cui un imperatore che fu generale, cercò di creare una dinastia, allo stesso tempo di ripristinare la gloria di Roma, si trovò a muoversi. Quella di oggi è la storia di Decio, imperatore dal 249 al 251 d.C. Se non lo siete già e non volete perdervi le prossime puntate, iscrivetevi al canale, cliccate sulla campanella per essere sempre aggiornati quando esce un nuovo video, poi sigla e iniziamo a raccontare.
Esattamente come per il suo predecessore, Filippo Larabo, Anche per quanto riguarda Gaio, Messio, Quinto, Decio, questo era il nome completo dell'imperatore, in realtà sappiamo poco riguardo la sua giovinezza e ciò che fece prima di diventare imperatore. Anche su di lui le notizie sono frammentarie, le fonti non sono molto concordi e la maggior parte di quelle si concentra proprio sul suo periodo da imperatore. Sappiamo che non è nato in Italia, ma era nato bensì a Budaglia, che si trova nella regione di Sirmio, nell'attuale Serbia....
Attenzione, non era provinciale, non era come Filippo l'Arabo di origine proveniente da altri popoli, ma in realtà originava da una famiglia romana che probabilmente aveva ancora peraltro terra in Italia, di rango senatoriale, che si era trasferita proprio in questa zona. Tanto che, a torto ragione, questo ovviamente non lo sappiamo, faceva discendere le sue origini proprio dalla Gense Decia, che era una delle Gense più antiche di Roma. Su quello che fece prima di diventare imperatore, o meglio prima del regno di Filippo l'Arabo, ripeto, non sappiamo tantissimo.
Secondo alcuni storici potrebbe aver comandato delle truppe in Ispagna nel periodo di Massimino il Trace, c'è un'iscrizione che ce lo racconta, ma non c'è massima concordanza. Di sicuro, ed è qui che si entra un po'nel vivo della sua storia, si trovava a comandare delle truppe romane nella zona della Pannonia durante il regno di Filippo l'Arabo. E qui darà ottima prova di sé.
sostituendo i generali che Filippo aveva mandato inizialmente per fermare l'avanzata dei goti, riuscendo a respingerli ricacciando i goti, chiedo scusa, e i carpi oltre frontiera, e in questo modo dimostrando le proprie abilità militari. Negli anni successivi sarà sempre più vicino all'imperatore, non solo per le sue doti, non solo per l'ascendente che aveva sull'esercito, ma anche e soprattutto perché almeno inizialmente sembrò presentarsi come un uomo molto fedele all'imperatore. fedele a Filippo, pronto a consigliarlo contro gli usurpatori che negli ultimi anni di regno sorsero letteralmente come funghi intorno all'impero, pronto a prendere le armi per sottomettere questi usurpatori o per ricacciare le orde barbare come ad esempio i goti che ancora una volta nel 248 entrarono nei confini romani e provarono a razziarle.
Progressivamente Decio si avvicinò sempre più a Filippo che chiaramente ormai lo considerava un uomo di fiducia. Ora su questo aspetto aspetto in effetti le fonti romane sono abbastanza duplici. Alcune fonti infatti ci dicono che i rapporti tra Decio e Filippo fossero assolutamente regolari, che Decio in effetti fosse fedele all'imperatore e che non avesse in mente di... di assumere in alcun modo la porpora imperiale. Secondo altre fonti, invece, tutto questo era semplicemente un grande disegno, fatto appunto dal generale, per riuscire a scalare, acquisire sempre più potere, sempre più ricchezza e trovarsi nella posizione migliore proprio per farsi nominare imperatore.
Il momento migliore lo raggiunse nel 249 d.C. Siamo ancora una volta nella zona dell'Amesia, quindi nella parte più meridionale del Danubio. Le truppe! distanze in questa zona pare che avessero eletto come nuovo imperatore il loro comandante Pancaziano e pare sempre che Decio fosse stato mandato dall'imperatore proprio per sedare questa rivolta.
Quando Decio arrivò nella zona in realtà le truppe Pancaziano lo avevano già eliminato, forse perché temevano di essere a loro volta sconfitte ed eliminate, e una volta che Decio arrivò con le sue truppe decisero di elevare lui come nuovo imperatore. Ora... Ovviamente le fonti che sono favorevoli a Decio, e ce ne sono tra le fonti romane perché Decio fu molto vicino al senato, ai valori dell'antica romanità, quindi ovviamente questo piaceva a molti autori latini, ebbene alcune fonti ci dicono che Decio inizialmente non accettò questa porpora, la rifiutò, mandò...
delle lettere a Filippo spiegandogli che non aveva nessuna intenzione di tradirlo, di diventare imperatore, che anzi era pronto a giurargli ancora fedeltà e che fosse stato Filippo a non credergli, a dichiararlo nemico dello Stato e a costringerlo a combattere. Secondo altre fonti tutta questa è una finzione. E in effetti come abbiamo imparato durante questa serie, la tradizione dell'imperatore che viene nominato tale e che inizialmente rifiuta questa porpora imperiale è una tradizione molto vecchia perché già Tiberio si diceva che avesse seguito questa prassi e molti altri imperatori come abbiamo visto sembrano quasi rifiutare il potere, un po'con l'idea che solo l'uomo che non voglia veramente il potere è colui che sa veramente governare. Ovviamente, secondo questi autori, ripeto, tutto questo era una finta e Decio aveva ben in mente di voler prendere il potere.
Ad ogni modo, Filippo gli va incontro. Come abbiamo raccontato nella scorsa puntata, i due si scontrarono nella battaglia di Verona, dove le truppe di Decio, seppur inferiori numericamente, essendo però meglio guidate e soprattutto meglio addestrate, più abituate al combattimento, riuscirono a sconfiggere quelle più numerose di Filippo. Filippo il quale morì in battaglia.
battaglia e il cui figlio, che era imperatore con lui, anche lui Filippo, fu ucciso a Roma dai pretoriani. A questo punto Decio aveva semplicemente le porte spalancate, raggiunse Roma e qui venne incoronato imperatore. L'impero di Decio non fu un impero lunghissimo, lo avete visto, avete sentito dall'introduzione, due anni, dal 249 al 251, ma fin dall'inizio cercò di dargli una forte impronta personale.
Esattamente come suo predecessore ed esattamente come tanti altri imperatori, una delle prime cose che fece fu di cercare innanzitutto di dimostrare al popolo che era intenzionato a creare una nuova dinastia. Ne abbiamo parlato nella scorsa puntata, l'idea che forse si era un po'sviluppata all'epoca era che Roma avesse bisogno di una nuova dinastia che un po'come le grandi dinastie del passato potesse guidarla verso una nuova grandezza, una nuova eternità e su questo Decio riprese un po'quella politica propagandistica di Roma Eterna che era già stata portata avanti da Filippo. Anche lui, quindi esattamente come Filippo, cercò di assicurarsi una successione e uno dei primi atti che fece fu di nominare suoi cesari il figlio maggiore, il regno etrusco, e il figlio minore, il figlio minore ostigliano.
A questo punto, una volta assicuratasi la successione, cercò ovviamente in... rapporti molto stretti col senato, cercò di fare tutta una serie di atti che sembrano voler ripristinare la grandezza passata di Roma, quasi cancellando gli ultimi decenni, cancellando gli imperatori orientali, cancellando una serie di politiche anche religiose che avevano allontanato Roma dalle tradizioni, per cercare di riportarla proprio a quelle tradizioni che l'avevano reso grande. Queste decisioni furono prese ad esempio in ambito politico. Una delle cose che fece fu di nominarsi, o meglio di prendere, la carica di console, carica che tenne per tutti e tre gli anni per cui governò, proprio quasi ripristinando la tradizione secondo la quale l'imperatore non era che uno, ovviamente quello a capo, ma non che uno dei membri del governo dello Stato, quello più importante, ma non diverso da tutti gli altri, e per quello prese la carica di console.
Ripristinò delle antiche cariche, come ad esempio quella di Censore, e qui. Era stata svuotata praticamente di ogni potere dalla fine della Repubblica e che poi a un certo punto era stata anche abbandonata, che sarà ripristinata e affidata. Ovviamente ad un suo fedele, iniziò a cercare in tutti i modi di ripristinare la concordia tra l'imperatore e il senato, cercando anche di ripristinare un certo equilibrio tra i due nel governo dello stato.
Uno degli aspetti però su cui Decius maggiormente si concentrò fu l'aspetto religioso, e qui arriviamo ovviamente all'argomento per cui normalmente è ricordato. Negli ultimi anni varie religioni si erano sparse per l'impero. In realtà l'impero dal punto di vista religioso era sempre stato molto fluido, d'altronde era un impero che già all'epoca della Repubblica, man mano che si espandeva, aveva assorbito dentro di sé tutta una serie di dèi, tra cui gli stessi dèi greci che erano andati a integrarsi con gli antichi dèi latini. E questo, se vogliamo, è una caratteristica tipica dei politeismi, quando hai già tanti dèi da adorare... puoi assorbire anche gli dèi altrui, magari in parte accumulandoli ai tuoi, cambiandoli di nome, ma tanti dèi, se già hai tanti dèi, non è un problema averne qualcuno in più.
Negli ultimi decenni però questa situazione era progressivamente cambiata, perché si erano andati ad insediare a Roma e per tutto l'impero tutta una serie di culti, tra cui il cristianesimo era ormai diventato probabilmente quello più importante, che avevano un'idea ben diversa della divinità, non un dio tra tanti, ma bensì l'unico dio che semplicemente rendeva tutti gli altri dei dei falsi dei e chi li adorava degli idolatri. Ovviamente una struttura di questo genere dal punto di vista religioso mal si confaceva a un impero che si reggeva anche sulla tolleranza delle varie religioni, ma che si reggeva soprattutto sull'idea che a capo di tutta questa religione ci fosse l'imperatore, che a sua volta dopo la morte veniva divinizzato, e tutta una serie di dei che proteggevano proprio Roma. In questo modo il cristianesimo con il suo monoteismo veniva forse considerato una minaccia.
Ora, secondo quanto credono gli storici, in realtà Decio fin dall'inizio non aveva intenzione di eliminare, spazzare via i cristiani. Dal suo punto di vista, dal suo punto di vista di... politeista la sua era una richiesta molto più semplice lui chiedeva che i cristiani accettassero gli altri culti ma soprattutto accettassero di giurare una fedeltà anche religiosa alla stessa Roma e quindi all'imperatore per questo fece mandare una legge che prevedeva che i cittadini dell'impero ovviamente sotto controllo da parte di ispettori nominati dall'amministrazione imperiale fossero costretti a riconoscere l'imperatore e lo stesso impero come una divinità, un imperatore a cui si dovevano fare dei sacrifici, che fossero di incenso, che fossero di piccoli animali, fatti i quali ovviamente veniva rilasciato una specie di patente, un libello, che riconosceva proprio il cittadino come fedele a Roma e all'imperatore.
Ripeto, dal suo punto di vista di politeista, questo non era un problema perché, sempre la mente, ripetiamo, di una persona che crede in tanti dei, se ne può adorare anche un altro. Dal punto di vista però di un monoteista, di un cristiano, questa cosa non era assolutamente accettabile e le comunità cristiane che erano ormai sparse per tutto l'impero si trovarono improvvisamente a dover scegliere tra avviurare, giurare di adorare un dio diverso da loro, oppure fuggire o ancora essere catturati, messi in galera e molti di loro, come ad esempio successe al Papa Fabiano, essere catturati, sbattuti in galera e lì. morire. La situazione divenne complicatissima anche perché questi ispettori letteralmente batterono tutto l'impero per cercare le comunità anche quelle che erano fuggite nei luoghi più nascosti e qui avevano cercato diciamolo chiaramente di far passare la nottata di far passare questa buriana e in qualche modo sopravvivere.
Prego per questo molti cristiani decisero di accettare quello che stava succedendo. Alcuni, i più ricchi diciamolo chiaramente, giunsero a pagare per avere un falso libello e furono chiamati i libellati, con un tono anche dispregiativo, perché se è vero che non avevano effettivamente sacrificato qualcosa a un altro dio, dall'altra parte non avevano neanche accettato di sacrificare se stessi in nome del dio. Chi invece era più povero e non poteva permettersi di pagare il libello direttamente, a volte cedeva di fronte alle minacce. Questi vennero chiamati i lapsi, cioè coloro che erano scivolati, che avevano fallito.
E a volte venivano divisi in sacrificati, cioè coloro che avevano fatto fisicamente un sacrificio, ripeto, ad esempio un piccolo animale, e i turrifati, cioè coloro che avevano sacrificato dell'incenso, avevano utilizzato l'incenso in onore proprio del... dell'imperatore. Tutte queste divisioni, queste aviure colpirono fortemente la comunità cristiana, non solo nei suoi vertici, ripeto, il papa imprigionato, ma come lui anche molti altri vescovi importanti, ma anche alla base, perché una volta che questa questione si risolse poi dopo la morte di Decio, tra queste comunità ci furono molte spaccature se riaccettare oppure no.
Questi lapsi, coloro che avevano ceduto, come comportarsi nei loro confronti, e questo creò una serie di spaccature anche teologiche all'interno della stessa religione cristiana che si sarebbero poi trascinati per anni. Tutto questo però Decio non ebbe modo di vederlo. Quando Decio aveva portato via le truppe dalla Pannonia e dalla Mesia per poter combattere a Verona contro Filippo l'Arabo, ovviamente aveva scoperto quel lato dell'impero.
E... di questa situazione fin dal 249, quindi dall'anno stesso, li avevano approfittato i goti, che guidati dal loro capo Kniva e dopo aver unito a sé una serie di popoli, tra cui ad esempio i Carpi, con cui avevano combattuto i Romani sotto Filippo l'Arabo pochi anni prima, avevano riattraversato l'Innes ed erano nuovamente tornati a razziare, grossomodo i territori tra l'attuale Tracia e l'attuale Bulgaria, spingendosi poi nei territori serbi. Queste razzie erano probabilmente tra le più grandi razzie che Roma avesse visto da molti anni a quella parte, tanto che si stima che ci fossero 70.000 barbari che avevano attraversato il confine.
In realtà i romani qualche difesa in zona ce l'avevano. Avevano ad esempio Prisco, ve lo ricordate, il fratello di Filippo l'Arabo, il quale da Filippopoli, che non era la città dove era nato Filippo, che era stata così rinominata, ma Filippopoli... nell'attuale Bulgaria era addirittura stato messo sotto assedio e cercava di resistere all'ondata dei Goti. Un altro comandante che stava cercando con diciamo molto più successo di resistere ai Goti si chiamava Trebognano Gallo.
E'ovvio che però questi due comandanti da soli non avrebbero potuto fare molto. Per questo nel 250 Decio insieme al figlio maggiore e regno etrusco presero l'esercito e si diressero verso il fronte. affrontarono le truppe dei Goti, riuscirono a respingerle, riuscirono a ricongiungersi con le forze di Trebognano Gallo a cui affidarono una parte delle loro truppe e poi si buttarono all'inseguimento dei Goti nel tentativo ovviamente di liberare le truppe di Prisco bloccate a filippopoli le cose però non andarono benissimo perché mentre inseguivano i Goti questi gli tesero una trappola e mentre si trovavano a Beroe Augusta Traiana, vi faccio vedere sulla mappa dove era...
Vennero presi d'assalto, non sappiamo molto di questa battaglia, probabilmente però fu una brutta sconfitta per i romani e i goti riuscirono ad uccidere talmente tanti soldati da costringere Decio a tornare verso Treboniano Gallo e a riunirsi a lui e ad abbandonare Filippopoli e Prisco al suo destino. In realtà pare che Prisco si fosse anche fatto eleggere direttamente imperatore dalle sue truppe, ma quando la città venne presa e razziata brutalmente dai goti... Di lui si persero completamente le tracce. C'è da dire che nel dubbio Decio lo aveva fatto nominare nemico pubblico e quindi comunque non avrebbe avuto molta fortuna neanche fosse riuscito a sopravvivere. L'anno successivo, nel 251, Decio però era riuscito a rimettere insieme un esercito e con quell'esercito aveva nuovamente sconfitto i goti di Cniva, costringendoli a fuggire nuovamente verso nord e quindi...
Cosa che in effetti i goti fecero perché ancora una volta la battaglia si rivelò non decisiva e i goti riuscirono a ritirarsi portando con sé peraltro anche tutto il bottino che avevano razziato a fili popoli compresa una gran quantità di ostaggi alcuni peraltro nobili e molto molto ricchi. La cosa però non piaceva a Decio sappiamo poco di questo primo scontro lo sappiamo più che altro perché fu festeggiato su una serie di monete. Monete che peraltro ci fanno sapere che in seguito a questo scontro Decio decise anche di elevare il figlio e il regno etrusco a Co Augusto. Quindi a questo punto l'impero si trovò ad avere due Augusti e un Cesare che era Ostiliano, l'altro figlio più piccolo che era rimasto a Roma. Non si potevano però lasciare andare via i goti in questo modo e quindi Decio decise di inseguirli.
Ora in realtà i goti si stavano ritirando in maniera abbastanza ordinata. e i romani gli furono addosso nella zona di Abrittus, lo vedete qua sulla cartina, una zona che è caratterizzata da un terreno abbastanza pianeggiante, alternato però a delle zone paludose e a degli acquiterini. Insieme a Decio e al figlio era venuto con loro anche Trebognano Gallo, lo ricordate il comandante che all'inizio aveva cercato di reggere contro i Gotti, che si era dimostrato un abile comandante e che si era diventato sostanzialmente quasi un po'il secondo in comando dello stesso Decio. e del figlio. Che cosa successe ad Abrittus?
Anche qui, come spesso capita, vi sono due versioni. Secondo una versione, a organizzare la battaglia furono i goti, che quando videro arrivare verso di loro i romani, gli tesero una trappola. Fecero una prima fila di soldati, a cui ne fecero seguire una seconda poco dietro, e poi una terza. Ma tra la seconda e la terza fila di soldati...
C'era una palude, una specie di acquitrino un po'nascosto, che sulla carta avrebbe dovuto essere proprio la trappola. Quando Decio arrivò a contatto con i nemici, gli diede subito battaglia, ma nelle prime fasi dello scontro, Eregno Etrusco, il figlio, fu colpito da una freccia e morì. Decio cercò di dimostrarsi superiore, ci sono delle fonti che ci dicono che disse ai suoi uomini che avrebbe continuato a combattere, che sì, era morto il figlio. ma la Repubblica sarebbe sopravvissuta usano proprio questo termine Repubblica le fonti Ed è in effetti il classico passaggio per farci pensare a Decio molto vicino proprio al senato. Ad ogni modo le cose però andarono diversamente perché Decio proprio per la perdita del figlio decise di lanciarsi in avanti e di combattere.
Con le sue truppe travolse la prima fila, travolse anche la seconda ma quando si trovò ad attaccare la terza rimase impantanato nella palude. A questo punto i goti fecero scattare la trappola dai lati attaccando la terra. attaccarono l'esercito romano bloccato nella palude con degli arcieri e li massacrarono praticamente tutti, compreso lo stesso Decio che cadde in battaglia e sarà il primo imperatore romano della storia a cadere proprio in battaglia contro i barbari, non contro altri romani.
Esiste però un'altra versione di questa storia e chi è secondo voi colpevole della morte di Decio in questa versione? Beh, come da tradizione, un tradimento tutto romano, Il colpevole sarebbe Trebognano Gallo, il quale aveva già iniziato dall'inizio dell'anno a tramare contro Decio perché voleva prendersi la porpora imperiale e che quando lo accompagnò ad inseguire i goti, in realtà, secondo quanto racconta questa versione, aveva già preso degli accordi con Cniva, al quale aveva lui spiegato come disporre le truppe e quando poi si era trovato a combattere, non solo secondo alcune fonti era stato anche lui la causa della morte di Regno Etrusco, ma era stato proprio lui a spingere Decio, pazzo dal dolore e per questo dimentico di qualunque tattica militare, ad annunciarsi avanti in attacco verso la morte. Quale che fosse la causa di questa sconfitta, la battaglia di Abritus è una di quelle sconfitte assolutamente epocali.
L'esercito romano fu battuto, i goti riuscirono a ritirarsi, anche perché fecero poi un accordo con lo stesso Trebognano Gallo, che si farà eleggere imperatore, che sarà eletto imperatore dalle truppe, riusciranno a ritirarsi con bottino, ricchezze e quant'altro. E ovviamente una situazione che con la loro distruzione avrebbe potuto tornare quantomeno stabile in questa zona, in realtà continuerà a degenerare sempre di più e lo farà per tutti gli anni a seguire. Decio era morto.
era morto anche il regno etrusco e Treboniano Gallo era stato nominato nuovo imperatore come vedremo nella prossima puntata in realtà non governerà da solo almeno nella prima fase perché probabilmente come era stato per Filippo l'arabo anche lui cercherà di evitare le voci sul suo conto per quello che era successo a Decio e quindi raggiungerà Roma e almeno inizialmente governerà proprio con Ostigliano l'ultimo figlio di Decio che sarà coimperatore insieme a lui Ma di questo ne parleremo nella prossima puntata. Insomma, Decio è un imperatore che da una parte divenne tale grazie alle vittorie contro i barbari, ma dall'altra fu anche il primo imperatore a cadere contro di loro. Un imperatore che, ripeto, se ci pensate, ha creato con i suoi libelli l'immagine che ci viene normalmente raccontata a storia, nella storia, quando ci insegnano storia a scuola, delle persecuzioni. contro i romani. Insomma, Decio è un imperatore che era diventato tale grazie anche alle sue vittorie contro i barbari e che proprio contro i barbari era caduto, venendo, come vi dicevo, ad essere il primo imperatore ad essere ucciso dai barbari.
Dall'altra parte, pur essendo il suo nome praticamente dimenticato, diciamo, non ce lo ricorda nessuno, è anche quello che ha creato proprio l'immaginario della persecuzione romana contro i cristiani. Una persecuzione romana che, quando ci viene raccontata storia, nella storia a scuola, viene normalmente basata proprio sui ribelli creati da Decio. Molto spesso portata nel passato, portata all'epoca di Nerone, tanto per fare un esempio, ma in realtà modellata proprio su questo imperatore del III secolo. Che invece, come vi dicevo, è stato quasi completamente dimenticato, almeno.
dalla massa dei non storici anche tra gli appassionati diciamolo non è esattamente uno degli imperatori più noti spero però di avervi raccontato qualcosa su di lui di avervi appassionato ed incuriosito su questo periodo la crisi del terzo secolo che è veramente un periodo complesso ma molto molto affascinante ed è un peccato che venga raramente narrato se volete rivedervi questa puntata o quelle precedenti potete farlo qua su youtube in descrizione c'è ovviamente la playlist potete riascoltarli sul nostro podcast, anche quello in descrizione, e per il resto, come sempre, vi ricordo di essere curiosi, perché la storia del mondo là fuori è piena di avvenimenti e storie fantastiche, storie incredibili che nessuno scrittore, nessun regista avrà mai la fantasia di mettere nelle loro opere. E se volete iniziare a curiosare, qui a fianco c'è l'elenco delle pide, riuscite fino adesso. Noi ci vediamo presto con una nuova pide di storia, ci vediamo tra due settimane, tra due venerdì, con la prossima puntata di Imperatore. A presto!
Ciao ciao!